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Mattarella: “La pace va acquisita nell’animo dei popoli, altrimenti non è pace”

Da Tallinn, al vertice Arraiolos, Sergio Mattarella accoglie con sollievo l’accordo su Gaza ma invita a guardare oltre: “Serve una prospettiva politica vera per la pace. L’alternativa sarebbe devastante”.

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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha accolto la notizia dell’accordo su Gaza con un sospiro di sollievo: “il cessate il fuoco allevierà le sofferenze dei palestinesi”, ha dichiarato. Ma, subito dopo, ha richiamato tutti alla responsabilità di pensare al dopo: “Bisogna raggiungere sollecitamente le tappe successive, verso una vera pace”.

Parole pronunciate a Tallinn, in Estonia, nel corso del vertice informale Arraiolos, dove i capi di Stato europei hanno discusso senza filtri delle tensioni internazionali e del ruolo dell’Europa. Mattarella ha invitato a non dimenticare le ferite profonde inflitte ai palestinesi e ha avvertito che “le sofferenze resteranno iscritte nel Dna delle nuove generazioni, minando ogni possibilità di pace senza una prospettiva politica storica e coinvolgente”.


“La pace va acquisita nell’animo dei popoli”

Il presidente ha posto l’accento sulla necessità di una riconciliazione interiore tra i popoli: “La pace va acquisita nell’animo dei popoli, altrimenti non è pace”. Ha parlato del risentimento accumulato in mesi di violenze e della necessità di affrontare “i rischi di nuove esplosioni di odio”.

Nel suo discorso, Mattarella ha ricordato come solo una soluzione politica fondata sulla coesistenza di due Stati possa garantire un futuro stabile: “Proprio dalle sofferenze del popolo palestinese nasce l’insistenza per l’obiettivo dei due stati per due popoli”. E ha aggiunto con fermezza: “Bisogna fermare subito la politica di occupazione israeliana. Occorre annullare la spoliazione dei territori assegnati all’Autorità Palestinese in Cisgiordania”.


L’inerzia dell’Europa e il bisogno di una voce unitaria

Nel vertice di Tallinn, Mattarella ha espresso una riflessione amara sull’inerzia europea: “Le nostre divisioni interne e la lentezza dei processi decisionali ci hanno impedito finora di svolgere un ruolo incisivo”. Tuttavia, ha ricordato che l’Europa, forte del suo passato e dei suoi valori, può e deve agire unita: “Potremmo dare una mano se ritrovassimo la capacità di superare le divisioni e iniziare ad operare con una voce sola”.

Gli altri nove capi di Stato presenti all’Arraiolos hanno condiviso l’analisi del presidente italiano, riconoscendo che l’Europa deve tornare protagonista nei processi di pace.


La visita alla base Nato di Amari

Meno evidenziata, ma non meno significativa, la visita di Mattarella alla base Nato di Amari, in Estonia, dove operano 300 militari italiani impegnati nel controllo del confine orientale dell’Alleanza, a soli 200 chilometri dalla Russia.

Svolgete qui una missione di grandissimo rilievo, per garantire la pace e prevenire smottamenti pericolosi della situazione internazionale”, ha detto il capo dello Stato ai militari, prima di rientrare in Italia scortato da due Eurofighter da combattimento.

(La foto in evidenza/ Tallinn – Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita alla Base Aerea di Ämari, oggi 10 ottobre 2025. Foto di Paolo Giandotti – Ufficio Stampa per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

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Economia

Euro digitale vs stablecoin Usa: la sfida tra Bce, Apple e Big Tech per il futuro dei pagamenti

L’Europa accelera sull’euro digitale mentre gli Usa puntano sulle stablecoin: la sfida tra Bce, Big Tech e amministrazione Trump ridisegna il futuro dei pagamenti digitali.

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L’amministrazione Trump ha concentrato la sua strategia sulle stablecoin ancorate al dollaro, con il timore europeo che Amazon, Facebook o altre piattaforme Usa possano diventare la porta d’ingresso per una diffusione massiccia degli asset crypto in Europa.
Secondo una fonte finanziaria, il negoziato transatlantico appare fragile: «è come costruire una casa sulle sabbie mobili», viene spiegato, viste le posizioni volubili della controparte americana.

La risposta europea: l’euro digitale entro il 2029

La Bce corre contro il tempo per lanciare entro il 2029 l’euro digitale, uno strumento pensato per:

  • mantenere una moneta pubblica contro l’offensiva delle stablecoin;

  • ridurre la dipendenza dalle carte di credito statunitensi;

  • frenare l’espansione di PayPal, Apple Pay e Big Tech nei pagamenti europei.

L’euro digitale avrà due modalità d’uso:

  1. App su smartphone

  2. Card fisica, simile a una carta di credito

Sarà denaro vero, un “contante dematerializzato” con due tasche: una online e una offline, la seconda costruita su token conservati fisicamente nel telefono, trasferibili avvicinando due dispositivi e garantendo anonimato totale.

Apple nel mirino: la battaglia sull’antenna NFC

Per i pagamenti offline la Bce punta tutto sull’antenna NFC del telefono, ma su iPhone l’accesso al secure element è sempre stato chiuso.
La bozza legislativa europea prevede che tutti i produttori, quindi anche Apple, debbano aprire l’hardware necessario all’euro digitale.

