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Economia

Euro digitale, il portafoglio avrà un limite di 3.000 euro: la Bce studia costi e impatti per le banche

La Bce lavora all’euro digitale con un limite di 3.000 euro per portafoglio. Costo stimato tra 4 e 5,7 miliardi per il sistema bancario. Obiettivo: garantire sicurezza e stabilità finanziaria.

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Un portafoglio digitale di euro utilizzabile tramite carta o app sullo smartphone, con una giacenza massima di 3.000 euro: è questa l’ipotesi su cui sta lavorando la Banca Centrale Europea (Bce) in vista del lancio dell’euro digitale, previsto nei prossimi anni.

La soglia, proposta dai co-legislatori europei, non è ancora vincolante ma rappresenta il punto di equilibrio tra innovazione e stabilità bancaria.
L’obiettivo è permettere ai cittadini europei di usare una moneta digitale pubblica, emessa direttamente dalla Bce, senza provocare un deflusso eccessivo di depositi dalle banche commerciali.


Costi e tempi del progetto: fino a 5,7 miliardi per le banche

Secondo le analisi tecniche della Bce, l’investimento complessivo per la realizzazione dell’euro digitale – tra aggiornamento dei sistemi informatici, interfacce cliente e nuovi POS – oscillerebbe tra 4 e 5,77 miliardi di euro a livello di sistema.
Un valore in linea con le stime fornite dalla Commissione Europea nel 2023.

Il progetto ha ricevuto il via libera politico dall’Eurogruppo, che ha sbloccato il dossier in vista di una posizione comune del Consiglio Ue.
Nel 2026, una volta pubblicata la bozza di rapporto del Parlamento Europeo, si aprirà il “trilogo” tra Parlamento, Commissione e Consiglio, ultimo passaggio prima dell’approvazione definitiva.


Effetti sui depositi bancari: deflusso contenuto, ma rischio in caso di crisi

L’introduzione dell’euro digitale comporterà inevitabilmente un certo deflusso di liquidità dai conti bancari ai wallet digitali, ma secondo la Bce l’impatto sarà contenuto.
In condizioni normali, la stima parla di circa 100 miliardi di euro di liquidità in uscita, con un coefficiente di liquidità complessivo (LCR) in lieve calo dal 166% al 163%.

Scenario diverso, seppur considerato altamente improbabile, in caso di grande crisi finanziaria: se tutti i cittadini europei trasferissero la somma massima di 3.000 euro nel proprio wallet, il deflusso totale arriverebbe a 699 miliardi di euro.
In tale contesto, solo 13 banche su oltre 2.000 scenderebbero a un LCR del 100%, e nove si collocherebbero leggermente sotto la soglia minima prevista dagli standard di Basilea, restando comunque in sicurezza sotto l’ombrello della Bce.


Euro digitale vs stablecoin: la risposta europea ai pagamenti globali

L’euro digitale sarà una moneta pubblica e garantita, alternativa europea alle stablecoin – le valute digitali private, spesso denominate in dollari, che dominano il mercato americano.
A differenza di queste ultime, sottolinea la Bce, i deflussi resterebbero nell’area euro, evitando che la liquidità si trasformi in dollari e sfugga alla giurisdizione europea.

La Bce punta così a rafforzare la sovranità monetaria dell’Unione Europea e a creare un’infrastruttura di pagamento sicura, trasparente e accessibile, in grado di integrare – e non sostituire – il contante fisico.

L’euro digitale, conclude la Bce, sarà “moneta del futuro, ma con le garanzie del presente”: un mezzo di pagamento moderno, ma ancorato alla fiducia pubblica che da sempre accompagna la moneta unica.

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Economia

Sanità, autunno caldo sui contratti: salta la trattativa dei farmacisti, in bilico il rinnovo per medici e ospedalieri

Tensione sui rinnovi contrattuali nella Sanità: saltato il tavolo dei farmacisti, rischio sciopero nazionale. Prosegue la trattativa per medici ospedalieri e medici di famiglia.

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È un autunno di tensioni nel settore della Sanità, dove il fronte dei rinnovi contrattuali rischia di aprire una stagione di scioperi e proteste. Dopo il via libera al contratto del comparto sanità, si sono aperte le trattative per medici ospedalieri, farmacisti e collaboratori, ma il dialogo si è subito complicato.


Farmacisti, trattativa saltata: i sindacati minacciano lo sciopero

Il tavolo per il rinnovo del contratto dei farmacisti e dei collaboratori di farmacia, che riguarda circa 60mila lavoratori, è saltato dopo la sospensione della trattativa da parte di Federfarma.
Le sigle sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs parlano di una “decisione di gravità inaudita” e annunciano una mobilitazione nazionale.

