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Spettacoli

Colin Farrell: mio figlio James sarà ricoverato in una struttura, scelta difficile ma necessaria

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Colin Farrell (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato la sua intenzione di ricoverare il figlio James, 21 anni, in una struttura di assistenza a lungo termine. Una scelta difficile, presa insieme all’ex compagna Kim Bordenave, motivata dalla volontà di garantire al ragazzo un futuro sereno e sicuro. James è affetto dalla sindrome di Angelman, una rara malattia genetica che compromette il sistema nervoso centrale e causa gravi ritardi nello sviluppo.

Il timore di lasciarlo solo

In un’intervista alla rivista inglese Candis, Farrell ha raccontato:
«Alcuni genitori vogliono occuparsi da soli del proprio figlio, e rispetto questa scelta. Ma io temo che se domani avessi un infarto, o se Kim morisse in un incidente, James resterebbe solo, diventando un pupillo dello Stato. Dove andrebbe? Chi si occuperebbe di lui?».

Proprio per evitare questo scenario, l’attore e l’ex compagna stanno cercando un luogo dove James possa essere accolto già ora, con il loro sostegno, prima che eventuali eventi imprevisti li separino da lui.

La Colin Farrell Foundation per le disabilità intellettive

Nel 2023 Farrell ha creato la Colin Farrell Foundation, dedicata a fornire sostegno a persone con disabilità intellettivee alle loro famiglie. È un impegno nato dall’esperienza personale vissuta accanto al figlio James. La fondazione promuove consapevolezza, supporto e inclusione sociale per migliorare la qualità della vita di chi vive condizioni simili.

I limiti dell’assistenza dopo i 21 anni

Uno dei problemi sollevati da Farrell riguarda l’accesso ai programmi di assistenza.
«Quando tuo figlio compie 21 anni, perde il diritto a molti programmi di supporto. I corsi di educazione speciale finiscono, le misure di sicurezza vengono meno, e ti ritrovi con un giovane adulto che dovrebbe essere parte della società, ma viene spesso abbandonato».

Il rischio, secondo l’attore, è quello di una profonda disconnessione tra le istituzioni e le reali necessità delle famiglie.

James, la forza di un padre per cambiare vita

James è nato nel 2003 dalla relazione tra Colin Farrell e Kim Bordenave. È stato proprio lui, ha raccontato più volte l’attore, a spingerlo a cambiare vita, ad abbandonare l’alcol, a diventare un uomo presente e responsabile.
«Volevo essere presente, consapevole, all’altezza di un figlio speciale» ha detto Farrell, che ha anche un altro figlio, Henry Tadeusz, 15 anni, con l’attrice polacca Alicja Bachleda-Curus.

Oggi, la priorità è trovare una struttura dove James possa vivere con dignità, sentirsi parte di una comunità e costruire una vita piena e felice.

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Musica

Rocco Hunt, il ragazzo di giù diventa grande: “Ho 30 anni e ancora la rabbia del Sud”

Esce l’album Ragazzo di giù: tra neomelodico, rap e introspezione, la maturità artistica di un figlio del Sud.

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A 30 anni, Rocco Hunt ha già alle spalle 15 anni di carriera, una vittoria a Sanremo, hit estive, strofe militanti e un’identità artistica sempre più nitida. Ma oggi, con il nuovo album Ragazzo di giù, in uscita venerdì, Rocco — per molti ancora affettuosamente “Rocchino” — completa un percorso che lo conferma maturo, consapevole e profondamente legato alle sue radici.

“Sono fortunato, canto chi non lo è stato”

Il brano che dà il titolo al disco è un manifesto identitario.
“Io sono il ragazzo di giù fortunato”, spiega Rocco, “quelli che canto sono stati meno fortunati, magari non hanno dovuto lasciare casa, ma hanno pagato altri prezzi”. La nostalgia per la sua terra non è solo geografica, è memoria viva di un mondo che spesso si perde tra le distanze culturali.

Tra disagio e riscatto: “A Nord si perdono i valori”

“Oggi Napoli fa figo, ma vivere al Nord è diverso”, dice. Il successo, per lui, ha un prezzo. “Contano i numeri, non i valori”, afferma, parlando anche del figlio Giovanni, 8 anni, cresciuto tra Milano e Napoli: “Ha un accento diverso, ma deve sapere da dove viene, imparare l’inglese e la cazzimma partenopea”.

Il dialetto come identità: “È mamma, papà e biberòn”

Per Rocco il dialetto non è solo stile, ma lingua del cuore:
“È la strada dove sei cresciuto, la voce dei tuoi nonni, il suono dell’anima”. E anche se ha girato l’Italia e il mondo, resta anima di Scampia, del Sud e dei suoi contrasti.

Il rap, il neomelò, e il coraggio delle parole

Ragazzo di giù è un album eterogeneo, che passa da Gigi D’Alessio a Massimo Pericolo, da Irama a Baby Gang, mischiando il rap con la melodia napoletana e l’attualità più bruciante. In Demone santo, per esempio, denuncia con rabbia il crollo del ballatoio della Vela di Scampia:
“Quelle creature sono vittime dello Stato. A che serve il tricolore sulle bare bianche, se Cristo in quelle case non ci entra?”

Sanremo, De Filippo e il mare della costiera

Nel disco anche introspezione e memoria, con brani come ‘A notte, ispirato a Eduardo De Filippo, e Domani chissà, dove Rocco rievoca lo scugnizzo che si tuffava a bomba nel mare della costiera. E non manca un pensiero al futuro:
“Vorrei un secondo figlio”, dice, ma con il timore delle malattie, dei sacrifici, della fragilità.

