La ‘benedizione’ di don Rosario Fiorello, il pianto di Tiziano Ferro nell’omaggio a Mia Martini e l’orazione civile di Rula Jebreal contro la violenza sulle donne. Parte Sanremo 2020, “il sogno di una vita che si realizza” per Amadeus. Un direttore-presentatore perfetto che debutta alternando ironia e denuncia, show e momenti di riflessione. “Buonasera fratelli, c’è bisogno di pace”. Fiorello fa l’ecumenico entrando dalla platea. La tonaca è quella originale di don Matteo, “uno dei pochi Matteo che funzionano in Italia: da solo quest’abito fa il 35%, con me dentro al 40% ci arriviamo”, ride punzecchiando Renzi e Salvini. Non se ne abbia papa Francesco: “Santo padre, non disdica il canone”, scongiura. Poi torna a modo suo sulle polemiche pre festival: “Amadeus si è messo contro tutti. Le donne, la politica, la destra, la sinistra. Salmo, Jovanotti, la Bellucci sono fuggiti neanche fossero elettori dei Cinque Stelle. Allora qualcuno doveva pur aiutarlo. Sarò al suo fianco, gli darò qualche consiglio, sarò il suo Rocco Casalino”. E subito lo mette in allerta sui rischi che corre: “Questi sono gli attimi che precedono la fine della tua carriera: ti levano pure i Soliti Ignoti. Ce l’hai presente il parente misterioso? Quello fai.
La gente cancella i selfie con te. Tu non devi pensare al cast, a quelli che stanno qua, ma a quelli che hai lasciato a casa. Era meglio il Festivalbar. Ricordati: a Sanremo si entra papa e si esce Papeete”, altra stoccata a Salvini che stasera è a teatro a vedere Pino Insegno con la fidanzata (l’ha fatto sapere su Twitter). Fa parte della campagna di delegittimazione di Sanremo del leader della Lega. ‘L’amico del conduttore’, il ‘badante 2.0′, contagia Amadeus facendogli imitare Sandy Marton e Adriano Celentano e punteggia una serata dalla durata monstre che decolla con l’omaggio a Mia Martini di Tiziano Ferro, in lacrime dopo un’interpretazione da brivido di “Almeno tu nell’universo”.Il pugno nello stomaco arriva con Rula Jebreal, che non tradisce le attese con un monologo potentissimo contro il femminicidio: le domande fatte alle vittime nelle aule di tribunale sono insopportabili, i numeri in Italia dipingono una realtà spietata, ma l’invito alle donne e’ a denunciare, a “non avere piu’ paura, a essere libere nello spazio e nel tempo” e agli uomini a “lasciarci essere quello che siamo e quello che vogliamo essere, diventando complici e compagni”.
La figlia Miral la guarda commossa in platea mentre Rula si mette a nudo con coraggio raccontando la tragedia della madre Nadia, suicida dopo essere stata brutalizzata due volte, “a tredici anni da un uomo e poi dal sistema che l’ha costretta al silenzio”. L’Ariston è in piedi per lei. E’ standing ovation anche per Al Bano e Romina: introdotti dalla figlia Romina jr, che trentatre’ anni fa era nel pancione, trascinano la sala nel karaoke con Nostalgia canaglia e con un medley sulle note delle hit “La siepe”, “Ci sarà”, “Felicità”, prima di proporre l’inedito “Raccogli l’attimo” scritto da Cristiano Malgioglio, che gongola in prima fila. Accanto c’è la famiglia di Amadeus, l’ad Rai Fabrizio Salini, il presidente Marcello Foa, il direttore di Rai1 Stefano Coletta. Diletta Leotta gioca a fare la conduttrice sportiva, poi si cimenta anche lei in un monologo sulla bellezza, “che capita, non è un merito”, e soprattutto “è un peso che con il tempo ti puo’ far inciampare se non lo sai portare”, come le ha insegnato nonna Elena, 85 anni, che la guarda ancora dalla platea. Sul palco sflano i primi dodici Big. Achille Lauro conferma la sua voglia di provocare entrando sul palco con un mantello di velluto nero che poi lascia cadere, restando in scena con una tuta aderente nude look per cantare il suo brano-bandiera, “Me ne” frego: una citazione, nelle intenzioni dell’artista, della spoliazione di San Francesco. È roba per gente forte di stomaco.
