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Cultura

“Berlino, 1989. La storia in istantanea” in una mostra a Saluzzo con le foto di Mario Laporta

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Il 9 novembre 2019 saranno passati 30 anni dalla dissoluzione della Germania dell’Est e dalla distruzione del muro di Berlino. Quel muro era un ricordo indelebile del sangue versato nel vecchio continente, dei milioni di morti per ideologie e totalitarismi che hanno rappresentato e rappresentano il buio della ragione dei nostri tempi. Allora, quando il muro di Berlino crollò, dicemmo “mai più muri!”. Sembra che da quella pagina di storia, da quel muro, abbiamo tratto scarsi insegnamenti.

Mario Laporta. Fotoreporter

A trent’anni da quel 9 novembre 1989, le fotografie di Mario Laporta e la carica espressiva di quegli istanti fissati dall’obiettivo della sua macchina fotografica, riescono a far rivivere, anche a chi non c’è mai stato a Berlino Est, quegli istanti drammatici sì ma di liberazione da ogni forma di costrizione fisica, psicologica, intellettuale.

Le foto di Mario Laporta rappresentano quel momento storico, fissano quegli istanti e sono in mostra nel contesto postindustriale della Ex Fabbrica Bertoni di Saluzzo, in occasione di Berlino, 1989. La storia in istantanea. Non è una mostra, ma è “la mostra” ideata e realizzata dell’Istituto Garuzzo per le Arti Visive. L’Istituto propone una inedita presenza installativa, plastica. L’esposizione è scandita da un ampio murale composto da 178 fotografie, 12 immagini sospese e fuori formato e una proiezione, per attraversare le emozioni e le sensazioni vissute dai protagonisti di una vicenda diventata patrimonio della memoria collettiva. Perchè sembra un ricordo così vivo ancora? Perchè quel novembre del 1989, Mario Laporta, un fotoreporter, l’autore delle foto, si trovava a Berlino est, con in tasca un biglietto per Lipsia mai più utilizzato. Doveva realizzare un reportage fotogiornalistico sulle proteste dei sindacati. Nessuno avrebbe mai osato pensare che sarebbe crollato il muro di Berlino. L’attenzione dei media occidentali era concentrata sulla narrazione delle proteste sindacali ma quando il Muro venne abbattuto, fu subito evidente a tutti che stava accadendo qualcosa di incredibile, sio stava scrivendo la storia. “Pazzesco” e “incredibile”, erano le parole che le persone si scambiavano, per provare a dare un aggettivo a ciò che vedevano succedere davanti ai loro occhi.

Sono passati trent’anni e Mario Laporta ricorda ancora nitidamente il momento in cui corse nella parte est della città di Berlino assieme alla sua compagna di vita,  la macchina fotografica. Corse ad immortalare la Storia.  “Tutti i giorni pagavo la tassa di ingresso per oltrepassare il confine. Da una parte c’era l’Ovest, la vetrina dell’Occidente, piena di giovani e di entusiasmo; dall’altra si manifestava quotidianamente contro il governo, per un comunismo più libertario”. Lui, senza saperlo, si trovava nel posto giusto al momento giusto. “Era una giornata come le altre, non ci aspettavamo niente”, racconta. “Ero appena rientrato a casa, mi ha chiamato un ragazzo per raccontarmi ciò che stava succedendo. Io non parlavo tedesco, non capivo ciò che mi stava dicendo. Appena ho sentito alla televisione l’annuncio, sono corso verso la porta di Brandeburgo”. Il resto è storia, anzi la Storia del Vecchio Continente. Una storia raccontata attraverso le foto di Mario Laporta.

La Mostra è ideata e organizzata dall’Istituto Garuzzo per le Arti Visive.

Le fotografie sono di Mario Laporta 

A cura di Mario Francesco Simeone

In collaborazione con il Comune di Saluzzo

La presentazione della mostra si farà nel corso di una conferenza stampa e anteprima venerdì 27 settembre 2019 alle ore 11.00 nell’ex  Fabbrica Bertoni, via Griselda 14, Saluzzo, in provincia di Cuneo.

