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Cronache

Luca De Martino, giuramento d’amore per Napoli: “Giurai dinanzi al mare, son servo di questa terra, Partenope me l’ha donata e morirò per difenderla”

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Tra tanti giovani che emigrano, c’è chi sceglie di restare. Fra questi, Luca De Martino, fondatore e presidente dell’associazione culturale “Sii Turista Della Tua Città”, ha una bella storia da raccontare. Una storia d’amore per la propria terra. Nel 2011, quando iniziò a distribuire gli adesivi di “Sii Turista”, era da solo. Oggi ha alle spalle un nutrito gruppo di volontari che lavorano con lui al riscatto e alla valorizzazione di Napoli. Accolgono i turisti, ripuliscono le strade, restaurano monumenti, riqualificano il territorio. Ecco, loro dicono di voler fare delle cose per Napoli. Poi però quelle cose le fanno. Al pensiero segue l’azione. Negli occhi di Luca De Martino si legge l’amore incondizionato per Napoli, nel cuore ha un sogno che persegue con ostinazione: la rivoluzione culturale napoletana. 

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Come nasce il progetto “Sii Turista della tua città”?

Prima di intraprendere questo percorso, non avevo un legame particolare con la città. Come tanti ragazzi sognavo Londra, Berlino, Parigi. Viaggiavo molto per l’Europa e ogni luogo mi sembrava bellissimo. Durante uno di quei viaggi però, mi resi conto che viaggiavo per scoprire e conoscere, ma della mia città conoscevo poco o niente. Per la prima volta rientrai a Napoli felice e con una consapevolezza nuova: era il momento di dare una svolta alla mia vita. Così disegnai il logo. All’inizio doveva essere solo un gioco, una campagna di comunicazione. Per un paio d’anni mi limitai a distribuire gli adesivi spiegando il senso di quella frase.  Poi alcuni amici mi diedero una mano e iniziammo a mettere in piedi i primi eventi. Col tempo si avvicinarono altre persone interessate al progetto.

Cos’è la “rivoluzione culturale napoletana”?

I sogni hanno un potere incredibile, sono un faro nell’esistenza delle persone, un punto di luce che insegui nonostante le tempeste e gli ostacoli in cui ti imbatti lungo il cammino. La rivoluzione culturale napoletana è il sogno di un popolo che prende coscienza della propria storia e della propria cultura, diventando padrone del proprio destino. Negli ultimi centocinquanta anni il popolo napoletano è stato messo in ginocchio da strategie politiche sbagliate, ma non possiamo dimenticare che nella sua storia Napoli è stata un importante centro culturale, filosofico, artistico, in grado di produrre germogli che poi il vento ha disseminato in Europa e nel mondo. 

Quando si vuole parlar male dei napoletani si dice che si lamentano sempre ma non combinano nulla per la loro città. È per questo motivo che avete lanciato lo slogan “il mondo cambia con il tuo esempio, non con la tua opinione”?

Proprio così. Per questo tutti gli eventi di pulizia, le riqualifiche, il restauro dei monumenti, le visite guidate. Se ci fermassimo solo alle chiacchiere, la rivoluzione culturale rimarrebbe un racconto sterile e fine a se stesso. Il passaggio che serviva, secondo me, era dalla lamentela all’azione. Vorrei che il nostro messaggio arrivasse a tutti, anche a quello che getta la carta per terra o a chi delinque. Mi rendo conto che è un processo lento, lentissimo. Non è semplice coltivare un sogno sapendo che non ne vedrai la realizzazione, ma mi auguro che le generazioni future potranno raccogliere i frutti del nostro lavoro.

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In una fase storica in cui molti scelgono di emigrare, lei ha deciso di restare. Si è mai pentito di questa scelta?

Un giorno di alcuni anni fa me ne andai vicino al mare, da solo. Su un muro lessi una scritta, che recitava così: “Giurai dinanzi al mare, son servo di questa terra, Partenope me l’ha donata e morirò per difenderla”. Allora mi misi a ripetere quelle parole. A Napoli ho giurato amore incondizionato, una promessa che rinnovo ogni giorno, una scelta di cui non mi sono mai pentito, perché ha dato un senso alla mia vita. L’emigrazione è una ferita aperta, negli ultimi quindici anni dal Sud sono partiti due milioni di persone. Mi piacerebbe vederle tornare. A volte su Facebook ci scrivono persone che ci raccontano di essere tornate a Napoli, e di averlo fatto anche grazie a noi, che gli abbiamo ridato un po’ di speranza. Chi ci scrive non lo sa, ma io quando leggo queste cose mi commuovo.

Con i vostri eventi di pulizia e manutenzione spesso sopperite alle carenze della politica. Qual è il vostro rapporto con le istituzioni?

