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Cronache

Supplementari per la sentenza Juve, ma assist dall’accusa

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Non tutte le partite valgono tre punti. Alcune hanno un peso diverso, come quella giocata questo pomeriggio al Collegio di Garanzia dove la Juve ha discusso il suo ricorso chiedendo di annullare il -15 in classifica, inflitto dalla corte d’appello Figc a gennaio per le plusvalenze. L’inatteso assist e’ arrivato dall’accusa, rappresentata dal procuratore generale dello sport, e non dalla procura Figc: “La sentenza del -15 è carente nelle motivazioni della penalita’, ha detto Ugo Taucer, giudicando opportuno percio’ rimandare il procedimento alla Figc per un nuovo processo. Ma in ogni caso, la partita Juve è andata ai supplementari. La camera di consiglio del Collegio, dopo oltre tre ore di dibattimento al Salone d’Onore del Coni, si è riunita ma ha deciso di aggiornarsi a domani. Per il dispositivo ha a disposizione cinque giorni ma “cercheremo di fare il prima possibile”, ha detto in chiusura di udienza la presidente del Collegio, Gabriella Sandulli. Dopo il punto incassato dalla giustizia sportiva della federcalcio, che stamattina aveva accolto il ricorso contro la chiusura della curva per cori razzisti in Coppa Italia e aveva riaperto il settore dello Stadium ai tifosi bianconeri in vista della sfida al Napoli, un altro piu’ importante e’ arrivato dall’aula del Collegio.

Se infatti la Juventus ha chiesto l’annullamento senza rinvio di una “sentenza piena di errori”, la breve replica di Taucer ha fornito l’indicazione di un rinvio a un nuovo procedimento Figc che nel frattempo annullerebbe comunque il -15. Che il Collegio segua l’indicazione è tutto da capire, ma intanto la prospettiva è pro Allegri. Certo, l’assist non è stato sfruttato immediatamente dal Collegio, oggi riunitosi a sezioni unite, e sintomo di una decisione spigolosa da ogni angolo la si guardi. Insomma, tutti sono in attesa del verdetto, compreso mister Allegri. “Sappiamo che era un giorno importante, aspettiamo la sentenza e poi ci concentreremo sullo Sporting” ha detto alla vigilia della sfida d’Europa League. La notizia che tutti attendono, però, la darà il Collegio di Garanzia, dove oggi era presente anche il neo presidente bianconero, Gianluca Ferrero, rimasto comunque in silenzio; nessuno dell’ex cda bianconero ha invece deciso di partecipare all’udienza apertasi con le arringhe del pool di legali juventini. “La sentenza impugnata è sbagliata, piena di errori, per questo chiediamo l’annullamento senza rinvio, anche perché la Juventus per le plusvalenze è già stata prosciolta con sentenza definitiva del maggio ’22”, ha cominciato l’avvocato bianconero, Maurizio Bellacosa.

Secondo la Juve, infatti, nelle 14mila pagine arrivate dagli atti di Torino “non c’era nulla che potesse sovvertire il proscioglimento di maggio”. La difesa bianconera si sofferma poi anche sull’accusa della Corte federale d’appello di “sistema fraudolento” messo in piedi dalla società bianconera con il sistema delle plusvalenze fittizie. “Ma nessuno lo aveva mai contestato nel deferimento – ha spiegato Bellacosa – Si parla di alterazione del risultato sportivo, ma le plusvalenze non fanno guadagnare un vantaggio sul campo”. Viene citata poi l’operazione Arthur-Pjanic sulla quale ha specificato come la valutazione iniziale della procura federale fosse “di un’operazione corretta non essendo inserita nel deferimento”, salvo poi la corte “inserirla otto volte nelle motivazioni della sentenza perché emersa dalle intercettazioni”. Sulle famose carte Covisoc, invece, è intervenuto Nicola Apa, legale di Fabio Paratici, a sottolineare come “la mancata ostensione della nota da parte della Figc sia risultata illegittima”.

