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Natalino Balasso: «Sono un outsider della risata. La satira è morta, ma io continuo a cercare l’assurdo»

In un’intervista al Corriere della Sera, Natalino Balasso racconta la sua vita tra teatro, tv e cinema, la malinconia dietro la risata e il suo nuovo spettacolo “Giovanna dei disoccupati”. «La satira è morta, ma l’assurdo racconta ancora la realtà».

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Ha 64 anni, una carriera tra tv, cinema e teatro, ma continua a definirsi «uno che sta fuori dai giri».
Natalino Balasso, in un’intervista al Corriere della Sera, si racconta come un autodidatta malinconico che ha fatto della comicità uno strumento per leggere l’assurdo del mondo. Vive in campagna emiliana con la moglie e due asini — «Smith & Wesson, come le pistole americane» — e confessa con ironia: «Sono un essere sofferente, un melanconico incline alla tristezza più che alla risata. Forse per questo bevo, come tutti i veneti».


Le origini e l’amore per il palcoscenico

Nato a Porto Tolle, nel cuore del Polesine, Balasso descrive la sua terra come «il Messico con la nebbia».
Cresciuto in una famiglia numerosa, educato in un seminario cattolico, lascia casa a 18 anni per Bologna e il Dams, che però non termina. «Ho sempre avuto voglia di salire su un palco — racconta — ma ho cominciato tardi».
Decisivo l’incontro con Francesco Guccini, a cui portò una cassetta con le sue canzoni: «Mi disse: “Non cantare, fai il comico”. Quel giorno capii chi ero».


Dalla televisione al teatro: “Zelig” e la fuga dalla gabbia

Il successo televisivo arriva con Zelig, ma Balasso presto se ne allontana: «Quando lo spostarono su Canale 5 capii che non si poteva più osare. La tv diventa la gabbia dove la gente vuole lasciarti».
Lavora con la Gialappa’s Band e Adriano Celentano, che descrive come «una persona dolce, rimasta bambino». Ma il teatro resta la sua casa: «A teatro vengono pochi, ma veri appassionati».


Il teatro dell’assurdo e l’eredità di Carmelo Bene

Balasso si definisce erede della Commedia dell’arte e dell’assurdo di Beckett. «Raccontare la realtà è il compito del giornalista, non dell’artista. Io cerco il sogno, l’assurdo che spiega la vita».
Tra i suoi riferimenti cita Carmelo Bene e Guy Debord: «L’ispirazione nasce anche da un bar e da una bottiglia di vino. Come tutti i veneti, amo e odio l’alcol».


La satira e la società dell’idolatria

Per Balasso, la satira è morta da secoli: «È consolatoria. Non ho mai visto un governo rovesciato da un comico, ma comici che hanno fatto politica sì».
Critico anche verso il cinema d’autore italiano, troppo serio e autoreferenziale: «Niente dà più delirio di onnipotenza di un palco. L’Italia è piena di divinità create per essere poi distrutte».


“Giovanna dei disoccupati”: il nuovo spettacolo

Il nuovo lavoro teatrale, “Giovanna dei disoccupati”, debutta a Brescia e riflette sulla degenerazione dei social: «Come l’automobile, anche il web si è evoluto fino a travolgerci. Oggi tutti parlano, ma pochi ascoltano».
L’opera è un omaggio a Bertolt Brecht, filtrato attraverso l’ironia e il paradosso: «È uno spettacolo apocrifo brechtiano. Mi chiedo cosa avrebbe guardato oggi Brecht, se potesse osservarci. Io interpreto uno squalo, il pesce più grosso dell’acquario».


Tra risate e malinconia

Fuori dai riflettori, Natalino Balasso resta un outsider di successo, un autore che rifugge le mode ma continua a cercare un senso nel teatro e nella parola. «L’arte che ha un messaggio? È supponente. Io cerco solo di capire la realtà, anche quando non fa ridere».

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Esteri

Virginia Giuffre, la ragazza che fece tremare i potenti: dagli abusi di Epstein al suicidio che lascia ancora troppi misteri

La storia di Virginia Giuffre, la vittima simbolo dello scandalo Epstein: dagli abusi e il caso con il principe Andrea al suicidio in Australia. Una vita segnata da dolore e potere.

