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Economia

Mossa di Intesa Sanpaolo, offerta pubblica di scambio per acquisire Ubi e diventare la terza banca in Europa

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La ‘corazzata’ Intesa Sanpaolo scende in campo a sorpresa nel risiko bancario e punta su Ubi con una offerta pubblica di scambio volontaria sulla totalita’ delle azioni. Proposta che resta tale e non cambiera’. Un consolidamento del settore era auspicato da tempo, soprattutto dalla Vigilanza, ma il gruppo guidato da Carlo Messina ha giocato d’anticipo facendo la “prima mossa” perche’ “Ubi e’ la migliore combinazione per Intesa e uniti saremo piu’ forti”. L’operazione, definita “geniale” dal presidente Gian Maria Gros-Pietro, e’ stata promossa dalla Borsa con Intesa salita del 2,36% (2,6 euro) e Ubi del 23,5%% (4,31 euro). Piazza Affari ritiene conveniente per gli azionisti di Ubi aderire all’Ops, in quanto il controvalore delle 17 azioni Intesae’ superiore a quello delle 10 di Ubi, previste dall’offerta. Le prime valgono complessivamente 44,2 euro, mentre le seconde 43,1 euro. L’offerta apre un “nuovo capitolo della storia di questo gruppo”, ha aggiunto Messina. Nascera’ la terza banca europea per capitalizzazione di mercato, che salira’ a 48 miliardi di euro, e la settima per ricavi (21 miliardi), e 1,1 trilioni di euro di risparmio degli italiani in gestione. L’operazione non avra’ nessun impatto per gli azionisti a cui Messina assicura un dividendo di 0,2 euro sul 2020, superiore a 0,2 euro sul 2021. Ubi e’ la miglior “banca di medie dimensioni, sono una piccola Intesa Sanpaolo – ha detto Messina -. Vogliamo che i due migliori player italiani crescano insieme e creino un leader europeo”. L’offerta, che permettera’ a Intesa di superare i 6 miliardi di utile a partire dal 2022, non e’ “amichevole dal punto di vista tecnico ma non avevamo altro modo per farla”, spiega ancora Messina che auspica che il vertice di Ubi – colto di sorpresa da una offerta arrivata nel giorno della presentazione del piano industriale – possa considerarla tale. In attesa che il cda di Ubi si esprima – si riunira’ nelle prossime ore – per ora a parlare sono solo i grandi soci della banca riuniti nel patto Car, che definiscono Ubi “centrale per l’Italia e il suo sistema bancario” ma chiedono “tempo” per valutare l’ops. Proprio al patto che ha quasi il 20% di Ubi potrebbero aprirsi spazi nella governance della nuova realta’. E’ lo stesso Messina a riconoscere il ruolo strategico delle fondazioni nel capitale con la loro diluizione minima, si parla del 10% delle loro azioni. C’e’ fiducia che l’ops vada in porto, confidando su un premio considerato alto, nella difficile possibilita’ che si materializzino delle controfferte e sul fatto che il 60-70% del capitale e’ in mano ai fondi internazionali. Messina e’ poi fiducioso sul via libera della Bce perche’ la “mossa e’ in linea con le aspettative della Vigilanza”. La valutazione dell’operazione ha avuto inizio circa un mese fa quando Intesa ha avviato i contatti con l’advisor Francesco Canzonieri di Mediobanca. Poi ci sono stati quelli con le altre due parti (Bper e Unipol, ndr) e infine nelle ultime settimane c’e’ stata una accelerazione, anche alla luce della continua crescita del titolo di Ubi banca. Poi l’epilogo lunedi’ con la riunione dei cda dei tre gruppi coinvolti e l’invio della documentazione alla Consob. E poco prima di mezzanotte la comunicazione al mercato con la successiva telefonata di Messina a Massiah, a Londra per il nuovo piano. Mi ha detto che “si sentiva in imbarazzo – ha detto Messina sulla conversazione – essendo in presenza del nuovo piano. Ma ci risentiremo”. Il numero uno di Intesa Sanpaolo apre la porta di Ca’ de Sass a Massiah, perche’ “potra’ assumere una posizione di prima linea nel management”, per lui potrebbe esserci la guida del polo assicurativo, anche se non e’ detto che accetti.

