Un “comitato direttivo” di cinque membri  in carica per tre anni. Con la possibilità di un secondo mandato. Ecco la governance del M5S. Arriva ad un anno esatto dalle dimissioni di Luigi Di Maio (che sui social l’ha ricordato a tutti il suo anno fuori ma “dentro” il M5s) e con il reggente Vito Crimi.  Sulle capacità di comando di Crimi ha espresso alcune considerazioni Pino Cabras, deputato, che gli ha ricordato l’anniversario ricordandogli i “40 mila iscritti” persi.
Nel post che annuncia la convocazione dell’assemblea per modificare lo statuto (il 9-10 febbraio) e dare avvio alla nuova era si annunciano già alcune peculiarità.
Addio “dream team” di ministri o squadra di senatori con Taverna, Morra e Toninelli: c’è un tetto di due membri massimo per ogni categoria di appartenenza (membri del governo, parlamentari europei, nazionali, consiglieri regionali e consiglieri comunali). “Il Comitato direttivo elegge e revoca al proprio interno a maggioranza con rotazione annuale, colui che assumerò le funzioni di rappresentante legale ed istituzionale del Movimento” si legge nella bozza dello statuto da approvare. In pratica due dei cinque membri – salvo ricandidatura – sono certi di non dover assolvere tale ruolo. Non solo. Per il comitato direttivo è previsto il recall sia per l’organo al completo sia per il singolo componente.