Collegati con noi

Politica

Se Renzi si accontenta di andare agli Esteri e piazzare due vice accanto a Conte…

Pubblicato

del

Come finirà lo scontro Conte-Renzi? Forse con un rimpasto. Forse basterà  un “rimpastino” della squadra di Governo. La possibilità che si apra però formalmente la crisi di governo in Parlamento non è esclusa. Giuseppe Conte apre e chiude vertici di Palazzo Chigi cercando di ricucire i rapporti con Matteo Renzi.
Il premier vuole  vedere le carte dell’ex premier. Ha dalla sua parte non solo il Pd e Leu, ma anche il M5S. Almeno formalmente Beppe Grillo e Luigi Di Maio sono convinti che sarebbe irresponsabile far cadere il governo in un momento così drammatico.
I margini di manovra si restringono. E poi ci si mette pure il Quirinale che non vedrebbe di buon occhio un Governo che nascesse solo per evitare le elezioni e col soccorso dei “responsabili”. Forte di questi convincimenti, il premier potrebbe presto chiamare Renzi per un confronto, da soli o al tavolo dei leader, e cercare un accordo che salvi il governo giallorosso. All’ex premier l’avvocato sarebbe disposto a proporre un rafforzamento della squadra, o al limite un “Conte ter”, giacché il tam tam di un Renzi che non vede spazio alcuno per comporre il quadro senza passare da una crisi è arrivato fino a Palazzo Chigi.
Se l’obiettivo non dichiarato di Renzi è un governo senza Conte, il premier non è intenzionato a farsi da parte.  Il Pd non ci sta e non ci starebbe nemmeno il M5S. Dopo Conte potrebbero esserci solo le elezioni. Zingaretti, peraltro, vede il voto come una liberazione. Una liberazione anche da Renzi e Iv, nati da una scissione nei Dem dolorosa umanamente ma non elettoralmente. Al Nazareno pensano che a bluffare sia Renzi e sperano che il leader di Iv, non trovando sponde per defenestrare Conte, possa accontentarsi di qualche ritocchino alla squadra di governo.
L’ex segretario del Pd Maurizio Martina invita a “non escludere a priori l’ipotesi del rimpasto”.
La riorganizzazione della squadra non sarebbe “né una sconfitta né una vittoria” ed eviterebbe alla maggioranza di “frantumarsi in un passaggio fondamentale per l’Italia”, con il virus che morde e i 209 miliardi di fondi europei che aspettano di essere investiti.
C’è anche una ipotesi che possa essere il dem Dario Franceschini a salire a Palazzo Chigi, ma nel Pd escludono staffette. E poi Franceschini punta ad altro. Resta il rimpasto. E un totonomi. Renzi impegnato alla Farnesina. Di Maio all’Interno. Conte in sella ma con due alfieri (controllori politici forti) come vice-premier: Orlando (che prenderebbe il posto di Alfonso Bonafede a via Arenula) e Di Maio. “Non so che formula prevarrà. So che questo è il tempo di mettere al centro l’ interesse dell’ Italia e degli italiani contro gli egoismi di parte. L’ appello del presidente della Repubblica nel messaggio di fine anno perché prevalgano le ragioni dei “costruttori” mi sembra saggio e illuminante” dice Renzi, che non fa previsioni sulla crisi in atto.

Advertisement

In Evidenza

Zelensky: da Meloni una posizione chiara, la apprezzo

Pubblicato

del

“Oggi a Roma ho incontrato la Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. Abbiamo discusso dell’importanza delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina e degli sforzi per ripristinare la pace e proteggere le vite umane”. Lo ha scritto su X Volodymyr Zelensky. “46 giorni fa l’Ucraina – scrive – ha accettato un cessate il fuoco completo e incondizionato e per 46 giorni la Russia ha continuato a uccidere il nostro popolo. Pertanto, è stata prestata particolare attenzione all’importanza di esercitare pressioni sulla Russia”. Ed ha aggiunto: “Apprezzo la posizione chiara e di principio di Giorgia Meloni”.

Il leader ucraino ha aggiunto di aver “informato” la premier italiana “degli incontri costruttivi tenuti dalla delegazione ucraina con i rappresentanti di Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania a Parigi e Londra. C’è una posizione comune: un cessate il fuoco incondizionato deve essere il primo passo verso il raggiungimento di una pace sostenibile in Ucraina”.

(la foto in evidenzaè di Imagoeconomica)

Continua a leggere

In Evidenza

Fratelli d’Italia risale nei sondaggi: cala il Pd, stabile il M5S

Pubblicato

del

Ad aprile, la politica internazionale ha fortemente influenzato l’opinione pubblica italiana. Gli avvenimenti chiave sono stati l’avvio dei dazi da parte degli Stati Uniti, gli incontri della premier Giorgia Meloni con Donald Trump e il vicepresidente americano Vance, la guerra in Ucraina e la crisi a Gaza, oltre alla scomparsa di papa Francesco. Questi eventi hanno oscurato le vicende della politica interna, come il congresso della Lega, il decreto Sicurezza e il dibattito sul terzo mandato per i governatori.

