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Medici contro stop mascherine ospedali, troppi rischi

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“Un rischio che non ci possiamo permettere”. I medici ospedalieri, gli Ordini e gli infermieri, in vista dell’ormai prossima scadenza dell’ordinanza sull’obbligo di utilizzare la mascherine in ospedali, Rsa e strutture sanitarie, dicono ‘no’ all’eliminazione della norma. Troppo pericoloso, affermano, perchè si metterebbero a rischio i soggetti più fragili. L’ordinanza scade il 31 ottobre ma, al momento, una decisione non è ancora stata presa. Si va invece verso la normalizzazione della posizione dei medici non vaccinati contro il Covid: all’esame del Consiglio dei ministri di lunedì prossimo, infatti, l’anticipo al 1 novembre della scadenza dell’obbligo vaccinale per chi esercita la professione sanitaria e la conseguente abrogazione delle sanzioni. “L’obiettivo – riferiscono fonti di Palazzo Chigi – è dare seguito all’indicazione tracciata dal Presidente Meloni nelle sue dichiarazioni programmatiche in Parlamento e segnare così un primo atto di discontinuità, rispetto ai precedenti esecutivi, nella gestione della pandemia”. In base alle norme attuali, l’obbligo vaccinale per i medici e i sanitari scade il 31 dicembre. Con il via libera del Cdm, la scadenza dell’obbligo verrebbe dunque anticipata di due mesi, con l’abrogazione anche delle multe previste. Su quest’ultimo fronte, il ministero dell’Economia e delle finanze ha formulato una proposta emendativa al Dl aiuti ter, in esame alla Camera, che sospende fino al 30 giugno 2023 le attività e i procedimenti di irrogazione delle sanzioni nei casi di inadempimento dell’obbligo vaccinale. Una decisione criticata da Daniela Ruffino di Azione: “C’è un aspetto preoccupante da non sottovalutare. Si tratta appunto del criterio dell’obbligo, che una volta messo in discussione – avverte – viene indebolito anche per le future vaccinazioni”. Critico pure l’epidemiologo Pierluigi Lopalco, secondo il quale “abolizione delle multe e reintegro per i sanitari non vaccinati sono due misure che, per strizzare l’occhio ad uno sparuto manipolo di no-vax, sanciscono ancora una volta il principio che fare i furbi in questo Paese conviene”. Ed è acceso il dibattito in vista della scadenza dell’obbligo di mascherine nelle strutture sanitarie. Compatto il fronte dei medici, che chiede di prorogare la norma. L’epidemia da Covid “non è finita, anche se al momento la pressione ospedaliera è sotto controllo. Per questo, abbassare la guardia, ipotizzando di abolire l’obbligo delle mascherine negli ospedali, sarebbe un rischio che non possiamo correre anche perché proprio negli ospedali ci sono i soggetti più fragili e più a rischio”, afferma il segretario dell’Anaao Assomed, il maggiore sindacato dei medici ospedalieri, Pierino Di Silverio, sottolineando allo stesso tempo come “la vera emergenza” sia piuttosto “la campagna vaccinale, che occorre sia incrementata”. Bene il ritorno alla normalità, ma negli ospedali, è il monito del presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, “si mantenga l’obbligo delle mascherine anche per evitare inutili fraintendimenti con i cittadini. Chiediamo regole certe e uniformi”. Uscire dalla fase dell’emergenza, avverte, “non significa abbassare la guardia”. Sulla stessa linea gli infermieri: “Daremo indicazioni a continuare ad usare le mascherine negli ospedali”, afferma Andrea Bottega, segretario del sindacato degli infermieri Nursind. Intanto, le curve dell’epidemia di Covid in Italia, secondo i dati del matematico del Cnr Giovanni Sebastiani, tornano a rallentare la loro discesa, sia a livello nazionale che di province, con qualcuna perfino in aumento, in una situazione che “richiede un controllo costante e nella quale è cruciale continuare ad avere a disposizione i dati giornalieri del ministero sull’andamento dell’epidemia e indossare la mascherina Ffp2 nei nosocomi”. Nell’ultima settimana inoltre, segnala l’Istituto superiore di sanità nel suo report esteso, la percentuale di reinfezioni è in lieve aumento rispetto alla settimana precedente (16,7% contro 16,2%). In questo quadro, sono 26.802 i nuovi casi di Covid nelle ultime 24 ore, secondo i dati del bollettino ancora visibili sul sito del ministero della Salute. Le vittime sono 76, mentre il tasso di positività è al 15,1%.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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In Spagna torna mascherina contro boom virus respiratori e Covid

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Un appello al “buon senso” e la raccomandazione “ad avere sempre a portata di mano la mascherina” da indossare negli ambienti affollati o sui trasporti pubblici è stato lanciato oggi dalla ministra spagnola di Sanità, Monica Garcia, a causa del “notevole aumento” di virus respiratori registrati negli ultimi giorni, che hanno già portato in emergenza numerosi centri di salute e servizi di pronto soccorso ospedalieri. In una dichiarazione alla tv nazionale Rtve, Garcia ha fatto riferimento all’incidenza attuale di virus respiratori “di 1.000 casi per 100.000 abitanti”, secondo il rapporto settimanale dell’Istituto Carlos III di riferimento.

“Il tasso di ricoveri, nonostante il lieve aumento, si mantiene basso, sotto i 30 casi per 100.000 abitanti”, ha aggiunto, ma “è prevedibile che continuerà a intensificarsi nei prossimi giorni”. La ministra ha convocato per lunedì il Consiglio interterritoriale del Sistema sanitario nazionale di salute, per “unificare i criteri per “affrontare i picchi di virus respiratori”, dopo che regioni come la Catalogna e la Comunità Valenziana hanno ripristinato da oggi l’obbligo di mascherina in ospedali, centri sanitari e residenze di anziani.

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