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Economia

Da Banco Bpm finanziamento di 6,6 milioni a Nexta Renewables per impiato biometano a Caivano

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Banco Bpm eroga un finanziamento da 6,6 milioni di euro a Nexta Renewable Gas (Genera Group) per la realizzazione e ammodernamento di un impianto per la produzione di biometano. Il finanziamento concesso ha una durata di 102 mesi ed è finalizzato a sostenere l’azienda nella modernizzazione di un impianto esistente per la produzione di biogas e nella realizzazione di un impianto di ammodernamento destinato alla produzione di biometano tramite il trattamento e la digestione anaerobica dei fanghi e dei liquidi derivanti dagli scarti di produzione dello stabilimento di una multinazionale alimentare a Caivano (Napoli).

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Economia

Banco Bpm boccia ancora l’Ops di Unicredit, ‘inadeguata’

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Ovviamente è ancora un no. E motivato con nuovi argomenti. Banco Bpm boccia una volta di più l’Offerta pubblica di scambio volontaria annunciata da Unicredit e lo fa citando anche “modalità di implementazione” della normativa sulla Golden Power che “da parte di Unicredit non risultano chiare”. Strategia ovviamente, ma intanto l’amministratore delegato di Banco Bpm consiglia chiaramente agli azionisti di non aderire all’Ops. I nuovi passaggi dello scontro sono contenuti nell’approvazione all’unanimità da parte del Consiglio di amministrazione di Banco Bpm del ‘comunicato dell’emittente’ sull’offerta promossa dal gruppo guidato da Andrea Orcel.

Il Cda “a seguito di un’attenta valutazione dei termini e delle condizioni descritti nel documento di offerta pubblicato da Unicredit il 2 aprile scorso e delle altre informazioni disponibili ha ritenuto l’Ops non conveniente e il corrispettivo non congruo”, afferma Banco Bpm in un comunicato. “L’offerta è completamente inadeguata e quindi noi consigliamo ai nostri azionisti di non aderire”, ribadisce l’amministratore delegato Giuseppe Castagna nella conference call con gli analisti finanziari, aggiungendo che tra le altre cose “loro sono molto più esposti alla volatilità dei mercati”. Nella nota dopo la riunione del Cda, la banca sostiene anche che il valore generato dall’acquisizione di Anima “potrebbe diluirsi all’interno di Unicredit” e che dove “a seguito dell’acquisizione dell’emittente e fermo restando quanto previsto dal provvedimento Golden Power le cui modalità di implementazione da parte di Unicredit non risultano chiare, un’eventuale riduzione delle attività di rischio ponderate dovesse interessare anche la clientela di Banco Bpm, sussisterebbero significative incertezze circa la capacità di confermare gli obiettivi di crescita e di generazione di valore su basi stand-alone”.

La strategia perseguita da Banco Bpm “incentrata sulla generazione di valore per l’azionista attraverso la piena valorizzazione delle opportunità di sviluppo del business presso la clientela di riferimento, con specifico riguardo alle famiglie e alle Pmi, appare diversa da quella implementata da Unicredit”, spiega inoltre la banca guidata da Castagna. Che ricorda come “dopo aver perfezionato un aumento di capitale da 13 miliardi nel 2017 e aver ceduto nel periodo 2017-2019 una parte dei propri asset (tra cui Pioneer Investments, FinecoBank e Bank Pekao), Unicredit ha promosso negli ultimi anni una strategia che ha comportato una riduzione delle attività ponderate per il rischio che tra il 2020 e il 2024 sono passate da 326 miliardi a 277 miliardi”. Per l’Italia “tale orientamento si è tradotto in una riduzione delle attività di rischio ponderate da 131 miliardi a 101 miliardi negli anni dal 2020 al 2024 a cui appare riconducibile una riduzione dei volumi di impieghi da 168 miliardi a 145 miliardi nello stesso periodo”, aggiunge Banco Bpm. ll consiglio di amministrazione “riconosce che l’offerta di Unicredit sottovaluta la nostra banca”, spiega da parte sua il presidente di Banco Bpm, Massimo Tononi, secondo il quale “l’offerta è inadeguata dal punto di vista finanziario e non è giusta per i nostri azionisti”. Il Cda di Banco Bpm ha infatti deciso “che il corrispettivo non è congruo da un punto di vista finanziario. Tale conclusione è supportata, tra i vari fattori considerati, dalle rispettive analisi finanziarie condotte da Citi e Lazard, in qualità di advisor finanziari, e dalle rispettive opinion”, spiega l’istituto di piazza Meda, evidenziando in particolare il “mancato riconoscimento di un premio” per l’eventuale controllo di Banco Bpm.

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Ricavi Essilux corrono anche nel 2025, affronta dazi Usa

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I ricavi di EssilorLuxottica crescono con forza anche nel primo trimestre dell’anno: l’aumento è del 7,3% contro il 4,7% dell’intero 2024. Confermati tutti gli obiettivi, con il gruppo che sta studiando “misure per contrastare l’impatto dei dazi statunitensi sulle importazioni”. Cosa che non sorprende, visto che il Nord America rappresenta una fetta cruciale dei ricavi del gigante delle lenti e dell’occhialeria. “Negli Usa ci stiamo muovendo verso un adeguamento dei prezzi a una sola cifra per le diverse linee di prodotto e per il nostro canale di distribuzione”, spiega Stefano Grassi, direttore finanziario del gruppo, rispondendo agli analisti sui dazi durante la conference call sui conti.

