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Cronache

È morto Bobò, l’attore matto che recitava senza parlare scoperto da Pippo Delbono: una vita spesa tra la cella dell’Ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa e il palcoscenico

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Sono state delle complicazioni sorte dopo una broncopolmonite ad uccidere Vincenzo Cannavacciuolo, in arte Bobò. Non parlava, perché muto, sordo e microcefalo dalla nascita, eppure era un attore. In scena portava la sua presenza e la sua storia: quella di un uomo internato nell’Ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa per quasi quarant’anni. Ed è proprio nella struttura di reclusione della città normanna che Bobò ha incontrato Pippo Delbono che si era recato lì per tenere un laboratorio teatrale. I detenuti ristretti in un posto che era qualcosa di sospeso un carcere e manicomio faceva anche lezioni di teatro. Con l’attore, autore e regista nasce una collaborazione professionale, oltre che una profonda amicizia.

 Bobò in poco tempo diventò l’icona del teatro di Delbono da “Barboni” del 1997 fino al più recente, “La Gioia” del 2018. Ieri a San Cipriano di Aversa, nella chiesa della Santissima Annunziata c’era anche Pippo Delbono per l’ultimo saluto al suo allievo prediletto.

Nato 83 anni fa a Villa di Briano, nel Casertano, Bobò entra nell’Opg di Aversa a soli 16 anni e in quel luogo trascorre quasi metà della sua vita. Dall’amicizia con Pippo Delbono nasce un sodalizio solido e profondo “che va al di là del linguaggio e di quella strana finzione che siamo soliti chiamare ragione. Bobò e Pippo. Pippo e Bobò” come recita il comunicato che porta il triste annuncio della Fondazione Emilia e Romagna Teatro. Dal 1997 Bobò diventa protagonista dei principali spettacoli di Pippo Delbono che gli porteranno importanti riconoscimenti artistici. Nominato cavaliere delle arti a Parigi, aveva ricevuto la cittadinanza onoraria ad Aversa, proprio la città dove era stato recluso per anni nell’ospedale psichiatrico. Una cittadinanza votata in Consiglio comunale e mai attribuita. Una rivincita a metà per l’attore che recitava senza parlare, carico della sua enorme espressività. 

 

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Cronache

Volvera, tragedia in un condominio: uomo uccide due vicini a coltellate e si toglie la vita

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Duplice omicidio seguito da suicidio questa sera nel cuore di Volvera, cittadina della pianura torinese a 25 chilometri dal capoluogo piemontese. In un appartamento al primo piano di un condominio di via XXIV Maggio 47, un uomo di 34 anni ha ucciso a coltellate i suoi due giovani vicini di casa – una donna di 28 anni e un uomo di 23 – per poi togliersi la vita con la stessa arma.

Secondo una prima ricostruzione, il delitto sarebbe maturato al culmine di una lite esplosa tra la coppia e l’aggressore, già noto alle forze dell’ordine. Per compiere l’atroce gesto, il 34enne avrebbe usato un coltello da sub, colpendo a morte prima i due vicini, che avrebbero cercato invano di fuggire nel cortile dell’edificio, e poi si sarebbe inferto un fendente mortale alla gola.

I primi a intervenire sono stati i carabinieri della stazione di None e i soccorritori del 118, seguiti dai militari del comando provinciale e dalla compagnia di Pinerolo. I corpi sono stati trovati nel cortile della palazzina: per tutti e tre non c’è stato nulla da fare. Sul posto anche la Scientifica, impegnata nei rilievi e nell’analisi della scena del crimine.

Le indagini sono in corso per chiarire le cause esatte della lite che ha scatenato la furia omicida. I carabinieri stanno ascoltando i vicini di casa e ricostruendo le relazioni tra i protagonisti della tragedia. La comunità di Volvera è sotto shock, sconvolta da una violenza improvvisa e brutale che ha spezzato tre vite nel cuore di una tranquilla zona residenziale.

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Abuso di sostanze, madre indagata per morte feto

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Una donna è indagata per omicidio colposo perché ritenuta presunta responsabile della morte del feto, quando era incinta, dovuta a un sospetto abuso di sostanze cannabinoidi e benzodiazepine. Sulla vicenda, avvenuta in provincia di Pordenone, indaga la polizia, coordinata dalla Procura della Repubblica: il fascicolo è stato affidato al sostituto Enrico Pezzi. La magistratura, sospettando un ‘distacco intempestivo massivo di placenta in travaglio precipitoso’, ha indagato la donna e disposto l’autopsia del corpo della neonata. La vicenda risale ad alcuni giorni fa. L’esame autoptico sarà eseguito sabato mattina all’ospedale civile di Pordenone dall’anatomopatologo Antonello Cirnelli – lo stesso che si occupò del caso di Giulia Cecchettin – e dai professori Pantaleo Greco (direttore di Ginecologia e Ostetricia del Sant’Anna di Ferrara) e Marny Fedrigo (specialista in Anatomia patologica dell’università di Padova).

La Procura ha incaricato i tre periti di accertare se il decesso del feto sia avvenuto prima, durante o dopo il travaglio. Le indagini sono scattate dopo che l’Azienda sanitaria Friuli Occidentale ha riferito alla polizia – le indagini sulla vicenda sono svolte dalla Squadra Mobile della Questura di Pordenone – della morte di un feto in un’abitazione privata di una cittadina contermine a Pordenone. Su quanto accaduto vige comprensibilmente il massimo riserbo anche perché tra le persone offese ci sarebbe il padre della bimba morta. I medici che si sono presi cura della donna nella fase di emergenza hanno manifestato sospetti e chiesto dunque un supplemento di indagine e l’esecuzione dell’esame autoptico. Secondo quanto si è appreso, infatti, sarebbero state riscontrate incongruenze tra il racconto della donna e quanto accertato dal personale che ha preso in carico la stessa paziente senza poter fare nulla per poter salvare la vita alla nascitura.

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Torre Annunziata, orrore in famiglia: 91enne colpisce la moglie a martellate e si toglie la vita

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Tragedia questa mattina in via Carminiello 9, nel cuore del centro abitato. Un uomo di 91 anni avrebbe aggredito la propria moglie, una donna di 78 anni, colpendola ripetutamente con un martello. Subito dopo, si sarebbe lanciato nel vuoto dal balcone del proprio appartamento situato al quinto piano, togliendosi la vita.

Sul posto sono immediatamente intervenuti i carabinieri della compagnia locale per i primi rilievi e per avviare le indagini. Al momento le cause del gesto restano da accertare, ma si ipotizza un raptus improvviso.

La donna, ferita gravemente ma ancora vigile al momento dei soccorsi, è stata trasportata d’urgenza all’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia in codice rosso. I medici hanno riscontrato un trauma cranico importante, ma al momento la sua vita non sarebbe in pericolo.

Le forze dell’ordine stanno ascoltando i vicini e acquisendo eventuali immagini delle telecamere di sorveglianza della zona per ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto. L’episodio ha sconvolto l’intera comunità, rimasta attonita di fronte a un gesto di tale violenza all’interno delle mura domestiche.

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