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Sorrento sconfitto 2-1, l’Avellino torna in serie B

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Grazie alla vittoria in trasferta per 2-1 contro il Sorrento, l’Avellino ha conquistato la promozione in serie B, categoria da cui mancava da sette anni. La gara, valida per la 37/a e penultima giornata del girone C della serie C, si è disputata al Viviani di Potenza, che da due stagioni, a causa dell’indisponibilità dello stadio Italia di Sorrento, ospita le partite casalinghe della squadra costiera.

Sulle tribune dello stadio potentino vi era un migliaio di tifosi avellinesi. Nell’area del Viviani hanno operato alcune centinaia di uomini delle forze delle ordine (Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia penitenziaria e Polizia locale), la cui presenza si è resa necessaria a causa dei pessimi rapporti tra i tifosi dell’Avellino e quelli del Potenza, che si sono radunati all’esterno dello stadio del capoluogo lucano, rinunciando a seguire la propria squadra nella trasferta di Latina. Finora non si sono registrati problemi di ordine pubblico.

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Coppa Italia: Il Bologna torna in finale dopo 51 anni

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A 51 anni di distanza dall’ultima volta, il Bologna torna in finale di Coppa Italia: Fabbian e Dallinga aprono e chiudono la sfida che vede i rossoblù piegare l’Empoli anche al ritorno, dopo il 3-0 del Castellani, confermando il Dall’Ara un fortino inespugnabile: Kovalenko non basta ai toscani. Vincenzo Italiano e i suoi ragazzi scrivono una pagina di storia del club rossoblù, pagina che il tecnico già conosce essendo alla seconda finale negli ultimi 4 anni, dopo quella disputata e persa con la Fiorentina. Dopo le finali perse di Coppa Italia e Conference (2) con la viola, il tecnico avrà la possibilità di regalare e regalarsi un epilogo diverso e voltare pagina il 14 maggio a Roma, contro il Milan, in un match che metterà in palio un posto in Europa League. Nell’attesa, il Bologna corre anche e nuovamente per la Champions.

Italiano, però preferisce non badarci e non si fida neppure dei tre gol di vantaggio e dello 0-3 con cui i rossoblù avevano espugnato Empoli nella semifinale di andata. Il tecnico opta per un turn over ragionato, ma conferna la spina dorsale della sua squadra con Beukema e Lucumi al centro della difesa, Freuler in mediana e Dallinga di punta, con Orsolini, Cambiaghi e Fabbian a sostegno. E’ Bologna vero contro un Empoli rimaneggiato, con un D’Avesa che offre spazio a giocatori reduci da infortunio e in cerca di condizione, risparmiando titolari per il campionato e la Fiorentina. E allora i rossoblù possono mettere in chiaro le cose fin dal principio: passano al 7′, con Moro che offre a Fabbian il cross dell’1-0. Terza rete dell’ex Inter all’Empoli e quarta stagionale, che arriva dopo un inizio arrembante che vede Dallinga sprecare sotto porta e pure Lykogiannis chiamare Seghetti all’intervento, ma pure Marianucci recuperare in extremis su Dallinga.

Dopo un quarto d’ora di spinta e il vantaggio, il Bologna amministra i ritmi e l’Empoli trova campo e capacità di reagire con l’esuberanza di Sambia e Solbakken. Il primo inventa, Konate rifinisce, Solbakken si presenta tre volte a tu per tu con Ravaglia: la prima spara fuori, la seconda debolmente, la terza chiama il portiere rossoblù alla grande parata che trova Kovalenko pronto al tap in vincente: è 1-1 al 32′. A inizio ripresa arrivano i cambi su ambo i fronti, con i tecnici che dimostrano di ragionare anche in chiave campionato. Il Bologna riprende campo e ritmo e sfiora il nuovo vantaggio Cambiaghi e Fabbian. Dominguez, Dallinga e Moro si divorano tre occasionissime per la vittoria tra il ventesimo e il 37′ e il successo è nell’aria. Lo firma Dallinga con un colpo di testa a tre minuti dal triplice fischio, su cross di Lykogiannis. Il Bologna si giocherà un trofeo 51 anni dopo l’ultima vittoria.

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De Laurentiis prepara un mercato da sogno: 200 milioni per ricostruire il Napoli

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Aurelio De Laurentiis accelera i tempi: la seconda fase della ricostruzione azzurra è pronta a partire con un piano ambizioso, concreto e ad alto tasso di investimento. L’obiettivo è chiaro: consegnare ad Antonio Conte una rosa completa all’80% già ai primi giorni del ritiro di Dimaro. Per farlo, il presidente è pronto a mettere sul piatto oltre 200 milioni di euro, tra risorse proprie e proventi da cessioni eccellenti.

