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Anastasia disse al fidanzato Luca che era tutto ok, poi ci fu l’omicidio

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  La sera del 23 ottobre Luca Sacchi, Anastasia e Giovanni Princi erano li’, fuori al pub nella zona di via Latina, per “fare qualcosa di illecito”, non certo per comprare una motocicletta. A dirlo e’ un testimone oculare, Domenico Costanzo Marino Munoz, amico di Sacchi, che si trovava con i due ragazzi negli istanti prima della drammatica colluttazione e dello sparo. Per i pm di piazzale Clodio il giovane cileno e’ un testimone chiave per ricostruire la dinamica di quanto avvenuto al punto che la Procura ha depositato il verbale dell’audizione svolta il 6 dicembre scorso al tribunale del Riesame che oggi si e’ riservato di decidere sulle istanze di annullamento delle misure presentate dai difensori della fidanzata di Luca e da quelli di Princi, amico del personal trainer. I due sono accusati del tentativo di acquisto di un ingente quantitativo di droga. “La sera dell’aggressione ho percepito che Luca, Anastasia, Giovanni Princi e le persone notate in via Latina stavano facendo qualcosa di poco lecito e, come da mia abitudine, ho preferito farmi i fatti miei”, afferma il testimone- . Ritengo molto verosimile che la sera dell’aggressione” le persone presenti hanno “concordato una cessione o l’acquisto di sostanze stupefacenti. Non penso proprio che nella nostra passione della moto qualcuno abbia fatto traffico di moto o parti di esse, rubati. Anzi lo escludo”. Munoz nel corso del confronto con il pm Nadia Plastina ha raccontato dei minuti precedenti la colluttazione. “Princi ci ha salutato sul marciapiede di via Bartoloni mentre eravamo presenti io, Luca ed Anastasia”. Munoz spiega, quindi, che Anastasia “si e’ allontanata. Non ho visto cosa facesse perche’ si trovava alle nostre spalle e avra’ detto qualcosa a Luca che io non ho percepito. Anastasia aveva lo zaino in spalla e credo che sia tornata indietro verso via Latina, ma non l’ho vista perche’ io e Luca avevamo gia’ svoltato l’angolo su via Mommsen. La fidanzata di Luca dopo circa due minuti ci ha raggiunti e ha detto a lui: ‘tutto a posto!’, lui non ha detto nulla ma ha annuito con la testa. Io non ho chiesto nulla”.

Il teste fornisce la sua versione anche sull’aggressione. “Sul marciapiede di via Mommsen ho visto un ragazzo che con una mazza colpiva Anastasia alla testa e urlava: ‘dacce la borsa’. Al primo colpo la ragazza si e’ accasciata ed e’ stata colpita nuovamente. Luca – dice – si e’ accorto dell’aggressione e si e’ posto di fronte all’aggressore che lo ha spinto. In quello stesso istante e’ sopraggiunto il secondo aggressore che impugnava una pistola: ho visto che ha puntato l’arma verso Luca, che nel frattempo si era chinato verso Anastasia, e ha esploso il colpo”. Dalle carte dell’indagine,infine, emergono i rapporti pessimi tra Anastasia, che da settembre non frequentava piu’ casa Sacchi, e la famiglia del suo ragazzo. In una intercettazione del 3 novembre scorso, definita dai carabinieri “di nessun interesse per le indagini” si evidenziano “i degenerati rapporti”. Anastasia, parlando con una amica, afferma: “Io ho scritto al fratello (di Luca ndr) tutti questi giorni, non mi ha mai risposto”. “Nella lunga conversazione – si legge nell’informativa – appare evidente che la ragazza prova un forte astio verso tutti i familiari di Luca”. Riferendosi alla madre dice:”quella c’ha una famiglia piena di ignoranti, non si sa da dove vengono. Non ha mai lavorato, non ha mai fatto nulla?lei e’ ‘na cozza, ‘na botte”.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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