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Napoli bloccato sullo 0-0 dall’Eintracht Francoforte: altra frenata in Europa per la squadra di Conte

Il Napoli non va oltre lo 0-0 contro l’Eintracht Francoforte. Gli azzurri di Antonio Conte deludono al Maradona e complicano la corsa alla qualificazione europea dopo il ko con il PSV Eindhoven.

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Ancora un pareggio amaro in Europa per il Napoli, che contro l’Eintracht Francoforte non va oltre lo 0-0 al Maradona. Una serata opaca per gli uomini di Antonio Conte, incapaci di trovare la via del gol e di riscattare la pesante sconfitta subita a Eindhoven contro il PSV.


Poche idee e poca brillantezza

Il Napoli appare lento e impreciso, lontano parente della squadra aggressiva e lucida vista in campionato. Conte ritrova Lobotka dopo un mese di stop e schiera una formazione rinnovata sulla sinistra, con l’inedita coppia Gutierrez-Elmas.
Gli azzurri provano a costruire attraverso il possesso palla, ma si scontrano costantemente contro il muro difensivo dei tedeschi, compatti e rapidi nel ripartire.

Al 6’ arriva la prima vera occasione con Hojlund e Anguissa che si ostacolano a vicenda davanti a porta, prima che Zetterer respinga il secondo tentativo del danese. È l’unico vero brivido del primo tempo, condizionato dalle prove opache di McTominay e Anguissa, mentre Politano non riesce mai a superare Brown, migliore in campo tra i tedeschi.


Un secondo tempo senza svolta

Nella ripresa, il copione non cambia. Kristensen sfiora la traversa con un tiro dalla distanza, poi Milinkovic-Savic salva su Knauff con un intervento decisivo.
L’ingresso di Lang dà un po’ di vivacità, ma l’occasione più nitida viene ancora sprecata da Anguissa, impreciso sotto porta.

All’83’ il camerunense si riscatta con una grande cavalcata sulla destra, ma McTominay fallisce malamente il cross decisivo calciando alle stelle.
Nel finale il Napoli assedia l’area tedesca: Anguissa di testa colpisce Koch, Di Lorenzo calcia alto sulla ribattuta, poi Elmas e Hojlund trovano sulla loro strada Collins e ancora Zetterer.


Fischi al Maradona e qualificazione in salita

Al triplice fischio, dagli spalti del Maradona si levano anche fischi: un segnale di delusione da parte dei tifosi, che si aspettavano ben altro dopo il ko in Olanda.
Il Napoli resta fermo a 4 punti a metà della fase a gironi e ora la qualificazione agli ottavi si complica.

Serve una svolta immediata, sia nel gioco che nei risultati, per rilanciare la corsa europea di Conte e dei suoi uomini.

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Cultura

Addio a Giorgio Forattini, il re della satira italiana: una vita a disegnare il potere

È morto a 94 anni Giorgio Forattini, il più celebre vignettista italiano, autore di oltre diecimila disegni che hanno raccontato con ironia e coraggio mezzo secolo di politica italiana. Dalla Dc a D’Alema, il re della satira che fece ridere e infuriare il potere.

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È morto a 94 anni Giorgio Forattini, il vignettista che ha rivoluzionato la satira politica in Italia. Nato a Roma nel 1931, è stato il primo disegnatore satirico pubblicato quotidianamente in prima pagina sui giornali, guadagnandosi l’appellativo di “re della satira”.
La notizia della sua scomparsa è stata data da Il Giornale, una delle ultime testate con cui aveva collaborato.


Una carriera lunga mezzo secolo

Forattini ha firmato oltre diecimila vignette pubblicate su Paese Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Giornale, QN, L’Espresso e Panorama, disegnando con ironia pungente e spesso corrosiva vizi, virtù e ipocrisie della politica italiana.
Le sue prime vignette apparvero nel 1973 su Panorama e nel 1974 su Paese Sera, ma la consacrazione arrivò con la vignetta dedicata al referendum sul divorzio: una bottiglia di champagne con il tappo dalle sembianze di Amintore Fanfani che vola via.

Quel disegno fece epoca e segnò l’inizio di una carriera che avrebbe unito arte, giornalismo e satira civile.

GIORGIO FORATTINI  


Da “La Repubblica” a “La Stampa”: l’artista che sfidò il potere

Nel 1976 Forattini fu tra i fondatori de La Repubblica di Eugenio Scalfari, dove creò la storica rubrica “Satyricon”, primo inserto italiano interamente dedicato alla satira. Lì collaborò con autori come Sergio Staino ed Ellekappa, definendo un nuovo modo di raccontare la politica.
Nel 1982 passò a La Stampa, dove firmò ogni giorno la vignetta in prima pagina e rinnovò l’impianto grafico del giornale. Tornò poi a Repubblica nel 1984 e vi restò fino al clamoroso addio del 1999, dopo la querela per una vignetta su Massimo D’Alema relativa al caso Mitrokhin.