Nella sua breve replica, Taucer ha preso le difese del procuratore Figc, Giuseppe Chinè, che aveva chiesto nove punti: “Ritengo che l’operato della procura Figc sia stato corretto. Mi sento quindi di affermare che le argomentazioni di controparte non colgano il punto”, ha detto schierandosi per l’inammissibilità. Ma poi, nel concreto, ha dovuto rivlevare “la ‘carente’ motivazione nella sanzione in punti alla squadra” contentuta nella sentenza che ando’ oltre la richiesta di Chinè, fino al -15. Di qui, la richiesta di “valutare in un nuovo giudizio della Corte federale”. Ora, l’ultima parola al Collegio di Garanzia che, se accetterà il suggerimento di Taucer, rinvierà alla Corte con la momentanea restituzione di tutti i punti alla Juventus, in attesa del nuovo giudizio. Gli altri due scenari, invece, prevedono l’accoglimento della richiesta Juve e dunque la restituzione definitiva dei 15 punti o il respingimento, con il -15 che sarebbe confermato.

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‘Ndrangheta e droga, sospeso finanziere

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C’é anche un appartenente alla Guardia di finanza tra le 142 persone indagate nell’inchiesta “Recovery”, su ‘ndrangheta e traffico di sostanze stupefacenti a Cosenza, condotta dalla Dda di Catanzaro. Il finanziere coinvolto é E. D.. A suo carico é stata applicata la misura interdittiva della sospensione dal servizio . La gran parte delle persone coinvolte nell’operazione scaturita dall’inchiesta sono state condotte in carcere. Per 20 sono stati disposti gli arresti domiciliari e per altre 12 l’obbligo di dimora e di firma.

Ovviamente la sospensione del finanziere non è una sentenza di condanna ma una misura cautelare che nulla toglie alla presunzione innocenza.

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Intrighi e accuse di corruzione a Genova, Spinelli dice: pagavo tutti i partiti, Toti mi ha preso in giro

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Gli interrogatori di garanzia di Roberto Spinelli e di suo padre Aldo hanno rivelato dettagli intriganti su una storia di presunta corruzione che intreccia politica, affari familiari e lotta per il potere nelle dinamiche portuali di Genova. Durante gli interrogatori, che hanno durato poco più di un’ora ciascuno, si è delineata una difesa incentrata sulla vulnerabilità personale di Aldo Spinelli, nonostante l’apparenza di un uomo in salute e determinato all’età di 84 anni.

La vicenda giudiziaria ha preso una svolta significativa quando Aldo Spinelli ha accusato apertamente il governatore Giovanni Toti di averlo ingannato, affermando di essere stato “preso in giro” in relazione alla concessione demaniale del terminal Rinfuse, per il quale avrebbe pagato tangenti per ottenere favori. Questa concessione ha permesso alla sua azienda, Spinelli srl, di aumentare notevolmente il proprio valore di mercato.

Inoltre, Aldo ha messo in luce promesse non mantenute riguardanti la privatizzazione di un tratto di spiaggia a Varazze, una situazione complicata dalla direttiva europea Bolkestein sulla gestione delle coste, che ha impedito qualsiasi sviluppo immobiliare in quell’area. Questo ha sollevato questioni su come le politiche e le regolamentazioni possano influenzare significativamente gli investimenti e le decisioni aziendali.

I legami tra Aldo Spinelli e Paolo Signorini, ex presidente dell’Autorità portuale e unico detenuto in questa vicenda, emergono come particolarmente intensi. Spinelli sostiene di aver aiutato Signorini, considerato amico, in momenti di difficoltà economica, fino a pagare il catering per il matrimonio della figlia di Signorini, con un totale di regali e benefit promessi per quasi 400 mila euro.

