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Cronache

L’ira dell’Anm per l’azione disciplinare sul caso Uss

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Alle anomalie e ai lati oscuri della vicenda di Artem Uss si aggiunge l’azione disciplinare del ministro della Giustizia Carlo Nordio. Il Guardasigilli, infatti, in base a un’inedita interpretazione delle norme, sposta il tiro direttamente sulla responsabilità delle toghe, che ai massimi livelli hanno espresso la loro ira e si sono dette “pronte ad ogni azione”. Il ministro domani dovrà riferire in Parlamento sulla tutta la vicenda, ma già oggi ha avuto a Palazzo Chigi un incontro con la premier Giorgia Meloni, riunione che ha confermato l’intesa tra i due sul caso Uss, secondo quanto trapela da ambienti di via Arenula.

A quanto si è appreso nel colloquio il ministro avrebbe detto che non è sua intenzione entrare nel merito delle decisioni della magistratura. Risale infatti alle scorse ore l’avvio di un procedimento disciplinare, che ha provocato una pioggia di critiche di gran parte della magistratura e di una parte della politica, nei confronti dei tre giudici della Corte d’Appello di Milano che, il 25 novembre scorso, hanno concesso al figlio dell’oligarca russo vicino a Putin gli arresti domiciliari con il braccialetto, da cui è evaso il 22 marzo, accusandoli di una “grave ed inescusabile negligenza”. Anche se il responsabile del dicastero di via Arenula, fino a quando il caso non è diventato politico, non ha mai messo in discussione la decisione di scarcerare l’uomo, finito in cella su richiesta degli Usa il 17 ottobre per una serie di reati, e rendere meno pesante la misura cautelare. Anzi, come raccontano i carteggi tra Italia e gli Stati Uniti, quando da oltreoceano è arrivata una lettera in cui si segnalava l’alto rischio di fuga dell’uomo, via Arenula ha rassicurato che il provvedimento dei giudici era idoneo e che il braccialetto era ‘sicuro’.

ùMa adesso, dopo la fuga dell’imprenditore, avvenuta all’indomani del via libera all’estradizione in Usa, Nordio nel tardo pomeriggio di ieri, tramite la Procura generale della Cassazione, ha trasmesso l’avviso di apertura del procedimento con il capo di incolpazione nei confronti dei giudici i quali, a suo dire, hanno deciso “senza prendere in considerazione le circostanze (…) illustrate nel parere contrario della Procura Generale, che avrebbero potuto portare a una diversa decisione, se opportunamente ponderate”. Circostanze riassunte nell’atto in sette punti che riportano le osservazioni del pg, dagli “appoggi internazionali” di cui godrebbe o i “rilevanti interessi economici” in società sparse in tutto il mondo. Circostanze che, in realtà emerge dall’ordinanza, il collegio ha valutato assieme agli elementi della difesa, tra cui l’acquisto di un appartamento nel complesso immobiliare alle porte di Milano come prima casa e dove Uss aveva preso in affitto una casa più piccola, quella da cui è sparito, in attesa che finissero i lavori di ristrutturazione di quella nuova. Ma l’azione del ministro ha avuto, fin da subito, la conseguenza di una levata di scudi non solo di gran parte della magistratura, ma anche di molti tra i politici. Tra i primi a parlare è stato il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia, il quale ha sottolineato la gravità “delle censure al merito della decisione” in quanto, in base alle regole in materia disciplinare e al principio della separazione dei poteri “il ministro e il Consiglio superiore della magistratura non possono sindacare ‘l’attività di interpretazione di norme di diritto e quella valutazione del fatto e delle prove'”.

Si è trattato “di uno scivolone istituzionale che si poteva evitare”, ha rimarcato nel pomeriggio, intervenendo via web all’assemblea straordinaria indetta dalla Giunta di Milano del sindacato delle toghe. La quale, con una nota di “condanna” dell’iniziativa del Guardasigilli, ha denunciato l’utilizzo dell'”azione disciplinare per mascherare inadeguatezze delle amministrazioni coinvolte” e come “grimaldello (…) per orientare l’attività giudiziaria”. Sulla stessa linea gran parte della magistratura non solo milanese ma anche italiana che, “preoccupata”, è “pronta ad ogni azione”. Tutti uniti, insomma, per far fronte, come ha spiegato, in un aula magna affollata, il presidente facente funzione del Tribunale di Milano Fabio Roia, a “una deriva pericolosa” che, per dirla con le parole di Luca Poniz, predecessore di Santalucia, è “una eco di ciò che è avvenuto già in Polonia, in Ungheria e che sta avvenendo in Israele” ed è una “inedita, non consentita e pericolosa interferenza” nel lavoro dei giudici”, ha commentato Md. Mentre sullo sfondo resta l’inchiesta con cui la Procura sta mettendo in fila anomalie e punti oscuri che hanno consentito al figlio di uno dei potenti di Russia di lasciare l’Italia quasi indisturbato.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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