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Politica

Da manovra a giustizia, nodi d’autunno per le camere

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Conclusi i lavori prima della pausa estiva con i voti su delega fiscale e decreto Pa 2, sulle scrivanie dei parlamentari si accumulano i fascicoli da esaminare al ritorno dalle ferie. Il Parlamento dopo l’estate tornerà a scontrarsi su alcuni dei temi più scottanti dall’inizio della legislatura, oltre che dalla grande valenza politica per l’esecutivo. Il tutto con l’ombra della manovra che incombe e promette di rallentare i lavori a partire da metà ottobre. Prima tra le questioni da affrontare la riforma della giustizia.

Il ddl Nordio è stato incardinato in II commissione al Senato, dove verrà esaminato in sede referente, e dovrà ricevere i pareri di Affari costituzionali, Difesa e Bilancio. Percorso però non semplice per un disegno di legge che continua a far discutere tutte le parti politiche. Lo stesso vale per la questione autonomia differenziata, in commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama. Dopo l’abbandono del Comitato per i Livelli essenziali di prestazione (Clep) da parte dei quattro ‘saggi’ – Giuliano Amato, Franco Gallo, Alessandro Pajno e Franco Bassanini -, continuano le polemiche.

Le opposizioni hanno chiesto di non votare ancora gli emendamenti, e l’audizione del Clep è stata accordata per dopo il rientro dalle vacanze. Nel frattempo, i primi dati del Comitato non sembrano piacere: “Si confermano tutte le preoccupazioni che evidenziamo ormai da mesi – hanno dichiarato i senatori di Pd, M5s e Avs – questo disegno di legge rischia di acuire l’ingiustizia sociale, e di accentuare in maniera non più colmabile le distanze” tra cittadini di diverse regioni. Si riaffaccerà anche la vexata quaestio del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), che andrà riaffrontato ai primi di novembre, a meno di due mesi dalla scadenza della ratifica (fissata per il 31 dicembre) e in piena sessione di bilancio.

Per quanto riguarda invece il salario minimo, dopo l’approvazione dell’emendamento sospensivo alla Camera, tornerà in Assemblea a fine settembre, in attesa dell’esito della raccolta delle firme online e dell’iniziativa del Cnel, voluta da Giorgia Meloni, che potrebbe portare a qualche mossa strategica sulla legge di bilancio. Un autunno caldo, dunque, che avrà da affrontare anche altri nodi tra i quali i temi fondamentali come servizi e beni essenziali, pensioni, natalità, Servizio sanitario nazionale, scuola, sicurezza, Enti locali. Ma non solo. Probabilmente si discuterà ancora di tagli – in particolare al Pnrr – e potrebbero tornare alcune proposte accantonate durante discussione e voto alla delega fiscale.

Rimandato a settembre anche il confronto e il voto sull’istituzione del ‘reato universale’ di surrogazione di maternità all’estero. Una ripresa dei lavori parlamentari decisamente affollata considerando che le Camere si ritroveranno – oltretutto – 204 provvedimenti che le quattordici commissioni della Camera e le dieci del Senato stanno già esaminando, mentre quelli in standby (ovvero assegnati ma non ancora discussi) al momento sono 1237. Decreti e disegni di legge che, però, non sono distribuiti equamente. Soprattutto a Palazzo Madama dove, dopo il taglio del numero di eletti, i senatori si sono ritrovati “con l’acqua alla gola”, come ha detto il presidente Ignazio La Russa a fine luglio. Così i membri di Affari costituzionali, che prima delle vacanze hanno accumulato 31 provvedimenti all’esame, si affanneranno un po’ più dei colleghi della commissione Finanze, che invece sono all’opera su soli tre documenti.

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Economia

Bilanci di previsione, virtuoso 86% dei Comuni ma non al Sud

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Comuni diventati virtuosi nella presentazione dei bilanci di previsione. Quest’anno sette su dieci già a metà febbraio avevano approvato e trasmesso il documento e alla data del 15 marzo la percentuale di comuni in linea era salita all’84%. Il dato risulta da un’elaborazione dei dati del Mef fatta dal Centro studi enti locali. Il dato, si spiega, è di netta rottura rispetto al passato e testimonia l’efficacia delle misure adottate lo scorso anno dal Ministero dell’Economia per interrompere il circolo vizioso dei posticipi infiniti che aveva caratterizzato gli ultimi decenni.

Ciò che emerge è però, ancora una volta, è “l’esistenza di divari siderali tra varie aree del Paese che vede contrapposti casi come quello siciliano, dove solo 30 comuni su 100 risultano aver approvato e trasmesso il bilancio, e la Valle d’Aosta e l’Emilia Romagna, dove questa percentuale sale al 96%”. Dopo anni di slittamenti nel 2023 un decreto ministeriale, ha riscritto il calendario delle scadenze contabili e anche se è comunque stata necessaria una proroga al 15 marzo quest’anno ben 4.695 comuni, il 59% del totale, hanno iniziato l’anno corrente con un bilancio di previsione già approvato e non si sono avvalsi del tempo aggiuntivo concesso dal Viminale.

