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Israele rimuove i post di cordoglio, ira degli ambasciatori su Netanyahu

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Un’ondata di indignazione tra gli ambasciatori israeliani in tutto il mondo è stata suscitata il lunedì di Pasqua dalla decisione del ministero degli Esteri di Gerusalemme di ordinare che venissero cancellati tutti i post di cordoglio per la morte del Papa. Poche ore dopo la pubblicazione su X e senza alcuna spiegazione. E tra Israele e Vaticano i rapporti appaiono sempre più freddi, dopo che il premier Benyamin Netanyahu è stato uno dei pochissimi leader mondiali a non omaggiare la figura del Pontefice nel giorno della sua morte. Il post dell’ambasciatore israeliano a Roma resta tuttavia ancora online: “Porgo le mie più sentite condoglianze al Vaticano, al mondo cristiano e al popolo italiano per la scomparsa di Papa Francesco, la cui memoria sarà sempre venerata. È stato un leader compassionevole, che ha incessantemente promosso il dialogo, la pace e la giustizia.

Possa la sua preghiera per la pace nella nostra regione e per il ritorno degli ostaggi – prosegue il messaggio – trovare presto risposta. Che la sua memoria sia una luce guida per tutti coloro che credono in un futuro migliore”, ha scritto Jonathan Peled. I diplomatici israeliani, citati dai media senza riferire i loro nomi, hanno condiviso rabbia e costernazione nei gruppi WhatsApp interni del ministero degli Esteri israeliani, denunciando “il grave danno all’immagine di Israele, proprio agli occhi di centinaia di milioni di fedeli cattolici in tutto il mondo”. “Stiamo cancellando un post semplice, innocuo, che esprime un cordoglio basilare, è chiaro a tutti che è solo a causa delle critiche del papa per la guerra a Gaza”, ha affermato esplicitamente uno di loro.

Proprio nell’ultimo anno e mezzo l’idillio tra il pontefice e Israele è andato in frantumi. In una telefonata del novembre 2023, un mese dopo il massacro di Hamas, Bergoglio parlando al telefono con il presidente israeliano Isaac Herzog gli disse che è “vietato rispondere al terrore con il terrore”. Centinaia di leader e studiosi ebrei scrissero una lettera aperta a Francesco, chiedendo alla Chiesa di condannare inequivocabilmente gli attacchi di Hamas e di distinguere il terrorismo dalla guerra contro i terroristi. Il pontefice aspettò tre mesi prima di rispondere, fu sottolineato in Israele, con una missiva in cui condannava l’antisemitismo, riaffermava il legame tra la Chiesa e gli ebrei e sottolineava che il suo “cuore era straziato alla vista di ciò che stava accadendo in Terra Santa”.

Ma non menzionava Hamas. Le comunità ebraiche hanno più volte indicato negli ultimi 18 mesi che Francesco parlava continuamente del dolore del popolo di Gaza ma non citava il dolore degli israeliani per gli orrori perpetrati da Hamas il 7 ottobre. La distanza si è ampliata nel giorno in cui il Papa ha chiesto un’indagine per genocidio nella Striscia. Così Netanyahu lunedì è stato l’unico leader del Medio Oriente a non scrivere un messaggio di condoglianze per la morte del Santo Padre. “All’inizio era un Papa giustamente considerato molto filo-ebraico, e credo che lui stesso lo pensasse. Tuttavia, ha concluso il suo pontificato con una nota piuttosto amara nei confronti del nostro popolo, il che è un peccato”, ha commentato il rabbino David Rosen, evidenziando che Bergoglio “aveva una conoscenza viva della comunità ebraica: si potrebbe dire che avesse la conoscenza più approfondita che un Papa abbia mai avuto dai tempi di Pietro”, ha ricordato con dispiacere.

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Trump: a Roma vorrei vedere tutti. Von der Leyen pronta

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Sono ben 50 i capi di Stato e di governo, oltre a dieci sovrani, attesi a Roma per i funerali di Papa Francesco. Un’occasione che ha messo in fibrillazione le cancellerie per capire, con brevissimo preavviso, se siano possibili a margine della cerimonia colloqui più o meno informali. A cominciare da un atteso faccia a faccia tra Donald Trump e Ursula von der Leyen nel pieno della guerra dei dazi e delle divergenze sul sostegno all’Ucraina. “Ci saranno tanti leader, vorrei incontrarli tutti, sarebbe bello”, ha detto entusiasta il presidente americano in vista del suo primo – e imprevisto – viaggio in Europa nel secondo mandato in compagnia di Melania. “Molti di loro saranno là e vorranno incontrarmi per parlare di commercio”, ha aggiunto. Non sembra escluso quindi un primo incontro con la presidente della Commissione Ue, dopo mesi di tensioni tra le due sponde dell’Atlantico, anche se non ancora in quel formato di vertice Ue-Usa sulla questione dei dazi che la premier Giorgia Meloni ha proposto al presidente americano nella sua visita alla Casa Bianca. Intanto ci potrebbe essere un primo contatto tra i due leader, forse a Villa Taverna, sabato, per fare un giro d’orizzonte informale. Una eventualità che non potrebbe che essere accolta positivamente dal governo italiano, si ragiona in ambienti della maggioranza, dopo la tessitura diplomatica avviata dalla premier in questi giorni e l’incontro avuto con il presidente Usa a Washington.