Alla conferenza stampa interverranno:

Attilia Gullino  (Assessore alla Cultura – Comune di Saluzzo);

Rosalba Garuzzo (Presidente Istituto Garuzzo per le Arti Visive);

Mario Laporta (fotoreporter);

Mario Francesco Simeone (curatore)

 

Giornalista. Ho lavorato in Rai (Rai 1 e Rai 2) a "Cronache in Diretta", “Frontiere", "Uno Mattina" e "Più o Meno". Ho scritto per Panorama ed Economy, magazines del gruppo Mondadori. Sono stato caporedattore e tra i fondatori assieme al direttore Emilio Carelli e altri di Sky tg24. Ho scritto libri: "Monnezza di Stato", "Monnezzopoli", "i sogni dei bimbi di Scampia" e "La mafia è buona". Ho vinto il premio Siani, il premio cronista dell'anno e il premio Caponnetto.

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Cultura

Maurizio Landini, esce “Un’altra storia” per parlare ai giovani

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Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini si racconta per la prima volta nel libro ‘Un’altra storia’ con l’intento di parlare soprattutto ai giovani. “Uno dei motivi che mi ha spinto a raccontare la mia esperienza di vita e di lotta, è che vedo tra le giovani generazioni una straordinaria domanda di libertà. Una domanda di libertà e di realizzazione che non può essere delegata ad altri o rinviata a un futuro lontano, ma che si costruisce giorno per giorno a partire dalla lotta per cambiare le condizioni di lavoro e superare la precarietà. Se riuscirò ad accendere nei giovani la speranza e la voglia di lottare per la loro libertà nel lavoro e per un futuro migliore, potrò dire di aver raggiunto uno degli obiettivi che mi ero prefisso. Questo libro, con umiltà, vuole parlare soprattutto a loro” dice Landini.

In libreria proprio a ridosso dei referendum abrogativi dell’8 e 9 giugno su lavoro e cittadinanza, ‘Un’altra storia’ è una narrazione intima tra ricordi, aneddoti e svolte professionali ed esistenziali, che si intreccia alla storia degli ultimi quarant’anni di questo paese, con un focus su alcune grandi ferite sociali di ieri e di oggi che ancora sanguinano e che devono essere rimarginate. Dagli anni Settanta ai giorni nostri, dall’infanzia e l’adolescenza a San Polo d’Enza, fino alle esperienze sindacali degli inizi a Reggio Emilia e Bologna, al salto nazionale in Fiom prima e in Cgil poi, nel libro di Landini non mancano le analisi sulle grandi questioni legate al mondo del lavoro e a quello delle grandi vertenze, tra cui Stellantis, il rapporto con i governi Berlusconi, Prodi, Renzi, Conte, Draghi e Meloni, nella declinazione dell’idea-manifesto del “sindacato di strada”, in cui democrazia e autonomia sono il grande orizzonte.

Questa narrazione personale e intima, ricca di spunti e riflessioni, si tiene insieme a quelle che sono le battaglie storiche del segretario e della sua azione “politica”: la dignità del lavoro, affermata nel dopoguerra e nella seconda metà del Novecento e “negata nell’ultimo ventennio a colpi di leggi sbagliate, che le iniziative referendarie propongono, infatti, di correggere e riformare profondamente” sottolinea la nota di presentazione. ‘Un’altra storia’ è un libro che ci parla di diritti da difendere, battaglie ancora da fare e del futuro.

Eletto segretario generale della Cgil nel 2019, Landini ha cominciato a lavorare come apprendista saldatore in un’azienda artigiana e poi in un’azienda cooperativa attiva nel settore metalmeccanico, prima di diventare funzionario e poi segretario generale della Fiom di Reggio Emilia. Successivamente, è stato segretario generale della Fiom dell’Emilia-Romagna e, quindi, di quella di Bologna. All’inizio del 2005 è entrato a far parte dell’apparato politico della Fiom nazionale. Il 30 marzo dello stesso anno, è stato eletto nella segreteria nazionale del sindacato dei metalmeccanici Cgil. Il primo giugno del 2010 è diventato segretario generale della Fiom-Cgil. Nel luglio del 2017 ha lasciato la segreteria generale della Fiom per entrare a far parte della segreteria nazionale della Cgil.

