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Politica

Mes, Pnrr, giustizia: governo e maggioranza alla prova

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Aveva chiesto a tutti i ministri di stilare la lista delle priorità di ciascun dicastero per mettere a punto un cronoprogramma che vada al di là delle “grandi riforme” che dovrebbero caratterizzare il primo anno di governo di Giorgia Meloni. Ma se uno schema ancora non è definito ci sono diversi appuntamenti, tra Roma e Bruxelles, che potrebbero mettere in tensione la maggioranza. Archiviato il risultato elettorale delle regionali, e pure l’incidente innescato dalle parole di Silvio Berlusconi sull’Ucraina, il sostegno a Kiev rimane comunque un tema delicato. La premier sta preparando il viaggio (la data è ancora incerta, mentre quella di Parigi non è per il momento proprio in agenda). Non sono previste a stretto giro votazioni sul punto ma un nuovo invio di armi, ad esempio, potrebbe fare alzare di nuovo la temperatura dei rapporti tra gli alleati. Per Meloni la primavera sarà inevitabilmente concentrata sull’economia, e non solo per la tornata di nomine delle grandi partecipate pubbliche.

Il prezzo del gas continua a calare e le stime, anche quelle internazionali, migliorano. Ossigeno per un governo che potrebbe così ridurre la dote delle misure contro il caro-bollette che comunque andranno rinnovate, anche se riviste. Peraltro nel primo Def, da scrivere entro inizio aprile, dovrebbe arrivare l’indicazione di orizzonte e risorse per le riforma del fisco – una nuova delega è stata annunciata tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo – e delle pensioni, su cui già la ministra Elvira Calderone ha avviato il confronto con i sindacati. E del reddito di cittadinanza. Tutti temi su cui Lega e Fi hanno creato problemi anche a Mario Draghi, quando sostenevano tutti insieme il governo di unità nazionale. I margini di manovra dipenderanno anche dal successo della trattativa, che va chiusa entro aprile, per la revisione del Pnrr e per la scrittura del nuovo capitolo legato al Repower Eu.

Il ministro Raffaele Fitto sta predisponendo una relazione sui fondi di coesione e l’altra sullo stato di avanzamento del Piano, e nel frattempo presenterà il decreto legge per rivedere la governance (e accentrare la regia a Palazzo Chigi). Sul piatto anche assunzioni legate alla realizzazione del piano che potrebbero scatenare gli appetiti dei partiti. Nel frattempo, anche per non indispettire gli interlocutori europei già in allarme sui balneari, l’esecutivo dovrebbe sciogliere il nodo del Mes. Di fatto Meloni e il ministro Giancarlo Giorgetti hanno lasciato intendere che la riforma del regolamento del meccanismo europeo di stabilità sarà ratificata, anche se si ribadirà che non c’è nessuna intenzione di richiederlo. Sul come ancora non si è studiata la formula. E’ possibile che l’esecutivo non presenti un ddl di ratifica ma si proceda attraverso le proposte parlamentari (delle opposizioni).

La ratifica comunque passerebbe anche se si dovessero registrare defezioni – possibili e alcune già annunciate, soprattutto sul fronte leghista – nelle file della maggioranza. Di pari passo con i dossier economici Meloni vorrebbe portare avanti anche quelli delle altre riforme. Dato il primo via libera all’autonomia, ora dovrebbe toccare alle riforme istituzionali su cui però ancora non c’è una sintesi, dopo che Elisabetta Casellati ha consultato maggioranza e opposizioni sulle diverse formule, presidenzialismo, semi-presidenzialismo o premierato. Già si scalda, intanto, il fronte della giustizia, con Fi e Lega che spingono sulla separazione delle carriere (insieme al Terzo Polo), mentre Fdi frena e vorrebbe inquadrare anche i percorsi per i magistrati all’interno di una più complessiva riforma della giustizia. Di cui però, per il momento, non sono definiti né perimetro né tempi.

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Zelensky: da Meloni una posizione chiara, la apprezzo

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“Oggi a Roma ho incontrato la Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. Abbiamo discusso dell’importanza delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina e degli sforzi per ripristinare la pace e proteggere le vite umane”. Lo ha scritto su X Volodymyr Zelensky. “46 giorni fa l’Ucraina – scrive – ha accettato un cessate il fuoco completo e incondizionato e per 46 giorni la Russia ha continuato a uccidere il nostro popolo. Pertanto, è stata prestata particolare attenzione all’importanza di esercitare pressioni sulla Russia”. Ed ha aggiunto: “Apprezzo la posizione chiara e di principio di Giorgia Meloni”.

Il leader ucraino ha aggiunto di aver “informato” la premier italiana “degli incontri costruttivi tenuti dalla delegazione ucraina con i rappresentanti di Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania a Parigi e Londra. C’è una posizione comune: un cessate il fuoco incondizionato deve essere il primo passo verso il raggiungimento di una pace sostenibile in Ucraina”.