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Economia

Parte l’ops su Bpm, Unicredit cerca dialogo col governo

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Da lunedì i soci di Banco Bpm potranno aderire all’offerta di Unicredit ma in questo momento tutti si chiedono se conviene, gli azionisti di Piazza Meda, la Borsa e lo stesso Andrea Orcel, il ceo di Piazza Gae Aulenti. Agli azionisti converrebbe vendere sul mercato. Per ciascuna azione di Bpm consegnata, che nell’ultima seduta di Borsa valeva 9,74 euro consegnata, si ricevono 0,175 azioni UniCredit (che venerdì valevano 50,87 euro), uno sconto che va oltre l’8 per cento. Improbabile un rialzo di prezzo ora che Unicredit deve fare i conti con i paletti imposti dal governo e con l’acquisizione di Anima che senza il Danish Compromise – una normativa europea che consente alle banche di acquisire assicurazioni con un minor assorbimento di capitale – pesa sull’indice patrimoniale di Banco Bpm e la rende meno attraente. L’offerta però resterà aperta fino al 23 giugno e nel frattempo Unicredit cerca un dialogo con il governo.

Le prescrizioni, tra cui il mantenimento del rapporto prestiti/depositi in Italia, le filiali di Banco Bpm in Lombardia e l’uscita dalla Russia entro il gennaio 2026, hanno un impatto che gli analisti di Jp Morgan hanno provato a calcolare: cento milioni di minori sinergie sui ricavi derivanti dalla stabilità del rapporto prestiti/depositi; 47 punti base di impatto CET1 derivante dall’uscita dalla Russia equivalente a 1,4 miliardi di capitale; 300 milioni di minori sinergie sui costi su un totale di 0,9 miliardi di euro. E in caso di inadempimento o violazione delle prescrizioni, secondo indiscrezioni, rischierebbe una multa compresa tra 300 milioni e 20 miliardi di euro. La normativa stabilisce infatti che la sanzione amministrativa possa arrivare fino al doppio del valore dell’operazione, e non sia inferiore all’1% del fatturato cumulato dell’ultimo esercizio approvato. Mentre Orcel si interroga se ne valga la pena, le tecnicalità vengono portate avanti e dopo una lunga istruttoria il 24 aprile è stato notificato alla DG Competition l’operazione di fusione e una risposta è attesa entro il 4 giugno.

“Data la forte complementarietà, presumiamo che non vi sia alcun piano di riduzione degli sportelli di in Lombardia”, sottolineano gli analisti di Jp Morgan, ricordando che Banco Bpm ha una quota di mercato del 13% contro il 6% di Unicredit. Resta in ogni caso sotto la soglia del 25% richiesta dall’Antitrust europeo. Il gruppo combinato avrebbe quote di mercato in eccesso solo in Sicilia (27%); raggiungerebbe il 24% in Val d’Aosta e Molise, il 23% in Piemonte, il 21% in Veneto e Lazio. La via del dialogo va percorsa, anche se il ministro Giancarlo Giorgetti tiene il punto e, a margine dei lavori del Fmi, non mostra segni di ammorbidimento. “Il governo deve valutare l’interesse nazionale, che non sono le competenze della Bce o della dg competition, è l’interesse nazionale. Qui (negli Usa ndr) ho capito che l’interesse nazionale risponde ad un concetto abbastanza virile anche in materia economica. In Italia abbiamo un concetto di interesse nazionale un po’ più lasco. Io li invidio gli americani”, ha chiosato.

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Generali, vince la lista Mediobanca: Donnet e Sironi confermati alla guida

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Con il 52,38% dei voti, l’assemblea dei soci di Generali ha scelto la lista di Mediobanca, confermando per il prossimo triennio Philippe Donnet (foto Imagoeconomica in evidenza) nel ruolo di amministratore delegato e Andrea Sironi come presidente. Una decisione che riafferma la linea della continuità e della stabilità nella governance della storica compagnia assicurativa triestina.

