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Cronache

Israele colpisce Hezbollah nel Sud del Libano: “Smantellate infrastrutture terroristiche”

Le forze armate israeliane annunciano di aver colpito e smantellato infrastrutture di Hezbollah nel Sud del Libano. “Continueremo a rimuovere qualsiasi minaccia allo Stato di Israele”, dichiara l’Idf.

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Le forze armate israeliane (Idf) hanno annunciato di aver colpito e smantellato infrastrutture terroristiche di Hezbollah nel Sud del Libano. L’operazione, condotta nelle ultime ore, ha preso di mira aree in cui – secondo l’esercito di Tel Aviv – erano presenti macchinari utilizzati per la ricostruzione di postazioni militari del gruppo sciita libanese.

In un comunicato diffuso su Telegram, l’Idf ha spiegato che “l’organizzazione terroristica Hezbollah continua i suoi sforzi per ricostruire infrastrutture terroristiche in tutto il Libano, sfruttando cinicamente la popolazione come scudi umani”.


Violazioni degli accordi e nuova escalation

L’esercito israeliano ha sottolineato che la presenza di tali macchinari e l’attività di Hezbollah nel Sud del Paese costituiscono una violazione degli accordi che regolano i confini tra Israele e Libano.

L’Idf continuerà ad operare per rimuovere qualsiasi minaccia allo Stato di Israele”, si legge ancora nella nota ufficiale.

L’azione militare si inserisce in un contesto di forte tensione lungo il confine israelo-libanese, dove nelle ultime settimane si sono moltiplicati gli scontri e i lanci di razzi tra le due parti, alimentando il timore di una nuova escalation nel Nord del Medio Oriente.

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Cronache

Tragedia a Cornaredo, Milano: morte tre persone nell’ incendio in una palazzina

Tre persone della stessa famiglia, una coppia di anziani e il loro figlio, sono morte in un incendio scoppiato nella notte in una palazzina di Cornaredo, nel Milanese. Otto feriti lievi e quaranta evacuati.

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Una tragedia nella notte a Cornaredo, nel Milanese, dove un incendio divampato in una palazzina di quattro piani ha provocato la morte di tre persone appartenenti alla stessa famiglia. Le vittime sono un uomo di 88 anni, sua moglie di 85 e il loro figlio di 45 anni.

Le fiamme si sono sviluppate in un appartamento di via Cairoli.  Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco con tre autopompe, un’autoscala, un’autobotte, due furgoni di supporto e un funzionario tecnico. L’intero edificio, abitato da circa quaranta persone, è stato evacuato. Diciannove condomini sono stati assistiti sul posto dai sanitari del 118, mentre otto sono stati trasportati in ospedale per accertamenti, nessuno in gravi condizioni.

Nel corso delle operazioni di spegnimento e soccorso tre Vigili del Fuoco sono rimasti leggermente feriti. Uno di loro è stato portato in ospedale e successivamente dimesso.

L’appartamento dove si è sviluppato l’incendio è stato posto sotto sequestro. Le indagini sono affidate ai Carabinieri della Compagnia di Corsico e al Nucleo investigativo dei Vigili del Fuoco, che stanno lavorando per ricostruire le cause del rogo e verificare l’eventuale presenza di anomalie o cortocircuiti all’origine dell’incendio.

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Cronache

Mazara del Vallo, muore l’insegnante Maria Cristina Gallo: la sua battaglia contro la malasanità scuote la Sicilia

È morta Maria Cristina Gallo, l’insegnante di Mazara del Vallo che aveva denunciato i ritardi dell’Asp di Trapani dopo una diagnosi oncologica arrivata con otto mesi di ritardo. La sua battaglia ha aperto un’inchiesta con 19 indagati

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Non voglio giustizia, ma voglio praticare la giustizia per il futuro.” Con queste parole Maria Cristina Gallo, insegnante di Mazara del Vallo, aveva scelto di combattere non per sé, ma per gli altri. È morta stamattina, a 56 anni, dopo una lunga malattia aggravata — secondo le sue stesse denunce — da un ritardo di otto mesi nella consegna dell’esame istologico che le aveva diagnosticato un tumore.

“Ormai il male è stato compiuto — disse — ma la mia battaglia non è né rancore né rabbia. È un modo per cambiare le cose, per garantire in futuro una sanità efficiente ai nostri figli.”


Dalla denuncia all’inchiesta sulla sanità trapanese

Le sue parole hanno scosso la Sicilia. Dalla denuncia di Maria Cristina Gallo è nata un’inchiesta giudiziaria che ha messo a nudo le inefficienze dell’Asp di Trapani: referti smarriti, ritardi sistematici, un sistema informatico mai entrato in funzione.

Sono 19 le persone indagate tra medici, tecnici di laboratorio e infermieri. Le accuse vanno da omicidio colposo a lesioni colpose e omissione di atti d’ufficio.
Nel mirino della Procura, un arretrato di oltre 3.300 referti provenienti dagli ospedali di Trapani e Castelvetrano, accumulatisi tra il 2024 e il 2025.

Secondo gli ispettori ministeriali e regionali, nel servizio di Anatomia Patologica dell’Asp trapanese regnava una disfunzione organizzativa cronica, priva di protocolli e di tracciabilità.


