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Parla Antonio Di Maio, il padre del vicepremier: Luigi non sa nulla dei miei presunti errori, basta attaccarlo con questa ferocia

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“Le mie responsabilità non possono ricadere sui miei figli” dice Antonio Di Maio, padre del vicepremier e capo politico dei Cinque Stelle. Il linciaggio, la sequela di attacchi, la caccia all’uomo scatenata per stanare Luigi Di Maio attaccando brutalmente la famiglia non si ferma. Pensare che ci sia un disegno? Una regia? Chissà, certo è un crescendo. La polemica sugli abusi edilizi del nonno,. i lavoratori in nero nell’azienda di famiglia gestita di fatto dal padre, la mamma di Di Maio in azienda e il sequestro di alcuni beni sui terreni di loro proprietà. Non c’è una denuncia, non c’è alcun reato accertato, ma da settimane non si parla d’altra in certi tg e su molti giornali.

Caccia ai calcinacci nella masseria dei Di Maio, ora anche i vigili urbani di Mariglianella diventano protagonisti

Accostare le vicende di Di Maio con quelle dei babbi di Renzi e Boschi è ridicolo, ma c’è chi lo fa ed inserisce anche questo nel frullatore mediatico. “Sono due vicende sono totalmente differenti” dice Antonio Di Maio “e bene ha fatto mio figlio a prendere  le distanze dagli errori che ho commesso io, facendo massima trasparenza presentando tutte le carte. Non si è sottratto alle domande, non ha fatto nulla per favorirmi o nascondere fatti ed ha fatto bene. Lo conosco, è mio figlio, non avrebbe potuto avere altro comportamento perché è una persona onesta” ha raccontato Antonio Di Maio al Corriere della Sera in una intervista, prima concessa dopo giorni di attacchi furibondi culminati con i vigili urbano piombati in forze, con un  drone addirittura, in una masseria non abitata per fare verifiche. La cosa che più amareggia Antonio Di Maio è  la sequenza di attacchi feroci, spropositati alla famiglia “per colpirlo ma lui non ha la minima colpa. Non era a conoscenza di nulla. Le mie responsabilità non possono ricadere sui miei figli. Tornare indietro non si può ma se potessi riavvolgerei il nastro per non ripetere gli errori del passato. Questo non è possibile quindi posso solo dire che mi dispiace”.
Incomprensioni e dissapori nei rapporti personali? Antonio Di Maio conferma ogni parola del figlio. “Luigi dice la verità sempre. In passato ci sono state delle incomprensioni che per fortuna con il tempo abbiamo superato. Penso possa accadere tra un padre ed un figlio”.

E qui Antonio Di Maio spiega con onestà e a cuore aperto quello che accade nelle famiglie normali, sopratutto al Sud, dove i papà per tutelare le  famiglie affrontano i momenti difficili da soli “ma sono pronto a rispondere dei miei errori. Dovete lasciar stare la mia famiglia, i miei figli che non c’entrano nulla con tutto questo. Quando si commettono degli errori li si nasconde ai propri figli perché si ha paura che possano perdere la stima nei tuoi confronti. Io volevo che i miei figli fossero orgogliosi del loro papà. E ora non so se è così ed è la cosa che mi fa più male” spiega sempre Antonio Di Maio.

Il ruolo di amministratore della società ricoperto dalla moglie? Non è possibile fare una cosa del genere per legge? “Lo abbiamo scoperto negli ultimi anni è così ci si è attrezzati per cederla. Abbiamo sempre detto ai nostri figli che era tutto in regola”.
Così come mai, sostiene Antonio Di Maio, il figlio Luigi ha saputo alcunché circa il funzionamento dell’azienda di famiglia, di contratti o di persone in nero o altre cose aziendali.

Elena Di Maio: fango contro la famiglia per colpire lui, manco ai peggiori camorristi

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A New York si commemorano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

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Una giornata speciale per i ragazzi delle medie e delle superiori per commemorare due simboli della lotta alla mafia: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nel triste anniversario della Strage di Capaci. L’appuntamento si è svolto presso la Scuola d’Italia di New York Guglielmo Marconi, guidata da Michael Cascianelli. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non sono solamente nomi nella storia italiana, ma incarnano valori di coraggio, integrità e impegno civico. Per far comprendere appieno il significato di queste figure agli studenti della Scuola d’Italia Guglielmo Marconi, è stato organizzato un incontro con due esperti del campo: il Professore Antonio Nicaso e il Professore Rosario G. Scalia.

Il Professore Nicaso, storico delle mafie e autore di varie opere sull’argomento, ha condiviso con gli studenti la sua vasta esperienza e aneddoti privati, invitandoli a guardare al futuro con ambizioni elevate e a non scendere mai a compromessi di fronte alle mafie. L’incontro è stato condotto dal Professore Scalia, professore del dipartimento di Italiano alla Rutgers – State University of New Jersey, che ha moderato l’evento e ha portato anche una testimonianza personale, ricordando la sua infanzia a Catania e l’ombra costante della mafia che aleggiava sulla città. Ha evidenziato come frasi dette dai genitori come “stai tranquillo che i mafiosi si uccidono solo tra loro” per tranquillizzare i propri figli, o “ci si uccide solo al sud” o “solo in Italia” abbiano contribuito a creare una distanza emotiva e fisica dalle persone nei confronti della mafia. Ha invitato gli studenti a non voltare le spalle alla realtà, ma ad affrontarla con coraggio e determinazione, senza mai fare un passo indietro.

