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Economia

Generali al voto per il nuovo cda, incognita Unicredit

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Tutto è pronto a Trieste per l’assemblea di Generali chiamata il 24 aprile a nominare il nuovo cda di 13 consiglieri. Un passaggio delicato ma non definitivo per la stabilità della compagnia; il suo maggior azionista Mediobanca infatti è sotto scalata da parte di Mps e rischia di dover lasciare spazio in futuro nella governance a Francesco Gaetano Caltagirone e alla Delfin degli eredi Del Vecchio. Il voto degli azionisti, grandi e piccoli, darà un’indicazione delle forze in campo. I soci hanno tempo per registrarsi fino a giovedì mattina ma le prime indicazioni danno già una partecipazione record, con oltre 600 persone attese al Convention Center affacciato sul mare, in rappresentanza di circa il 70% del capitale.

Si erano presentati in 450 nel 2019, ultima assemblea in presenza ma il record di rappresentatività, nella storia recente della compagnia, è stato raggiunto nel 2022, quando la partecipazione ha toccato il 70,7% del capitale. Piazzetta Cuccia (azionista con il 13,1%) ha presentato una lista di maggioranza dove ha ricandidato, oltre al presidente Andrea Sironi e a una bella fetta del board uscente, anche l’amministratore delegato Philippe Donnet. Caltagirone e Delfin gli contestano l’alleanza nel risparmio con i francesi di Natixis, che secondo i due soci espone al rischio, un timore condiviso dall’attuale governo, di portare all’estero i risparmi degli italiani.

Si calcola che questa lista possa contare sul 35% dei voti, aggregando buona parte del favore dei fondi che in assemblea dovrebbero pesare per il 25% del capitale. In mancanza di una seconda lista lunga, senza un candidato alternativo al ruolo di ceo e senza un piano, è sui nomi proposti dalla banca guidata da Alberto Nagel che verosimilmente convergeranno i voti degli investitori esteri, seguendo i consigli dei proxy. La platea è nutrita e va da Blackrock (3,5%) a Vanguard (3%), da Norges Bank (3%) ad Amundi e molti hanno già dichiarare il loro voto a favore della lista di Mediobanca (Norges stessa e inoltre Calpers, Calstr, Florida State Board of Administration, CPP Investments). Non c’è infatti un vero e proprio sfidante perché la lista di Caltagirone (6,9%), che oltre che da Delfin (9,9%) e dalla Cassa Forense (1%) potrebbe essere votata da Fondazione Crt (1,9%), è ‘corta’, con 6 nomi e nessuna indicazione per i vertici; alla conta ci si aspetta che coaguli a suo favore circa il 20% del capitale.

I fondi italiani di Assogestioni, tra cui anche le società di gestione del gruppo Intesa Sanpaolo, non sono schierati e con lo 0,7% del capitale hanno presentato una lista di minoranza, e possono ambire a uno, massimo due consiglieri. Edizione dei Benetton (4,8%) che tre anni fa aveva appoggiato la lista del gruppo romano, potrebbe invece astenersi. C’è poi almeno un ‘convitato di pietra’ al tavolo del Leone: il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti. Il Mef è presente nell’azionariato dell’istituto senese che si prepara a lanciare un’ops su Mediobanca ma è anche arbitro del risiko bancario dove è appena intervenuto nell’esercizio dei poteri speciali del governo nella partita Unicredit/Banco Bpm. Interpellato in merito un portavoce della Commissione ha fatto un richiamo sui principi a cui si dovrebbero attenere gli Stati, ricordando che “le restrizioni alle libertà individuali siano consentite solo se proporzionate e basate su un legittimo interesse pubblico”.

