Un progetto europeo per un futuro più sostenibile nell’agricoltura: il Dipartimento di Innovazione in Ingegneria e Fisica dell’I.R.C.C.S. Neuromed, in collaborazione con INNOMED srl, protagonista di una grande collaborazione internazionale per l’introduzione di tecnologie avanzate, come PET e Risonanza magnetica,
nelle coltivazioni agricole
Una strada completamente innovativa per disegnare l’agricoltura del futuro, sostenibile, a basso impatto ambientale e capace di rispondere alle necessità non solo delle popolazioni europee, ma di tutto il pianeta. Una strada che farà arrivare nei campi tecnologie come tomografia a emissione di positroni (PET) e risonanza magnetica (MRI), che siamo certamente più abituati a vedere in ospedali e laboratori.
È il progetto al quale partecipa il Dipartimento di Innovazione in Ingegneria e Fisica dell’I.R.C.C.S. Neuromed. Per l’Istituto di Pozzilli (IS) un ruolo da protagonista in AgriPETMRI, svolto in collaborazione con INNOMED srl., Università Otto-von-Guericke di Magdeburg, in Germania, VRVis, Austria, e Bonifiche Ferraresi (Italia). L’iniziativa è stata recentemente finanziata con 1.57 milioni di euro dalla Commissione Europea nel quadro del programma I3.
Il progetto, che partirà il prossimo novembre, vedrà la creazione di una piattaforma tecnologica interregionale mirata alla realizzazione di un sistema di imaging che unirà la risonanza magnetica con la tomografia ad emissione di positroni per migliorare le produzioni agricole.
Professor Nicola D’Ascenzo
“Quello che ci avviamo a realizzare – dice il professor Nicola D’Ascenzo, responsabile del Dipartimento di Innovazione in Ingegneria e Fisica – è un sistema molto complesso che si basa sulle ricerche portate avanti dal nostro gruppo in Molise. Tecnologie come PET e Risonanza magnetica possono apparire strane in un ambito agricolo. Invece possono contribuire a dirci molto delle piante, della loro vita sotto condizioni di stress, e di conseguenza di come possiamo intervenire per migliorare i raccolti. Una visualizzazione completa e integrata, anche grazie a programmi di intelligenza artificiale per creare immagini combinate, che ci farà ‘vedere’ il metabolismo delle pianete e la loro reazione in diverse condizioni ambientali”.
Toccherà a Bonifiche Ferraresi, una delle più importanti aziende agricole italiane, portare questa ricerca “sul campo”, e non in modo figurato: il sistema di imaging, infatti, sarà inserito nella gestione sostenibile delle colture.
La rivoluzionaria tecnologia di imaging PET/MRI, che consente di monitorare contemporaneamente la dinamica spazio-temporale del metabolismo delle piante e la loro morfologia ad alta risoluzione, offrirà nuovi biomarcatori digitali correlati con i primi segnali di stress nelle piante, prima che i sintomi diventino evidenti e irreversibili. Questo potente strumento rappresenta un investimento significativo per le regioni in via di sviluppo dipendenti dall’agricoltura, contribuendo a potenziare la sostenibilità nell’agricoltura e a rafforzare la competitività dell’UE in questo settore.
In linea con gli obiettivi del Green Deal europeo, la tecnologia PET/MRI per le colture promuove strategie agricole sostenibili, crea nuovi posti di lavoro nel settore agricolo e rafforza le regioni di sviluppo dei partner del progetto. La collaborazione con le PMI, inoltre, garantisce un’implementazione economica e rivolta ad una rapida applicazione delle tecnologie studiate.
Il Dipartimento per l’Innovazione in Ingegneria e Fisica Oltre a quello del Neuromed a Pozzilli, altri tre laboratori sono integrati in questo Dipartimento, situati in prestigiosi Istituti internazionali: Neurobiotech, Caserta; University of Science and Technology of China, Hefei; Otto-von-Guericke University Magdeburg, in Germania. Con 26 ricercatori e sei brevetti già registrati, il Dipartimento è impegnato in ricerche e realizzazioni tecnologiche di frontiera nel campo dei sensori per la diagnostica avanzata, nelle patologie neurologiche e in altri campi della medicina e della biologia.
L’IRCCS Neuromed L’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) Neuromed di Pozzilli (IS) rappresenta un punto di riferimento a livello italiano ed internazionale per la ricerca e la terapia nel campo delle malattie che colpiscono il sistema nervoso. Un centro in cui i medici, i ricercatori, il personale e gli stessi pazienti formano una alleanza rivolta a garantire il miglior livello di assistenza possibile e cure all’avanguardia, guidate dagli sviluppi scientifici più avanzati.
Dopo un’estate e un autunno contrassegnati da temperature estreme, anche l’inverno 2023/24 promette di raggiungere un caldo record: il responsabile è El Niño, il fenomeno meteorologico periodico generalmente associato all’aumento delle temperature, che è tornato a installarsi nell’Oceano Pacifico proprio nella seconda metà di quest’anno. Secondo uno studio dell’Istituto di Fisica dell’Atmosfera dell’Accademia Cinese delle Scienze, pubblicato sulla rivista Advances in Atmospheric Sciences, El Niño è pronto a innescare anticicloni (zone di alta pressione atmosferica) anomali nel Pacifico Nord-occidentale, che influenzeranno il clima invernale soprattutto in Asia orientale e Nord America.
