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Cronache

Condannata Maria Licciardi, ‘a Piccerella’ per i giudici è una boss

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Ora anche per la giustizia italiana, e non solo nell’immaginario collettivo, Maria Licciardi è una boss. Lo sancisce una sentenza del tribunale di Napoli secondo la quale era a capo dell’associazione camorristica fondata dai fratelli: Gennaro, soprannominato la scimmia, Pietro, detto Pierino, Vincenzo, ‘o chiatto, e Assunta. Il gup Antonio Baldassarre le ha inflitto 12 anni e 8 mesi di reclusione, che con il rito ordinario sarebbero diventati quasi venti. Soprannominata ‘a Piccerella’ (la piccolina, perché ultima nata della famiglia), Maria ha ispirato il personaggio di Chanel, l’unico capoclan donna della serie tv Gomorra. I Licciardi, con i clan Contini e i Mallardo, sono ritenuti i componenti ‘nobili’ dell’Alleanza di Secondigliano, di cui fa parte una fitta galassia di altri gruppi minori. Lady camorra venne arrestata dal Ros di Napoli nell’aeroporto di Ciampino, l’8 agosto 2021, mentre stava per recarsi a Malaga dove vive la figlia.

I pm antimafia Giuseppina Loreto, Celeste Carrano e Antonella Serio temevano che stesse per lasciare l’Italia. I carabinieri, anche loro tra i passeggeri in partenza, la fermarono poco prima che si imbarcasse. Anche allora si mostrò fredda e sicura, come si addice a colei che l’antimafia riteneva fosse il boss più potente della città. Lucida, ‘mente fine’, come la definì un pentito, Lady camorra avrebbe gestito per decenni un vorticoso giro di affari: con lei l’Alleanza di Secondigliano avrebbe rafforzato la sua dimensione imprenditoriale investendo nella produzione e nel commercio di ogni tipo di merce, anche all’estero. Business internazionali ma anche gestione minuta della ‘cassa comune’: ‘a piccerella ci ha sempre tenuto al welfare e sosteneva le famiglie degli affiliati detenuti, per evitare defezioni e pentimenti.

Il suo nome spunta anche nell’indagine sul furto di una preziosissima copia del Salvator Mundi, o Cristo benedicente, un dipinto del 1400 attribuito alla Scuola di Leonardo da Vinci rubato dalla Basilica di San Domenico Maggiore di Napoli e ritrovato dalla Polizia il 16 gennaio 2021, nel quartiere Ponticelli. L’acquisto del quadro e, in seconda battuta, l’individuazione di un acquirente, venne proposto a Maria Licciardi. Lady camorra avrebbe anche fornito appoggio elettorale a un non meglio identificato candidato alle elezioni regionali (poi non eletto) e la sua risolutezza emerge preponderante quando è costretta a gestire uno spinoso affare personale. Sua nipote si fece sfilare da una donna a cui era sentimentalmente legata 450 mila euro ricavati dalla vendita di una villa di famiglia sul lago Garda. Per risolvere la vicenda si fece accompagnare dalla fidanzata della nipote. Lì prima l’accoltella e poi la terrorizza con pesantissime minacce in stile film horror: “…attacco i nipoti tuoi dietro alla macchina e ti faccio piangere senza mazzate…”, le urlò per farsi restituire i soldi.

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Cronache

Gianfranco Marcello è il nuovo direttore del carcere di Secondigliano

Gianfranco Marcello, già direttore degli istituti di Benevento e Ariano Irpino, è il nuovo direttore del carcere di Napoli Secondigliano. L’USPP gli augura buon lavoro e chiede collaborazione per affrontare le criticità del personale di polizia penitenziaria.

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Gianfranco Marcello, già al vertice delle case circondariali di Benevento e Ariano Irpino, è stato nominato nuovo direttore del carcere di Napoli Secondigliano. Figura di lunga esperienza nell’amministrazione penitenziaria, Marcello si è distinto nel corso della carriera per competenze operative e attenzione costante ai temi della sicurezza.

Gli auguri e le richieste dell’USPP

L’USPP ha accolto la nomina con un messaggio di benvenuto, augurando al nuovo direttore «i più sinceri auguri» e auspicando una collaborazione proficua con la polizia penitenziaria e le organizzazioni sindacali.
Il sindacato ha sottolineato l’importanza di affrontare «con la massima trasparenza» le problematiche che riguardano il personale, convinto che solo «un confronto sereno e costruttivo» possa garantire condizioni di lavoro adeguate e la tutela della dignità professionale degli agenti.

Le priorità in uno degli istituti più complessi d’Italia

Con la direzione di Secondigliano, Marcello assume la guida di uno degli istituti penitenziari più grandi e complessi del Paese, un carcere dove le sfide legate alla sicurezza, alla gestione interna e alle condizioni del personale richiedono equilibrio, fermezza e capacità di coordinamento.
Le aspettative sono alte, ma l’esperienza maturata negli anni rappresenta una solida premessa per affrontare questo nuovo incarico.

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Cronache

Camorra 2.0 nel Nolano: l’ingegnere del clan imponeva consulenze e controllava le compravendite

L’indagine nel Nolano rivela un nuovo sistema di estorsioni “2.0”: un ingegnere del clan imponeva consulenze e progetti nelle compravendite immobiliari. Emersa anche una rete criminale sul gioco online.

