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Palermo ricorda Falcone, migliaia di studenti in piazza

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Da Bressanone a Pistoia, da Crema a Ribera. C’è l’Italia dei ragazzi, provenienti dalle scuole di ogni parte d’Italia, a Palermo per le celebrazioni dell’anniversario della strage di Capaci, dove lungo l’autostrada il 23 maggio di 31 anni fa Cosa nostra piazzò il tritolo che uccise il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo. Sono stati gli studenti ad animare le tante iniziative organizzate dalla Fondazione guidata da Maria Falcone per onorare la memoria delle vittime della mafia e proseguire nella strada del riscatto. “È il tempo di andare avanti, di perseverare nella ricerca della verità e al contempo smettere di usare l’antimafia per fare carriera”, la risposta della sorella del giudice ad Alfredo Morvillo, cognato di Falcone, che ha disertato le cerimonie istituzionali. “In questa città aver fatto accordi con la mafia viene ritenuto da tutti un fatto disdicevole?”, l’interrogativo posto da Morvillo in riferimento al sostegno alla giunta del sindaco Lagalla da parte di Marcello Dell’Utri e Salvatore Cuffaro, politici condannati per fatti di mafia. La giornata s’è aperta con la deposizione, da parte del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, di una corona d’alloro davanti alla stele di Capaci. Poi a palazzo Jung, il capo del Viminale ha preso parte alla posa della prima pietra del museo della legalità, nel quartiere della Kalsa, dove Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono cresciuti.

“Mi commuove guardare oltre la siepe e vedere che lì dietro c’era la palestra dove Giovanni andava a fare ginnastica: era il mio quartiere a due passi c’era la nostra casa”, ha detto Maria Falcone. “Non sarà solo memoria di dolore, ma voglia di cambiamento – ha aggiunto – E dobbiamo far sì che i nostri giovani venendo a Palermo abbiano la possibilità di confrontarsi con giovani di altre città”. Perchè la mafia “è un cancro per la comunità civile, una organizzazione di criminali per nulla invincibile, priva di qualunque onore e dignità”, il messaggio inviato dal capo dello Stato Sergio Mattarella e letto durante la diretta della Rai sul palco allestito davanti all’ingresso dell’aula bunker, all’interno della quale gli ex magistrati Piero Grasso e Giuseppe Ayala hanno tenuto una lectio magistralis a centinaia di studenti sul maxi processo istruito grazie alle intuizioni giudiziarie di Falcone. “L’azione di contrasto alle mafie va continuata con impegno e sempre maggiore determinazione – l’esortazione del presidente Mattarella – Un insegnamento di Falcone resta sempre con noi: la mafia può essere battuta ed è destinata a finire”. E “l’ultimo arresto quello di Matteo Messina Denaro”, ha evidenziato la premier Giorgia Meloni, nel suo messaggio “è la testimonianza dell’impegno instancabile di tanti uomini e donne delle Istituzioni” e se “il cammino davanti a tutti noi è ancora lungo e difficile” però “non ci spaventa anzi ci rafforza, al cospetto dei familiari dei caduti ci inchiniamo con gratitudine”.

Proprio la cattura del boss, ha aggiunto Piantedosi, “significa la chiusura di una pagina e l’inizio di una nuova storia”. Per la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola che ha trasmesso un videomessaggio, “quella contro le mafie è una battaglia di tutti e non ha confini”, mentre il capo della Procura Maurizio De Lucia ha sottolineato che con l’arresto di Messina Denaro “lo Stato ha pagato un debito nei confronti delle vittime” e che “un futuro senza mafia non è solo possibile, è certo: con Cosa nostra chiuderemo definitivamente, ci riusciremo”. In quattromila poi sono partiti dall’aula bunker, raggiungendo in corteo l’albero Falcone. A sfilare soprattutto i giovani, gli studenti delle scuole di tutta l’Italia, ma anche delle parrocchie, i ragazzi degli scout e delle associazioni di volontariato. In prima fila il sindaco Roberto Lagalla. E poi decine di baby sindaci con la fascia tricolore. Alle 17.58 le note del silenzio, nell’ora esatta della strage di Capaci. Intanto alcune centinaia di partecipanti a una ‘contromanifestazione’ promossa da Cgil, comitati studenteschi e movimenti di sinistra, tentavano di raggiungere l’Albero Falcone, ma sono venuti a contatto con le forze dell’ordine. Il corteo, partito dall’Università, avrebbe infatti dovuto sciogliersi prima ma i manifestanti hanno cercato di forzare il cordone di polizia formato da agenti in assetto anti sommossa. Una contestazione, sia pure a distanza rispetto alla cerimonia ufficiale, con slogan come “Fuori la mafia dallo Stato” e ritmando il nome di Falcone.