Affluenza e composizione del voto

L’assemblea, che ha registrato un’affluenza del 68,7%, è tornata in presenza per la prima volta dal 2019, riunendo oltre 450 azionisti presso il Generali Convention Center. A pesare sul risultato finale sono stati in particolare i voti degli istituzionali (circa il 17,5%) e un sorprendente apporto del retail (5%), mai così attivo. Anche la Cassa forense, con il suo 1,2%, ha votato a favore della lista Mediobanca.

Risultato del gruppo Caltagirone e confronto con il 2022

La lista Caltagirone ha ottenuto il 36,8% del capitale votante, confermando il ruolo di minoranza forte, ma non sufficiente a ribaltare gli equilibri. I fondi Assogestioni, con il 3,67%, non superano la soglia del 5% e quindi restano fuori dal consiglio. Il confronto con il 2022 mostra un equilibrio sostanzialmente stabile: allora Mediobanca aveva ottenuto il 56%, Caltagirone il 41%.

Il nuovo consiglio d’amministrazione

Il nuovo board sarà composto da 13 membri, con una struttura molto simile a quella uscente. Oltre a Donnet e Sironi, confermati nomi come Clemente Rebecchini, Luisa Torchia, Lorenzo Pellicioli, Antonella Mei-Pochtler, Alessia Falsarone. Tra le novità, Patricia Estany Puig e Fabrizio Palermo, ex ceo di Cdp e attuale ad di Acea.

Il ruolo di Unicredit, Delfin e gli altri azionisti

A sostenere Caltagirone si è aggiunta Unicredit, con il 6,5% su un portafoglio totale del 6,7%. Al suo fianco anche Delfin(9,9%) e probabilmente la Fondazione Crt (quasi 2%). Assente invece dai voti sulle liste Edizione della famiglia Benetton (4,83%), che ha scelto di astenersi, pur votando su altri punti all’ordine del giorno.

Donnet: «Ha vinto Generali»

«Oggi ha vinto Generali», ha dichiarato Donnet. «Il mercato si è espresso chiaramente: questa era la scelta per il futuro della compagnia come public company indipendente». Il presidente Sironi ha parlato di un consiglio «che ha lavorato con rispetto e responsabilità» e che continuerà a farlo anche nel prossimo mandato.

 

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Economia

Google oltre le attese con cloud, sale a Wall Street

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Alphabet archivia il primo trimestre sopra le attese degli analisti e avanza a Wall Street dove, nelle contrattazioni after hours, arriva a guadagnare oltre il 5%. L’utile netto è balzato del 46% a 34,5 miliardi di dollari rispetto ai 23,7 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno. I ricavi sono saliti del 12% a 90,23 miliardi.

A spingere le attività core di ricerca e pubblicità di Google, i cui ricavi sono saliti del 10% a 50,7 miliardi, sopra le previsioni del mercato che scommetteva su un aumento più contento dell’8%. La divisione di cloud computing ha sperimentato un aumento dei ricavi del 28% a 12,3 miliardi, confermando la sostenuta domanda per i suoi data center e i servizi di network per il boom dell’IA. “La ricerca ha proseguito una crescita forte”, ha detto l’amministratore delegato Sundar Pichai, mettendo in evidenza la “rapida” crescita del cloud.

Le spese di capitale nei primi tre mesi sono balzate a 17,2 miliardi, leggermente sopra le previsioni di 17,1 miliardi. I risultati trimestrali sono stati accompagnati dall’annuncio di un piano di buyback da 70 miliardi di dollari e un aumento del dividendo trimestrale del 5% a 21 centesimi per azione. Google è il secondo colosso di Big Tech ad annunciare la trimestrale da quando è iniziata la guerra commerciale avviata da Donald Trump. Tesla nei giorni scorsi ha messo in guardia sull’impatto dei dazi sulle sue attività di batterie, che dipendono dai componenti dalla Cina.

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