Irene Grandi si conferma la ‘ragazza di Vasco’ con “Finalmente io”, l’applauditissima Rita Pavone si mangia il palco con Niente (resilienza 74), Marco Masini e’ fedele a se stesso con Il confronto, Diodato convince con Fai rumore, Le Vibrazioni cantano Dov’e’ accompagnati dal maestro star Beppe Vessicchio e dal linguaggio dei segni, Anastasio graffia con Rosso di rabbia. Poi tocca a Elodie, Alberto Urso, Riki, Raphael Gualazzi, Bugo e Morgan. E’ tempo di primi verdetti per i Giovani: dopo le prime due sfide passano in semifinale Tecla Insolia, che con con 8 marzo canta anche lei la resilienza versione millennial, e Leo Gassmann con Va bene cosi’ (e papa’ Alessandro tira un sospiro di sollievo (“…come se avessi partorito 3 gemelli…”). Ma il verdetto piu’ importante – e piu’ atteso – quello delle curve dell’Auditel eccolo:
Gwyneth Paltrow ha affermato di essere tornata a mangiare cibi che in precedenza aveva eliminato dalla sua rigidissima dieta, tra cui pane, pasta e formaggio. Lo riporta la Bbc. L’attrice premio Oscar, diventata negli anni una guru del salutismo ha seguito e promosso diversi regimi alimentari negli anni. “Ho seguito per un certo periodo una dieta macrobiotica ferrea e così sono diventata ossessionata da un’alimentazione molto, molto sana”, ha detto nell’ultima puntata del suo podcast spiegando di essersi dedicata al “benessere e al cibo” a causa del cancro alla gola che ha ucciso il padre. Poi lei e il secondo marito, Brad Falchuk, hanno iniziato a seguire la dieta paleo, basata sul principio che ci si debba nutrire “come i nostri antenati”. Di recente però, Paltrow ha ricominciato a mangiare “pane a lievitazione naturale e un po’ di formaggio e un po’ di pasta”.
A 30 anni, Rocco Hunt ha già alle spalle 15 anni di carriera, una vittoria a Sanremo, hit estive, strofe militanti e un’identità artistica sempre più nitida. Ma oggi, con il nuovo album Ragazzo di giù, in uscita venerdì, Rocco — per molti ancora affettuosamente “Rocchino” — completa un percorso che lo conferma maturo, consapevole e profondamente legato alle sue radici.
“Sono fortunato, canto chi non lo è stato”
Il brano che dà il titolo al disco è un manifesto identitario. “Io sono il ragazzo di giù fortunato”, spiega Rocco, “quelli che canto sono stati meno fortunati, magari non hanno dovuto lasciare casa, ma hanno pagato altri prezzi”. La nostalgia per la sua terra non è solo geografica, è memoria viva di un mondo che spesso si perde tra le distanze culturali.
Tra disagio e riscatto: “A Nord si perdono i valori”
“Oggi Napoli fa figo, ma vivere al Nord è diverso”, dice. Il successo, per lui, ha un prezzo. “Contano i numeri, non i valori”, afferma, parlando anche del figlio Giovanni, 8 anni, cresciuto tra Milano e Napoli: “Ha un accento diverso, ma deve sapere da dove viene, imparare l’inglese e la cazzimma partenopea”.
Il dialetto come identità: “È mamma, papà e biberòn”
Per Rocco il dialetto non è solo stile, ma lingua del cuore: “È la strada dove sei cresciuto, la voce dei tuoi nonni, il suono dell’anima”. E anche se ha girato l’Italia e il mondo, resta anima di Scampia, del Sud e dei suoi contrasti.