La cancellazione dell’incontro del 9 ottobre mette in discussione mesi di lavoro e impegno”, denunciano le sigle, pronte a proclamare uno sciopero nazionale.
Federfarma, da parte sua, replica che “non è giunto alcun segnale concreto dai sindacati” e che la minaccia dello sciopero “pone ulteriori ostacoli al rinnovo del contratto”.


Medici ospedalieri, trattativa all’Aran: in gioco 1,2 miliardi di euro

Non meno complessa la trattativa all’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, per il rinnovo del contratto dei medici ospedalieri 2022-2024.
L’accordo interessa oltre 130mila dirigenti medici, sanitari, veterinari e delle professioni sanitarie.

Le risorse a disposizione ammontano a 1,2 miliardi di euro, con un aumento medio di 491 euro mensili per 13 mensilità.
Vogliamo firmare quanto prima il contratto per garantire la parte economica e aprire subito la trattativa per il 2025-2027”, spiega Pierino Di Silverio, segretario di Anaao Assomed.

Il nuovo contratto dovrebbe focalizzarsi su progressioni di carriera, flessibilità del lavoro e valorizzazione dei giovani medici specializzandi.


Medici di famiglia, trattativa al via il 15 ottobre

Dal 15 ottobre partiranno i negoziati alla Sisac per l’Accordo collettivo nazionale della medicina generale relativo al triennio 2022-2024, che riguarda circa 37mila medici di famiglia.
Speriamo di chiudere entro dicembre”, afferma Silvestro Scotti, segretario nazionale della Fimmg, che auspica anche una chiusura del successivo accordo 2025-2027 entro giugno.

Tra i temi centrali ci sono il coinvolgimento dei medici di famiglia e dei pediatri nelle Case della Comunità, previste dalla riforma dell’assistenza territoriale e finanziate con i fondi del Pnrr.


Il comparto sanità già rinnovato

L’unico rinnovo già concluso resta quello del comparto sanità, firmato a giugno.
La pre-intesa per il triennio 2022-2024 coinvolge oltre 580mila dipendenti non medici del Servizio sanitario nazionale – tra infermieri, ostetriche, tecnici e amministrativi – con aumenti tra 150 e 172 euro mensili.

Mentre il governo e le parti sociali lavorano ai nuovi contratti, l’autunno della sanità italiana si annuncia caldo: tra farmacisti in agitazione, medici in attesa e risorse da distribuire, la tensione rischia di sfociare presto in una protesta nazionale.

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Economia

Stellantis, boom di consegne nel terzo trimestre 2025: +13% grazie al Nord America e ai nuovi modelli europei

Stellantis chiude il terzo trimestre 2025 con 1,3 milioni di veicoli consegnati, +13% rispetto al 2024. Crescono Nord America ed Europa, mentre Maserati cala. Calenda chiede Elkann in Parlamento.

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Stellantis chiude il terzo trimestre 2025 con un bilancio in forte crescita: 1,3 milioni di veicoli consegnati, pari a un +13% rispetto allo stesso periodo del 2024.
Il gruppo automobilistico, guidato per la prima volta nel trimestre da Antonio Filosa, mostra una ripresa trainata dal Nord America, dove la spinta della “cura Filosa” ha portato le consegne a 104 mila unità in più, con un balzo del 35%su base annua.

In crescita anche l’Europa, con 38 mila veicoli in più (+8%), mentre si consolidano i risultati positivi in Medio Oriente e Africa.


Nord America spinge con il Ram 1500 e il riequilibrio delle scorte

Negli Stati Uniti, Stellantis ha beneficiato delle prime consegne del Ram 1500 con motore Hemi V-8, uno dei modelli di punta del marchio Ram.
La casa automobilistica ha spiegato che il risultato positivo riflette “una normalizzazione nella dinamica delle scorte”, dopo le riduzioni produttive decise nel 2024 per ottimizzare la filiera.

Il mercato nordamericano resta il principale motore di crescita per il gruppo, che ha visto un aumento complessivo del 35% delle consegne rispetto all’anno precedente.


Europa, crescita spinta dai nuovi modelli Smart Car

Nel Vecchio Continente, la ripresa è legata all’avvio della produzione di quattro nuovi modelli su piattaforma Smart Car di segmento B:

  • Citroën C3

  • Citroën C3 Aircross

  • Opel Frontera

  • Fiat Grande Panda

Questi modelli non erano ancora in produzione nel 2024 e rappresentano il pilastro del piano Stellantis per rafforzare la propria presenza nel mercato europeo delle city car e compatte.
Il risultato è stato però parzialmente compensato dal calo delle consegne di veicoli commerciali leggeri e da una flessione in alcuni Paesi ad alto volume.


