Lo scontro all’interno del Consiglio d’indirizzo del Teatro San Carlo, una delle principali istituzioni culturali del Paese, con la Regione Campania, è serio. Ad alimentarlo, lo scontro, è il socio fondatore, la Regione, che minaccia di sospendere l’erogazione dei contributi destinati al San Carlo per un importo di 7 milioni di euro. Nel corso di una “infuocata riunione” del Consiglio d’Indirizzo del teatro più antico d’Europa, svoltasi ieri, sarebbero emersi duri contrasti tra il rappresentante della regione e il sovrintendente Stephane Lissner, strombazzatissimo fino all’arrivo ma all’atto pratico ha dato dimostrazione di vuoto pneumatico oltre ad aver sistemato qualche suo assistito nel Real Teatri. La Regione contesta la nomina – che risale al 2020 – del direttore generale del San Carlo, Emmanuela Spedaliere. Il rappresentante della Regione in Consiglio di indirizzo Maurizio Borgo, ritiene la nomina illegittima, arrivando a minacciare l’uscita dalla Fondazione che gestisce il teatro in caso di mancato annullamento della stessa. Insomma De Luca pare essere stato chiaro, via la Spedaliere e la Regione continuerà a restare l’architrave del San Carlo. Altrimenti la Regione toglierà i viveri al sovrintendente spendaccione. La regione, secondo alcuni retroscena apparsi sui quotidiani napoletani, in realtà avrebbe messo nel mirino, o meglio sarebbe il vero obiettivo, Stephane Lissner, il Sovrintendente e direttore del Massimo napoletano. De Luca avrebbe più volte contestato rigidità caratteriali e cattivi rapporti con il maestro Riccardo Muti. Al punto che Muti, napoletano e main sponsor della magnificenza del San Carlo nel mondo, causa presenza di Lissner, avrebbe cancellato lo scorso anno tre suoi spettacoli in cartellone. Su questo scontro che si consuma da mesi si innesterebbe poi la difficoltà del San Carlo di mantenere un livello decente di programmazione causa mancanza di soldi. Perchè le erogazione di fondi pubblici sarebbero insufficienti a mantenere aperto il teatro anche per le spese eccessive del direttore Lissner. E, va detto, alle poche risorse stanziate e messe a disposizione da soggetti pubblici si aggiunge l’assenza di organizzazioni come Confindustria, Camera di Commercio, Banche e altri istituti finanziari cittadini che in città come Milano garantiscono alla Scala fondi per decine di milioni di euro. Insomma, per capirci, Lissner sarà pure spendaccione e forse manco tanto capace di gestire un Teatro come il San Carlo, ma non si può non ricordare che non c’è alcun paragone possibile tra il Regio Napoletano e il Lirico di Milano. C’è una sproporzione di risorse messe in campo che rende il gap incolmabile.
Duecento delegazioni provenienti da tutto il mondo si sono ritrovate oggi, fino al 29 novembre, a Napoli nelle sale di Palazzo Reale con l’obiettivo di individuare e definire una strategia comune per la tutela del patrimonio materiale e immateriale Unesco. Le priorità della Conferenza Unesco Cultural Heritage in the 21st Century saranno contenute nella carta ‘Lo spirito di Napoli’ che sarà emanata a conclusione dei lavori. Punti centrali del documento saranno il rapporto tra beni materiali e immateriali, i cambiamenti climatici, i cui effetti hanno un impatto negativo anche sulla conservazione e tutela dei monumenti, e la lotta al traffico illecito di beni culturali che colpisce in modo particolare e “significativo”, è stato rimarcato, l’Italia e la Grecia.
Ad aprire la Conferenza, il messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha sottolineato come “la preservazione della cultura in tutte le sue forme è fra le espressioni più alte di collaborazione fra gli Stati, oltre che fondamentale strumento di convivenza civile e di rispetto dell’altro. Un principio purtroppo ignorato oggi in tante parti del mondo” ed ha altresì evidenziato come “le nuove sfide quali l’interdipendenza sempre più stretta, il cambiamento climatico, l’urbanizzazione accelerata e i flussi migratori incontrollati ci impongono di attualizzare e ampliare gli strumenti di tutela del patrimonio, rispondendo all’imperativo di trasmetterlo intatto alle generazioni future”.
La Conferenza Unesco, voluta dal vice-presidente del Consiglio e ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani, e dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, è organizzata da Maeci e MiC con il contributo del Comune di Napoli. L’appuntamento, come sottolineato dal ministro Sangiuliano, “vuole essere un grande momento di confronto e di scambio di esperienze tra governi per costruire insieme risposte concrete e condivise alle sfide del nostro tempo”, avendo come basi fondanti la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio mondiale e la Convenzione per il patrimonio culturale immateriale, “strumenti che hanno reso norma di diritto internazionale un principio essenziale: quei siti, luoghi, tradizioni e pratiche che hanno eccezionale valore per il pianeta sono sì patrimonio di uno Stato ma anche patrimonio dell’intera umanità”.