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«Una comune ragazza americana ha buttato giù un principe britannico»: così la famiglia di Virginia Giuffre, nata Roberts, aveva commentato la decisione della Corona inglese di privare il principe Andrea, fratello di re Carlo, di tutti i titoli onorifici.
Era il gennaio scorso, quando il memoriale postumo di Virginia — la più celebre delle vittime di Jeffrey Epstein e Ghislaine Maxwell — riportava alla luce una storia di sesso, potere e denaro che ha travolto re, miliardari e politici.
Oggi, quella stessa ragazza “comune” è morta: si è tolta la vita il 25 aprile, a 41 anni, nella sua casa in Australia, schiacciata — come ha scritto la famiglia — “dal peso dell’abuso, divenuto intollerabile”.

Dagli abusi infantili alla rete di Epstein

Nata nel 1983 in California, Virginia aveva conosciuto l’inferno già da bambina. Trasferitasi in Florida, a soli sette anni fu vittima di abusi da parte di un amico di famiglia, e nel suo memoriale aveva accusato anche il padre di molestie.
A tredici anni era fuggita di casa, sopravvivendo per strada a Miami in cambio di cibo e riparo.
A quindici, il padre le trovò un lavoro al resort Mar-a-Lago di Donald Trump, dove lavorava come tuttofare. «Trump fu gentile, non mi fece nulla di male», scriverà anni dopo Virginia.

Ma il destino la fece incontrare con Ghislaine Maxwell, che la convinse a lavorare come “massaggiatrice” per il suo compagno Jeffrey Epstein. Era il 1999, e la ragazza aveva appena 16 anni.
Da quel momento iniziò un calvario di abusi sessuali, con Epstein e Maxwell che la sfruttavano e la costringevano ad accompagnarli nei loro viaggi sul jet privato, il famigerato “Lolita Express”, usato per portare minorenni a ricchi uomini d’affari e politici in tutto il mondo.

Il principe Andrea e l’accordo milionario

La foto che la ritrae abbracciata al principe Andrea, con Ghislaine Maxwell sullo sfondo, è divenuta l’immagine simbolo di uno degli scandali più gravi della storia recente.
Virginia accusò il duca di York di averla stuprata tre volte quando aveva 17 anni. Andrea ha sempre negato ogni addebito, ma nel 2022 accettò un accordo extragiudiziale da 12 milioni di sterline, pur senza ammettere colpe.

Il ritorno dall’inferno e la fuga in Australia

Quando Epstein la considerò “troppo vecchia” per i suoi gusti, Virginia fu mandata in Thailandia per un corso di massaggi. Lì incontrò Robert Giuffre, istruttore australiano di arti marziali, che sposò dopo appena dieci giorni.
Con lui si trasferì in Australia, dove nacquero i loro tre figli. Sembrava l’inizio di una nuova vita, ma il passato tornò a perseguitarla.
Nel 2015, quando vide che Epstein era sostanzialmente sfuggito alle prime accuse, decise di parlare, diventando una delle principali accusatrici del miliardario, che fu infine arrestato nel 2019 e morì in carcere in circostanze mai del tutto chiarite.

L’isolamento e la fine tragica

Dopo il risarcimento ottenuto dal principe Andrea, Virginia aveva tentato di allontanarsi dai riflettori. Ma la sua vita privata si era sgretolata: il matrimonio fallito, una battaglia legale per la custodia dei figli e un’ingiunzione per violenza domestica segnarono gli ultimi mesi.
Il 25 aprile, nella sua fattoria nell’Australia occidentale, si è tolta la vita. La famiglia ha parlato di “suicidio”, mentre il padre, dalla Florida, ha detto di non credere a questa versione, sospettando che “qualcuno l’abbia fatta fuori”. Nessuna prova, però, è mai emersa.

Un epilogo che lascia aperti molti interrogativi

Virginia Giuffre è diventata, suo malgrado, il volto più noto del sistema di abusi e ricatti di Epstein e Maxwell, un meccanismo che ha toccato vertici della politica, della finanza e della monarchia.
La sua morte riapre interrogativi mai sopiti su quanto fosse estesa la rete di protezione che ha coperto per anni gli abusi del miliardario pedofilo.
E mentre il mondo si interroga ancora sulle ombre del caso Epstein, la storia di Virginia resta una ferita aperta nella coscienza collettiva, la testimonianza di una ragazza che osò sfidare i potenti e finì schiacciata da un segreto troppo grande per essere taciuto.

