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Mattarella e Meloni: giustizia per le 43 vittime del ponte Morandi

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Giungere alla verità e “fare giustizia, completando l’iter processuale, con l’accertamento definitivo delle circostanze, delle colpe, delle disfunzioni, delle omissioni”. Queste le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel ricordo del tragico crollo del Ponte Morandi a Genova, in cui persero la vita 43 persone. A cinque anni dalla vicenda, che ancora oggi “interpella la coscienza di tutto il Paese”, il capo dello Stato ha richiamato la necessità di fare chiarezza, perché “il trascorrere del tempo non attenua il peso delle responsabilità”. E proprio tra le “responsabilità indeclinabili” del governo ci sono la manutenzione e il miglioramento delle infrastrutture, essenziali a garantire “la mobilità in sicurezza” come “ineludibile diritto dei cittadini”.

Le parole del presidente della Repubblica trovano eco in quelle della premier Giorgia Meloni che ha rinnovato “le doverose scuse dello Stato per ciò che è successo”, augurandosi che “la verità possa emergere con tutta la sua chiarezza e che i responsabili di quel disastro siano acclarati e accertati”. Pensiero, questo, condiviso anche dal presidente della Camera dei deputati Lorenzo Fontana, per il quale “occorre sostenere in ogni sede la cultura della sicurezza e della manutenzione, affinché quanto accaduto il 14 agosto 2018 non si ripeta mai più”.

Per il presidente del Senato Ignazio La Russa serve invece sì “riflettere sulla lezione appresa dalla tragedia” ma anche pensare “all’orgoglio di una comunità che di fronte a tanto dolore si è riunita per affrontare la sfida di ricostruire non solo un ponte, ma anche un senso di speranza e di fiducia nel futuro”. Anche tra le fila dell’esecutivo non sono mancati i messaggi di cordoglio, primo fra tutti il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, il quale ha dichiarato di volersi battere affinché “chi non ha fatto manutenzione ma ha portato a casa il denaro” paghi per quanto accaduto. Non solo. Il leader della Lega ha annunciato di voler “tornare l’anno prossimo con un disegno legge che equipari i cittadini vittime dell’incuria alle vittime del terrorismo”, rispondendo in tal senso alla richiesta del Comitato Ricordo Parenti Vittime del Ponte Morandi.

Salvini ha anche affermato di non sapere perché “non fu revocata all’epoca la concessione” alla società Autostrade, in quanto non era “presidente del Consiglio”, lanciando una critica velata – ma non troppo – a Giuseppe Conte, leader del Movimento Cinque Stelle, che quell’anno ricopriva l’incarico. Pur non rispondendo alla provocazione, Conte ha comunque ricordato “il dolore per la tragedia del ponte Morandi, che poteva e doveva essere evitata”. A tornare sul tema della concessione è invece Raffaella Paita, senatrice e coordinatrice nazionale di Italia Viva, che ha specificato come “quello dato in concessione non è un bene regalato ai privati ma un bene su cui deve essere garantita la certezza di investimenti per la sicurezza”, tema questo su cui “bisogna lavorare ancora moltissimo”.

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La spesa per la Difesa dei 27 aumenta a 240 miliardi di euro

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Nel 2022 la spesa per la difesa dei 27 Stati membri Ue è aumentata per l’ottavo anno consecutivo, raggiungendo i 240 miliardi di euro, ovvero l’1,5% del Pil. Lo rende noto il report annuale della European Defence Agency (EDA). In termini reali la spesa per la difesa è cresciuta di oltre il 6% rispetto al 2021, dimostrando gli sforzi dei 27 per sostenere la tendenza all’aumento della spesa complessiva. Rispetto al minimo storico raggiunto nel 2014, la spesa per la difesa è aumentata di 69 miliardi di euro, pari al 40% in termini reali. Tuttavia i 27 dovrebbero spendere 76 miliardi in più per raggiungere l’obiettivo del 2% del Pil.

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Ordine medici alla Camera, “depenalizzare l’atto medico”: ogni anno intentate 35600 nuove azioni legali

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Ogni anno nei tribunali d’Italia vengono intentate 35600 nuove azioni legali, mentre ne giacciono 300mila nei tribunali contro medici e strutture sanitarie pubbliche. Nel 97% dei casi, nell’ambito penale, si concludono con l’assoluzione, ma con costi enormi per lo Stato. Depenalizzare l’atto medico, attraverso una norma che li sollevi dalla responsabilità penale in tutti quei casi di morte o lesioni, diversi dalla colpa grave, garantirebbe sicurezza delle cure, ma anche sicurezza di chi cura.