Il Digital Markets Act ha definito Apple un gatekeeper, permettendo alla Commissione europea di imporre l’apertura dell’NFC. In caso contrario, Cupertino rischierebbe persino l’accesso al mercato europeo, che vale il 35% della sua presenza globale.

Le tensioni strategiche

La partita è delicata su entrambi i fronti:

  • Per gli Usa, le stablecoin sono un vettore geopolitico del dollaro.

  • Per l’Europa, l’euro digitale è un argine alla penetrazione americana nei pagamenti.

  • Per Apple, aprire l’ecosistema significa cedere un vantaggio competitivo, ma l’App Store potrebbe guadagnare dai servizi collegati all’euro digitale.

Il confronto si annuncia lungo e complesso, con la Bce determinata a non farsi superare dai colossi tech e dalle mosse di Washington.

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In Evidenza

La Lega chiede di cancellare l’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi

La Lega presenta un emendamento per sopprimere l’aumento della cedolare secca dal 21 al 26% sugli affitti brevi. Copertura prevista: aumento dell’Irap per banche e assicurazioni.

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La Lega punta a sopprimere l’articolo 7 della manovra, quello che prevede l’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi dal 21 al 26%. La proposta arriva attraverso un emendamento alla legge di bilancio, presentato con prima firma del capogruppo Massimiliano Romeo.

La proposta di modifica e la copertura economica

Nel testo dell’emendamento, il Carroccio indica una copertura alternativa: aumentare ulteriormente l’Irap per banche e assicurazioni, già ritoccata dalla manovra. L’incremento dell’aliquota, secondo la proposta, passerebbe da 2 a 2,5 punti percentuali.

Il nodo politico

L’intervento apre un fronte dentro la maggioranza sul tema degli affitti brevi, uno dei dossier più sensibili della manovra. La Lega rivendica così una linea netta in difesa dei proprietari e del settore turistico, opponendosi alla stretta fiscale contenuta nel testo del governo.

Prossimi passaggi

La discussione sull’emendamento entrerà nel vivo nei lavori parlamentari sulla legge di bilancio, dove si capirà se la proposta leghista troverà sponda negli alleati o se resterà una battaglia di bandiera.

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Economia

Eurozona, previsioni d’autunno migliori del previsto: Bruxelles vede crescita oltre l’1% nel 2025

La Commissione europea si prepara a rivedere al rialzo le previsioni d’autunno: la crescita dell’eurozona nel 2025 potrebbe tornare sopra l’1%. Restano incognite geopolitiche, da Trump alla guerra in Ucraina.

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Nonostante un contesto geopolitico fragile, l’eurozona potrebbe crescere più del previsto. La Commissione europea presenterà lunedì le nuove previsioni economiche d’autunno, e rispetto a maggio il quadro appare più luminoso.

Le anticipazioni di Bruxelles

Il commissario all’Economia Valdis Dombrovskis ha anticipato il filo conduttore delle nuove stime: nel 2025 l’economia dell’area euro “sta registrando risultati migliori delle aspettative e continua a generare crescita”, pur tra ostacoli significativi.

Dalle stime al ribasso al ritorno dell’ottimismo

A maggio la Commissione aveva rivisto al ribasso le previsioni: +0,9% per l’eurozona nel 2025 e +1,4% nel 2026. A pesare era stata la guerra dei dazi con gli Stati Uniti.
L’accordo raggiunto in luglio in Scozia tra Ursula von der Leyen e Donald Trump su una tariffa standard del 15% ha però riportato stabilità. È possibile — in attesa dell’annuncio ufficiale — che le nuove stime riportino la crescita dell’eurozona oltre l’1%.

Le indicazioni di Bce, Ocse ed Eurostat

A settembre la Bce era già stata più ottimista, assegnando un +1,2% all’eurozona nel 2025. Stesse percentuali indicate dall’Ocse per il prossimo anno.
Eurostat, il 14 novembre, ha certificato un +0,2% nel terzo trimestre 2025 per l’eurozona e +0,3% per l’Ue.

Cosa Bruxelles chiederà agli Stati

La Commissione punterà a esortare i Paesi membri a fare di più:

  • semplificazione burocratica,

  • progressi sull’unione bancaria,

  • accelerazione dell’Unione dei risparmi e degli investimenti.

Il contributo dei privati sarà cruciale, come indicato dal rapporto Draghi sulla competitività, tema centrale nel summit Ue del 12 febbraio convocato da Antonio Costa.

I punti critici: Italia, Germania e variabile Trump

Restano ombre significative: Eurostat segnala crescita zero per Italia e Germania nel terzo trimestre. Berlino fatica ancora a uscire dalla crisi industriale.
Sul fronte esterno pesa il fattore Trump: secondo il negoziatore statunitense Jamieson Greer, le tariffe Ue sull’export americano restano “troppo elevate”. Greer sarà a Bruxelles la prossima settimana per un nuovo round di trattative.

Lunedì il verdetto

Le previsioni d’autunno diranno se l’eurozona potrà davvero riprendere slancio, superando il muro dell’1% e lasciandosi alle spalle un anno di incertezza economica.

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