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Economia

Messaggio agli Usa, l’Ue multa le Big Tech

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Settecento milioni di euro di multa e un messaggio: le Big Tech possono davvero finire nel mirino. Dopo giorni di impasse la Commissione europea ha sciolto le riserve dando via libera alle sanzioni contro Apple e Meta per violazioni del regolamento sui mercati digitali (Digital Market Act). Si è trattato di un passo annunciato ma non scontato, perché va a cadere nel bel mezzo del difficile negoziato tra Ue e Stati Uniti sui dazi. Un negoziato sul quale Bruxelles è tornata a chiedere “chiarezza” e che potrebbe essere il convitato di pietra del possibile – ma per ora non in agenda – primo scambio tra Ursula von der Leyen e Donald Trump, a margine dei funerali di Francesco a Roma.

L’attesa per l’ipotetico incontro, sabato mattina, va ben al di là della questione tariffe. Von der Leyen e Trump non hanno mai avuto contatti finora. Anzi, a stento si sono reciprocamente citati. Un vertice vero e proprio, ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, è tuttavia difficile che ci sia. “Fatevi una domanda… Dove si fa un vertice il giorno del funerale?…”, ha osservato il titolare della Farnesina. Ed è una posizione sulla quale, in linea teorica, concorderebbe anche Giorgia Meloni, sebbene l’organizzazione di un summit tra Ue e Usa sia stato uno dei maggiori incassi diplomatici della premier nella sua missione a Washington. C’è, inoltre, un dato protocollare da tener presente.

I vertici tra Ue e Usa, di prassi, non prevedono la partecipazione dei leader dei singoli Paesi ma quella di von der Leyen, del presidente del Consiglio europeo Antonio Costa e del presidente americano. Diverso, invece, sarebbe il caso di uno scambio informale a margine delle esequie del Pontefice. Dal Consiglio europeo e dalla Commissione non lo escludono. Tradotto, la disponibilità c’è. Anche perché, a Bruxelles, è ormai evidente l’urgenza di chiarire alcuni dossier cruciali con Trump: i dazi, ma anche la difesa e il futuro dell’Ucraina. E attendere l’arrivo del tycoon al vertice Nato di fine giugno potrebbe essere un rischio.

Non a caso, da Washington, il commissario all’Economia Valdis Dombrovskis ha ribadito la ferma volontà dell’Ue a negoziare sulle tariffe ma ha anche puntualizzato: “Noi la proposta l’abbiamo fatta, Trump ci dica cosa vuole”. E se l’obiettivo della Casa Bianca è allontanare l’Ue dalla Cina i dazi hanno un effetto quasi opposto, ha avvertito il lettone. Tutte le opzioni, al momento, restano sul tavolo. E, nel frattempo, l’Ue ha comminato 500 milioni di euro di multa a Apple e 200 a Meta per aver impedito ai consumatori di usare i servizi concorrenti. “Abbiamo applicato le regole, la decisione non c’entra con i dazi”, ha precisato la Commissione. Non convincendo tutti. “L’Ue vuole penalizzare le aziende americane di successo”, ha tuonato l’azienda guidata da Mark Zuckerberg. L’antipasto di una possibile guerra tra Ue e Usa sulle Big Tech è stato così servito.

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Economia

Boom accessi precompilata, stop and go del sito Entrate

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Giornata difficile, tra rallentamenti e stop and go, per il sito dell’Agenzia delle Entrate. Preso d’assalto dai contribuenti accorsi a modificare e inviare la precompilata. Ma complice anche la serie di scadenze fiscali e contributive che si concentrano a metà mese, fra cui il versamento della terza rata 2024 per i contribuenti Iva. Disagi subito segnalati dai commercialisti, che hanno quindi sollecitato una proroga dei termini in scadenza oggi. Fin dalla mattina il sito dell’Agenzia ha registrato delle difficoltà, con blocchi e rallentamenti, dovuti ad un incremento importante degli accessi per la precompilata, per la quale da ieri è aperto il canale per la trasmissione.

All’ora di pranzo, dopo l’intervento di Sogei, il sito risultava funzionante. Ma ancora nel pomeriggio, provando ad accedere all’area riservata, il servizio risultava rallentato: “al momento l’avanzamento della coda è in pausa”. A contribuire al boom di accessi anche i diversi adempimenti fiscali che scadono proprio oggi: dalla terza rata dell’Iva relativa al 2024 per i contribuenti Iva, ai versamenti per enti pensionistici, enti pubblici e sostituti d’imposta, dallo Split Payment alla Tobin Tax, fino all’imposta sull’attività svolta ad aprile per i soggetti che esercitano attività di intrattenimento.

Il malfunzionamento del sito viene subito segnalato dal Consiglio Nazionale dei commercialisti: “Dalle 10.30 circa di questa mattina gli intermediari telematici non riescono ad accedere alle funzionalità del sito”, fa sapere. E il presidente Elbano de Nuccio, in una lettera al direttore dell’Agenzia delle Entrate, Vincenzo Carbone, chiede di “prorogare i termini dei numerosi adempimenti in scadenza in data odierna”. Sollecitazione cui si associa anche il Codacons, che chiede inoltre che ai contribuenti che non sono riusciti a presentare oggi la documentazione all’Agenzia delle Entrare non venga “applicata alcuna penale o sanzione”. La richiesta di una proroga arriva anche dall’Associazione nazionale commercialisti (Anc), che definisce “inaccettabile” il disservizio in una giornata cruciale per gli adempimenti fiscali ed esprime “profonda preoccupazione e indignazione per l’ennesimo blocco del sito”.