Andrea Orcel, ceo del gruppo di Piazza Gae Aulenti, sarà l’ago della bilancia e la vera incognita in questa assemblea. Secondo gli ultimi aggiornamenti Consob ha in portafoglio il 5,2% delle Generali, il golden power è stato uno ‘sgambetto’ nella corsa verso Banco Bpm (quest’ultima riunisce il cda il 24 aprile) e il suo voto potrebbe tenerne conto, allontanandolo dall’asse romano. A osservare il risiko, mantenedosi ai margini, c’è Intesa Sanpaolo, ad oggi concentrata sul 29 aprile quando la sua assemblea rinnoverà il cda confermando, nelle attese, l’ad Carlo Messina per un altro mandato.

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Economia

Boom accessi precompilata, stop and go del sito Entrate

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Giornata difficile, tra rallentamenti e stop and go, per il sito dell’Agenzia delle Entrate. Preso d’assalto dai contribuenti accorsi a modificare e inviare la precompilata. Ma complice anche la serie di scadenze fiscali e contributive che si concentrano a metà mese, fra cui il versamento della terza rata 2024 per i contribuenti Iva. Disagi subito segnalati dai commercialisti, che hanno quindi sollecitato una proroga dei termini in scadenza oggi. Fin dalla mattina il sito dell’Agenzia ha registrato delle difficoltà, con blocchi e rallentamenti, dovuti ad un incremento importante degli accessi per la precompilata, per la quale da ieri è aperto il canale per la trasmissione.

All’ora di pranzo, dopo l’intervento di Sogei, il sito risultava funzionante. Ma ancora nel pomeriggio, provando ad accedere all’area riservata, il servizio risultava rallentato: “al momento l’avanzamento della coda è in pausa”. A contribuire al boom di accessi anche i diversi adempimenti fiscali che scadono proprio oggi: dalla terza rata dell’Iva relativa al 2024 per i contribuenti Iva, ai versamenti per enti pensionistici, enti pubblici e sostituti d’imposta, dallo Split Payment alla Tobin Tax, fino all’imposta sull’attività svolta ad aprile per i soggetti che esercitano attività di intrattenimento.

Il malfunzionamento del sito viene subito segnalato dal Consiglio Nazionale dei commercialisti: “Dalle 10.30 circa di questa mattina gli intermediari telematici non riescono ad accedere alle funzionalità del sito”, fa sapere. E il presidente Elbano de Nuccio, in una lettera al direttore dell’Agenzia delle Entrate, Vincenzo Carbone, chiede di “prorogare i termini dei numerosi adempimenti in scadenza in data odierna”. Sollecitazione cui si associa anche il Codacons, che chiede inoltre che ai contribuenti che non sono riusciti a presentare oggi la documentazione all’Agenzia delle Entrare non venga “applicata alcuna penale o sanzione”. La richiesta di una proroga arriva anche dall’Associazione nazionale commercialisti (Anc), che definisce “inaccettabile” il disservizio in una giornata cruciale per gli adempimenti fiscali ed esprime “profonda preoccupazione e indignazione per l’ennesimo blocco del sito”.

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Economia

Unipol resta sotto il 20% di Bper con derivato

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Unipol conferma che non intende restare al di sopra del 20% del capitale di Bper per effetto dell’offerta di scambio lanciata dalla banca emiliana sulla Popolare di Sondrio. Non c’è “sul tavolo in questo momento alcuna richiesta di autorizzazione” alla Bce, ha ribadito l’amministratore delegato, Matteo Laterza. La compagnia bolognese, ha spiegato agli analisti, ha già sottoscritto uno strumento finanziario che le consentirà di vendere a termine le azioni eccedenti il 20% di Bper, soglia che Unipol, azionista di entrambe le banche con il 19,7% del capitale, si ritroverà a superare in modo più o meno consistente in presenza di un’adesione non totalitaria all’offerta di Bper.