Almeno tre vittime dei ritardi

Il caso di Gallo non è isolato: almeno tre persone sarebbero morte di tumore dopo aver ricevuto gli esiti degli esami fuori tempo massimo, e sei pazienti sarebbero rimasti vittime dei ritardi.
Le indagini dovranno stabilire se le diagnosi tardive abbiano aggravato le condizioni cliniche o causato i decessi.

Nel corso dell’incidente probatorio del 26 settembre, il gip Corleo ha nominato i periti incaricati di accertare la correlazione tra ritardi e danni alla salute. Respinta, invece, la richiesta dell’avvocato Niccolò Grossi, legale della Gallo, di riconoscere l’Asp di Trapani come responsabile civile.


L’eredità morale e civile di una maestra

Maria Cristina Gallo era laureata in Storia e Filosofia e in Teologia. Insegnava italiano all’Istituto tecnico industriale “R. D’Altavilla” di Mazara del Vallo. Oltre alla scuola, aveva dedicato la vita ai bambini e alla cultura, fondando insieme alla Diocesi la biblioteca “L’isola che non c’è”.

Lascia il marito Giorgio Tranchida e due figli: Vincenzo, agente di polizia di 25 anni, e un ragazzo di 17.

Cristina ci ha lasciati. È stata una mamma tenerissima, una moglie esemplare e una combattente irriducibile”, ha scritto sui social il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, che aveva sollevato il caso mesi fa.

Il leader di Azione Carlo Calenda ha invece attaccato la politica regionale, accusando il governo siciliano di essere “più interessato a spartirsi le poltrone che a garantire il diritto alla salute”.


Una donna che ha scelto di non tacere

Domani alle 10:30, nella Cattedrale di Mazara del Vallo, si terranno i funerali. Il vescovo monsignor Angelo Giurdanella, visibilmente commosso, ha ricordato così l’insegnante:
Era una donna che aveva a cuore il suo prossimo. Ha trasformato il dolore in coraggio e la sofferenza in un messaggio di speranza per tutti.

La storia di Maria Cristina Gallo resta il simbolo di una battaglia civile contro la malasanità e un richiamo alla responsabilità di chi amministra la salute pubblica.
Un esempio di dignità, di verità e di amore per la giustizia.

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Cronache

“Ti amo, non puoi farmi questo”: le ultime parole di Aurora Tila prima di essere spinta dal balcone

Emergono dettagli agghiaccianti dal processo per il femminicidio di Aurora Tila, la 13enne morta a Piacenza nel 2024. Un compagno di cella accusa il 16enne imputato: “L’ha spinta mentre lei diceva ‘ti amo, non puoi farmi questo’”.

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“Ti amo, non puoi farmi questo.” Sarebbero state queste le ultime parole pronunciate da Aurora Tila, la 13enne di Piacenza morta il 25 ottobre 2024 dopo essere stata spinta giù dal balcone di casa. A raccontarlo è un compagno di cella dell’imputato, oggi 16enne, ascoltato come testimone nel processo in corso davanti al Tribunale per i minorenni di Bologna.

L’ex detenuto ha riferito ai giudici che il ragazzo gli avrebbe confessato l’omicidio subito dopo il loro ingresso in carcere. “Mi ha detto che l’ha buttata giù mentre lei gli diceva che lo amava”, ha testimoniato.


La “confessione” e la reazione in aula

A rendere pubblica la testimonianza è stata l’avvocata Anna Ferraris, legale della madre di Aurora, insieme al collega Mario Caccuri. “Il testimone ha riferito una confessione piena. In aula l’imputato era presente, ma non ha detto una parola: appariva seccato, visibilmente nervoso”, ha spiegato la difesa della famiglia Corbellini.

La madre della vittima, Morena Corbellini, ha confermato ai cronisti la tensione del momento: “L’ho guardato in faccia, era molto agitato. Ma adesso siamo fiduciosi: questa potrebbe essere la svolta che aspettavamo”.

Il processo, che si celebra con rito abbreviato, è ormai alle battute finali: la prossima udienza, fissata per il 3 novembre, sarà dedicata alla discussione e con ogni probabilità alla sentenza.


La dinamica dell’omicidio

Secondo la ricostruzione della Procura dei minorenni di Bologna, il giovane avrebbe spinto Aurora dal balcone del settimo piano, colpendola poi alle mani per farla precipitare dopo che la ragazza si era aggrappata alla ringhiera.

L’autopsia ha escluso in modo definitivo l’ipotesi del suicidio: la caduta all’indietro e le lesioni riscontrate indicano una spinta violenta e non un gesto volontario.

Durante le indagini sono emersi video e testimonianze che documentavano episodi di violenza e maltrattamenti subiti dalla 13enne da parte del suo fidanzato. Alcuni testimoni oculari, inoltre, avrebbero assistito alla scena della caduta, mentre un terzo avrebbe udito le grida disperate della ragazza.


La richiesta di giustizia della famiglia

“Abbiamo sentito dire troppe bugie. Ora vogliamo solo giustizia per Aurora”, ha dichiarato la madre, che non ha mai smesso di seguire le udienze.

La procura ha chiesto l’aggravante dello stalking per il 16enne, delineando un quadro di violenza sistematica culminata nel tragico epilogo di quella mattina d’autunno.

La voce di Aurora, ferma e disperata nelle parole “ti amo, non puoi farmi questo”, resta il simbolo di una storia di amore malato e violenza adolescenziale, che ha sconvolto la città di Piacenza e l’intero Paese.

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