Il mercato parte da Osimhen: clausola e addio

La partenza di Victor Osimhen (attualmente in prestito al Galatasaray) è il primo tassello: il Manchester United è in pressing, pronto a versare la clausola estera da 75 milioni, magari con l’inserimento di una contropartita tecnica come Rasmus Hojlund, attaccante danese che in Premier non ha convinto. Ma sullo sfondo c’è anche la Juventus, forte del rapporto tra Giuntoli e il nigeriano, anche se la clausola non vale per i club italiani e i rapporti tra i due club restano gelidi.

Difesa: Dragusin e altri tre nomi

Il reparto arretrato sarà profondamente rinnovato. Dopo aver ipotecato Marianucci dell’Empoli per 9 milioni, il Napoli punta su Radu Dragusin (Tottenham), pronto a tornare in Serie A dopo una stagione anonima in Premier. Restano sotto osservazione anche Beukema del Bologna e Solet dell’Udinese.

Centrocampo: ritorno di Veiga e occhi su Sudakov

A centrocampo torna d’attualità Gabri Veiga, talento spagnolo sfuggito al Napoli due stagioni fa e ora in uscita dall’Al-Ahli. I nomi caldi sono anche Georgiy Sudakov (Shakhtar) e Lewis Ferguson, reduce da un infortunio ma sempre stimato a Castel Volturno. Spunta anche un profilo giovane e interessante: Alvaro Montoro, italo-argentino del Velez con contratto in scadenza.

Attacco: Lang, Lookman e il piano per Lucca

Sulla fascia sinistra offensiva il casting è aperto. Garnacho resta un sogno complicato, ma il Napoli lavora su alternative concrete come Noa Lang (Psv), Paixao (Feyenoord) e Lookman, che potrebbe salutare l’Atalanta. Per il ruolo di vice-Lukaku (o alternativa vera), si stringe su Lorenzo Lucca, attaccante in crescita dell’Udinese.

La promessa del presidente

Il segnale è chiaro: De Laurentiis intende dare a Conte tutto ciò che serve per puntare in alto, senza più alibi o rimpianti. L’obiettivo non è solo il ritorno in Champions League, ma una squadra competitiva su tutti i fronti, costruita su misura per il tecnico pugliese. Il mercato sarà la risposta definitiva alla fame di successi del mister. E anche una sfida lanciata agli altri top club italiani.

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Conte, signore degli scudetti: Napoli sogna la sua stella con l’uomo che non accetta compromessi

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Antonio Conte insegue la sua decima vittoria in Serie A, l’undicesima contando la Premier League conquistata con il Chelsea. È a pari punti con l’Inter, e la sfida per lo scudetto si preannuncia una delle più entusiasmanti degli ultimi anni. Ma oltre ai numeri e ai trofei, Conte ha in mano la possibilità di scrivere una pagina storica del calcio italiano.

Con il Napoli, dopo Juventus e Inter, diventerebbe il primo allenatore a vincere lo scudetto con tre club diversi. Un’impresa mai riuscita a nessuno, nemmeno a Capello (il cui tricolore con la Juve fu revocato). Sarebbe il suo quinto scudetto da allenatore, un titolo che lo consacrerebbe ancora di più nell’Olimpo dei grandi, insieme a Trapattoni, Lippi e Allegri.

L’uomo dei risultati

Conte è il “mister Wolf” del calcio italiano: chi lo chiama, sa che i problemi si risolvono. E, se servono, si creano pure, ma solo dopo aver alzato l’asticella del successo. La sua fame di vittorie non si è mai placata: dalla promozione col Siena nel 2011, fino al dominio juventino e alla rinascita dell’Inter, l’allenatore pugliese è sinonimo di risultato garantito.

Il suo arrivo a Napoli è stato un terremoto. Ha scosso una squadra che sembrava rassegnata, trasformandola in una macchina affamata, pronta a lottare su ogni pallone. Il turning point? Il ko con il Verona ad agosto: lì è nato il nuovo Napoli. Da allora, la squadra è mutata, mentalmente e tatticamente.

Un allenatore totalizzante

Conte è ossessivo, ruggente, inarrestabile. Cambia orari degli allenamenti all’ultimo momento, modifica i giorni di riposo, impone un controllo assoluto su ogni aspetto del club. È adorato dai calciatori, temuto dai dirigenti. Ma vince, sempre. E ora ha cinque giornate per farlo ancora.

De Laurentiis lo sa: con Conte, ha concesso una libertà mai data nemmeno ad Ancelotti. E sa anche che per tenerselo dovrà mantenere le promesse: un mercato da almeno 200 milioni, otto rinforzi, monte ingaggi rivisto verso l’alto. Se c’è una certezza, è che Conte non accetta compromessi. E il suo motto è chiaro: “Chi mi ama mi segua”.

Verso la leggenda

Conte è pronto a cambiare modulo, a reinventare ancora il Napoli. I tifosi lo seguono e lo ringraziano. In lui vedono la possibilità concreta di tornare in vetta, di sognare un nuovo scudetto. Perché con lui, la storia è sempre dietro l’angolo. E questa volta potrebbe avere tinte azzurre.

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