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Cronache

Palamara a Radio Radicale parla del “sistema delle correnti che ha condizionato la vita del Paese”

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 La discesa in politica al momento non e’ in vista: “Il mio obiettivo prioritario e’ difendermi nel processo e non lasciare la magistratura”. Quanto al processo disciplinare, che il Consiglio Superiore della Magistratura aprira’ nei suoi confronti martedi’ 21 luglio, Luca Palamara sottolinea: “Ho fiducia nel sistema e credo sia interesse di tutti, non solo mio che mi trovo dall’altra parte, che il giudizio si esplichi” secondo le regole dello stato di diritto; quanto alle scelte in quella sede, come la possibile ricusazione del giudice Piercamillo Davigo, ipotesi che Palamara comunque non cita, si tratta di “come esplicare al meglio il diritto di difesa”, aggiunge difendendo la scelta di portare un numero abnorme di 133 testi a sua difesa. E’ un fiume in piena il magistrato che in una lunga diretta a Radio Radicale afferma che il sistema delle correnti, in cui lui si e’ ritrovato e che non ha inventato – come ribadisce sempre -, ha condizionato non solo la magistratura ma e’ entrato anche nella vita politica del Paese e ormai, dopo le vicende che lo vedono coinvolto, e’ “ad un punto di non ritorno”. Palamara ha anche ammesso che “il carrierismo sfrenato fa perdere la bussola, probabilmente anche a me”. “Che le correnti siano state al centro, il motore, della vita interna della magistratura” e’ innegabile perche’ “nulla si muove all’interno della magistratura se la corrente non lo vuole. E’ il momento di guardare a chi e’ rimasto fuori da questo meccanismo?”, si chiede l’ex presidente dell’Anm. Il magistrato, al centro della ‘bufera delle Procure’, davanti al procedimento disciplinare vuole “contestare che le interferenze” a lui attribuite “non sono tali avendo parte fatto parte di un sistema, quello delle correnti, che a torto a ragione caratterizza l’organizzazione interna alla magistratura”. “Non e’ mio intendimento – ci tiene pero’ a precisare – fare in modo che ‘muoia Sansone con tutti i Filistei’ ma piuttosto serve un ragionamento serio e approfondito di come il potere delle correnti abbia influenzato non solo la vita interna della magistratura ma la vita politica del Paese”. Usa espressioni forti come il fatto che “le correnti sono proprietarie della magistratura” e ribadisce che e’ sempre stato “critico” nei confronti di questo sistema. Sa bene che a queste sue affermazioni qualcuno potrebbe obiettare “prima hai mangiato in quel piatto e ora, non voglio dire una cosa volgare, fai lo schizzinoso. Chiunque mi ha conosciuto negli anni sa che ho sempre sviluppato uno spirito critico, sono sempre stato fortemente convinto che quel sistema doveva cambiare”. E qualcosa ora dovra’ effettivamente cambiare. Ci sono “due anime interne alla magistratura: la prima, e maggioritaria, pensa che sia possibile risolvere tutto con l’autoriforma e chi invece ritiene che l’autoriforma non puo’ risolvere tutto e debba entrare la politica”. “Io penso che il meccanismo dell’autoriforma non sia la strada risolutiva di tutti i problemi” fermo restando che “la riforma debba mettere al centro il grande tema dell’indipendenza della magistratura”.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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