Il tour: dal Molise a Milano, passando per la Reggia

Il tour estivo partirà il 20 giugno da Campobasso, con gran finale l’11 settembre alla Reggia di Caserta e il 6 ottobre all’Unipol Forum di Milano.
“Senza le mie radici non sarei quello che sono”, conclude Rocco.
E quando gli chiedono se oggi è ancora “‘nu juorno buono”, risponde senza esitazioni:
“Sì. Ma è sempre più difficile non vedere le nuvole all’orizzonte”.

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Spettacoli

Sara Tommasi, “dalla Bocconi al porno, guadagnavo 10mila euro a sera “ho perso tutto e sono rinata”

La confessione dell’ex showgirl: “Il dolore mi ha formata. Ma oggi ho una vita sana e felice”.

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In un’intervista al Corriere della Sera, Sara Tommasi (foto Imagoeconomica) si racconta con tenerezza e consapevolezza, rievocando il passato tra luci e ombre, e descrivendo il presente con un sorriso nuovo, accanto al marito e agente Antonio Orso, sposato nel 2021 in piena pandemia.

Ora sto bene”, dice. Non prende più farmaci da quando si è sposata, vive tra Terni e Sharm el-Sheikh, ha una vita regolare, dorme bene, fa palestra, lavora con equilibrio. E soprattutto si sente amata.

Il passato doloroso e la malattia

La Tommasi racconta con sincerità gli anni più difficili, segnati da un disturbo bipolare che lei stessa con coraggio ha ammesso pubblicamente: “Il problema è quando non si accetta la malattia. Si fanno errori da cui non si può più tornare indietro”. Fa riferimento anche ai film porno, al processo per violenza sessuale poi conclusosi con l’assoluzione degli imputati, e al dolore per non aver ascoltato la madre, che le chiedeva di curarsi. “Ce l’ho con me stessa”, confessa.

Gli affetti, le radici, il nuovo inizio

Ricorda con amore la madre Cinzia, scomparsa tre anni fa per il Parkinson, e la sua infanzia a Terni tra le merende in pasticceria dai nonni e i sogni da bambina. Confessa di essersi persa con le droghe, cercando conforto fuori dai farmaci prescritti: “Mi ha fatto uscire di testa”. Ma oggi, grazie ad Antonio, è rinata: “Quando mi parla, io mi sento bene”.

Carriera e ricordi felici

Rivive con emozione i momenti d’oro della carriera: Paperissima, l’Isola dei Famosi, Chiambretti Night, il calendario per Max. Parla con affetto di Gerry Scotti, Fabrizio Frizzi, Simona Ventura, e rivela che una delle esperienze più belle è stata proprio l’Isola, nel 2006.

A sorpresa, aggiunge: “Mi piacerebbe condurre un programma solare. E c’è l’idea di un docufilm sulla mia vita, per parlare di bipolarismo”.

Il futuro tra sogni e consapevolezza

Non esclude l’adozione: “Ho avuto un’operazione all’utero, la gravidanza sarebbe a rischio. Ma ci stiamo pensando”. Intanto si gode i piccoli gesti, il gelato con il marito, gli incontri con i suoi suoceri. E ammette: “Siamo ancora nella fase adolescenziale del nostro amore”.

Infine, il senso profondo del suo percorso: “Il dolore ti forma. Ma bisogna imparare a valorizzare quello che si ha. Io l’ho capito quando ho perso tutto”.

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Spettacoli

Valeria Marini: con mamma non ci parliamo da settembre, ma spero in una riconciliazione

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Valeria Marini (Foto Imagoeconomica), voce squillante e carattere stellare, non nasconde la fatica emotiva di una distanza familiare che dura da mesi. Intervistata dal Corriere della Sera, l’attrice e showgirl racconta del gelo che persiste tra lei e sua madre Gianna Orrù, con cui non si sente da settembre.
«Domenica scorsa, a Domenica In, sono stata felice di vederla e di accertarmi che stava bene. Ma no, non mi ha ancora sbloccata sul cellulare», rivela con un misto di dolore e speranza.

Una ferita nata dalla truffa dei Bitcoin

Secondo Valeria, la frattura affonda le radici nella truffa dei Bitcoin che ha colpito la madre e di cui si attende la sentenza a novembre.
«Quell’esperienza ha intaccato la sua serenità giorno dopo giorno», spiega. Marini le è stata vicina, le ha trovato un avvocato di fiducia – la legale Laura Sgrò – e ha persino raccontato la vicenda in pubblico per alleggerire il senso di umiliazione. Ma tutto questo non è bastato.

L’ultima rottura: «Forse sono stata troppo dura»

Il momento della rottura definitiva, racconta Valeria, è arrivato quando ha cercato di cambiare tono con la madre:
«Le ho detto, forse troppo duramente, che anch’io ero stata truffata ma non avevo reagito litigando con tutti. Da lì, il silenzio».
Un silenzio che ha fatto male anche durante il Natale, sacro per la showgirl: «Quel giorno sono andata a casa sua. Mi ha aperto dopo un’ora e mi ha detto cose irripetibili. Ho capito che non era ancora il momento per ritrovarci».

Le parole che fanno male

Durante l’ospitata a Domenica In, Gianna Orrù ha espresso giudizi che hanno ferito Valeria, come il riferimento alla Sardegna o il rimpianto per aver lasciato la palestra per seguirla a Roma. «Preferisco non commentare quella parte», taglia corto Valeria, che però riconosce: «Capisco che il suo stato d’animo sia molto alterato».

Un legame ancora possibile

Nonostante tutto, Valeria Marini non chiude la porta.
«Non voglio pensare alle cose belle del passato, ma a quelle belle che potremo ancora fare insieme», dice, aprendo uno spiraglio a una futura riconciliazione. La speranza, in fondo, è tutta lì: che il tempo lenisca la rabbia, e che madre e figlia possano tornare a scegliersi.

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