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Politica

La fine del regno di Vincenzo De Luca: consiglieri in fuga e un impero politico che si sgretola

La fine ingloriosa del sistema De Luca: consiglieri e assessori in fuga verso destra e sinistra per garantirsi un futuro politico. Il governatore tenta di tenere le redini di un impero in frantumi.

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È la fine ingloriosa del mondo di Vincenzo De Luca, il governatore che per un decennio ha dominato la scena politica campana come un satrapo moderno, accentratore e onnipresente. Oggi, i suoi fedelissimi si disperdono in ordine sparso: chi cerca rifugio a sinistra nel “campo largo”, chi scivola verso destra, chi cambia casacca pur di restare a galla.

Mentre De Luca tenta di tenere insieme i cocci del suo impero politico, provando a garantire la sopravvivenza di qualche consigliere “amico” in ogni schieramento, la realtà è impietosa: la sua maggioranza si è dissolta. L’obiettivo, ormai, sembra uno solo — mantenere una rete di influenza trasversale per condizionare, in un modo o nell’altro, il futuro governo regionale.

Il motto della politica campana, ironizzano i maligni, resta lo stesso di sempre: “Francia o Spagna purché se magna.”


Gli uomini del presidente in fuga: chi a destra, chi a sinistra

Il caso più clamoroso è quello di Nicola Caputo, ex europarlamentare del PD, poi assessore all’Agricoltura nella giunta De Luca, che ha ufficialmente aderito a Forza Italia. L’annuncio è arrivato direttamente dal vicepremier Antonio Tajani: “Annunciamo l’ingresso di Nicola Caputo in Forza Italia”.

Ma Caputo non è il solo. Nel centrodestra, dove si candida Edmondo Cirielli, è approdato anche Giovanni Zannini, fino a ieri uno dei fedelissimi del governatore. “De Luca è stato eccellente, ma ora il centrosinistra è in mano ai Cinque Stelle. Io resto al centro, con Forza Italia”, ha dichiarato a Telese Terme.

Con Fratelli d’Italia dovrebbe invece correre Enzo Santangelo, altro ex deluchiano eletto con Italia Viva, pronto a voltare pagina.


Il campo largo e i fedelissimi rimasti

De Luca, nel frattempo, ha scelto di restare dentro l’alleanza Pd–Cinque Stelle, complice la gestione familiare del partito affidata al figlio Piero De Luca.
Nella lista “A Testa Alta”, la sua creatura elettorale, confluiranno diversi esponenti della vecchia guardia deluchiana: Gennaro Oliviero (presidente del Consiglio regionale, probabile capolista), Luca Cascone, Lucia Fortini, Diego Venanzoni, Carmine Mocerino, Giovanni Porcelli, Paola Raia, Vittoria Lettieri e Rossella Casillo.

Nel Pd, invece, figura Franco Picarone, legato a De Luca sin dai tempi in cui era sindaco di Salerno. Tra i “convertiti” spiccano Valeria Ciarambino, ex pasionaria dei Cinque Stelle oggi candidata con i socialisti, e Giuseppe Sommese, che firmò la legge per il terzo mandato del presidente. Con loro anche Fulvio Frezza, ex consigliere comunale di Napoli, ora in lista col Psi.


Il rischio degli “scarti” e la paura nel Pd

L’applicazione del codice etico voluto da Roberto Fico rischia però di far saltare alcune candidature: chi ha pendenze giudiziarie potrebbe essere escluso dal “campo largo” e, in quel caso, trasmigrare a destra portando con sé pacchetti di voti. Uno scenario che preoccupa il Pd, nonostante l’ottimismo di facciata.

“Il fatto che molti deluchiani siano rimasti nel campo largo ci fa ben sperare”, ha commentato una fonte interna. “Conoscono bene i numeri e sanno dove conviene stare.”


Il tramonto di un sistema

Ma la sensazione è che il sistema De Luca sia arrivato al capolinea. Dopo dieci anni di potere assoluto, tra monologhi social del venerdì, scontri con Roma e fedeltà traballanti, il presidente uscente assiste impotente al collasso del suo impero politico.

Oggi, i suoi ex alleati cercano una nuova casa politica. Alcuni lo fanno per convinzione, altri — molti altri — per pura sopravvivenza.

In Campania, la stagione del deluchismo sembra ormai chiusa. Ma, come in ogni fine dinastia, il capo prova ancora a manovrare da dietro le quinte, in attesa che il prossimo governatore, di destra o di sinistra, apra la porta a chi porta voti.

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In Evidenza

La Lega chiede di cancellare l’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi

La Lega presenta un emendamento per sopprimere l’aumento della cedolare secca dal 21 al 26% sugli affitti brevi. Copertura prevista: aumento dell’Irap per banche e assicurazioni.

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La Lega punta a sopprimere l’articolo 7 della manovra, quello che prevede l’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi dal 21 al 26%. La proposta arriva attraverso un emendamento alla legge di bilancio, presentato con prima firma del capogruppo Massimiliano Romeo.

La proposta di modifica e la copertura economica

Nel testo dell’emendamento, il Carroccio indica una copertura alternativa: aumentare ulteriormente l’Irap per banche e assicurazioni, già ritoccata dalla manovra. L’incremento dell’aliquota, secondo la proposta, passerebbe da 2 a 2,5 punti percentuali.

Il nodo politico

L’intervento apre un fronte dentro la maggioranza sul tema degli affitti brevi, uno dei dossier più sensibili della manovra. La Lega rivendica così una linea netta in difesa dei proprietari e del settore turistico, opponendosi alla stretta fiscale contenuta nel testo del governo.

