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Scontri al liceo, Mattarella ‘civiltà è diga a violenza’

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Non si placa la polemica sugli scontri al liceo di Firenze. Mentre il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, in un tweet postato di prima mattina, ha precisato di non aver mai minacciato sanzioni nei confronti della preside del liceo Da Vinci di Firenze, Annalisa Savino, che aveva pubblicato una lettera aperta ai suoi studenti criticata ieri dal ministro, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel discorso pronunciato stamane al Quirinale ai nuovi Alfieri della Repubblica a cui ha consegnato gli attestati d’onore – presente lo stesso ministro Valditara, seduto in prima fila – ha scandito parole nette contro la violenza. Mattarella, che ha citato tra l’altro i giovani della Rosa Bianca, che persero la vita per opporsi al nazismo, ha fatto riferimento anche alla violenza davanti alle scuole.

“Voi agite – ha osservato il capo dello Stato – come fanno tante e tanti ragazze e ragazzi, praticando solidarietà, impegno comune, facendovi carico dei problemi generali, capendo che non si vive da soli ma si vive insieme agli altri e ci si realizza insieme agli altri. Tutto questo è un antidoto, una diga, anche contro la violenza e per questo vi ringrazio, perchè indica un modello di vita che si contrappone a quello di prepotenza, sopraffazione, violenza. La vediamo purtroppo sovente: violenza nelle famiglie, violenza nelle abitazioni, violenza contro le donne, violenza in tante circostanze per strada, addirittura nei giorni scorsi davanti a una scuola contro ragazzi”.

Intanto Priorità alla scuola ha lanciato una petizione a sostegno della dirigente scolastica contro “il ministro delle teleminacce” che ha oltrepassato abbondantemente le 100 mila firme e non smette di raccoglierne di nuove. Sulla vicenda è intervenuto il provveditore della Toscana, Roberto Cutolo, il quale ha chiarito che “i presidi sono leader della loro istituzione scolastica, la rappresentano e hanno la responsabilità di questa rappresentazione giuridica, anche dal punto di vista educativo. Devono fare delle scelte e assumersi della responsabilità”. Ed è tornato ad attaccare il ministro Valditara il candidato segretario del Pd Stefano Bonaccini (“l’unico fuori posto è lui, per me può tranquillamente dimettersi”), mentre M5s con il leader Giuseppe Conte ha chiesto che il titolare di viale Trastevere vada in Parlamento a riferire.

Il sindaco di Firenze, Dario Nardella, riferisce di “una grande voglia di manifestare il dissenso, di organizzare una grande manifestazione pacifica, non violenta, non aggressiva”; il governatore De Luca parla di “parole volgari sulla preside” da parte del ministro, il Codacons annuncia un esposto, la Rete degli studenti del Lazio – che oggi ha organizzato iniziative davanti ad alcune scuole – fa notare come “a 6 giorni dal pestaggio squadrista” dai banchi del governo non sia arrivata “una parola di condanna”, per Fratoianni (SI) “devono tornare a Fiuggi”. E ancora, per il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, le affermazioni del ministro verso la preside sarebbero “quasi intimidatorie”; per il segretario generale della Cgil Maurizio Landini quanto avvenuto davanti al liceo di Firenze è “un atto squadrista, dobbiamo mobilitarci”, mentre per il sindacato dei dirigenti scolastici Andis nelle parole della preside non c’è alcuna strumentalizzazione. A sostegno di Valditara scende in campo il segretario della Lega di Firenze, Federico Bussolin.

“La preside Savino – afferma – è stata candidata nel 2009 alle primarie locali del Pd, dimostrando quindi ogni suo interesse per la politica e la propaganda di partito, nonostante tutti sbandierassero la sua neutralità”. La sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti osserva che “nel ruolo di preside io non avrei fatto quella lettera, mi sembra un po’ troppo ideologizzata”. “Il ministro Valditara – dice infine il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli (FdI) – ha preso questa posizione non certo per censurare la dirigente scolastica ma perché rispetto a quello che è accaduto ci sono versioni contrastanti sulle quali stanno indagando le autorità. Detto questo: violenza mai, chiunque ne fa uso sbaglia”.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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