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Sinner batte Zverev e vola verso le semifinali delle ATP Finals di Torino

Jannik Sinner domina anche Zverev in due set alle ATP Finals di Torino e centra la seconda vittoria consecutiva, avvicinandosi alle semifinali.

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Jannik Sinner continua la sua marcia trionfale alle ATP Finals di Torino. Il numero due del mondo ha sconfitto Alexander Zverev in due set, 6-4, 6-3, in un’ora e trentasette minuti di gioco, regalando al pubblico dell’Inalpi Arena un’altra prestazione di alto livello.

Due su due per Jannik

Con questa vittoria, Sinner mette a segno la seconda affermazione in due gare e si avvicina alla qualificazione matematica per le semifinali. Solidissimo al servizio e preciso nelle accelerazioni, l’azzurro ha gestito con lucidità i momenti chiave del match, strappando il servizio a Zverev nei momenti decisivi dei due set.

Ora testa alle semifinali

“Mi sento bene, sto giocando con fiducia e il pubblico mi dà una spinta incredibile”, ha dichiarato Sinner al termine dell’incontro. Per il tennista altoatesino è già tempo di pensare alle semifinali, che potrebbero arrivare con una giornata d’anticipo.

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Esteri

Germania, bufera in Afd per il viaggio in Russia: sospetti del Cremlino e tensioni interne nel partito di estrema destra

Il viaggio di alcuni esponenti di AfD a Soci, in Russia, fa esplodere tensioni nel partito. Der Spiegel parla di un’operazione del Cremlino per accrescere la sua influenza in Occidente.

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Secondo un’inchiesta del settimanale tedesco Der Spiegel, il viaggio annunciato da alcuni politici di Alternative für Deutschland (AfD) a Soci, nella Russia meridionale, farebbe parte di un’operazione del Cremlino per estendere la propria influenza nel mondo occidentale.
La rivista tedesca ha rivelato che per evitare imbarazzi legati a un invito ufficiale da parte delle istituzioni russe, Mosca avrebbe utilizzato un’organizzazione con sede in India come intermediario.

La divisione interna nel partito

La notizia ha provocato forti tensioni all’interno di AfD, partito di estrema destra già al centro di polemiche per le sue posizioni filorusse. La leader Alice Weidel ha preso le distanze dal viaggio, dichiarando: “Non riesco a capire cosa si debba fare lì. Io non avrei agito così”.
Dopo le sue pressioni, uno dei due parlamentari coinvolti, Rainer Rothfuß, ha deciso di rinunciare alla partecipazione.

Il caso Rothfuß e l’incontro con Medvedev

A spingere Weidel a intervenire è stato soprattutto il fatto che Rothfuß avrebbe dovuto incontrare a Soci l’ex presidente russo Dmitrij Medvedev, senza averne informato i vertici del partito al momento della richiesta di partecipazione.
La leader di AfD ha parlato di “mancanza di trasparenza” e annunciato possibili misure disciplinari, insieme a nuove regole più rigide per i viaggi all’estero dei membri del gruppo parlamentare.

Chi parteciperà al viaggio

Nonostante il passo indietro di Rothfuß, il viaggio a Soci dovrebbe comunque avere luogo. A partecipare saranno Steffen Kotré, parlamentare federale di AfD, Joerg Urban, capo del partito in Sassonia, e Hans Neuhoff, parlamentare europeo.
L’obiettivo dichiarato è quello di partecipare a un incontro “per la cooperazione internazionale”, ma secondo Der Spiegel l’iniziativa si inserirebbe in un più ampio disegno di soft power russo volto a legittimare la politica estera del Cremlino attraverso il dialogo con movimenti e partiti occidentali critici verso l’Unione Europea e la Nato.

Un nuovo fronte di tensione nella politica tedesca

Il caso rischia ora di trasformarsi in un nuovo terreno di scontro nel panorama politico tedesco. AfD, già sorvegliata dai servizi di sicurezza interni per sospetti legami con ambienti estremisti, vede aggravarsi la sua crisi interna e reputazionale, mentre l’opinione pubblica si interroga sulle strategie di influenza russa nei partiti europei più radicali.

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