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Salvini punta ai ‘politici’, ma resta sotto osservazione

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Con l’obiettivo di “costruire rapidamente la squadra di governo piu’ efficace possibile”, e fatta da ministri politici, Matteo Salvini affronta domani la prova interna del Consiglio federale. Il secondo – a distanza di 7 giorni e convocato stavolta a Roma, ufficialmente sul prossimo esecutivo – ma segnato inevitabilmente dall’allerta lanciata dalla fronda del nord, guidata da Umberto Bossi. ‘Salvini non sbagli (ancora) le sue mosse’, sembra l’avviso mandato al segretario leghista dal Comitato del nord, nato sull’onda della batosta elettorale. Implicitamente la vecchia guardia del partito chiede attenzione per farsi valere a Palazzo Chigi soprattutto sulle battaglie considerate perse. In testa c’e’ la riforma dell’autonomia e la priorita’ al nord, dalle imprese alle infrastrutture. La creatura di Bossi “non sara’ un’operazione nostalgia ma e’ il futuro” annuncia Paolo Grimoldi, tessera della Lega dal ’91 e uno dei bracci operativi scelti dal Senatur per il Comitato. Nega anche che sara’ una spina nel fianco del ‘capitano’, perche’ “si muovera’ all’interno del partito per rilanciare le priorita’ del sistema Paese che si tiene sulle imprese del nord”. Per tutto il giorno Salvini resta in silenzio, a parte l’ironia sul toto ministri (“A leggere i giornali oggi, dovrei fare il ministro in otto ministeri diversi. Lasciamoli scrivere e lavoriamo alla squadra migliore possibile”). Sul nuovo governo assicura: “Non vedo l’ora che entri in carica, abbiamo le idee chiare”. Certo e’ il profilo politico che il leader vorrebbe dare alla squadra: ministri espressione dei partiti del centrodestra, e non (altri) tecnici prestati alla politica. Non solo per differenziarsi dall’esperienza del governo Draghi, ma anche per contare nel rapporto con Giorgia Meloni, azionista di maggioranza della coalizione e probabile premier. In realta’ per la leader di FdI, il ricorso a ‘esperti’ sarebbe quasi una necessita’ in alcuni ministeri chiave come l’Economia, viste le emergenze internazionali in corso e le storiche difficolta’ dei conti nazionali. Da qui la ‘rosa’ di ministri – presumibilmente piu’ corposa nei numeri di quanto si otterra’ alla fine – che il segretario dovrebbe mettere sul tavolo domani. A parte un suo ritorno al Viminale, su cui Salvini non ha perso le speranze, i desiderata comprendono il ministero dell’Agricoltura (in pole Gian Marco Centinaio), quello delle Infrastrutture (tra i papabili, Edoardo Rixi di nuovo ‘disponibile’ dopo le vicende giudiziare che l’hanno coinvolto), lo Sviluppo economico che potrebbe restare a Giancarlo Giorgetti, la Pubblica amministrazione (anche qui un bis, con Giulia Bongiorno) e gli Affari regionali, trampolino per l’agognata autonomia (tra i papabili Erika Stefani o Lorenzo Fontana). Agli Interni si vocifera anche, quasi come un ripiego’, i nomi di Nicola Molteni, ex sottosegretario proprio al Viminale o il prefetto Matteo Piantedosi. Nomi a parte, il segretario resta sotto osservazione da parte dei ‘suoi’. Succedera’ domani in occasione del Federale, che torna a Roma dopo quasi un anno. L’ultima volta era il 14 novembre 2011 e nel partito c’era aria di redde rationem dopo le critiche di Giancarlo Giorgetti a Salvini, che fu invece ampiamente riconfermato. Ora, in piu’ ci sono i voti persi dalla Lega, e dimezzati rispetto al 2018, e specialmente al nord, dopo lo ‘scippo’ di Fdi.

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Andrea Vianello lascia la Rai dopo 35 anni: “Una magnifica cavalcata, grazie a tutti”

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Dopo 35 anni di giornalismo, programmi, dirette e incarichi di vertice, Andrea Vianello (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato il suo addio alla Rai. L’annuncio è arrivato con un messaggio pubblicato su X, nel quale il giornalista ha comunicato di aver lasciato l’azienda con un «accordo consensuale».

Una lunga carriera tra radio, tv e direzioni

Nato a Roma il 25 aprile 1961, Vianello entra in Rai nel 1990 tramite concorso, dopo anni di collaborazione con quotidiani e riviste. Inizia al Gr1 con Livio Zanetti, poi al Giornale Radio Unificato, raccontando da inviato alcuni dei momenti più drammatici della cronaca italiana: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio al caso del piccolo Faruk Kassam.

Nel 1998 approda a Radio anch’io, e successivamente a Tele anch’io su Rai2. Tra il 2001 e il 2003 è autore e conduttore di Enigma su Rai3, per poi guidare Mi manda Rai3 fino al 2010. Dopo l’esperienza ad Agorà, nel 2012 diventa direttore di Rai3.

Nel 2020 pubblica “Ogni parola che sapevo”, un racconto toccante della sua battaglia contro un’ischemia cerebrale che gli aveva tolto temporaneamente la parola, poi recuperata con grande determinazione.

Negli ultimi anni ha diretto Rai News 24, Rai Radio 1, Radio1 Sport, il Giornale Radio Rai e Rai Gr Parlamento. Nel 2023 viene nominato direttore generale di San Marino RTV, ma si dimette dopo dieci mesi. Di recente si parlava di un suo possibile approdo alla guida di Radio Tre.

Le parole d’addio: “Sempre con me il senso del servizio pubblico”

«Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia Rai’», scrive Vianello. «Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico».

Il Cdr del Tg3: “Un altro addio che pesa”

Dura la reazione del Comitato di redazione del Tg3: «Anche Andrea Vianello è stato messo nelle condizioni di dover lasciare la Rai», scrivono i rappresentanti sindacali, parlando apertamente di “motivi politici”. «È l’ennesimo collega di grande livello messo ai margini in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». E concludono con un appello: «Auspichiamo che questa emorragia si arresti, e che la Rai possa recuperare la sua centralità informativa e culturale».

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Esteri

Mosca: generale ucciso in attacco terroristico

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La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato come “un attacco terroristico” l’attentato in cui è morto oggi vicino a Mosca il generale Yaroslav Moskalik, ucciso dall’esplosione di un ordigno posto sulla sua auto. “La questione principale – ha detto Zakharova, citata dall’agenzia Tass – è come fermare la guerra nel cuore dell’Europa e del mondo. Vediamo così tante vittime ogni giorno. Anche oggi, un militare russo è stato ucciso in un attacco terroristico a Mosca”. (

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Esteri

‘Usa offriranno pacchetto di armi da 100 miliardi a Riad’

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Gli Stati Uniti sono pronti a offrire all’Arabia Saudita un pacchetto di armi del valore di ben oltre 100 miliardi di dollari: lo riferisce la Reuters sul proprio sito citando sei fonti a conoscenza diretta della questione e aggiungendo che la proposta dovrebbe essere annunciata durante la visita di Donald Trump nel regno a maggio. Il pacchetto offerto arriva dopo che l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden ha tentato senza successo di finalizzare un patto di difesa con Riad nell’ambito di un accordo più ampio che prevedeva la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele.

La proposta di Biden offriva l’accesso ad armamenti statunitensi più avanzati in cambio del blocco degli acquisti di armi cinesi e della limitazione degli investimenti di Pechino nel Paese. La Reuters non è riuscita a stabilire se la proposta dell’amministrazione Trump includa requisiti simili.

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