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Cronache

Operata al ginocchio muore dopo 48 ore, aperta un’inchiesta

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Era un supplizio camminare con quel dolore indicibile al ginocchio sinistro. Alla fine si è dovuto operare. Un intervento di protesi. Una operazione quasi di routine, niente di particolarmente difficile. Filomena, questo era il suo nome, non c’è più. È morta. Il suo intervento chirurgico è slittato per più di tre mesi perchè in costanza di coronavirus la sanità campana (e quella italiana in genere) assicurava solo prestazioni contro il covid 19. Le altre malattie? Dimenticate. Da un lato le autorità sanitarie non avevano attenzioni se non per il coronavirus, dall’altra la campagna mediatica martellante sull’epidemia virale ha terrorizzato pazienti anche con gravi patologie che nel frattempo sono diventati sempre più difficili da ciurlare. Due mesi fa la donna è poi entrata in sala operatoria dove le è stata sistemata la rotula con una placca metallica. Due giorni dopo l’intervento Filomena è morta.
I familiari hanno presentato una denuncia. Loro ritengono sia un caso di malasanità. La Procura della Repubblica di Napoli ha aperto un’inchiesta.
La famiglia di Filomena D’Aponte ha presentato  un esposto denuncia per il tramite di un legale, l’avvocato Benito De Siero. La signora, è spiegato nella denuncia, godeva di ottima salute. Il quadro clinico della donna prima dell’intervento, secondo quanto emerge dalle analisi di routine fatte a Villa Betania, l’ospedale, erano ottime.  Insomma la donna non aveva acciacchi o altre malattie in atto. Doveva solo risolvere chirurgicamente quel piccolo problema alla cartilagine del ginocchio sinistro.

Che cosa è successo? Difficile capirlo. L’operazione va bene. Riesce perfettamente. Quando Filomena è pronta per uscire, con il beneplacito dei medici, succedono alcune cose su cui occorrerò fare chiarella. Il fratello della donna la mattina delle dimissioni corre in ospedale perchè gli comunicano che la donna ha avuto un malore. In realtà, secondo quanto denunciato, alle 11 Filomena è già morta. Causa  probabile del decesso una embolia polmonare.
È il dramma. I figli della donna deceduta si rivolgono alla polizia. La magistratura impone l’autopsia. Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore Mario Canale. Occorre capire perchè e come Filomena è morta. L’inchiesta non è un modo per criminalizzare la sanità o per gettare fango sui medici ma solo un modo per assicurare giustizia ai congiunti di questa donna morta dopo un interventi di artoprotesi. Nulla di eccezionale ma comunque sempre un intervento chirurgico con sedazione locale. Il direttore sanitario di Villa Betania, Antonio Sciambra, parla di “fatalità che non trova spiegazioni nel decorso pre e post operatorio”.  Sciambra spiega che “la signora ha fatto tutte le profilassi previste dalle procedure e linee guida: gli antibiotici, l’eparina come anticoagulante, tutte le valutazioni pre e post intervento erano nella norma. Non abbiamo neppure saputo l’esito dell’autopsia per capire cosa fosse accaduto. Ma in questi casi può essere un evento cardiaco acuto, un’embolia”. La situazione è in mano al magistrato che andrà avanti con l’inchiesta se gli accertamenti tecnici (autopsia e indagini della polizia) dovessero evidenziare delle possibili responsabilità.

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Milano, diciottenne ucciso a colpi di pistola nella notte

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Nella notte scorsa assurdo delitto alla periferia di Milano. Un giovane diciottenne, di origine slava, è stato brutalmente ucciso con tre colpi d’arma da fuoco al torace in via Varsavia, vicino all’ortomercato. Secondo quanto emerso da una prima ricostruzione, il ragazzo si trovava a bordo di un furgone quando è stato avvicinato da un gruppo di individui che hanno aperto il fuoco.

I dettagli dell’aggressione dipingono un quadro di violenza e paura. La vittima, evidentemente ignara del pericolo, stava riposando all’interno del mezzo insieme a una donna, forse la sua compagna. Gli assassini hanno infranto i vetri del furgone per accertarsi della presenza di persone all’interno, prima di aprire il fuoco. Il giovane è stato soccorso tempestivamente dagli operatori del 118, ma purtroppo i loro sforzi sono stati vani: è spirato poco dopo il suo arrivo all’ospedale Policlinico.

La compagna del ragazzo, fortunatamente, è sopravvissuta all’attacco, ma è stata portata in ospedale in stato di choc, testimone impotente della tragedia che si è consumata sotto i loro occhi.

Le indagini sono ora nelle mani degli agenti della Polizia di Stato, impegnati a cercare di gettare luce su questo terribile crimine. La zona intorno all’ortomercato, come riportato dalle autorità, è nota per essere frequentata da roulotte e furgoni abitati, soprattutto da comunità nomadi. Tuttavia, quanto accaduto stanotte ha scosso la comunità locale e ha sollevato interrogativi su quanto sicure siano realmente queste aree.

Mentre la città si ritrova a piangere la perdita di un giovane vita spezzata troppo presto, ci si interroga anche su quali misure possano essere prese per prevenire simili tragedie in futuro. In un momento in cui la sicurezza pubblica è al centro delle preoccupazioni di tutti, è fondamentale che le autorità agiscano con fermezza per garantire la protezione di tutti i cittadini, indipendentemente dal loro status sociale o dalle loro abitudini di vita.