Queste accuse si estendono oltre il contesto familiare, mostrando come Aldo Spinelli abbia cercato di mantenere un’influenza nel porto che ha plasmato gran parte della sua carriera e vita. L’imprenditore genovese afferma di aver finanziato legalmente diverse figure politiche, inclusa Emma Bonino, nonostante non la conoscesse personalmente, il che solleva domande sulla natura dei finanziamenti politici e delle relazioni imprenditoriali.

Roberto Spinelli, difeso anch’esso dall’avvocato Andrea Vernazza e coinvolto nelle vicende giudiziarie del padre, ha espresso rispetto e difesa nei confronti di Aldo, evidenziando come il padre sia stato “tirato per la giacchetta” da molti, inclusi Toti e Signorini, in un momento di particolare vulnerabilità emotiva dopo la morte della moglie.

Al termine dell’interrogatorio, Aldo Spinelli ha lasciato l’aula con un’energia inalterata, dichiarando di meritare la libertà e di non essere preoccupato per i futuri sviluppi dell’inchiesta. Questa affermazione sottolinea una fiducia forse incrollabile o una sfiducia nel sistema che lo ha visto protagonista per decenni.

Questo caso solleva questioni profonde sulla corruzione, la solitudine e la lotta per il potere in un contesto dove la legge e le relazioni personali si intrecciano in modi spesso indistinguibili, lasciando una scia di domande senza risposta sulla legalità e l’etica nelle più alte sfere del potere economico e politico italiano.

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Camorra e riciclaggio, sequestrata la pizzeria “dal Presidente” in via dei Tribunali a Napoli

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Anche la società che gestisce la notissima pizzeria del centro storico di Napoli “dal Presidente”, che si trova in via dei Tribunali, sarebbe riconducibile al clan Contini: è quanto emerge dalle indagini del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli che hanno portato all’arresto di cinque persone (tre in carcere e due ai domiciliari). La Dda partenopea (pm Alessandra Converso e Daniela Varone) contesta il trasferimento fraudolento di valori e autoriciclaggio, aggravato dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare la camorra. La pizzeria è stata sequestrata dai finanzieri insieme con altri beni.

La pizzeria “Dal presidente”, chiamata così perché aperta dal pizzaiolo che preparò la pizza all’allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, si trova in uno dei due decumani del capoluogo partenopeo, meta turistica tra le più frequentate in città. Il valore dei beni sequestrati oggi dai finanzieri ammonta a circa 3,5 milioni di euro. L’impresa di ristorazione sarebbe stata acquistata grazie all’apporto economico e alla “protezione” fornita da un esponente di spicco del clan, alla cui famiglia sarebbe stata destinata una parte dei relativi proventi anche dopo la sua detenzione conseguente a una condanna per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

Le risultanze investigative e dei social network avrebbero permesso di stabilire che la società era gestita, di fatto, dal cognato del detenuto, anch’egli gravato da numerosi precedenti penali, il quale si sarebbe poi affrancato dalla joint venture criminale avviando una nuova attività nel campo della vendita di prodotti da forno. Le indagini, corroborate dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, avrebbero consentito di appurare anche la fittizia intestazione di un’impresa individuale operante nel settore dei servizi turistici, che il precedente titolare sarebbe stato costretto a dismettere con minacce, percosse e intimidazioni, e di sette immobili di pregio siti nel capoluogo partenopeo. Gli indagati avrebbero reimpiegato nelle società di ristorazione e panificazione e nell’acquisto di beni immobili ben 412.435 euro versati in contanti con reiterate operazioni sui conti societari e personali. Il denaro è stato sequestrato oggi insieme con le quote delle società, l’impresa individuale e gli immobili intestati a prestanome: il valore complessivo è stato stimato in oltre 3,5 milioni di euro.

Come sempre facciamo, ribadiamo che tutte le persone citate in questo articolo e a vario titolo indagate perchè coinvolte nell’inchiesta sono da considerare innocenti, come prevede la nostra Costituzione.

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