Medio Oriente e Africa in crescita, Sud America rallenta

Nelle altre regioni, le consegne sono aumentate complessivamente di 10 mila unità (+3%).
Il risultato è stato trainato dal +21% in Medio Oriente e Africa, grazie ai progressi in Algeria, Turchia ed Egitto, mentre in Sud America si è registrato un lieve calo del 3% dovuto al confronto con un 2024 eccezionale, quando Stellantis aveva recuperato i ritardi di consegna in Brasile dopo le alluvioni nel Rio Grande do Sul.


Maserati in flessione, il rilancio passa per Imparato

Unica nota negativa arriva da Maserati, che segna una flessione del 19% delle consegne nel trimestre.
Per il rilancio del marchio del Tridente, Stellantis ha affidato la guida a Jean Philippe Imparato, già responsabile di Alfa Romeo.


Calenda chiede Elkann in Parlamento, Urso: “Se il Parlamento lo vuole, torni”

Sul piano politico, il leader di Azione Carlo Calenda ha chiesto che il presidente di Stellantis John Elkanntorni in Parlamento” per riferire sulle strategie industriali del gruppo, sostenendo che “dall’incontro del 20 ottobre con i sindacati non uscirà nulla”.
Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha replicato: “Se il Parlamento lo chiede, credo che Elkann dovrebbe tornare, ci mancherebbe altro”.


Titolo in Borsa altalenante

Sulla scia dei dati positivi sulle consegne, il titolo Stellantis ha inizialmente guadagnato terreno in Borsa, salvo poi chiudere la seduta in forte calo (-7,27%), penalizzato dal peggioramento dei mercati dopo le minacce di Donald Trump di nuovi dazi alla Cina.

I risultati ufficiali del terzo trimestre saranno esaminati dal board il 30 ottobre, data che segnerà il primo vero banco di prova per la gestione Filosa.

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Economia

Banco Bpm smentisce le voci di nuove fusioni: “Ricostruzioni fantasiose, nessun contatto con Crédit Agricole o Banca Asti”

Il presidente di Banco Bpm, Massimo Tononi, definisce “fantasiose” le voci su nuove operazioni di fusione o acquisizione, smentendo contatti con Crédit Agricole e Banca Asti.

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Molte voci prive di fondamento realistico”: così il presidente di Banco Bpm, Massimo Tononi, ha commentato le indiscrezioni che nelle ultime ore vedono l’istituto di Piazza Meda coinvolto in una nuova ondata di fusioni e acquisizioni bancarie, con presunti contatti con Crédit Agricole e Banca Asti.

Leggo molte ricostruzioni sui giornali che non hanno alcun fondamento”, ha dichiarato Tononi a margine di un convegno del Centro Studi Guido Rossi a Pavia.
Stiamo proseguendo la nostra normale attività e siamo contenti dei risultati”, ha aggiunto il banchiere, sottolineando che “Banco Bpm ha tutte le possibilità di crescita, anche in modo inorganico, ma nulla di quanto menzionato o ipotizzato sui media corrisponde al vero”.


Tononi: “Sconcertato da alcune ricostruzioni”

Il presidente ha parlato di “ricostruzioni fantasiose” che lo hanno lasciato “sconcertato”, poiché “in taluni casi mancano di qualsiasi fondamento realistico”.
Pur non escludendo in prospettiva future opportunità di crescita, Tononi ha ribadito che non esiste alcun dossier aperto né con Crédit Agricole né con altri istituti, e che la priorità resta la gestione ordinaria della banca.

Guardiamo al mondo che ci circonda con metodo e raziocinio, ma restiamo concentrati sul nostro lavoro quotidiano, che ci sta dando grandi soddisfazioni”, ha spiegato il presidente.


Banca Asti e Crédit Agricole: arrivano le smentite

A smentire ogni contatto anche la stessa Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, azionista principale di Banca Asti con una quota del 31,8%.
Non è pervenuta alcuna comunicazione formale”, ha chiarito la fondazione, precisando che non vi sono in corso trattative o manifestazioni d’interesse.

Accanto alla Fondazione CrAsti, figurano tra i soci Fondazione Cr Biella (12,91%), Fondazione Crt (6%), Fondazione Cr Vercelli (4,2%), Banco Bpm (9,9%) e circa 20.000 piccoli azionisti con il restante 35%.

Anche il sindaco di Asti è intervenuto per confermare che “le notizie circolate in merito a una possibile acquisizione sono infondate”.


Un risiko bancario più mediatico che reale

Le parole di Tononi chiudono, almeno per ora, la porta a nuove ipotesi di consolidamento nel sistema bancario italiano, dove Banco Bpm è spesso indicata come protagonista di futuri movimenti strategici.
Dopo mesi di speculazioni e indiscrezioni di stampa, la banca milanese ribadisce una linea di stabilità e prudenza, mantenendo il focus sulla redditività interna e sulla solidità patrimoniale come leve di crescita per il futuro.

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