(la foto in evidenzaè di Imagoeconomica)

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Fratelli d’Italia risale nei sondaggi: cala il Pd, stabile il M5S

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Ad aprile, la politica internazionale ha fortemente influenzato l’opinione pubblica italiana. Gli avvenimenti chiave sono stati l’avvio dei dazi da parte degli Stati Uniti, gli incontri della premier Giorgia Meloni con Donald Trump e il vicepresidente americano Vance, la guerra in Ucraina e la crisi a Gaza, oltre alla scomparsa di papa Francesco. Questi eventi hanno oscurato le vicende della politica interna, come il congresso della Lega, il decreto Sicurezza e il dibattito sul terzo mandato per i governatori.

Ripresa di Fratelli d’Italia e consolidamento del centrodestra

Secondo il sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, Fratelli d’Italia torna a crescere, attestandosi al 27,7%, oltre un punto in più rispetto al mese precedente. Il recupero è legato all’eco positiva degli incontri internazionali della premier e alla riduzione delle tensioni interne alla maggioranza. Forza Italia si mantiene stabile all’8,2%, mentre la Lega scende all’8,2% (-0,8%).

Nel complesso, il centrodestra si rafforza leggermente, mentre le coalizioni di centrosinistra e il Campo largo registrano piccoli cali.

Opposizione in difficoltà: Pd in calo, M5S stabile

Il Partito Democratico cala ancora, arrivando al 21,1%, il punto più basso dell’ultimo anno, penalizzato da divisioni interne soprattutto sulla politica estera. Il Movimento 5 Stelle, invece, resta stabile al 13,9%, grazie al chiaro posizionamento pacifista.

Le altre forze di opposizione non mostrano variazioni rilevanti rispetto al mese precedente.

Governo e premier in lieve ripresa

Anche il gradimento per l’esecutivo cresce di un punto, raggiungendo il 41%, mentre Giorgia Meloni si attesta al 42%. Sono segnali deboli ma indicativi di un possibile arresto dell’erosione di consensi degli ultimi mesi.

I leader politici: lieve crescita per Conte e Renzi

Tra i leader, Antonio Tajani registra il peggior risultato di sempre (indice di 28), mentre Giuseppe Conte cresce di un punto, raggiungendolo. Piccoli cali si registrano anche per Elly Schlein e Riccardo Magi. In lieve risalita di un punto anche Matteo Renzi, che resta comunque in fondo alla classifica.

Più partecipazione elettorale

Un dato interessante riguarda la crescita della partecipazione: l’area grigia degli astensionisti e indecisi si riduce di tre punti. Resta da vedere se sarà un fenomeno duraturo o temporaneo.

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Andrea Vianello lascia la Rai dopo 35 anni: “Una magnifica cavalcata, grazie a tutti”

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Dopo 35 anni di giornalismo, programmi, dirette e incarichi di vertice, Andrea Vianello (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato il suo addio alla Rai. L’annuncio è arrivato con un messaggio pubblicato su X, nel quale il giornalista ha comunicato di aver lasciato l’azienda con un «accordo consensuale».

Una lunga carriera tra radio, tv e direzioni

Nato a Roma il 25 aprile 1961, Vianello entra in Rai nel 1990 tramite concorso, dopo anni di collaborazione con quotidiani e riviste. Inizia al Gr1 con Livio Zanetti, poi al Giornale Radio Unificato, raccontando da inviato alcuni dei momenti più drammatici della cronaca italiana: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio al caso del piccolo Faruk Kassam.

Nel 1998 approda a Radio anch’io, e successivamente a Tele anch’io su Rai2. Tra il 2001 e il 2003 è autore e conduttore di Enigma su Rai3, per poi guidare Mi manda Rai3 fino al 2010. Dopo l’esperienza ad Agorà, nel 2012 diventa direttore di Rai3.

Nel 2020 pubblica “Ogni parola che sapevo”, un racconto toccante della sua battaglia contro un’ischemia cerebrale che gli aveva tolto temporaneamente la parola, poi recuperata con grande determinazione.

Negli ultimi anni ha diretto Rai News 24, Rai Radio 1, Radio1 Sport, il Giornale Radio Rai e Rai Gr Parlamento. Nel 2023 viene nominato direttore generale di San Marino RTV, ma si dimette dopo dieci mesi. Di recente si parlava di un suo possibile approdo alla guida di Radio Tre.

Le parole d’addio: “Sempre con me il senso del servizio pubblico”

«Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia Rai’», scrive Vianello. «Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico».

Il Cdr del Tg3: “Un altro addio che pesa”

Dura la reazione del Comitato di redazione del Tg3: «Anche Andrea Vianello è stato messo nelle condizioni di dover lasciare la Rai», scrivono i rappresentanti sindacali, parlando apertamente di “motivi politici”. «È l’ennesimo collega di grande livello messo ai margini in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». E concludono con un appello: «Auspichiamo che questa emorragia si arresti, e che la Rai possa recuperare la sua centralità informativa e culturale».

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