L’incontro, coordinato dalla Professoressa Cristiana Grassi, ha suscitato grande interesse e partecipazione da parte degli studenti, dimostrando l’importanza di educare le giovani menti alla consapevolezza civica e alla lotta contro ogni forma di criminalità. La morte di Falcone e Borsellino ha avuto un impatto profondo non solo in Italia, ma anche oltre confine. Negli Stati Uniti, Giovanni Falcone è ricordato come un eroe, anche dall’FBI. Una statua eretta a Quantico, sede dell’FBI, testimonia il rispetto e l’ammirazione che gli americani nutrono per il giudice italiano. La relazione tra Stati Uniti e Falcone si consolidò durante il celebre caso “Pizza Connection” durante gli anni del Maxiprocesso di Palermo. Oggi, la collaborazione tra Italia e Stati Uniti nel campo della lotta alla criminalità organizzata prosegue su queste solide basi, dimostrando che l’eredità di Falcone e Borsellino continua a essere una fonte di ispirazione nel cammino verso una giustizia globale e una cooperazione internazionale più stretta.

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Carabinieri: prima confisca e conversione in euro di monete digitali sottratte a napoletani

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La Sezione Criptovalute del Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria ha completato con successo la prima operazione di conversione in euro di beni confiscati in monete digitali. L’attività è conseguente al sequestro di Bitcoin e Monero, per un controvalore di circa 11mila euro, avvenuto a gennaio 2023, quando la Prima Sezione Operativa di Roma e la Sezione Criptovalute hanno eseguito otto misure cautelari nei confronti di individui, tutti residenti a Napoli, sospettati di appartenere ad un gruppo criminale dedito alla contraffazione valutaria. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli e condotte con la collaborazione di Eurojust ed Europol, fanno parte di un ampio contesto investigativo iniziato nel 2018, mirato a smantellare una rete di distribuzione di banconote contraffatte attraverso il Darkweb, canali Telegram e il trasferimento di criptovalute come Bitcoin e Monero su wallet dedicati. Lo rende noto un comunicato dell’Arma.

“Nel corso delle operazioni le criptovalute sequestrate – in particolare Monero e Bitcoin, spiega la nota – erano state trasferite dalla Sezione Criptovalute su portafogli dedicati, attraverso l’uso di tecniche e software sviluppati direttamente dal Reparto Specializzato dell’Arma che consentono la creazione dei wallet garantendo, oltre ad una elevata sicurezza, anche una gestione particolare delle chiavi private e/o seed phrase. L’approccio utilizzato dalla Sezione Criptovalute assicura che nessun singolo operatore possieda la conoscenza completa della chiave privata, eliminando così un punto critico di vulnerabilità e aumentando significativamente la protezione contro gli attacchi informatici”.

“Le criptovalute, oggetto di sequestro, sono state confiscate con decreto emesso dall’Autorità Giudiziaria di Napoli la quale – prosegue la nota – ha disposto la conversione e il trasferimento al Fondo Unico di Giustizia. Pertanto, i Carabinieri della Sezione Criptovalute unitamente a personale dell’Exchange italiano Young Platform nominato appositamente ausiliario di polizia giudiziaria per procedere alla conversione, hanno provveduto al trasferimento e cambio in euro per il successivo deposito al Fug delle somme oggetto della confisca”. “La peculiarità di questa operazione non risiede solo nel suo successo e nella sua natura pionieristica, ma anche nel modo in cui dimostra l’efficacia dell’Arma dei Carabinieri nello svolgere operazioni altamente specializzate anche con le nuove tecnologie finanziarie. L’Arma dei Carabinieri, sempre attenta e vigile nelle indagini sul sensibile tema del Cybercrime, ha svolto recentemente il primo corso di perquisizione e sequestri di valute digitali presso l’Istituto Superiore Tecniche Investigative di Velletri, con il quale ha formato 25 operatori già specializzati in indagini telematiche”, conclude la nota.

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Reddito cittadinanza, presi altri 63 beneficiari e denunciati per truffa

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Sono 63 le persone che in provincia di Foggia sono state denunciate per aver indebitamente conseguito il reddito di cittadinanza, per un ammontare complessivo di 691 mila euro. Tra quelle individuate dai finanzieri del comando provinciale di Foggia negli ultimi due mesi ci sono i componenti di un intero nucleo familiare, che vive sul Gargano, e che avrebbero presentato istanze per ottenere il reddito di cittadinanza, allegando una dichiarazione sostitutiva mancante dell’indicazione dell’esatta composizione del nucleo familiare, che ha consentito loro di ricevere indebitamente oltre 21.400 euro. I controlli hanno interessato tutto il territorio provinciale, in particolare Cerignola, San Severo, Vieste e San Nicandro Garganico. I 63 beneficiari sono stati segnalati alla direzione provinciale Inps per la sospensione del sussidio. Numerose le irregolarita’ riscontrate dalle Fiamme gialle: dalla mancanza del requisito della residenza effettiva nel territorio nazionale alle mendaci dichiarazioni inerenti alla composizione del nucleo familiare, dall’omessa dichiarazione dello svolgimento di attivita’ lavorative, in diversi casi anche esercitate in nero, alla perdita del diritto al beneficio in conseguenza dello stato di detenzione.

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