La politica rappresenta un’altra ferita aperta. Se avesse fatto il suo dovere, dal livello locale a quello nazionale, non ci sarebbe stato bisogno di “Sii Turista Della Tua Città”. Se me la prendo col Comune o con la Regione, è perché lo Stato centrale è troppo distante da me. Ma la questione meridionale è un problema nazionale. Noi siamo un movimento apartitico, la mia intenzione era quella di creare un organismo nuovo senza recinti ideologici; credo che questa sia stata la nostra forza. Col Comune di Napoli, comunque, abbiamo ottimi rapporti.

Qual è la sua reazione dinanzi ai parcheggiatori abusivi?

Io qui faccio una distinzione, non metto tutti dentro lo stesso calderone. Ci sono quelli che compiono vere e proprie estorsioni, minacciandoti, e poi le macchine neanche le sorvegliano, non offrono alcun servizio. Quella è violenza, mentalità camorristica. Poi ci sono persone, anche di una certa età, che lavorano davvero, ti offrono un servizio per uno o due euro. Dietro al teatro Bellini, per esempio, ce ne sono alcuni che lavorano con i dipendenti del teatro, che addirittura gli lasciano le chiavi quando vanno di fretta, e quelli appena esce un posto gli parcheggiano la macchina. Un rapporto di fiducia che si instaura col tempo.

 

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Ritiene che i napoletani facciano abbastanza per eradicare la camorra dalla società?

Le persone comuni forse potrebbero fare qualcosa in più per contrastarla, ma se manca la volontà di eradicarla da parte dello Stato, sarà tutto inutile. Se la camorra riesce a fare tutto quello che fa, è perché ha messo i suoi uomini nelle istituzioni, e a chi sta al vertice della piramide conviene mantenere questo equilibrio. Nel processo unitario la camorra fu usata dallo Stato per garantire il controllo dei territori. Dopo centocinquanta anni, non si può pretendere che a levarla di mezzo siano le persone comuni, perché ormai è diventata parte integrante dello Stato.

Cosa sogna per “Sii Turista”? E per Napoli ed i napoletani?

Per Sii Turista, che possa essere immortale, o quanto meno che non muoia con me. E che diventi un modello per le generazioni future. Per la città, sogno che gli imprenditori vengano ad investire qui, affinché Napoli possa tornare ad essere ciò che è stata in passato: una grande capitale europea e mondiale.

 

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Blitz della Finanza a Pompei: sequestrati elicotteri usati per voli turistici senza autorizzazioni

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La Guardia di Finanza di Napoli ha eseguito un sequestro preventivo nei confronti di otto elicotteri riconducibili a quattro soggetti residenti a Pompei, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla procura di Torre Annunziata. Le indagini hanno rivelato che, fino a novembre 2024, gli indagati avrebbero svolto attività di air taxi e voli panoramici senza le necessarie autorizzazioni, configurando l’impiego abusivo di aeromobili a scopo di lucro.

Lanci di petali e voli tra ostacoli

Tra gli episodi più eclatanti finiti sotto la lente degli investigatori figura il lancio di petali di rose in volo dopo un matrimonio, un’attività non solo scenografica ma anche potenzialmente pericolosa. Gli elicotteri, secondo gli inquirenti, non risultavano sottoposti ad ispezioni periodiche e le procedure di manutenzione non rispettavano gli standard europei previsti per i mezzi adibiti a scopi commerciali.

Turisti con bagagli sui comandi di volo

Ancora più gravi le irregolarità riscontrate a bordo: in diversi casi i piloti avrebbero trasportato turisti con i bagagli appoggiati sui comandi di volo o non correttamente stivati. Inoltre, le aree di decollo e atterraggio erano spesso collocate in prossimità di ostacoli pericolosi, come scuole, ferrovie e tratte autostradali, con gravi rischi per la sicurezza pubblica.

Tre elicotteri già sequestrati

Le operazioni di sequestro sono ancora in corso. Al momento, sono tre gli elicotteri già posti sotto sequestro, mentre proseguono le attività di accertamento e perquisizione nei confronti degli indagati e delle società riconducibili a loro.

(La foto in evidenza ha solo uno scopo illustrativo ed è stata realizzata con sistemi di intelligenza artificiale)

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Cronache

Nuovo stop alla Funicolare Centrale, va sostituita di nuovo la fune: disagi per utenti e turisti

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Settembre 2022: Anm sostituisce la fune di trazione della funicolare Centrale, operazione che richiese la chiusura dell’impianto per un solo giorno. Il cavo, in acciaio, lungo 1,5 chilometri e del peso di 13 tonnellate, era stato installato nell’ambito della manutenzione straordinaria ventennale eseguita da Leitner. Tutto regolare, con un intervento rapido che sembrava garantire sicurezza e durata.