Polemiche, processi e libertà di satira

Forattini non fu mai tenero con nessuno: Craxi, D’Alema, Berlinguer, Spadolini, Prodi, Berlusconi, Bossi, Fanfani — tutti finirono sotto la sua matita tagliente.
Le sue caricature restano memorabili: Craxi come un piccolo duce, D’Alema come un Hitler comunista, Amato come Topolino, Veltroni come un bruco, Prodi come un prete, e così via in una galleria che racconta cinquant’anni di storia italiana.

La sua satira fu spesso oggetto di querelle politiche e giudiziarie. Solo da esponenti della sinistra ricevette una ventina di querele, mentre nel 1982 subì persino critiche dal Vaticano per una vignetta su Giovanni Paolo II e Lech Walesa.

Celebre anche il caso del 1999, quando D’Alema lo querelò chiedendo tre miliardi di lire di risarcimento. Forattini, per protesta, disegnò per mesi il premier “senza volto”.

GIORGIO FORATTINI


Un innovatore della comunicazione

Prima di diventare vignettista, Forattini aveva lavorato come pubblicitario e copywriter per Fiat e Alitalia, firmando campagne di successo. Questo background lo rese uno dei primi a coniugare linguaggio visivo e giornalismo con modernità e ritmo.

Tra i suoi oltre 55 libri pubblicati, molti editi da Mondadori, figurano raccolte di successo come Referendum Reverendum (1975), Il Forattone. 1973-2015 e Arièccoci. La Storia si ripete. L’ultimo, Abbecedario della politica (2017), spiegava con ironia “come nasce una vignetta”.


Premi, riconoscimenti e un’eredità immensa

Nel corso della sua carriera ha ricevuto il Premiolino, il Premio Hemingway, il Premio Ischia Internazionale di Giornalismo, il Pannunzio e l’Ambrogino d’Oro dal Comune di Milano nel 1997.
È stato giurato del Premio di satira di Forte dei Marmi e ha ottenuto la cittadinanza onoraria ad Asti e la benemerenza civica di Trieste.

SILVIO BERLUSCONI e GIORGIO FORATTINI


Il disegnatore che fece pensare gli italiani

Giorgio Forattini non è stato solo un vignettista, ma un cronista del potere, capace di raccontare la politica con la forza dell’ironia e del segno.
Le sue vignette non si limitavano a far ridere: smascheravano ipocrisie, provocavano riflessioni, accendevano dibattiti.

Con lui scompare una delle voci più libere e irriverenti del giornalismo italiano. Ma resta la sua eredità: una matita che non ebbe mai paura di disegnare la verità.

 (Tutte le foto del servizio sono di Imagoecononica)

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Manovra, bufera sulla tassa al 26% per gli affitti brevi: critiche da maggioranza e associazioni di categoria

Pioggia di critiche sull’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi dal 21% al 26%. Protestano proprietari e associazioni, mentre la maggioranza valuta modifiche e mediazioni.

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Non piace ai proprietari, non piace alle associazioni di categoria e divide la stessa maggioranza. La proposta del governo di portare dal 21% al 26% la cedolare secca sugli affitti brevi (foto Imagoeconomica) ha inaugurato in Senato il ciclo di audizioni sulla legge di Bilancio con una raffica di critiche e richieste di modifica.

Il vicepresidente nazionale della Fimaa (Federazione italiana mediatori agenti d’affari), Maurizio Pezzetta, ha parlato chiaro: “Siamo molto preoccupati per l’innalzamento della cedolare secca, non serve a nessuno”. Secondo Pezzetta, il vero problema del mercato immobiliare non sono gli affitti turistici, che rappresentano meno del 2% del totale delle abitazioni italiane, ma “la fiscalità elevata, la rigidità dei contratti e il rischio di morosità”.


Lupi (Noi Moderati): “Ridurre la tassa sui contratti lunghi”

La misura non convince nemmeno parte della maggioranza. Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, ha annunciato un emendamento alternativo per ridurre la tassazione sugli affitti a lungo termine, portandola al 15%.
“Non serve scoraggiare gli affitti brevi – ha spiegato – ma incentivare quelli a lungo termine, per aiutare gli italiani che nelle grandi città faticano a trovare casa a prezzi sostenibili”.

Anche Forza Italia e Lega si sono dette pronte a rivedere la norma, che secondo le stime dovrebbe garantire coperture per 130 milioni di euro a partire dal 2027.


Giorgetti: “Nessuna misura punitiva, ma serve una scelta di priorità”

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha smorzato i toni, chiarendo che l’aumento non è “una questione di vita o di morte”:
Non c’è alcuna intenzione punitiva verso i proprietari. Ma bisogna capire se vogliamo premiare le locazioni residenziali o quelle turistiche rivolte agli stranieri”.