Prossimi passaggi

La discussione sull’emendamento entrerà nel vivo nei lavori parlamentari sulla legge di bilancio, dove si capirà se la proposta leghista troverà sponda negli alleati o se resterà una battaglia di bandiera.

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Politica

Dalla pizza alla ceramica: pioggia di micro-emendamenti alla manovra tra musei, fondi culturali e nuove detrazioni

Nella manovra spuntano centinaia di micro-emendamenti: dai musei dedicati a pizza, vino e olio, ai fondi per festival, oratori, archivi storici e restauro di tombe. Una mappa di richieste che attraversa tutti i gruppi politici.

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Quasi seimila emendamenti alla manovra: dietro ai grandi temi finanziari, i senatori hanno presentato una galassia di micro-richieste legate ai territori. Anche quest’anno spuntano proposte per musei, fondi culturali, detrazioni e contributi destinati alle realtà locali.

I musei “iconici” chiesti dalla Lega

La Lega, con la firma del presidente della commissione Finanze Massimo Garavaglia, propone tre musei dedicati a simboli del patrimonio italiano: la pizza a Napoli, il vino a Verona e l’olio nel Gargano. Costo stimato: 6 milioni di euro nel 2026.
Dal Carroccio arriva anche la richiesta di 5 milioni nel 2028 per celebrare l’anniversario del Teatro alla Scala e 1 milione l’anno per sostenere la Nuova Orchestra Alessandro Scarlatti di Napoli, proposta condivisa anche dal Pd.

Le priorità di FdI

Fratelli d’Italia punta su Umbria Jazz, chiedendo 150mila euro per il 2026, e sul Museo di fotografia contemporanea con un emendamento da 1 milione.
Il partito propone inoltre 30mila euro annui per consentire al ministero del Turismo di aderire all’Associazione “Vie e Cammini di San Francesco”, un milione l’anno per l’Associazione italiana città della ceramica e un fondo da 8 milioni l’anno per la “cultura terapeutica e la cura sociale” rivolto ai lavoratori dello spettacolo.

Le richieste di Forza Italia

Tra gli emendamenti azzurri spicca la proposta di introdurre una detrazione del 36% per il restauro e la ristrutturazione di tombe, cappelle e sepolcri. Claudio Lotito presenta un emendamento per creare un “Nuovo polo culturale Dante e Beatrice” con uno stanziamento di 500mila euro.

Le proposte del Partito Democratico

Il Pd, con il senatore Antonio Nicita, chiede 100mila euro l’anno per sostenere la Fondazione archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico di Roma.

La memoria secondo il M5S

Il Movimento 5 Stelle, con il senatore Luca Pirondini, propone un fondo da 1 milione per il 2026 per valorizzare la memoria di chi contribuì alla rinascita democratica dell’Italia.

Cosa sopravviverà

Martedì maggioranza e opposizione selezioneranno i cosiddetti “segnalati”, l’unico gruppo di emendamenti destinato a sopravvivere alla scrematura. Molte proposte resteranno fuori, ma una parte potrebbe trovare copertura nel tesoretto da 100 milioni l’anno destinato proprio alle modifiche parlamentari, o nelle risorse dei singoli ministeri.

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Schlein vede Prodi e rilancia la rotta del Pd

Schlein incontra Prodi dopo l’assemblea Pd a Bologna. Ruffini riunisce 600 persone a Roma per i comitati Più Uno e richiama lo spirito dell’Ulivo.

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Dopo l’assemblea degli amministratori Pd a Bologna, Elly Schlein ha fatto visita a Romano Prodi. «Io ascolto sempre con grande attenzione il Professore», ha spiegato in tv, raccontando l’incontro e sottolineando il valore dei messaggi lanciati da Prodi sul Corriere: servono idee coraggiose e leadership capaci di parlare al Paese senza inseguire radicalismi.

La rotta del Pd secondo Schlein

In tv la segretaria dem ha ribadito la linea del partito: mettere al centro i problemi concreti, puntare su misure come asili nido gratis e trasporto pubblico gratuito, valorizzare il lavoro già svolto dai sindaci. «Quando la sinistra mette al centro i problemi, torna la fiducia e torna a vincere», ha spiegato Schlein.

La novità del centrosinistra: nasce Più Uno

Sempre ieri si è svolta a Roma la prima assemblea dei promotori dei comitati Più Uno di Ernesto Maria Ruffini. Prodi ha detto di «seguire con interesse» il progetto, che punta a diventare un movimento nazionale: oltre 600 i partecipanti arrivati da tutta Italia, 300 comitati già nati in tutte le regioni.

In prima fila diversi protagonisti della politica: Vincenzo Spadafora, Chiara Gribaudo, Bruno Tabacci, Elio Vito e Giuseppe Sangiorgi.

Ruffini: «Non siamo la stampella del centrosinistra»

Ruffini ha chiarito che Più Uno non vuole essere una nuova gamba del campo largo né un partito personale. «Il Pd non può delegare a un soggetto esterno il compito di rappresentare il riformismo», ha detto.

Il suo obiettivo è più ambizioso: tornare allo spirito dell’Ulivo. «Era la straordinaria idea del moderno centrosinistra, capace di superare le appartenenze e restituire un orizzonte comune. Quella intuizione consentì di battere la destra due volte, con Romano Prodi».

Un richiamo politico e culturale che arriva proprio mentre la segretaria dem cerca di consolidare la rotta del Pd, con l’attenzione vigile del Professore.

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