Un nuovo problema dopo due anni e mezzo

Sono passati poco più di due anni e mezzo e la funicolare ha nuovamente chiuso per motivi tecnici. Alle 7 del mattino, gli utenti hanno trovato le porte delle stazioni chiuse con un cartello che parlava di «verifiche tecniche inderogabili fino a cessate esigenze». Nessuna spiegazione precisa, né tempistiche sul ripristino. Chi si trovava all’Augusteo ha dovuto ripiegare sulla metropolitana, mentre altri hanno usato la funicolare di Chiaia o affrontato a piedi i 500 scalini del Petraio.

Il silenzio di Anm e la reazione della politica

Per ore, nessuna comunicazione ufficiale da Anm. Solo nel pomeriggio, intorno alle 16, è arrivata una nota: «Durante le operazioni di manutenzione ordinaria si è rilevata la necessità di approfondire alcuni aspetti tecnici dell’impianto». Non un cenno alla fune, elemento invece al centro del confronto con Ansfisa, l’agenzia del ministero dei Trasporti per la sicurezza degli impianti a fune.

La fune da sostituire: spunta un’anomalia

Secondo quanto trapelato da fonti sindacali, durante gli esami strumentali sono emerse possibili criticità nella fune installata nel 2022. Nessun rischio imminente, ma la decisione è stata quella di sostituirla per precauzione, forse anche sull’onda emotiva della recente tragedia della funivia del Faito. L’origine del deterioramento così rapido non è ancora chiara.

Riapertura prevista il 30 aprile

La funicolare resterà chiusa fino a mercoledì 30 aprile. Tempi lunghi, probabilmente legati all’arrivo del nuovo cavo da fuori Italia. Intanto, per alleviare i disagi, la funicolare di Montesanto prolungherà gli orari di esercizio: venerdì e sabato fino alle 2, domenica fino a mezzanotte e trenta.

Anche la Linea 6 in tilt

Nella stessa giornata, disagi anche sulla linea 6 della metropolitana, chiusa per oltre un’ora a causa di una verifica urgente al software di gestione.

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La rivoluzione di Eugenia Carfora, la preside che ha trasformato Caivano

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Nessun ragazzo è perduto. Il cambiamento è sempre possibile. Vietato arrendersi. Sono le tre regole non scritte che guidano da anni il lavoro instancabile di Eugenia Carfora (foto Imagoeconomica in evidenza), dirigente dell’Istituto superiore “Francesco Morano” di Caivano, nel cuore del Parco Verde, una delle realtà più difficili della provincia di Napoli. Da quando è arrivata, nel 2007, ha fatto della scuola un presidio di legalità, bellezza e speranza.

La sfida iniziata dai banchi

All’arrivo della preside, il “Morano” era una scuola dimenticata, con uscite di sicurezza ostruite, aule fatiscenti e strutture abbandonate. Eugenia Carfora ha ripulito muri e coscienze, ha coinvolto genitori, professori e studenti in una grande operazione di rigenerazione. Oggi l’istituto è un modello: ha una palestra funzionale, un orto per l’indirizzo agrario, laboratori moderni per informatica e meccatronica, una cucina per l’alberghiero. E soprattutto ha ritrovato la dignità.

Una serie tv per raccontare la sua storia

La sua vicenda sarà al centro di una serie tv Rai1 intitolata “La preside”, diretta da Luca Miniero e interpretata da Luisa Ranieri, che ha conosciuto personalmente la dirigente. «Non pensavo di dovermi esporre così per salvare un ragazzo o dire che la scuola è bella», ha commentato Carfora, commossa ma determinata. La fiction punta a raccontare la forza della scuola pubblica e il valore della cultura in territori difficili.

Una vocazione totale

Instancabile, sempre presente, la preside Carfora vive la scuola come una missione assoluta. «Sono malata di scuola», ammette. Anche a scapito della famiglia: «Ho un marito meraviglioso che è una mia vittima. Non sono stata una buona madre, ma i miei figli oggi sono come me». Non si è mai fermata davanti alle difficoltà: ha affrontato i pregiudizi, è andata a cercare i ragazzi casa per casa, ha sognato l’impossibile.

“Mi voglio spegnere tra i miei ragazzi”

«Mi offende sentir dire “poveri ragazzi” — spiega — perché in quell’espressione c’è già la resa. Io credo che ognuno di loro possa farcela». E quando pensa alla fine, confessa: «Non vorrei morire nel mio letto, ma fra i ragazzi, qui a scuola».

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