Una mediazione è comunque già allo studio: l’ipotesi sul tavolo prevede di fermare l’aumento al 23% anziché al 26%, cercando un compromesso che soddisfi Parlamento e mercato.


Commercialisti: “Serve equilibrio fiscale e più chiarezza”

Un giudizio più equilibrato arriva dal Consiglio nazionale dei commercialisti, che considera “positivo” l’impianto generale della manovra, apprezzando in particolare il taglio della seconda aliquota Irpef al 33% e il sostegno al reddito dei lavoratori dipendenti.

Il tesoriere delegato alla fiscalità, Salvatore Regalbuto, ha però chiesto di modificare l’articolo 18, che subordina il pagamento dei compensi ai professionisti alla verifica della loro regolarità fiscale e contributiva, e di rivedere i limiti alla compensazione dei crediti d’imposta: “Bloccare la possibilità di usare i crediti per coprire contributi Inail e Inps rischia di mettere in difficoltà molte imprese”.


Verso una mediazione

Il confronto politico e tecnico è appena iniziato, ma la tensione è alta.
La maggioranza è divisa, le associazioni dei proprietari premono per il ritiro della norma e il ministero dell’Economiacerca una soluzione di equilibrio che non penalizzi né i piccoli locatori né il gettito pubblico.

La discussione proseguirà nelle prossime ore in Senato, dove la legge di Bilancio si annuncia come uno dei passaggi più delicati della legislatura.

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Piano casa, stretta sugli sfratti: tempi più rapidi e stop all’avviso di rilascio per gli inquilini morosi

Il governo prepara una stretta sugli sfratti: tempi ridotti, stop all’avviso di rilascio e nuove regole per gli inquilini morosi. La Lega punta anche agli sgomberi veloci per seconde e terze case.

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Il governo accelera sul piano casa e prepara una stretta sulle procedure di sfratto (foto Imagoeconomica), con l’obiettivo di ridurre tempi e costi. Dopo i paletti introdotti dal decreto Sicurezza per le occupazioni abusive delle prime case, l’esecutivo punta ora ad agire anche su morosità e finte locazioni.

Il provvedimento, attualmente in fase di definizione, potrebbe arrivare in Consiglio dei ministri nelle prossime settimane, sotto forma di disegno di legge governativo. La base di partenza è il testo proposto dalla deputata di Fratelli d’Italia Alice Buonguerrieri, che prevede l’istituzione di un’autorità dedicata a semplificare e accelerare le procedure di rilascio degli immobili.


Stop all’avviso di rilascio e tempi certi per l’esecuzione

Tra le principali novità, l’eliminazione della notifica di preavviso di rilascio: l’affittuario moroso non sarà più avvisato sulla data esatta dell’esecuzione, che scatterà automaticamente dall’undicesimo giorno dopo l’intimazione del precetto.

In caso di mancato sgombero entro 30 giorni, il proprietario potrà procedere direttamente allo smaltimento dei beni mobili lasciati nell’immobile. I contratti di locazione, comodato e affitto di azienda diventeranno titoli esecutivi al pari delle sentenze, permettendo così l’avvio immediato delle procedure.

Per gli inquilini morosi che vogliano regolarizzare la propria posizione, sarà possibile sanare i debiti solo due volte in quattro anni, con maggiorazioni sugli importi dovuti e sulle spese legali.


La Lega spinge per estendere gli sgomberi rapidi

La Lega lavora intanto a un nuovo “pacchetto sicurezza” che potrebbe confluire nello stesso provvedimento. L’obiettivo è estendere gli sgomberi rapidi anche alle seconde e terze case, oggi escluse dalla normativa sugli immobili occupati abusivamente.

Il decreto Sicurezza ha già introdotto la possibilità di intervento immediato delle forze dell’ordine nel caso di occupazione della prima casa del proprietario, ma il Carroccio vuole ampliare la tutela anche alle abitazioni al mare o in montagna.


Reazioni politiche e critiche dell’opposizione

Dal fronte politico arrivano posizioni differenti. Forza Italia, per voce del vicesegretario Stefano Benigni, apre alla riforma: “Più rapidi sono gli sfratti, prima i proprietari potranno tornare in possesso dei loro immobili. È un passo verso la normalità del mercato”.

Le opposizioni invece criticano la linea del governo. Matteo Renzi (Italia Viva) si chiede che fine abbia fatto il “piano casa da 15 miliardi” annunciato mesi fa, mentre il Pd definisce la riforma “un’arma di distrazione di massa”. Il Movimento 5 Stelle parla invece di “stretta repressiva” che rischia di colpire le fasce più deboli.


La discussione è appena iniziata, ma la direzione appare chiara: il governo vuole rendere più rapide e incisive le procedure di sfratto, puntando a un equilibrio tra tutela della proprietà e sostegno a chi vive in difficoltà economiche.

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