MAURIZIO LANDINI, UN’ALTRA STORIA (PIEMME, PP 224, EURO 18.90)

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Cultura

Consulta: niente automatismo sulla sospensione dei genitori, decide il giudice

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Stop all’automatismo che impone la sospensione della responsabilità genitoriale per i genitori condannati per maltrattamenti in famiglia. Lo ha stabilito la Corte costituzionale con la sentenza n. 55 del 2025, dichiarando illegittimo l’articolo 34, secondo comma, del Codice penale nella parte in cui non consente al giudice di valutare in concreto l’interesse del minore.

Una norma rigida che non tutela sempre i figli

L’automatismo previsto dalla norma, secondo cui alla condanna per maltrattamenti in famiglia (articolo 572 c.p.) segue obbligatoriamente la sospensione della responsabilità genitoriale per il doppio della pena, è stato giudicato irragionevole e incostituzionale. Secondo la Consulta, la previsione esclude qualsiasi valutazione caso per caso e impedisce al giudice di verificare se la sospensione sia effettivamente nell’interesse del minore, come invece richiedono gli articoli 2, 3 e 30 della Costituzione.

Il caso sollevato dal Tribunale di Siena

A sollevare la questione è stato il Tribunale di Siena, che aveva riconosciuto la responsabilità penale di due genitori per maltrattamenti nei confronti dei figli minori, ma riteneva inadeguato applicare in automatico la sospensione della responsabilità genitoriale. Il giudice toscano ha evidenziato la possibilità concreta che, in presenza di una riconciliazione familiare e di un miglioramento del contesto domestico, la sospensione potesse arrecare un danno ulteriore ai minori.

Il principio: al centro l’interesse del minore

La Corte ha ribadito che la tutela dell’interesse del minore non può essere affidata a presunzioni assolute, bensì deve derivare da una valutazione specifica del contesto familiare e della reale efficacia protettiva della misura. Il giudice penale deve dunque essere libero di stabilire, caso per caso, se la sospensione della responsabilità genitoriale sia davvero la scelta più idonea alla protezione del figlio.

La continuità con la giurisprudenza

La decisione si inserisce nel solco della sentenza n. 102 del 2020, con cui la Consulta aveva già bocciato l’automatismo previsto per i genitori condannati per sottrazione internazionale di minore. In entrambi i casi, si riafferma il principio secondo cui le misure che incidono sulla genitorialità devono essere coerenti con i valori costituzionali e orientate alla tutela concreta del minore.

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Cultura

Addio a Mario Vargas Llosa, Nobel per la Letteratura: è morto a Lima a 89 anni

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Il mondo della cultura piange la scomparsa di Mario Vargas Llosa (foto in evidenza di Imagoeconomica), uno dei più grandi romanzieri del Novecento e premio Nobel per la Letteratura nel 2010. Lo scrittore peruviano si è spento oggi, domenica, a Lima all’età di 89 anni, circondato dalla sua famiglia, come ha comunicato suo figlio Álvaro attraverso un messaggio pubblicato sul suo account ufficiale di X.

«Con profondo dolore, rendiamo pubblico che nostro padre, Mario Vargas Llosa, è morto oggi a Lima, circondato dalla sua famiglia e in pace».

Una vita tra letteratura e impegno

Nato ad Arequipa il 28 marzo del 1936, Vargas Llosa è stato tra i più influenti autori della narrativa ispanoamericana contemporanea. Oltre ai riconoscimenti letterari internazionali, ha vissuto una vita profondamente segnata anche dall’impegno civile e politico.

Con la sua scrittura tagliente e lucida, ha raccontato le contraddizioni della società peruviana e latinoamericana, esplorando con coraggio e passione temi di potere, ingiustizia e libertà.

I capolavori che hanno segnato la sua carriera

Autore di romanzi fondamentali come “La città e i cani” (1963), durissima denuncia del sistema militare peruviano, e “La casa verde” (1966), Vargas Llosa ha lasciato un’impronta indelebile nella letteratura del Novecento. La sua vasta produzione comprende anche saggi, articoli e testi teatrali.

Un addio in forma privata

Come reso noto dalla famiglia, i funerali saranno celebrati in forma privata e, nel rispetto della volontà dell’autore, le sue spoglie saranno cremate. Un addio sobrio, coerente con la riservatezza che ha spesso contraddistinto l’uomo dietro lo scrittore.

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