Il rap, il neomelò, e il coraggio delle parole
Ragazzo di giù è un album eterogeneo, che passa da Gigi D’Alessio a Massimo Pericolo, da Irama a Baby Gang, mischiando il rap con la melodia napoletana e l’attualità più bruciante. In Demone santo, per esempio, denuncia con rabbia il crollo del ballatoio della Vela di Scampia: “Quelle creature sono vittime dello Stato. A che serve il tricolore sulle bare bianche, se Cristo in quelle case non ci entra?”
Sanremo, De Filippo e il mare della costiera
Nel disco anche introspezione e memoria, con brani come ‘A notte, ispirato a Eduardo De Filippo, e Domani chissà, dove Rocco rievoca lo scugnizzo che si tuffava a bomba nel mare della costiera. E non manca un pensiero al futuro: “Vorrei un secondo figlio”, dice, ma con il timore delle malattie, dei sacrifici, della fragilità.
Il tour: dal Molise a Milano, passando per la Reggia
Il tour estivo partirà il 20 giugno da Campobasso, con gran finale l’11 settembre alla Reggia di Caserta e il 6 ottobre all’Unipol Forum di Milano. “Senza le mie radici non sarei quello che sono”, conclude Rocco. E quando gli chiedono se oggi è ancora “‘nu juorno buono”, risponde senza esitazioni: “Sì. Ma è sempre più difficile non vedere le nuvole all’orizzonte”.
In un’intervista al Corriere della Sera, Sara Tommasi (foto Imagoeconomica) si racconta con tenerezza e consapevolezza, rievocando il passato tra luci e ombre, e descrivendo il presente con un sorriso nuovo, accanto al marito e agente Antonio Orso, sposato nel 2021 in piena pandemia.
“Ora sto bene”, dice. Non prende più farmaci da quando si è sposata, vive tra Terni e Sharm el-Sheikh, ha una vita regolare, dorme bene, fa palestra, lavora con equilibrio. E soprattutto si sente amata.
Il passato doloroso e la malattia
La Tommasi racconta con sincerità gli anni più difficili, segnati da un disturbo bipolare che lei stessa con coraggio ha ammesso pubblicamente: “Il problema è quando non si accetta la malattia. Si fanno errori da cui non si può più tornare indietro”. Fa riferimento anche ai film porno, al processo per violenza sessuale poi conclusosi con l’assoluzione degli imputati, e al dolore per non aver ascoltato la madre, che le chiedeva di curarsi. “Ce l’ho con me stessa”, confessa.
Gli affetti, le radici, il nuovo inizio
Ricorda con amore la madre Cinzia, scomparsa tre anni fa per il Parkinson, e la sua infanzia a Terni tra le merende in pasticceria dai nonni e i sogni da bambina. Confessa di essersi persa con le droghe, cercando conforto fuori dai farmaci prescritti: “Mi ha fatto uscire di testa”. Ma oggi, grazie ad Antonio, è rinata: “Quando mi parla, io mi sento bene”.
Carriera e ricordi felici
Rivive con emozione i momenti d’oro della carriera: Paperissima, l’Isola dei Famosi, Chiambretti Night, il calendario per Max. Parla con affetto di Gerry Scotti, Fabrizio Frizzi, Simona Ventura, e rivela che una delle esperienze più belle è stata proprio l’Isola, nel 2006.
A sorpresa, aggiunge: “Mi piacerebbe condurre un programma solare. E c’è l’idea di un docufilm sulla mia vita, per parlare di bipolarismo”.
Il futuro tra sogni e consapevolezza
Non esclude l’adozione: “Ho avuto un’operazione all’utero, la gravidanza sarebbe a rischio. Ma ci stiamo pensando”. Intanto si gode i piccoli gesti, il gelato con il marito, gli incontri con i suoi suoceri. E ammette: “Siamo ancora nella fase adolescenziale del nostro amore”.
Infine, il senso profondo del suo percorso: “Il dolore ti forma. Ma bisogna imparare a valorizzare quello che si ha. Io l’ho capito quando ho perso tutto”.