L’India e’ scesa in strada anche oggi, in tutti gli stati, per un’altra giornata di proteste contro la legge sulla cittadinanza approvata la settimana scorsa: il bilancio e’ di tre morti, migliaia di arresti, autobus e moto incendiati, servizi telefonici e internet sospesi in alcune zone centrali della capitale per alcune ore. Non sembra fermarsi il movimento di piazza scatenato dalla legge approvata il 12 dicembre e dal comportamento brutale della polizia, domenica scorsa, all’Universita’ Jamia Millia Islamia di Delhi, che qualcuno ha gia’ definito l’inizio di una rivoluzione contro il governo di Modi e il suo tentativo di trasformare l’India in un Paese ad una sola dimensione, quella induista. La legge prevede un semaforo verde per i rifugiati di sei diverse confessioni religiose, entrati nel Paese dai tre stati confinanti Pakistan, Afghanistan e Bangladesh, ma esclude i musulmani e lega, nei fatti, il diritto alla cittadinanza all’appartenenza religiosa. A Delhi, i contestatori si erano dati appuntamento in tre diverse aree, a Jantar Mantar, nei dintorni del Parlamento, a Mandi House, vicino alla Corte Suprema, e attorno all’area monumentale del Red Fort. A migliaia si sono trovati ad affrontare la polizia che li invitava a disperdersi per l’imposizione, a sorpresa, del famigerato section 144, un articolo del codice di procedura penale che vieta assembramenti e manifestazione. Alcune decine di attivisti dei diritti civili e di politici sono stati arrestati, mentre qualche contestatore offriva agli agenti rose, in un gesto di provocazione nonviolenta. Molti i cartelli su cui si leggeva: “Sospendete il fascismo, non internet”.
Tra gli arrestati eccellenti di oggi, lo storico di fama mondiale Ramachandra Guha, autore, tra l’altro, del monumentale volume “L’India dopo Gandhi”. Un video lo mostra in strada a Bengalore, dove vive, mentre spiega ai poliziotti che lo arrestano che protesta contro la legge sulla cittadinanza perche’ da sempre studia e segue la lezione gandhiana. Liberato poche ore dopo, l’intellettuale ha precisato che “chiunque voglia difendere i valori fondanti del Paese, quelli per cui si sono immolati i padri combattenti per la liberta’, deve sostenere la battaglia contro la legge che sovverte la Costituzione”. A Mumbai centinaia di attori e registi di Bollywood si sono ritrovati nella piazza dalla quale Gandhi lancio’ il suo movimento di non cooperazione, chiedendo agli inglesi di lasciare l’India. Nel campus di Aligart, in Uttar Pradesh, l’universita’ gemella della Jamia Millia Islamia che domenica scorsa ha visto, come a Delhi, un’irruzione senza precedenti della polizia, decine di docenti, tra cui molte donne, hanno marciato in silenzio assieme agli studenti. Da Kolkata, che oggi ha visto migliaia di manifestanti pacifici, come in tutto il resto del West Bengala, la governatrice Mamata Banerjee ha lanciato una proposta provocatoria: “Lasciamo che siano le Nazioni Unite e i gruppi internazionali che difendono i diritti umani a decidere sulla legalita’ della legge”. Nel resto del paese, tuttavia, le manifestazioni sono sfociate in violenti scontri: a Mangalore la folla e’ stata dispersa a manganellate; a Patna, in Bihar, autobus e automobili sono stati vandalizzati mentre i manifestanti invadevano i binari paralizzando il traffico ferroviario. In Kerala, dove a Kozhikode e’ stato bruciato un ritratto del ministro degli Interni Amith Shah, la polizia ha travolto i contestatori con idranti. I media parlano anche di morti, sebbene non confermati dalle fonti ufficiali: due manifestanti hanno perso la vita a Mangalore, un altro e’ morto, per ferite da arma da fuoco, a Lucknow. Una boccata d’aria e’ arrivata invece in Assam, uno degli stati del nord-est che contestano la legge per il timore della legalizzazione dei clandestini: l’Alta Corte di Guhawati, la capitale dello stato, ha ordinato oggi il ripristino immediato delle comunicazioni telefoniche e di internet, sospesi in modo preventivo dall’11 dicembre.
A Bolzano una bambina di undici anni ha chiamato il 112 perché il padre stava picchiando la madre. Sul posto è intervenuta una pattuglia della Questura che ha arrestato l’uomo. Piangendo disperata, la bambina ha chiesto l’intervento urgente della Polizia per fermare il padre che stava massacrando di botte la mamma. Giunti immediatamente sul posto, i poliziotti si sono imbattuti in un uomo che in evidente stato di agitazione sin da subito ha iniziato ad assumere un comportamento ostile ed aggressivo nei loro confronti. Gli agenti con non poca fatica sono riusciti ad accedere all’interno dell’appartamento, nonostante l’uomo continuasse a minacciare di morte la moglie e la figlia. Dopo aver messo in sicurezza in un’altra stanza la donna e la bambina, gli agenti hanno cercato di placare l’ira dell’uomo – un bolzanino 50enne – il quale ha però minacciato di morte anche loro. Nel frattempo la donna ha riferito di continue aggressioni subite dal marito e di non aver mai sporto denuncia per paura delle ripercussioni e per non perdere l’affidamento della bambina.