Lo ha ribadito la Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, oggi in audizione presso la Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati nell’ambito della discussione congiunta delle risoluzioni Ricciardi e Ciancitto in materia di sicurezza delle cure e dei pazienti e di contrasto alla medicina difensiva. “L’impennata di aggressioni fisiche e giudiziarie – ha spiegato il segretario Roberto Monaco – ha portato i medici a comportamenti prudenti, che possono aver fatto lievitare i costi della medicina difensiva”. Costi che, secondo stime recenti di Agenas, si aggirerebbero attorno ai 10 miliardi di euro l’anno. “A risultare lesi – ha osservato Monaco – sono il diritto alla salute, le finanze pubbliche, la tranquillità dei medici, il rapporto medico-paziente”. Tra le altre indicazioni della Fnomceo, la previsione di un risarcimento per i professionisti ingiustamente accusati, la verifica della percorribilità di un provvedimento che, quando il medico accusato sia assolto, ponga a carico del denunciante le spese processuali. E poi, l’accessibilità per il cittadino a procedure di risarcimento del danno tempestive e trasparenti e un controllo più stringente per i messaggi pubblicitari che invitano a intentare azioni giudiziarie contro i medici.

Ancora, implementare la formazione in materia di Risk management e, infine, applicare e revisionare il Protocollo di intesa tra il Consiglio nazionale forense, il Consiglio superiore della Magistratura e la Fnomceo, per promuovere e orientare la revisione degli Albi dei periti e dei consulenti tecnici attraverso linee guida coerenti con la Legge 24 del 2017; emanare i decreti attuativi previsti dalla stessa Legge Gelli- Bianco, in particolare quello sui requisiti minimi delle polizze assicurative. “Esprimiamo perplessità sul quadro normativo attualmente vigente che di fatto non evita ai medici l’inizio di un procedimento penale con tutte le conseguenze che può comportare. Con la depenalizzazione dell’atto medico – ha concluso – il medico tornerebbe ad avere una maggiore serenità”.

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Lo scontro politica- magistratura? “Non abbiamo nemici in politica” dicono al Csm

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“I magistrati italiani non hanno amici o nemici in politica. L’unica loro guida resta la Costituzione”. Al plenum straordinario del Csm, con il capo dello Stato e il ministro Nordio, arriva l’eco della polemica suscitata dall’ allarme sull'”opposizione giudiziaria” che può mettere a rischio il governo, lanciato la scorsa settimana dal titolare della Difesa Guido Crosetto. E a pronunciare la frase che suona come una risposta al ministro Crosetto è il giudice Tullio Morello, togato di Area, che sottolinea la necessità che tutte le istituzioni difendano la credibilità e autorevolezza della magistratura , “beni di tutti” con “azioni fattive così come nelle loro pubbliche dichiarazioni”.

Nelle parole di un’altra consigliera, la togata di Magistratura democratica Mimma Miele, si intravvede invece il riferimento agli attacchi che hanno investito la giudice di Catania Iolanda Apostolico e poi gli altri magistrati che hanno disapplicato il decreto Cutro: è “doverosa” da parte dei magistrati “la verifica di conformità delle leggi nazionali alla Carta costituzionale ed al diritto dell’Unione Europea” e l’azione del governo non gode di “presunzione di legittimità per definizione, neanche quando è sostenuta dalla forza e dal consenso”. Un forte richiamo alla Costituzione con le sue “stelle fisse”, tra le quali brilla “l’autonomia e l’indipendenza della magistratura”, arriva dal laico del M5s Michele Papa.

Mentre il consigliere Marco Bisogni (Unicost) si schiera contro la separazione delle carriere chiedendo che le cose restino come sono, “con un pm saldamente inserito nell’ordine giudiziario, parte imparziale essenziale nella prospettiva del giusto processo”. Dai consiglieri togati diverse le critiche alla nuova valutazione professionale dei magistrati, con le cosiddette pagelle e l’allarme per il temuto flop del processo penale telematico.

Così Paola D’Ovidio, di Magistratura Indipendente, esprime “viva preoccupazione” per l’avvio del processo telematico ma chiede anche il ministro di ridisegnare la geografia giudiziaria, visto che uffici troppo piccoli non consentano ai magistrati la necessaria specializzazione. mentre sulle pagelle il più critico è Bisogni che vede rischi di “lesione dell’autonomia interna di giudici e pm”. Dai laici del centro-destra, invece, l’invito a Nordio ad andare avanti sulle riforme. Enrico Aimi di Forza Italia invoca prima di tutto la separazione delle carriere e una stretta sulle intercettazioni. Mentre Felice Giuffrè (FdI) difende le nuove valutazioni di professionalità dei magistrati introdotte dal governo e chiede alla magistratura di esseere “ossequiosa” della separazione dei poteri.

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