Se le adesioni si fermeranno al 35%, soglia minima perché l’ops sia dichiarata valida, Unipol si ritroverebbe in mano il 24,87% di Bper, e regolerà la vendita delle azioni eccedenti consegnando solo titoli. In caso di adesione totalitaria all’ops, la vendita a termine verrà regolata in contanti, mentre nell’ipotesi di adesione intermedia tra i due estremi Unipol utilizzerà un mix di azioni e cash. Le indicazioni arrivano all’indomani di una trimestrale che ha visto l’utile salire del 17,8% a 285 milioni – 407 milioni se si considera anche il contributo al 31 marzo di Bper e Sondrio – e i premi del 18,8% a 5 miliardi. Laterza ha parlato di “trimestre buono” sia per il danni che per il vita, con un “forte miglioramento della redditività tecnica” e “una buona crescita della premialità”, sostenuta da tutti i canali, “in particolare” quello bancassicurativo.

In Borsa Unipol ha ritoccato i massimi da fine 2009 (+0,4% a 17,26 euro), con gli analisti di Barclays che hanno definito “forte” l’avvio d’anno e di piano strategico, grazie a “margini tecnici e rendimento degli investimenti superiori al consenso, trainati principalmente dal settore auto”. La vendita degli hotel Una, su cui non ci sono aggiornamenti, avverrà solo a fronte di una proposta che offra ritorni di “soddisfazione”, ha intanto detto Laterza, mentre per quanto riguarda il miliardo di capitale in eccesso che Unipol sta costruendo restano ferme le tre strade indicate dal piano: cuscinetto contro le turbolenze di mercato, munizioni per la crescita o restituzione agli azionisti.

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Economia

Illimity: prezzo dell’opas congruo, dubbi sul futuro

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A 3 giorni dal via all’offerta pubblica di scambio di Banca Ifis su illimity la banca fondata da Corrado Passera  (nella foto in evidenza) prende una posizione. “Sulla base della documentazione esaminata e tenuto conto di quanto espresso dagli advisor finanziari Jefferies e Wepartner” il verdetto del consiglio di amministrazione è che “il corrispettivo sia congruo dal punto di vista esclusivamente finanziario”. Tuttavia illimity precisa che la valutazione finanziaria sul prezzo “deve essere letta unitamente alle considerazioni sull’offerta svolte dal consiglio di amministrazione, da cui emergono rischi e incertezze”.

I rischi e le incertezze paventati sono connessi alle “carenze informative, alle sinergie attese, ai differenti modelli industriali dell’emittente e dell’offerente, ai rischi di realizzazione dell’operazione e al livello di patrimonializzazione del nuovo gruppo bancario”. Elementi questi ultimi che, secondo illimity, “pur a fronte dei risultati delle analisi svolte esclusivamente da un punto di vista finanziario”, rendono “difficile” compiere una valutazione dell’offerta.

L’offerta pubblica di scambio, che fonti vicine al dossier definivano ‘amichevole e non concordata’, era stata lanciata da Banca Ifis lo scorso 8 gennaio a 3,55 euro per azione. Una cifra che comprendeva un corrispettivo di 1,414 euro in denaro, più un’azione di nuova emissione ogni 10 titoli illimity conferiti, per un valore totale di 298 milioni. L’obiettivo della famiglia Fürstenberg, che scenderà per la prima volta sotto al 50% di Banca Ifis mantenendone comunque il controllo, è di “creare un player industriale europeo – spiegava il presidente Ernesto Fürstenberg Fassio al lancio dell’Opas – capace di affrontare con solidità e lungimiranza le sfide che il mercato bancario ci richiede, soddisfacendo le aspettative di tutti gli azionisti che decideranno di partecipare”.

Da allora la reazione di illimity è sempre stata piuttosto fredda ma, nell’immanenza dell’operazione, c’è stata la parziale apertura sul prezzo. I soci di illimity avranno tempo fino al 27 giugno per decidere se aderire o meno, ma la strada è ormai in discesa. La valutazione del Cda di illimity era solo l’ultimo ostacolo da superare dopo una serie di via libera da Antitrust, Bce, Bankitalia e Consob, giunti tutti tra il 10 marzo e il 7 maggio. Poco mossi i titoli in Piazza Affari, con illimity in rialzo dello 0,49% a 3,68 euro e Banca Ifis dello 0,34% a 23,4 euro.

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