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Corona Virus

Ema: “booster sicuro dopo 3 mesi. Vaccinare i bimbi”

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L’Europa e’ sempre piu’ rossa, non e’ escluso che Omicron gia’ a Natale sia prevalente. E in attesa che la scienza abbia un quadro piu’ chiaro sulla variante, la via maestra resta quella di vaccinarsi tutti. Anche i bambini. Nel consueto briefing settimanale, l’Ema insiste sullo stesso punto sul quale, da settimane, anche Cts e governo in Italia pongono l’accento: immunizzarsi e’ sicuro, lo e’ per tutti e serve anche contro Omicron. E dall’Agenzia europea con sede ad Amsterdam arriva anche, e in maniera netta, l’invito a provvedere alla terza dose. “La raccomandazione attuale e’ di somministrare dosi di richiamo preferibilmente dopo 6 mesi” ma “i dati disponibili supportano la somministrazione sicura ed efficace di una dose di richiamo gia’ a 3 mesi dal completamento della vaccinazione primaria”, ha sottolineato il responsabile della task-force vaccini dell’Ema, Marco Cavaleri, che ha promosso a pieni voti anche l’eterologa. “La combinazione di vaccini virali vettoriali seguiti da vaccini mRNA produce alti livelli di anticorpi contro il coronavirus”, sono state le sue parole. Finora, in ambito Ue, solo la Grecia ha dato il placet al booster dopo 3 mesi. La corsa alla terza dose puo’ avere pero’ anche degli effetti collaterali. L’Oms si e’ detta infatti preoccupata che i Paesi piu’ ricchi, assediati da Omicron, comincino a conservare un numero via via maggiore di fiale, sottraendole alle popolazioni piu’ povere. Da qui l’invito dell’organizzazione a mantenere alto il ritmo delle donazioni per “affrontare quella che e’ diventata una pericolosa diseguaglianza nell’accesso” al vaccino. Del resto in tutta Europa l’allerta e’ massima. Nell’ultimo aggiornamento delle mappe del Centro europeo per la Prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) il colore dominante in Ue restano il rosso e il rosso scuro, sinonimo di contagi elevati o ai massimi livelli. Nelle ultime 24 ore altri 65 casi di Omicron si sono registrati nell’Unione, portando il totale a 402. “E non disponiamo ancora di dati sufficienti sull’impatto della variante”, ha spiegato l’Ema, definendo “possibile ma non sicuro” che entro Natale Omicron sostituisca Delta, al momento la variante prevalente in Europa. Una luce, nel tunnel della quarta d’ondata, tuttavia potrebbe esserci e sta negli effetti del contagio da Omicron. “Ci sono segnali che possa essere meno grave di Delta”, ha annunciato il direttore generale dell’Aifa Nicola Magrini. “Finora i casi sembrano perlopiu’ lievi”, e’ la conferma arrivata anche dall’Ema. Magrini, parlando in commissione Sanita’ al Senato, ha anche manifestato un cauto ottimismo sull’efficacia dei vaccini attuali nel contrasto ad Omicron. Serviranno altre prove insomma, ma nel frattempo Italia e Ue Ema rilanciano l’invito a immunizzare i bambini dai 5 agli 11 anni. “Tutti vanno presi in considerazione per il vaccino, i dati mostrano che le infezioni e i ricoveri di bambini sono in aumento”, ha spiegato Cavaleri, rimarcando anche che i dati su eventuali effetti collaterali di Pfizer “sono rassicuranti”. Nel frattempo, l’Ue accelera nella ricerca di dosi alternative. Entro l’anno l’Ema potrebbe dare via libera all’uso di Novavax, vaccino a base proteica e piu’ tradizionale che puo’ essere conservato anche in frigorifero. Finora solo l’Indonesia ne ha autorizzato l’uso.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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