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L’indagine nel Nolano rivela un nuovo sistema di estorsioni “2.0”: un ingegnere del clan imponeva consulenze e progetti nelle compravendite immobiliari. Emersa anche una rete criminale sul gioco online.

Suggerimento immagine (corpo 3)

Foto dell’ingresso del Tribunale di Napoli o immagine generica delle forze dell’ordine durante un’operazione, senza volti riconoscibili.


Camorra 2.0 nel Nolano, l’ingegnere del clan imponeva consulenze obbligate

Dal ‘porta a porta’ al metodo professionale

Niente più estorsioni tradizionali, ma un sistema “sofisticato”, che si infiltra nell’economia attraverso professionisti. È quanto emerso dall’indagine sulla camorra nel Nolano: un giovane ingegnere, rampollo del clan, utilizzava il proprio studio tecnico per imporre consulenze e progetti nelle compravendite e nelle pratiche edilizie.
«Un metodo aggiornato di estorsione», ha spiegato il procuratore di Napoli Nicola Gratteri. Non richieste esplicite di denaro, ma l’obbligo di ingaggiare lo studio del clan per qualsiasi operazione immobiliare.

Pressioni anche sulla Curia di Nola

Il sistema era così radicato da coinvolgere anche la Curia di Nola. Quando l’ente ecclesiastico decise di vendere un terreno, fu costretto a subire la pressione dell’ingegnere legato al clan Russo.
Un controllo capillare, silenzioso e costante, che permetteva all’organizzazione di orientare affari e transazioni sul territorio.

L’alleanza criminale tra Russo e Licciardi

Il procuratore aggiunto Sergio Ferrigno ha sottolineato come l’indagine abbia rivelato una collaborazione strategica tra i Russo del Nolano e i Licciardi, parte dell’Alleanza di Secondigliano.
L’asse criminale si concretizzava soprattutto nel settore del gioco d’azzardo. I due clan gestivano piattaforme online, reti di agenti e centri scommesse clandestini. Chi non pagava la quota dovuta veniva minacciato.

Scommesse online e struttura capillare

Secondo gli investigatori, il sistema era ormai industriale: siti dedicati, raccolta delle giocate fuori dai circuiti legali, gestione dei profitti e redistribuzione interna. Un giro d’affari enorme, controllato dai vertici clanici e protetto da una rete di intermediari.

Indagini su Caf e pratiche dei migranti

L’inchiesta non è chiusa. Restano accesi i fari su un Centro di Assistenza Fiscale e sulle pratiche relative ai migranti, che potrebbero nascondere ulteriori infiltrazioni criminali.

Un territorio che non denuncia

«L’agro Nolano è solo apparentemente tranquillo», ha detto il maggiore Andrea Coratza, comandante del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna.
«La realtà è che nessuno denuncia».
Un silenzio che permette alla camorra di radicarsi, evolversi e controllare interi settori dell’economia locale.

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Cronache

Camorra a Nola, minacce al dirigente comunale: l’inchiesta svela il controllo del clan Russo

Nell’indagine che ha portato a 44 arresti nel Nolano emerge la minaccia a un dirigente comunale: il clan Russo controllava pratiche edilizie, affari immobiliari e gioco d’azzardo.

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Nell’indagine che ha portato a 44 misure cautelari nel Nolano compare anche una frase minacciosa rivolta da un ex consigliere comunale al direttore tecnico del Comune di Nola: «Stai attenta a quello che fai». L’uomo, oggi ai domiciliari, secondo gli investigatori parlava «per conto del clan Russo» e chiedeva alla dirigente di chiudere un occhio su alcune pratiche edilizie di interesse del gruppo criminale.
La donna, un ingegnere, è stata l’unica a sporgere denuncia durante le attività investigative, come precisato dai carabinieri.

Il quadro ricostruito dagli investigatori

Per il generale Biagio Storniolo, comandante provinciale dei Carabinieri di Napoli, l’indagine mostra «la chiara lettura di una camorra che opera controllando tutte le attività sul territorio». Un sistema criminale che non si limita all’intimidazione, ma che «si evolve e cresce, infiltrandosi nell’imprenditoria, nel tessuto economico e nel settore immobiliare, dalle compravendite al gioco d’azzardo».

Un’organizzazione che agisce con metodi raffinati

Il tenente colonnello Paolo Leoncini, comandante dei Carabinieri di Castello di Cisterna, ha evidenziato come il clan operasse «con metodi raffinati», dimostrando «grandi capacità organizzative», e come anche le indagini si siano avvalse di avanzate tecnologie informatiche per ricostruire il sistema di potere e le pressioni sugli uffici pubblici.

Un territorio sotto pressione

L’inchiesta conferma l’obiettivo del clan Russo: condizionare pratiche, affari e attività economiche, insinuandosi nella macchina amministrativa e utilizzando intimidazioni mirate per garantirsi controllo e profitti.

Ovviamente siamo nel campo delle accuse e gli indagati hanno diritto ad essere considerati, in questo stato del procedimento, non presunti colpevoli ma ancora innocenti fino a sentenza definitiva.

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