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I risarcimenti Itavia per Ustica spesi in Rolex e resort

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Parte dei 330 milioni di euro che Itavia, la compagnia del Dc-9 di Ustica, ha ottenuto quattro anni fa come risarcimento in sede civile dai ministeri della Difesa e delle Infrastrutture proprio per quella strage del 1980 rimasta un mistero, sarebbero stati usati da due ex amministratori della Spa, passata dall’amministrazione straordinaria alla liquidazione, per coprire debiti bancari per la loro scalata alla società, ma anche per spese di lusso, come Rolex e soggiorni in resort in giro per il mondo.

E’ questo il quadro delle indagini, condotte dal Nucleo speciale di polizia valutaria della Gdf e coordinate dal pm di Milano Bruna Albertini, che stamani hanno portato al sequestro preventivo finalizzato alla confisca, firmato dal gip Angela Minerva, di quasi 130 milioni di euro a carico degli ex componenti del cda di Aerolinee Itavia spa, Jacopo Di Stefano e Marco Scorzoni, e in particolare di società a loro riconducibili del gruppo Jds.

Le accuse contestate nell’inchiesta, che vede indagati anche l’ex liquidatore e i rappresentanti del collegio sindacale, sono, a vario titolo, riciclaggio (che radica la competenza ad indagare a Milano), infedeltà patrimoniale e appropriazione indebita. In sostanza, i due ex amministratori avrebbero ripianato parte dei debiti bancari che avevano contratto per diventare azionisti di maggioranza e controllare di fatto Itavia, svuotando il patrimonio della società di una grossa fetta di quei risarcimenti ottenuti dalla compagnia, con sede a Bologna e le cui “vicende societarie”, scrive il gip, sono “inevitabilmente segnate dalla strage di Ustica”. In particolare, gli accertamenti della Gdf hanno permesso “di riscontrare ‘il giro del denaro'” di due finanziamenti di ottobre e dicembre del 2022 a favore della Jds-Fin Holding, uno da 130 milioni e l’altro da 45 milioni di euro, con soldi presi con bonifici dalle casse di Itavia.

Dopo questi versamenti su conti della Jds ci sarebbero state, poi, fino al settembre 2023, “numerose operazioni in uscita” per quasi 180 milioni di euro. Nelle 21 pagine del decreto del gip, tra l’altro, vengono segnalati pagamenti da 95mila euro ad un negozio che vende Rolex, ma anche da oltre 7500 euro per “Sotheby’s London, nota casa d’aste del Regno Unito”, e poi spese da 30mila euro per alberghi e ancora 140mila euro “a favore di resort e hotel di lusso internazionali”. E 90mila euro “a favore di agenzie viaggi italiane”, 20mila euro a “negozi e boutique di lusso”, 25mila euro in ristoranti.

E in più anche 8 bonifici, tra il 2022 e il 2023, “a tre diverse orologerie-gioiellerie” di Bologna per oltre 650mila euro. A far scattare le indagini era stata la denuncia del 18 agosto 2023 presentata da una società lussemburghese, socia di minoranza di Itavia. Quei soldi che la compagnia aerea aveva ottenuto come risarcimenti per la strage, scrive il giudice, avrebbero dovuto, in realtà, servire per “soddisfare le pretese di creditori ammessi alla procedura di amministrazione straordinaria”. Gli indagati, invece, con le loro operazioni anche in “conflitto di interesse” avrebbero “azzerato il patrimonio aziendale”.

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Bolzano sempre al top regioni mother friendly, ultima Basilicata

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In cima alla classifica delle regioni più mother friendly c’è ancora una volta la Provincia autonoma di Bolzano, seguita dall’Emilia Romagna, mentre l’ultimo posto è della Basilicata, preceduta da Campania e Sicilia. La Toscana guadagna una posizione, conquistando il terzo posto. Tra le regioni che più sono migliorate rispetto all’anno precedente, il Lazio che passa dal tredicesimo all’ottavo posto guadagnando cinque posizioni e la Lombardia che dall’ottavo si attesta al quarto.

E’ quanto emerge dalla IX edizione del rapporto “Le Equilibriste – La maternità in Italia 2024” di Save The Children che ha elaborato la classifica con l’Istat. Nel documento l’organizzazione ricorda che in Italia: una lavoratrice su cinque esce dal mercato del lavoro dopo essere diventata madre; il 72,8% delle “convalide” delle dimissioni dei neogenitori riguarda le donne; continua a calare il numero medio di figli per donna (1,20); c’è la più alta età media delle donne al parto tra i Paesi Europei (32,5 anni).

Una spia delle difficoltà che le madri affrontano nel conciliare impegni familiari e lavorativi – viene spiegato nel rapporto – è rappresentata dal numero di donne occupate di età compresa tra i 25 e i 54 anni: a fronte di un tasso di occupazione femminile del 63,8%, le donne senza figli che lavorano raggiungono il 68,7%, mentre solo poco più della metà di quelle con due o più figli minori ha un impiego (57,8%). Al contrario, per gli uomini della stessa età, il tasso di occupazione totale è dell’83,7%, con una variazione che va dal 77,3% per coloro senza figli, fino al 91,3% per chi ha un figlio minore e al 91,6% per chi ne ha due o più.

“La buona notizia è che rispetto al 2022 – ha commentato la responsabile Ricerca e Analisi di Save The Children Italia Antonella Inverno – i divari territoriali sono diminuiti e nella speciale classifica stilata dall’Istat per il nostro Indice delle madri la distanza tra la Basilicata, l’ultima della lista, e la Provincia autonoma di Bolzano, la regione con le migliori performance, è diminuita di 7 punti. Anche il valore complessivo dell’Italia come sistema Paese è aumentato, segno di una maggiore consapevolezza sul tema del supporto alla genitorialità dopo anni di dibattito pubblico”.

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Il lettore perduto, giornalismo sempre meno rilevante

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Il giornalismo perde sempre più la propria rilevanza e nuove fonti si stanno consolidando nel ruolo di informatori nel pubblico. E’ uno degli spunti che emerge dall’edizione 2024 del Report annuale dell’Osservatorio sul giornalismo digitale, progetto del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, nell’ambito di competenza della Commissione Cultura.

“Abbiamo la percezione di un panorama che si muove a velocità incostante, con accelerazioni e rallentamenti – ha detto il presidente dell’Ordine Carlo Bartoli alla presentazione del testo -. Vogliamo trasformare questo rapporto in un patrimonio condiviso per tutti i colleghi, uno strumento prezioso per comprendere i fenomeni in corso ed orientarsi nel vortice delle continue trasformazioni che interessano la nostra professione”.

La presidente della Commissione Cultura dell’Ordine, Elena Golino, ha invece ripercorso l’attività portata avanti dall’organismo, a partire dal bando con il Ministero dell’Istruzione e del Merito per capire la diffusione dell’intelligenza artificiale nelle scuole. “Occorre rivolgere la massima attenzione ai ragazzi per comprendere dove vanno”, ha sottolineato. Il Report, dal titolo ‘Il lettore perduto’, sottolinea il consolidarsi di tre processi già evidenziati nella passata edizione: il crollo delle vendite e della distribuzione, sia per quanto riguarda il giornale di carta, che per il digitale; la “rivoluzione” dell’intelligenza artificiale che in maniera repentina e rapidissima sta modificando lo scenario dell’informazione; il pluralismo dell’informazione che langue, sia a livello globale che locale, a seguito del calo della fiducia dei lettori nei confronti dei media tradizionali e nuovi.

Anche alla luce del nuovo Regolamento europeo sui servizi digitali – come emerge da un’analisi di Ginevra Cerrina Feroni, vice presidente del Garante per la privacy – sono le stesse norme che, consegnando alle grandi piattaforme il compito di essere contemporaneamente soggetto controllato e controllore, annichiliscono la possibilità di un pluralismo effettivo ed efficace.

Sullo sfondo c’è il fenomeno della “News Avoidance”, ovvero la sistematica fuga dalle notizie che sono ormai portatrici solo di eventi drammatici, ma soprattutto quello della perdita di rilevanza del giornalismo. Con la polverizzazione delle fonti di informazione, la nascita dell’economia dei “creators”, nuove fonti si sono candidate ad assumere il ruolo di informatori nel pubblico e sono gli influencer, i siti di marketing che creano contenuti ad hoc per scopi assolutamente diversi da quelli del giornalismo che è e resta uno dei pilastri della democrazia.

Questi siti, queste pagine social, utilizzano i linguaggi più appropriati per comunicare con il pubblico, un format informale e diretto, che adopera l’audiovisivo come contenitore primario per i propri messaggi. Ed è qui che il giornalismo – si evidenzia nel Report – dovrebbe soffermarsi, individuando, o forse ritrovando, la propria identità in un processo di selezione e presentazione dell’informazione basato su principi etici e deontologici specifici.

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