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Economia

Unipol resta sotto il 20% di Bper con derivato

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Unipol conferma che non intende restare al di sopra del 20% del capitale di Bper per effetto dell’offerta di scambio lanciata dalla banca emiliana sulla Popolare di Sondrio. Non c’è “sul tavolo in questo momento alcuna richiesta di autorizzazione” alla Bce, ha ribadito l’amministratore delegato, Matteo Laterza. La compagnia bolognese, ha spiegato agli analisti, ha già sottoscritto uno strumento finanziario che le consentirà di vendere a termine le azioni eccedenti il 20% di Bper, soglia che Unipol, azionista di entrambe le banche con il 19,7% del capitale, si ritroverà a superare in modo più o meno consistente in presenza di un’adesione non totalitaria all’offerta di Bper.

Se le adesioni si fermeranno al 35%, soglia minima perché l’ops sia dichiarata valida, Unipol si ritroverebbe in mano il 24,87% di Bper, e regolerà la vendita delle azioni eccedenti consegnando solo titoli. In caso di adesione totalitaria all’ops, la vendita a termine verrà regolata in contanti, mentre nell’ipotesi di adesione intermedia tra i due estremi Unipol utilizzerà un mix di azioni e cash. Le indicazioni arrivano all’indomani di una trimestrale che ha visto l’utile salire del 17,8% a 285 milioni – 407 milioni se si considera anche il contributo al 31 marzo di Bper e Sondrio – e i premi del 18,8% a 5 miliardi. Laterza ha parlato di “trimestre buono” sia per il danni che per il vita, con un “forte miglioramento della redditività tecnica” e “una buona crescita della premialità”, sostenuta da tutti i canali, “in particolare” quello bancassicurativo.

In Borsa Unipol ha ritoccato i massimi da fine 2009 (+0,4% a 17,26 euro), con gli analisti di Barclays che hanno definito “forte” l’avvio d’anno e di piano strategico, grazie a “margini tecnici e rendimento degli investimenti superiori al consenso, trainati principalmente dal settore auto”. La vendita degli hotel Una, su cui non ci sono aggiornamenti, avverrà solo a fronte di una proposta che offra ritorni di “soddisfazione”, ha intanto detto Laterza, mentre per quanto riguarda il miliardo di capitale in eccesso che Unipol sta costruendo restano ferme le tre strade indicate dal piano: cuscinetto contro le turbolenze di mercato, munizioni per la crescita o restituzione agli azionisti.

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Economia

Illimity: prezzo dell’opas congruo, dubbi sul futuro

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A 3 giorni dal via all’offerta pubblica di scambio di Banca Ifis su illimity la banca fondata da Corrado Passera  (nella foto in evidenza) prende una posizione. “Sulla base della documentazione esaminata e tenuto conto di quanto espresso dagli advisor finanziari Jefferies e Wepartner” il verdetto del consiglio di amministrazione è che “il corrispettivo sia congruo dal punto di vista esclusivamente finanziario”. Tuttavia illimity precisa che la valutazione finanziaria sul prezzo “deve essere letta unitamente alle considerazioni sull’offerta svolte dal consiglio di amministrazione, da cui emergono rischi e incertezze”.

I rischi e le incertezze paventati sono connessi alle “carenze informative, alle sinergie attese, ai differenti modelli industriali dell’emittente e dell’offerente, ai rischi di realizzazione dell’operazione e al livello di patrimonializzazione del nuovo gruppo bancario”. Elementi questi ultimi che, secondo illimity, “pur a fronte dei risultati delle analisi svolte esclusivamente da un punto di vista finanziario”, rendono “difficile” compiere una valutazione dell’offerta.

L’offerta pubblica di scambio, che fonti vicine al dossier definivano ‘amichevole e non concordata’, era stata lanciata da Banca Ifis lo scorso 8 gennaio a 3,55 euro per azione. Una cifra che comprendeva un corrispettivo di 1,414 euro in denaro, più un’azione di nuova emissione ogni 10 titoli illimity conferiti, per un valore totale di 298 milioni. L’obiettivo della famiglia Fürstenberg, che scenderà per la prima volta sotto al 50% di Banca Ifis mantenendone comunque il controllo, è di “creare un player industriale europeo – spiegava il presidente Ernesto Fürstenberg Fassio al lancio dell’Opas – capace di affrontare con solidità e lungimiranza le sfide che il mercato bancario ci richiede, soddisfacendo le aspettative di tutti gli azionisti che decideranno di partecipare”.

Da allora la reazione di illimity è sempre stata piuttosto fredda ma, nell’immanenza dell’operazione, c’è stata la parziale apertura sul prezzo. I soci di illimity avranno tempo fino al 27 giugno per decidere se aderire o meno, ma la strada è ormai in discesa. La valutazione del Cda di illimity era solo l’ultimo ostacolo da superare dopo una serie di via libera da Antitrust, Bce, Bankitalia e Consob, giunti tutti tra il 10 marzo e il 7 maggio. Poco mossi i titoli in Piazza Affari, con illimity in rialzo dello 0,49% a 3,68 euro e Banca Ifis dello 0,34% a 23,4 euro.

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