Ripresa di Fratelli d’Italia e consolidamento del centrodestra

Secondo il sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, Fratelli d’Italia torna a crescere, attestandosi al 27,7%, oltre un punto in più rispetto al mese precedente. Il recupero è legato all’eco positiva degli incontri internazionali della premier e alla riduzione delle tensioni interne alla maggioranza. Forza Italia si mantiene stabile all’8,2%, mentre la Lega scende all’8,2% (-0,8%).

Nel complesso, il centrodestra si rafforza leggermente, mentre le coalizioni di centrosinistra e il Campo largo registrano piccoli cali.

Opposizione in difficoltà: Pd in calo, M5S stabile

Il Partito Democratico cala ancora, arrivando al 21,1%, il punto più basso dell’ultimo anno, penalizzato da divisioni interne soprattutto sulla politica estera. Il Movimento 5 Stelle, invece, resta stabile al 13,9%, grazie al chiaro posizionamento pacifista.

Le altre forze di opposizione non mostrano variazioni rilevanti rispetto al mese precedente.

Governo e premier in lieve ripresa

Anche il gradimento per l’esecutivo cresce di un punto, raggiungendo il 41%, mentre Giorgia Meloni si attesta al 42%. Sono segnali deboli ma indicativi di un possibile arresto dell’erosione di consensi degli ultimi mesi.

I leader politici: lieve crescita per Conte e Renzi

Tra i leader, Antonio Tajani registra il peggior risultato di sempre (indice di 28), mentre Giuseppe Conte cresce di un punto, raggiungendolo. Piccoli cali si registrano anche per Elly Schlein e Riccardo Magi. In lieve risalita di un punto anche Matteo Renzi, che resta comunque in fondo alla classifica.

Più partecipazione elettorale

Un dato interessante riguarda la crescita della partecipazione: l’area grigia degli astensionisti e indecisi si riduce di tre punti. Resta da vedere se sarà un fenomeno duraturo o temporaneo.

Continua a leggere

In Evidenza

Andrea Vianello lascia la Rai dopo 35 anni: “Una magnifica cavalcata, grazie a tutti”

Pubblicato

del

Dopo 35 anni di giornalismo, programmi, dirette e incarichi di vertice, Andrea Vianello (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato il suo addio alla Rai. L’annuncio è arrivato con un messaggio pubblicato su X, nel quale il giornalista ha comunicato di aver lasciato l’azienda con un «accordo consensuale».

Una lunga carriera tra radio, tv e direzioni

Nato a Roma il 25 aprile 1961, Vianello entra in Rai nel 1990 tramite concorso, dopo anni di collaborazione con quotidiani e riviste. Inizia al Gr1 con Livio Zanetti, poi al Giornale Radio Unificato, raccontando da inviato alcuni dei momenti più drammatici della cronaca italiana: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio al caso del piccolo Faruk Kassam.

Nel 1998 approda a Radio anch’io, e successivamente a Tele anch’io su Rai2. Tra il 2001 e il 2003 è autore e conduttore di Enigma su Rai3, per poi guidare Mi manda Rai3 fino al 2010. Dopo l’esperienza ad Agorà, nel 2012 diventa direttore di Rai3.

Nel 2020 pubblica “Ogni parola che sapevo”, un racconto toccante della sua battaglia contro un’ischemia cerebrale che gli aveva tolto temporaneamente la parola, poi recuperata con grande determinazione.

Negli ultimi anni ha diretto Rai News 24, Rai Radio 1, Radio1 Sport, il Giornale Radio Rai e Rai Gr Parlamento. Nel 2023 viene nominato direttore generale di San Marino RTV, ma si dimette dopo dieci mesi. Di recente si parlava di un suo possibile approdo alla guida di Radio Tre.

Le parole d’addio: “Sempre con me il senso del servizio pubblico”

«Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia Rai’», scrive Vianello. «Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico».

Il Cdr del Tg3: “Un altro addio che pesa”

Dura la reazione del Comitato di redazione del Tg3: «Anche Andrea Vianello è stato messo nelle condizioni di dover lasciare la Rai», scrivono i rappresentanti sindacali, parlando apertamente di “motivi politici”. «È l’ennesimo collega di grande livello messo ai margini in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». E concludono con un appello: «Auspichiamo che questa emorragia si arresti, e che la Rai possa recuperare la sua centralità informativa e culturale».

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto