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Ordigni di guerra: i soldi e la retorica delle armi

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La storia delle armi si può raccontare attraverso la retorica del loro uso. Pensateci: l’epica come genere poetico è nata così: L’Iliade, l’Odissea, gli eroi (scene memorabili di Diomede e di Aiace Telamonio), le vicende, le astuzie, le passioni, il potere, l’amicizia, la nostalgia. E che dire della “cavalleria” medievale che dispiega su tutta l’Europa una violenza rivestita di generosità e magniloquenza?

Poeti nostri sommi come Ludovico Ariosto e Torquato Tasso, hanno conquistato i cuori di intere generazioni intrecciando armi e amori. Lo stesso Dante pone l’audacia combattiva di un eroe omerico all’incrocio di “virtute e conoscenza”. E sceglie per sua guida nel periglioso viaggio attraverso le sfere dell’adilà, Virgilio, il cantore che fonda l’epica di Roma   

L’ultima manipolazione – con i sentimenti e le argomentazioni di oggi, si capisce, senza l’amore né la fede e senza nessuna poesia- la leggo l’altro giorno su “Le Monde”. Si parla dei blindati Leclerc in Romania, dove c’è una base militare francese, inviati “per prevenire un’estensione del conflitto e al tempo stesso –udite, udite!- per prepararsi a un confronto di alta intensità con la Russia”.

La ributtante retorica delle armi è pari solo al disgusto per i soldi che girano intorno ad esse. La spesa in armamenti è spaventosa. Secondo SIPRI (https://milex.sipri.org/sipri),  nel 1989, alla caduta del muro di Berlino, e quindi alla fine della “guerra fredda” gli Stati spendevano complessivamente 1500 miliardi di $ a prezzi costanti; oggi siamo a 2100 miliardi, più o meno il PIL dell’Italia. Gli USA spendevano 1/5 del totale mondiale, nel 1989, vale a dire 1.300 $ per ogni americano; nel 2021, la spesa equivale a più di 1/3 e quella pro-capite è praticamente raddoppiata. E’ questa l’America first? E’ dunque su queste cifre che dobbiamo misurare la grandezza degli Stati Uniti? 

Già: e la Cina, direte voi, il secondo Paese più ricco al mondo, in termini complessivi? Negli stessi anni, Pechino spendeva 20 miliardi, nel frattempo più che decuplicati. I 10$ per abitante del 1989 sono diventati 20 volte tanto trent’anni dopo.

Quanto alla Russia, seconda potenza nucleare al mondo (o forse prima), ma piccola economia, tutto sommato, la troviamo a 44 miliardi nel 1992, aumentati “soltanto” del 50% tre decenni più tardi. Mosca spendeva 50$ per abitante in armamenti al tempo di M. Gorbaciov, diventati 9 volte tanto al tempo dell’invasione dell’Ucraina. L’Arabia Saudita e la Francia, per dire, spendono la stessa cifra, ed entrambe destinano alle armi poco meno della Russia (53 miliardi nel 2021). Con una spesa pro-capite che rende perfino derisorie quelle russe o cinesi: parliamo di 865$ per Parigi (l’Italia non c’è male con più di 500$ a persona, considerando che è senza atomiche in proprio) e di un agghiacciante 1570$ per Riyad (l’Iran sciita, 290$, pur impegnata in un conflitto politico-religioso globale con i sunniti sauditi). 

Fin qui gli Stati, e la loro visione politica rozza, incapace di andare oltre il detto quanto mai arcaico: “se vuoi la pace, prepara la guerra”. Ma c’è un altro soggetto, oggi, in questa umanità impegnata nella propria rappresentazione belluina. Si tratta di coloro che producono le armi, e le vendono. Sempre secondo SIPRI (https://sipri.org/publications/2022/sipri-fact-sheets/sipri-top-100-arms-producing-and-military-services-companies-2021), nel 2021 le prime 100 industrie mondiali di ordigni di guerra hanno venduto armi per 592 miliardi di $.

In aumento di quasi il 2% rispetto all’anno precedente, senza dimenticare che dal 2015 ad oggi le vendite sono aumentate di 100 miliardi. Il 40% di queste Compagnie sono statunitensi, fatturando oltre la metà del totale. Seguono le cinesi, con il 18% delle vendite, e le britanniche, con il 7%. L’Italia fa la sua figura in Europa, con importi che si aggirano sul 3%, superiori a quelli tedeschi e simili a quelli russi. Al primo posto sempre lei, la Lockeed, che fattura da sola più del 10% del totale; al 14 posto la nostra Leonardo, con un onorevole 3%. 

A quanto pare, si va verso un orientamento marittimo degli armamenti, piuttosto che terrestri o aerei. Eppure, che volete, mi fa una certa impressione sapere che l’aereo sul quale sto salendo, un Boeing, è prodotto dalla stessa Compagnia che occupa il terzo posto in questa triste classifica.

Angelo Turco, africanista, è uno studioso di teoria ed epistemologia della Geografia, professore emerito all’Università IULM di Milano, dove è stato Preside di Facoltà, Prorettore vicario e Presidente della Fondazione IULM.

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Sindaco Istanbul Ekrem Imamoglu contro Erdogan: Hamas è un gruppo terroristico

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Il sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, il principale rivale del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, definisce Hamas “un gruppo terroristico” e afferma che la Turchia è stata “profondamente rattristata” dal massacro del 7 ottobre. Intervistato dalla Cnn, il primo cittadino della metropoli turca spiega che “qualsiasi struttura organizzata che compie atti terroristici e uccide persone in massa è da noi considerata un’organizzazione terroristica”, aggiungendo però che crimini simili stanno colpendo i palestinesi e invita Israele a porre fine alla sua guerra contro Hamas.

Il governo turco di Erdogan sostiene apertamente Hamas, ha duramente criticato l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza e ha chiesto un cessate il fuoco immediato. Il leader turco ha paragonato le tattiche del primo ministro Benyamin Netanyahu a quelle di Adolf Hitler e ha definito Israele uno “stato terrorista” a causa della sua offensiva contro Hamas a Gaza.

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Usa: sondaggio “Cnn”, Trump in vantaggio su Biden di 6 punti a livello nazionale

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A poco meno di sei mesi dalle elezioni negli Stati Uniti, l’ex presidente Donald Trump gode del sostegno del 49 per cento degli elettori, in vantaggio di sei punti percentuali sul suo successore Joe Biden, fermo al 43 per cento. Lo indica l’ultimo sondaggio pubblicato dall’emittente “Cnn” ed effettuato dall’istituto Ssrs. Rispetto alla precedente rilevazione condotta lo scorso gennaio, il candidato repubblicano e’ rimasto stabile, mentre l’attuale presidente ha perso il due per cento del proprio consenso. Soprattutto, e’ in miglioramento l’idea che gli elettori hanno degli anni della presidenza Trump. Ora il 55 per cento degli statunitensi considera “un successo” la sua amministrazione, contro il 44 per cento che la definisce “un fallimento”.

Nel gennaio del 2021, pochi giorni dopo l’insediamento di Biden, era il 55 per cento a considerare un fallimento la presidenza di Trump. Al contrario, il 61 per cento ritiene che la presidenza Biden sia stata un fallimento, mentre il 39 per cento la definisce “un successo”. Il sondaggio mostra anche come i repubblicani siano piu’ convinti dell’idea che la presidenza Trump sia stata un successo (92 per cento) rispetto a quanto gli elettori democratici abbiano la stessa opinione della presidenza Biden (solo il 73 per cento). Tra gli indipendenti, l’amministrazione Trump e’ guardata con favore dal 51 per cento, contro il 37 per cento che ha opinione positiva dell’attuale presidenza. Poi vi e’ un 14 per cento che considera un fallimento entrambe le esperienze, e un 8 per cento che invece ritiene un successo sia la presidenza di Donald Trump che quella di Joe Biden.

Il sondaggio rileva anche come il 60 per cento degli elettori disapprovi l’operato dell’attuale presidente e come il tasso di approvazione, attualmente al 40 per cento, sia al di sotto del 50 per cento anche su materie quali le politiche sanitarie (45 per cento) e la gestione del debito studentesco (44 per cento). A pesare sull’opinione che i cittadini Usa hanno di Biden e’ soprattutto la gestione della crisi a Gaza (il 71 per cento disapprova), in particolare nel caso degli under 35 (tra questi e’ l’81 per cento a esprimere valutazione negativa). Non molto meglio il giudizio degli elettori sull’operato della Casa Bianca in economia (solo il 34 per cento approva), tema che il 65 per cento degli intervistati considera “estremamente importante” per il voto di novembre.

Tra questi ultimi, il 62 per cento ha intenzione di votare Trump, il 30 per cento Biden. In generale, il 70 per cento degli elettori si lamenta delle attuali condizioni economiche del Paese, e il 53 per cento si dice insoddisfatto della propria situazione finanziaria. Tale insoddisfazione sale soprattutto tra gli elettori a basso reddito, tra le persone di colore e tra i piu’ giovani. L’impressione per entrambi i candidati resta per lo piu’ negativa (il 58 per cento ha opinione negativa di Biden, il 55 per cento di Trump) e il 53 per cento e’ insoddisfatto delle opzioni a disposizione sulla scheda elettorale il prossimo novembre.

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Sconosciuti uccidono sette giovani nel sud dell’Ecuador

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Sette giovani, che la polizia sospetta facessero parte di una banda dedita al furto di veicoli, sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco da sconosciuti a Petrillo, località del sud dell’Ecuador. Secondo una prima ricostruzione dell’accaduto, riferisce il portale di notizie Primicias, sei dei giovani, tutti fra i 15 e i 21 anni, sarebbero caduti in un’imboscata mentre stavano riportando una moto rubata al proprietario per incassare il riscatto. Il cadavere di un settimo giovane è poi stato ritrovato ore dopo poco lontano dal luogo del massacro. Gli inquirenti hanno comunicato che praticamente tutte le vittime avevano precedenti penali per furti di vario genere, ed in particolare di veicoli, formulando l’ipotesi che le persone che hanno sparato da un’auto sarebbero membri di una banda rivale o residenti del luogo stanchi delle ripetute estorsioni.

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