Meloni che al momento non ha in cantiere bilaterali ufficiali a Roma, anche se in ambienti dell’esecutivo non si esclude la possibilità di visite di cortesia di alcuni leader, visto che sbarcheranno nella capitale per i funerali del Papa oltre 180 delegazioni. Per quanto riguarda Trump, resta comunque difficile ipotizzare colloqui a Roma che vadano oltre l’informalità con Von der Leyen. “Mi pare complicato organizzare un vertice internazionale in occasione dei funerali del Papa”, ha ribadito il ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Anche un bilaterale con tanti temi all’ordine del giorno non può essere fatto in fretta e furia. Serve un incontro tra Ue e Usa più approfondito”, ha aggiunto il vicepremier. Tuttavia da Bruxelles si fa notare che, anche se “l’obiettivo principale” del viaggio della presidente della Commissione europea sono i funerali, si sta “valutando la possibilità di incontrare” Trump. “Al momento non c’è nulla di confermato” ma “se si presenteranno opportunità a margine del funerale allora saranno, ovviamente, d’aiuto”, ha sottolineato la portavoce Paula Pinho.

Il presidente americano arriverà nella tarda serata di venerdì e lo slot per la ripartenza sembrerebbe aperto fino alla notte di sabato. Un dato che potrebbe avvalorare la possibilità di incontri nel pomeriggio dopo i funerali del Pontefice. Dagli Usa è atteso anche l’ex presidente Joe Biden. A chiedere esplicitamente di poter incontrare Trump è stato intanto Volodymyr Zelensky, nonostante il capo della Casa Bianca alterni appelli alla pace a Vladimir Putin e accuse minacciose al leader ucraino, costretto ad abbreviare la sua visita in Sudafrica dalle ultime bombe russe piombate su Kiev. Non è chiaro se l’occasione renderà possibile anche un nuovo incontro con i “volenterosi”, guidati da Emmanuel Macron e Keir Starmer, che nella geometria protocollare del Vaticano siederanno lontani dalla delegazione russa, guidata da una figura minore come la ministra della Cultura, Olga Lyubimova, ex giornalista tv e nominata da meno di un anno. Sul sagrato di piazza San Pietro si troveranno anche gli acerrimi nemici Iran e Israele.

Il primo rappresentato dal ministro della Cultura e Guida Islamica, Seyed Abbas Saleh Shariati; il secondo dall’ambasciatore presso la Santa Sede Yaron Sideman che, dopo il gelo risentito di Benyamin Netanyahu nei confronti di Papa Francesco e la bufera sui post di cordoglio fatti cancellare dal governo, ha assicurato che “Israele attribuisce grande importanza all’esprimere le proprie condoglianze e unirsi al mondo cattolico nel lutto per la scomparsa del Pontefice”. Ne è riprova proprio la sua presenza ai funerali nel giorno di shabbat. Resta ancora aperto il programma del cancelliere uscente Olaf Scholz che, agli sgoccioli del suo mandato, accompagnerà il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier: il capo dello Stato non prevede incontri bilaterali con autorità italiane, ma una breve visita al Campo Santo Teutonico a due passi dal Vaticano. Le prime a sbarcare a Fiumicino sono state le delegazioni dell’Honduras e del Kosovo, guidate rispettivamente dai presidenti Iris Castro Sarmiento e Vjosa Domani Sadriu. Nelle prossime ore sarà la volta dell’argentino Javier Milei e del brasiliano Lula. Saranno inoltre presenti tutti i leader dell’Ue, anche il premier ungherese Viktor Orban ha confermato la sua partecipazione insieme al presidente Tamas Sulyok.

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Trump a Putin: Vladimir, basta con gli attacchi a Kiev

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“Non sono contento degli attacchi russi a Kiev. Non necessari, e in un pessimo momento. Vladimir, STOP! Muoiono 5000 soldati a settimana. Facciamo in modo che l’accordo di pace si concluda!”. Lo scrive Donald Trump su Truth.

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Macron: gli Usa se la prendano con Putin, che vuole la pace ma bombarda Kiev

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Sull’Ucraina “gli americani devono prendersela soltanto con una persona, il presidente Putin”. Lo ha detto il presidente francese, Emmanuel Macron, parlando con i giornalisti durante la visita in corso in Madagascar. Il presidente francese, Emmanuel Macron, in visita in Madagascar, ha lanciato un appello all’omologo russo, Vladimir Putin, affinché “smetta di mentire” sull’Ucraina. Parlando con i giornalisti ad Antananarivo, Macron ha auspicato che “finalmente il presidente Putin smetta di mentire” quando afferma di volere “la pace”, continuando invece a bombardare l’Ucraina. “In Ucraina – ha detto Macron – c’è soltanto una risposta che aspettiamo: il presidente Putin è d’accordo per una tregua incondizionata?”. Macron ha poi parlato dell'”irritazione degli americani” che – secondo lui – “deve riguardare soltanto una persona: il presidente Putin”.

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