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Coronavirus, i numeri dell’epidemia in Italia: 10.590 malati, 1045 guariti, 827 morti

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Nel giorno in cui l’Organizzazione mondiale della Sanità ha dichiarato la pandemia, il contagio del coronavirus corre in Italia.

Sono 10.590 i malati complessivi di Covid 19, quelli ricoverati con sintomi 5.838 e 3.724 sono in isolamento domiciliare, mentre i guariti sono in tutto 1.045 di cui 41 nelle ultime 24 ore.

Nel bollettino quotidiano il capo della protezione civile Angelo Borrelliha poi precisato che il numero di malati è aumentato di 2.076 unità rispetto a ieri e quello complessivo dei contagiati – comprese le vittime e i guariti – ha raggiunto quota 12.462.

In aumento anche i decessi da Nord a Sud: sono complessivamente 827, 196 in più nelle ultime 24 ore, di cui la maggior parte nelle regioni del Nord.I record negativo di pazienti contagiati spetta ancora una volta alla Lombardia, con 7.280 casi complessivi, seguita dall’Emilia Romagna con 1.739 e dal Veneto con 1.023 contagiati.

E ancora i casi sono 501 in Piemonte e 479 nelle Marche. Seguono i 320 pazienti della Toscana, i 194 della Liguria. In Campania i casi sono 154, 150 in Lazio, 126 in Friuli Venezia Giulia, 77 in Puglia e provincia Trento, 75 in provincia Bolzano, 83 in Sicilia, 46 in Umbria, 38 in Abruzzo, 37 in Sardegna, 20 in Valle d’Aosta, 19 in Calabria, 16 in Molise e 8 in Basilicata.I malati in terapia intensiva sono 1.028, rispetto a ieri 151 in più.

Per Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Iss,”guardando l’intero genoma del virus, si vedono solo piccole mutazioni. A differenza di quanto è stato scritto, non è diventato più aggressivo”.

Dati allarmanti ma che potrebbe essere soggetto a variazioni: la conferma arriverà solo dopo che l’Istituto Superiore di Sanità avrà stabilito la causa effettiva del decesso. Poche le regole da rispettare per limitare il contagio. “Il consiglio è sempre lo stesso – ha sottolineato Borrelli – uscire per lo stretto necessario e indispensabile e anche chi esce a piedi deve portare l’autocertificazione”.

“Avevamo detto che i dati della Lombardia erano parziali e oggi abbiamo numeri che fanno sì che i dati possano apparire come un numero elevato, ma in realtà la crescita odierna è nel trend dei giorni scorsi”, rassicura Borrelli, sottolineando che in pratica, tra i contagi figurano anche 600 sono malati di cui ieri non erano disponibili i dati.Sul fronte italiano, la dichiarazione dell’Oms di pandemia non cambia molto, spiega Rezza.

“Noi – dice – quello che dovevamo fare lo stiamo facendo” ma la misura dell’Oms “è un invito agli stati membri ad intervenire in maniera molto ma molto più restrittiva” rispetto alle misure attualmente in vigore.In Italia, ormai diventata tutta ‘zona protetta’, ci sono regioni che invocano misure più stringenti. Prima tra tutte la Lombardia che vuole passare a un livello successivo: chiudere uffici e fermare bus e metro, abbassare le saracinesche di locali e negozi ad eccezioni di alimentari e farmacie. Un’ipotesi su cui il commissario Borrelli si è detto possibilista. Quanto all’impiego dell’Esercito per far rispettare il Dpcm già in vigore ha sottolineato che “un controllo c’è, ma voglio ricordare che ci deve essere un comportamento responsabile da parte di ognuno di noi”. E mentre Milano si prepara al blocco delle attività, le misure più severe chiest dalla Lombardia potrebbero essere estese presto a tutta l’Italia. Anche Piemonte è pronto a chiudere tutto. Il governatore Alberto Cirio ha detto che “se il governo deciderà che la Lombardia farà questo passo credo che anche il Piemonte dovrà in qualche modo essere compreso”.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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