Con l’audizione di Piercamillo Davigo disposta dai pm di Roma, viene messa per la prima volta nero su bianco una delle ricostruzioni della vicenda con al centro i verbali degli interrogatori resi, tra il dicembre 2019 e il gennaio 2020, ai pm milanesi dall’avvocato Piero Amara e che riguardano la presunta loggia Ungheria. Verbali segretati che Paolo Storari, il pubblico ministero che con l’aggiunto Laura Pedio aveva istruito il caso, nell’aprile dell’anno scorso consegno’ a Davigo, allora al Csm, per “autotutelarsi” a causa dell’inerzia nelle indagini da parte dei vertici del suo ufficio. La testimonianza, davanti al procuratore Michele Prestipino e al pm Lia Affinito, dell’ex componente del Consiglio Superiore della Magistratura, per quel che si puo’ intuire, riguarderebbe cio’ che sarebbe accaduto dopo che l’ex toga di Mani Pulite ricevette quelle carte, che ora stanno scuotendo la magistratura, ma che allora erano gia’ diventate terreno di scontro al quarto piano del Palazzo di Giustizia: da un lato, Storari avrebbe voluto iscrivere nel registro degli indagati 6 nomi, Amara compreso, per associazione segreta per poi fare subito dei tabulati telefonici e avviare intercettazioni, dall’altro il procuratore Francesco Greco e l’aggiunto Laura Pedio avrebbero tenuto una linea piu’ morbida, tant’e’ che le prime tre iscrizioni sono del 9 maggio 2020. Tra i temi affrontati dall’ex Consigliere del Csm, ora in pensione, secondo il quale non ci fu “nulla di irrituale”, quello su chi in quei giorni lui avrebbe informato della questione: ne avrebbe parlato con il vicepresidente David Ermini, rivelandogli, a suo dire, di avere copia dei verbali e, sempre in modo informale, con altre toghe di Palazzo dei Marescialli. Inoltre, avrebbe riferito al pg della Cassazione Giovanni Salvi dei contrasti interni alla Procura milanese su un’inchiesta delicata che coinvolgeva Amara. Salvi ha negato di aver saputo dei verbali, ma ha detto di aver “immediatamente” informato Greco, il quale iscrisse i primi nomi a maggio, dopo l’insabbiamento lamentato da Storari. La testimonianza di Davigo riguarderebbe anche il ruolo di Marcella Contrafatto, la sua ex segretaria adesso indagata per calunnia, che a sua insaputa si sarebbe impossessata di quei verbali per poi recapitarli, con una lettera anonima, a un paio di giornalisti e a Nino Di Matteo, altro componete del Csm. Nel fascicolo romano sulla fuga di notizie, intanto, e’ indagato da ieri per rivelazione di segreto d’ufficio anche Storari, il quale avrebbe messo in mano a Davigo quei verbali a Milano. Circostanza questa che il pm ribadira’ nell’interrogatorio fissato per sabato e che potrebbe incidere sulla competenza territoriale e portare i pm di Roma a trasmettere gli atti relativi alla sua posizione a Brescia, dove nell’indagine, per ora a carico di ignoti, e’ stato ipotizzata sempre la rivelazione di segreto. E mentre nei corridoi del Palazzo milanese c’e’ chi fa notare che, durante i mesi ‘caldi’ delle diatribe, dalla Procura non arrivo’ mai alcuna comunicazione alla Procura Generale milanese ne’ al Consiglio giudiziario, Storari e’ pronto a raccontare, non solo del freno all’indagine su Amara, ma anche molti altri dettagli. Come il netto contrasto con gli aggiunti Fabio De Pasquale e Pedio sull’inchiesta sul cosiddetto ‘falso complotto Eni’. Questi ultimi, infatti, hanno ‘valorizzato’ proprio certe dichiarazioni dell’ex legale esterno del gruppo petrolifero, mentre era in corso il processo sul caso Eni-Nigeria. Storari, invece, vaglio’ anche profili di calunnia. Infine, al pm milanese in queste ore sono arrivate una serie di mail di solidarieta’ dei colleghi del suo ufficio.