Stando a quanto emerso da un’elaborazione di Centro Studi Enti Locali, basata sui dati della Banca dati delle Amministrazioni Pubbliche (Bdap-Mef), sono stati approvati entro il 15 marzo scorso i bilanci dell’84% dei comuni italiani. All’appello mancano quelli di 1.268 comuni. Questi enti hanno un profilo abbastanza preciso: la stragrande maggioranza è di piccole dimensioni. Nove di questi comuni su dieci hanno infatti meno di 10mila abitanti e il 64% è localizzato al sud e nelle isole. Nel nord Italia, nel suo complesso, risulta essere stato già trasmesso al Mef il 92% dei preventivi. In particolare, spiccano per efficienza: Emilia Romagna e Valle d’Aosta (entrambe a quota 96%) e Trentino Alto Adige e Veneto (95%). Ottimi anche i risultati registrati in: Lombardia (93%), Friuli Venezia Giulia (90%) e Piemonte (89%). Chiude il cerchio la Liguria, con l’85% di comuni adempienti.

Scendendo verso sud la percentuale decresce gradualmente, restando comunque buona al centro, dove mediamente sono stati già approvati e trasmessi 89 bilanci su 100. A trainare verso l’alto questo gruppo sono soprattutto Toscana (95%), Marche e Umbria (93%). Più indietro i comuni laziali, fermi a quota 81%. Meno rosea, ma comunque in netto miglioramento rispetto al passato, la situazione del Mezzogiorno dove i comuni più tempestivi sono stati 6 su 10. In particolare, le 3 regioni in assoluto più distanti dalla media nazionale sono – nell’ordine – la Sicilia, la Calabria e la Campania.

Nella banca dati gestita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla data del 24 aprile, risultano essere stati acquisiti soltanto 117 bilanci di previsione di comuni siciliani su 391, meno di uno su tre. Al di là dello Stretto ne sono stati trasmessi 236 su 404 (58% del totale), in Campania il 67% dei preventivi sono stati approvati nei tempi. Prima della classe, per quanto riguarda il meridione, è la Basilicata (92% di bilanci approvati), seguita a breve distanza dalla Sardegna (885) e dalla Puglia (86%). Chiudono il cerchio l’Abruzzo e il Molise, rispettivamente con l’80% e il 77% di comuni che hanno già inviato al Ministero il proprio preventivo.

Secondo il Centro Studi Enti Locali questi dati, nel loro insieme, testimoniano un effetto tangibile prodotto dalla nuova programmazione ma preoccupa la distanza abissale che continua a caratterizzare i risultati ottenuti da enti di territori diversi. Il processo di riforma della contabilità e dell’ordinamento degli enti locali, i cui cantieri sono aperti, dovrà necessariamente tenere conto anche delle criticità finanziarie e organizzative, ormai strutturali ed endemiche, di alcuni territori e individuare delle soluzioni efficaci per far sì che queste distanze siano colmate.

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Politica

Europee: Vannacci presenta il suo libro giovedì a Napoli

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Roberto Vannacci, candidato della Lega alle elezioni europee, presenterà il suo libro “Il mondo al contrario” giovedì 2 maggio a Napoli. Lo annuncia Luigi Mercogliano, presidente per la Campania del comitato “Il mondo al contrario” che trae il suo nome dal titolo del libro scritto da Vannacci. La presentazione del libro si terrà giovedì 2 maggio alle ore 17 nel teatro del centro culturale “In arte Vesuvio”. Interverranno alla presentazione con l’autore il presidente campano di “Mondo al contrario” Luigi Mercogliano, il giornalista Sergio Angrisano e lo scrittore Massimo Scalfati.

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Politica

Emiliano all’Antimafia: inopportuno io venga in audizione

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Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha inviato una lettera alla Commissione parlamentare antimafia in cui spiega di non ritenere opportuna in questo momento una sua audizione, come richiesto già una settimana fa dall’ufficio di presidenza della stessa commissione. La motivazione del governatore sarebbe dovuta ad una serie di delicati impegni legati alla recente fase politica in Consiglio regionale, come la votazione della mozione di sfiducia nei suoi confronti. L’audizione avrebbe riguardato le vicende e le inchieste sui rischi di infiltrazioni mafiose nel territorio pugliese e in particolare a Bari.

“Quello di Emiliano è un evidente gesto di debolezza. Se lui adombra eventuali gesti di strumentalizzazione politica si sbaglia. Noi conosciamo bene i limiti e i poteri dell’Antimafia e confermo da parte mia la richiesta di audizione del presidente della Puglia, affinché venga fatta chiarezza su alcune vicende”. Così la senatrice di Italia Viva e componente della commissione antimafia, Raffaella Paita, in merito alla lettera inviata dal governatore della Puglia, in cui Emiliano ha spiegato alla commissione di non ritenere opportuna una sua convocazione in questo momento.

La commissione Antimafia ha ufficialmente convocato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano per il 2 maggio. Lo si apprende da fonti della commissione secondo le quali l’audizione è fissata per le 10.30.

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