Unesco, la Carta di Napoli per la tutela del patrimonio Sangiuliano Manfredi
Tra i temi che i delegati affronteranno c’è quello della sostenibilità del turismo, fenomeno che se da un lato aiuta lo sviluppo economico dei territori dall’altro non deve snaturarne l’identità. Ed è in questa direzione cha va la proposta avanzata dall’amministrazione comunale di Napoli e che sarà contenuta del documento conclusivo della Conferenza Unesco. “Vanno individuati strumenti di regolazione dell’uso dei centri storici – ha affermato il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi – che consentano di regolare le attività commerciali e residenziali anche per fare in modo che le identità territoriali vengano preservate e che le comunità non vengano espulse dai centri storici”. Un tema, quello del sovraffollamento delle città e in particolare dei loro centri storici che attanaglia molti luoghi d’interesse a livello globale. Da qui la richiesta che gli Stati si dotino di strumenti anche legislativi per governare i flussi turistici al fine di evitare una turistificazione che modifichi per sempre la natura e l’identità dei centri storici.
In occasione dell’importante anniversario degli 800 anni dal primo presepe a Greccio, Papa Francesco ha voluto commemorare questo evento con la creazione di un presepe ispirato all’iconografia di quell’epoca. L’organizzazione di questa iniziativa è stata affidata alla Fondaco, che ha coinvolto diversi partner di prestigio per garantire un risultato straordinario.
Per le illuminazioni, è stata chiamata l’azienda I Guzzini, rinomata per la sua esperienza nel campo dell’illuminazione artistica. L’obiettivo era ricreare un’atmosfera suggestiva che richiamasse il contesto storico del primo presepe a Greccio nel lontano 1223. La scenografia è stata affidata a Cinecittà, celebre per le sue produzioni cinematografiche, garantendo un ambiente autentico e coinvolgente.
Le figure del presepe sono state realizzate dalla Cantone & Costabile, un’azienda napoletana già nota per aver creato due presepi monumentali nel 2013 e nel 2017, seguendo le tecniche costruttive del pastore napoletano del Settecento. Questa volta, la Bottega si è cimentata in una sfida ancora più grande: la creazione di figure a grandezza umana, ambientate a Greccio nel 1223.
La scelta di riportare alla vita il contesto storico e l’iconografia del primo presepe è stata accolta con entusiasmo e rispetto per la tradizione. La Cantone & Costabile ha lavorato con maestria per dare vita a figure che trasmettessero l’autenticità e la semplicità del messaggio natalizio. La precisione nella riproduzione dei dettagli e l’attenzione alla storia hanno reso il presepe un tributo significativo a questo importante evento nella storia della cristianità.
Con questa iniziativa, Papa Francesco ha voluto non solo celebrare il passato ma anche trasmettere un messaggio di umiltà e riflessione, invitando tutti a contemplare la semplicità e la bellezza della natività. L’omaggio agli 800 anni del primo presepe a Greccio è diventato un’opportunità per riunire le persone intorno a valori universali di pace, amore e solidarietà, rendendo il Natale ancora più speciale.
“La decisione della commissione che ha bocciato il film di Paola Cortellesi porta la data del 12 ottobre 2022. Il ministro della Cultura allora in carica, che ha nominato la Commissione, non era Gennaro Sangiuliano che ha giurato il 22 ottobre 2022”. Lo precisa l’ufficio stampa del ministero della Cultura, in riferimento all’articolo di Repubblica sui mancati finanziamenti pubblici a C’è ancora domani, campione di incassi con oltre 20 milioni di euro raccolti al botteghino. “Le date non mentono. La bocciatura di questo film di grande successo, diventato il simbolo della lotta delle donne contro la violenza di genere, non è imputabile a un organismo nominato dal ministro Sangiuliano né è avvenuto in data in cui lui era in carica. Spiace, infine, che questa polemica sia inserita nel discorso più generale legato a questo importante tema. Il ministero della Cultura è in prima fila, con le sue nuove attività presentate qualche giorno fa insieme ai Ministri Giuseppe Valditara ed Eugenia Roccella, per promuovere una cultura del rispetto e dell’educazione” aggiunge l’ufficio stampa del MiC. “Il film di Paola Cortellesi è molto bello, consiglio di vederlo. Se fosse dipeso da me, sarebbe stato in cima alla lista delle opere finanziate. Questo conferma il lavoro con cui stiamo riformando l’intero sistema. Per fortuna che, a breve, nel pieno rispetto della normativa, ci sarà una nuova commissione”, dice il ministro Sangiuliano.