“Ovviamente non siamo immuni ai venti contrari delle tariffe: il 43% del nostro fatturato è realizzato negli Stati Uniti, ma direi che i principali” problemi “al momento riguardano le montature prodotte in Cina e importate negli Usa”, spiega. Nel dettaglio, nei primi tre mesi dell’anno i ricavi consolidati per EssilorLuxottica sono stati di 6.848 milioni di euro, con un aumento che arriva all’8,1% a cambi correnti. Il Nord America è in crescita del 4%, mentre l’Asia e Pacifico aumenta a doppia cifra, “con la solida performance delle soluzioni per la gestione della miopia in Cina”

. Il gruppo, nonostante il momento internazionale incerto, conferma l’obiettivo di crescita del fatturato annuo ‘mid-single digit’ dal 2022 al 2026 a cambi costanti, puntando a un range di 27-28 miliardi di euro. “Nel primo trimestre abbiamo mantenuto una solida traiettoria di crescita grazie al contributo di tutte le aree geografiche e di tutti i business”, commentano Francesco Milleri (foto Imagoecoomica in evidenza), presidente e amministratore delegato, e Paul du Saillant, vice amministratore delegato. Ma Milleri vuole anche ricordare Papa Francesco, con il quale ha recentemente collaborato. “Siamo concentrati sui risultati del gruppo ma, mentre continuiamo a portare avanti il nostro lavoro, i nostri pensieri vanno anche al Santo Padre. Ho avuto il privilegio di realizzare con lui un progetto visionario che oggi è una realtà tangibile nel cuore di Roma: l’Ospedale Isola Tiberina. Ci uniamo al cordoglio per la sua scomparsa, ricordandolo come un esempio di vita per milioni di persone nel mondo”, conclude il numero uno del gruppo nato dalla fusione con la Luxottica fondata da Leonardo Del Vecchio.

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Fmi ai paesi Ue, piani credibili per spese della difesa

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I conti pubblici globali peggiorano: il debito pubblico salirà quest’anno sopra il 95% e, nello scenario peggio, potrebbe schizzare nel 2027 al 117% del pil, il livello più alto dalla seconda guerra mondiale. Il Fondo Monetario Internazionale mette in guardia sul deterioramento delle finanze pubbliche in un contesto di rallentamento dell’economia globale a causa dei dazi. E ai paesi europei impegnati ad aumentare le spese per la difesa dice: servono piani credibili per finanziare gradualmente una maggiore spesa in modo da evitare che emergano delle “vulnerabilità”.

“Per i paesi che si trovano ad affrontare nuove esigenze di spesa, per esempio nell’ambito della difesa, è essenziale dimostrare un forte impegno per la sostenibilità a la prudenza di bilancio, garantendo allo stesso tempo la trasparenza”, osserva il Fondo invitando ad accompagnare qualsiasi aumento permanente delle spese fiscali per gli investimenti e la difesa con una maggiore “efficienza della spesa, una migliore pianificazione di bilancio pluriennale e da previsioni macroeconomiche migliorate per garantire valutazioni realistiche del loro impatto sulla crescita economica”. “Viviamo insieme questo momento storico”, ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti incontrando i funzionari italiani del Fondo.

“Noi cercheremo di farlo al meglio, voi continuate con la consueta professionalità e dedizione. Migliorarci ancora di più per superare gli ostacoli e avere un lieto fine”, ha detto il ministro. L’analisi del Fmi arriva mentre gli Stati Uniti assicurano il loro sostegno all’istituto di Washington e alla Banca Mondiale ma chiedono riforme per le due istituzioni di Bretton Woods affinché tornino alle loro missioni originarie, segnalando di fatto di volerle – nella loro condizione di maggiore azionista – cambiare. “America First non significa America Alone. Al contrario, è un invito a una più profonda collaborazione e al rispetto reciproco tra i partner commerciali”, ha spiegato Bessent.

“Lungi dal fare un passo indietro, America First cerca di espandere la leadership degli Stati Uniti in istituzioni internazionali come il Fmi e la Banca Mondiale”, ha aggiunto il segretario al Tesoro rimproverando al Fondo un “ampliamento della sua missione”. L’istituto “un tempo era irremovibile nella sua missione di promuovere la cooperazione monetaria globale e la stabilità finanziaria. Ora dedica tempo e risorse sproporzionate al lavoro sui cambiamenti climatici, sul genere e sulle questioni sociali”, ha notato. Simili le critiche alla Banca Mondiale. “Non dovrebbe più aspettarsi assegni in bianco per un marketing insipido e incentrato su slogan, accompagnato da impegni di riforma poco convinti”, ha aggiunto Bessent.

La Banca Mondiale, nella sua missione originale, “deve utilizzare le sue risorse nel modo più efficiente ed efficace possibile. E deve farlo in modi che dimostrino un valore tangibile per tutti i paesi membri”. Il Fmi e la Banca Mondiale hanno un ruolo critico nel sistema internazionale. E l’amministrazione Trump vuole lavorare con loro, a patto che rimangano fedeli alla loro missione”, ha spiegato il segretario al Tesoro Scott Bessent. Nello “status quo non sono all’altezza”, ha aggiunto.

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