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Fassino denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino, informativa in Procura

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Arriverà nelle prossime ore in Procura una prima informativa su Piero Fassino, denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino. Gli investigatori della Polaria hanno raccolto tutti gli elementi – comprese le immagini registrate dalle telecamere del sistema di videosorveglianza – e le trasmetteranno all’autorità giudiziaria competente, quella di Civitavecchia, che valuterà come procedere. Fassino, in quanto parlamentare, non è stato ascoltato ma – spiegano fonti investigative – se vorrà potrà rilasciare dichiarazioni spontanee.

Già ieri il deputato del Pd – parlamentare per 7 legislature, ex ministro della Giustizia dal 2000 al 2001, poi segretario dem fino al 2007 e sindaco di Torino per cinque anni dal 2011 al 2016 – ha fornito la sua versione sostenendo di aver già chiarito con i responsabili del duty free la questione: “volevo comprare il profumo per mia moglie, ma avendo il trolley in mano e il cellulare nell’altra, non avendo ancora tre mani, ho semplicemente appoggiato la confezione di profumo nella tasca del giaccone, in attesa di andare alle casse”. In quel momento, ha aggiunto, “si è avvicinato un funzionario della vigilanza che mi ha contestato quell’atto segnalandolo ad un agente di polizia.

Certo non intendevo appropriarmi indebitamente di una boccettina di profumo”. Fassino ha anche sostenuto che si era offerto subito di pagarla e di comprarne non una ma due, proprio per dimostrare la sua buona fede, ma i responsabili hanno comunque deciso di sporgere denuncia. Al parlamentare del Pd, dopo quella espressa ieri dal deputato di Forza Italia Ugo Cappellacci, è arrivata la solidarietà del coordinatore di Fratelli d’Italia in Piemonte Fabrizio Comba. “Conosco l’uomo e il politico integerrimo, il tritacarne mediatico in cui è stato infilato è indecoroso per la sua storia personale e, quindi, anche per la storia del nostro paese. E’ un avversario politico – ha concluso Comba – ma non per questo mi permetto di dubitare della sua integrità, convinto delle sue straordinarie qualità morali”.

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Nozze d’argento boss in chiesa con le spoglie di Falcone

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Lui abito scuro, con gilet, pochette e cravatta color madreperla, lei abito bianco scollato lavorato con tessuto di pizzo e bouquet di rose rosse. La coppia d’oro delle famiglie mafiose palermitane, Tommaso Lo Presti, detto “il grosso”, per distinguerlo dall’omonimo detto “il lungo”, e la moglie Teresa Marino, ha festeggiato in grande stile, con amici e familiari l’anniversario dei 25 anni di matrimonio il 15 aprile scorso.

La coppia, lui è stato scarcerato da poco dopo anni di detenzione per mafia ed estorsioni, lei pure condannata per mafia, ha scelto per la cerimonia religiosa in cui rinnovare la promessa d’amore un luogo simbolico, la chiesa di San Domenico, che si trova in una delle piazze più belle di Palermo e che è nel cuore del mandamento mafioso di cui Lo Presti era al vertice. Nel complesso in cui è inserita la chiesa c’è anche il pantheon dei siciliani illustri, da Giuseppe Pitrè a Giacomo Serpotta, in cui sorge anche la tomba monumentale che ha accolto, dal 2015, le spoglie di Giovanni Falcone. I mafiosi quindi sono stati accolti dai frati, che gestiscono il complesso, per celebrare la benedizione delle nozze d’argento.

Padre Sergio Catalano, frate priore della chiesa, afferma di aver saputo chi fosse l’elegante coppia solo leggendo le notizie del sito d’informazione Palermotoday che ha pubblicato la notizia alcuni giorni dopo la cerimonia. “Le verifiche non spettano a noi – aggiunge – ci sono organi istituzionali che devono farlo”. Ma la coppia della cosca di Portanuova, lui è sorvegliato speciale e deve rientrare in casa entro una certa ora, poteva tranquillamente far celebrare la cerimonia in qualsiasi posto. La valutazione dell’opportunità di ospitare due mafiosi di questo calibro nel complesso dove ci sono le spoglie del magistrato ucciso dalla mafia spetterebbe a chi ha la responsabilità di quei luoghi.

Alla chiesa Lo Presti ha lasciato anche un’offerta che padre Catalano dice “servirà a fare del bene a chi ne ha bisogno”. Dopo la cerimonia a san Domenico la coppia ha festeggiato, nei limiti temporali concessi al sorvegliato speciale, in una villetta allietata anche dalle canzoni di due noti neomelodici. Dopo l’arresto di Lo Presti, 48 anni, nell’operazione Iago nel 2014, gli investigatori scoprirono il ruolo della moglie che il giudice che l’ha condannata descrive così: “Teresa Marino durante il periodo della sua detenzione domiciliare (in concomitanza con quella carceraria del marito), riceveva presso la sua abitazione tutti gli esponenti di spicco del mandamento mafioso di Porta Nuova e impartiva loro indicazioni e direttive proprie e del marito, condividendone le strategie criminali. I sodali mafiosi dell’organizzazione, inoltre, si rivolgevano alla donna anche per dirimere questioni e tensioni interne al sodalizio”.

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