Portata in ospedale per le cure del caso, la donna ha infine sporto denuncia. Portato in Questura, l’uomo ha continuato ad affermare che non appena fosse uscito da lì, le avrebbe trovate ed ammazzate moglie e figlia. A questo punto è scattato l’arresto per i reati di maltrattamenti contro familiari e conviventi e minaccia a pubblico ufficiale. Il Questore Paolo Sartori, quindi, in considerazione della gravità di quanto accaduto, ha immediatamente emesso nei confronti dell’uomo la misura di prevenzione personale dell’ammonimento, disponendo altresì l’avvio della procedura per l’emissione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. “L’ intervento in soccorso dell’ennesima vittima di violenze domestiche è stato reso possibile grazie alla determinazione di questa bimba, il che ha consentito di evitare ben più tragiche conseguenze”, ha evidenziato Sartori.
L’arbitro della finale di coppa del Re, domani sera a Siviglia tra Barcellona e Real Madrid, Ricardo de Burgos Bengoechea, ha puntato il dito contro la Tv del Real per la pressione che mette sui direttori di gara designati per le partita della squadra guidata da Carlo Ancelotti. Senza riuscire a trattenere le lacrime durante la conferenza stampa svoltasi alla vigilia, l’arbitro ha denunciato che “i video su Real Madrid TV ci mettono grande pressione e hanno anche gravi ripercussioni nella tua vita privata – ha detto -. Quando tuo figlio torna a casa da scuola piangendo perché gli dicono che suo padre è un ladro, è davvero dura. E’ una situazione assurda”.
De Burgos Bengoechea ha aggiunto che è il momento di “riflettere” sulla situazione attuale del calcio spagnolo, affermando che diversi suoi colleghi avevano deciso di scendere di categoria per non subire più la pressione dei massimi livelli. Il canale televisivo del Real Madrid produce ogni settimana dei video per screditare gli arbitri delle loro prossime partite. Ma la pressione è aumentata da febbraio, quando il club ha lanciato una guerra istituzionale contro un sistema arbitrale “completamente screditato” e un “sistema corrotto dall’interno” dopo le decisioni che la Liga ha preso nei suoi confronti. Il responsabile della Var, Pablo Gonzalez Fuertes, ha detto a sua volta che gli arbitri potrebbero prendere ulteriori provvedimenti sulle trasmissioni di Real Madrid TV. “Non c’è dubbio che dovremo iniziare ad adottare misure molto più serie Faremo la storia, perché non continueremo a sopportare quello che stiamo sopportando”, ha affermato, senza approfondire.
Tra i 135 cardinali con un’età al di sotto degli 80 anni che formeranno il Conclave per l’elezione del nuovo pontefice, 23 sono latinoamericani. Il 13 marzo 2013 a eleggere Jorge Mario Bergoglio al soglio di Pietro erano appena 19. Il Brasile è il paese della regione più rappresentato, con sette cardinali.
Di questi, due sono stati nominati da Benedetto XVI: l’arcivescovo di San Paolo, il 75enne Odilo Scherer, e il 77enne João Braz de Aviz, a capo del Dicastero per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. Nominati da Francesco il 74enne arcivescovo di Rio de Janeiro Orani João Tempesta, quello di Manaus, il 74enne Leonardo Ulrich Steiner, il 65enne arcivescovo di Salvador Sérgio da Rocha, il 64enne Jaime Spengler a capo dell’arcidiocesi di Porto Alegre e il 57enne Paulo Cezar Costa, arcivescovo di Brasilia.
Quattro gli argentini, tutti nominati da Francesco, ovvero il 62enne Víctor Manuel Fernández che guida il Dicastero per la dottrina della fede, il 66enne Angel Sixto Rossi, arcivescovo di Córdoba, di Santiago del Estero il 72enne Vicente Bokalic Iglic e il 77enne arcivescovo emerito di Buenos Aires, Mario Aurelio Poli.
Gli altri sei cardinali sudamericani in Conclave sono l’uruguaiano 65enne Daniel Fernando Sturla, secondo il canale Ntn24 unico “papabile”, il paraguayano Adalberto Martínez Flores (73 anni), il peruviano Carlos Gustavo Castillo Mattasoglio (75 anni), il 68enne cileno Fernando Natalio Chomalí Garib, il 63enne colombiano Luis José Rueda Aparicio e l’ecuadoriano Luis Gerardo Cabrera Herrera (69 anni).
Il Messico ha due porporati in Conclave: l’arcivescovo primate del Messico, il 75enne Carlos Aguiar Retes, nominato da Francesco, e il 74enne arcivescovo di Guadalajara Francisco Robles Ortega, scelto da Benedetto XVI.
In America Centrale e nei Caraibi sono invece quattro i cardinali in Conclave, tutti nominati da Francesco, ovvero il 76enne cubano Juan de la Caridad García Rodríguez, il 77enne guatemalteco Álvaro Leonel Ramazzini Imeri, il 76enne nicaraguense Leopoldo Brenes e l’haitiano Chibly Langlois, di 66 anni.