“Di solito nel resto del mondo gli effetti di El Niño risultano più diluiti, perché entrano in gioco anche altri fattori di disturbo”, spiega Claudio Tei, climatologo del Laboratorio di monitoraggio e modellistica ambientale del Consiglio Nazionale delle Ricerche. “Per l’Europa e l’Italia quindi non ci saranno grandi conseguenze – aggiunge Tei – se non delle temperature leggermente più basse per il Nord Europa e una maggiore persistenza degli anticicloni. Nel complesso, comunque, probabilmente l’inverno sarà un po’ più caldo della media anche in Europa e nel Mediterraneo”. D’altronde, il 2023 è stato già certificato come l’anno più caldo di sempre: lo ha appena rivelato il report provvisorio sullo stato del clima dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, sottolineando come sia il primo ad aver registrato un aumento delle temperature di 1,4 gradi sopra i livelli pre-industriali. “Il 2023 ha infranto tutti i record climatici – si legge nel rapporto – accompagnato da fenomeni meteorologici estremi che hanno lasciato una scia di devastazione e disperazione”.
ùUn primato già preannunciato dal mese di novembre appena concluso: come ha indicato il programma di osservazione della Terra Copernicus di Agenzia Spaziale Europea e Commissione europea, la temperatura media della superficie degli oceani ha raggiunto i 20,79 gradi, la più alta finora registrata e ben 0,4 gradi sopra le medie del periodo. Un nuovo record che si aggiunge a quello del 17 novembre, il primo giorno in cui la temperatura globale ha superato di oltre 2 gradi i livelli preindustriali. In Italia, tra l’altro, alcune stazioni meteorologiche della Sicilia hanno rilevato a metà del mese picchi di ben 30 gradi. Per capire se questa tendenza proseguirà anche per l’inverno, i ricercatori guidati da Fei Zheng “hanno utilizzato modelli che partono dalle condizioni registrate in estate e autunno – spiega il ricercatore Lamma-Cnr – per cercare di prevedere il clima dei prossimi mesi”. I risultati sottolineano che gli effetti di El Niño saranno amplificati dalla combinazione con il riscaldamento globale in corso. Le regioni alle latitudini medio-basse di Asia e America vivranno un inverno eccezionalmente caldo: c’è infatti una probabilità del 95% che la temperatura superficiale media globale per la stagione 2023/24 stabilisca un nuovo record storico.
L’Italia è sempre più soggetta ad alluvioni e piogge intense, e sempre più fragile e impreparata di fronte alla crisi climatica. È quanto emerge dal “Rapporto Città Clima 2023 Speciale Alluvioni” realizzato da Legambiente, con il contributo del Gruppo Unipol, che quest’anno dedica uno speciale proprio al tema alluvioni denunciando anche i tagli che ci sono stati alle risorse destinate alla prevenzione del dissesto idrogeologico.
I numeri parlano da soli: negli ultimi 14 anni – dal 2010 al 31 ottobre 2023 – sono stati registrati dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente 684 allagamenti da piogge intense, 166 esondazioni fluviali e 86 frane sempre dovute a piogge intense, che rappresentano il 49,1% degli eventi totali registrati. In questi 14 anni, le regioni più colpite per allagamenti da piogge intense sono state la Sicilia, con 86 casi, seguita da Lazio (72), Lombardia (66), Emilia-Romagna (59), Campania e Puglia (entrambe con 49 eventi), Toscana (48). Per le esondazioni fluviali al primo posto la Lombardia con 30 casi, seguita dall’Emilia-Romagna con 25 e dalla Sicilia con 18 eventi. Tra le grandi città le più colpite sono state Roma, Agrigento, Palermo, Genova e Napoli.
Legambiente osserva che il Governo Meloni dimezza le risorse destinate a contrastare il dissesto idrogeologico, da 2,49 miliardi a 1,203 miliardi, in un Paese dove si sono spesi in media oltre 1,25 miliardi all’anno per la gestione delle emergenze negli ultimi 14 anni. Secondo l’associazione ambientalista, è “urgente definire una nuova governance che abbia una visione più ampia di conoscenza, pianificazione e controllo del territorio. Quattro le priorità da cui ripartire: approvare il Pnac (Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici), una legge contro il consumo di suolo, agire sulla prevenzione, definire una regia unica da parte delle Autorità di bacino distrettuale che preveda anche una maggiore collaborazione tra enti”.
La Nave rompighiaccio Laura Bassi, di proprietà dell’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale, è partita sabato scorso da Napoli, dove ha completato le fasi di caricazione delle strumentazioni scientifiche e dei materiali, in vista della nuova campagna scientifica del Programma nazionale di ricerche in Antartide.
La nave arriverà in Nuova Zelanda a inizio gennaio 2024 per poi iniziare il suo viaggio verso l’Antartide con a bordo 38 fra ricercatori e tecnologi italiani e un equipaggio navigante di 23 membri. Prima di salpare, la nave è stata sottoposta a una serie di lavori di trasformazione nei Cantieri del Mediterraneo, che hanno interessato la realizzazione di un nuovo laboratorio sul ponte di coperta e di una “camera baltica”, ovvero una struttura scatolare in acciaio, alta sei metri e lunga oltre sette in grado di contenere al suo interno la rosette, la principale strumentazione di campionamento utilizzata in oceanografia.
Si tratta di un sistema che preleva campioni di acqua e misura alcune sue caratteristiche; può raggiungere i 6mila metri di profondità. La Laura Bassi parteciperà quindi alla 39/a campagna in Antartide. Per la prima volta – informa l’Ogs – la missione sarà condivisa con il progetto antartico neozelandese a cui afferiscono 12 ricercatori. Circumnavigherà l’intero mare di Ross e concluderà la sua missione antartica a marzo 2024 a Lyttleton per poi tornare in Italia a fine aprile. Quella dell’Ogs – ricorda lo stesso Istituto – è oggi l’unica nave italiana rompighiaccio per la ricerca oceanografica e al momento anche la prima e unica nave battente bandiera italiana in grado di operare in mari polari, sia in Antartide sia in Artico, conforme alle regole internazionali per l’accesso delle navi alle aree polari.