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La democrazia costa, pagano gli italiani: 100 milioni di euro a tutti i partiti in Parlamento

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Nel panorama politico italiano, il dibattito sulla legge di Bilancio e le sue implicazioni economiche sono al centro dell’attenzione. La notizia più recente riguarda una somma significativa di cento milioni di euro, distribuita con precisione tra le forze politiche in base ai risultati elettorali. Una mossa che può essere considerata un’operazione di bilancio quanto una mossa strategica per mantenere l’equilibrio nella maggioranza.

La distribuzione di questi fondi è stata discussa in una riunione di maggioranza al Senato, alla quale hanno partecipato i capigruppo della destra, il sottosegretario all’Economia Federico Freni e il ministro dei Rapporti col Parlamento, Luca Ciriani. La fetta maggiore, pari al 60%, sarà assegnata alla maggioranza, mentre il restante 40% andrà all’opposizione. La divisione tra i partiti di maggioranza seguirà una logica proporzionale basata sui risultati elettorali, con Fratelli d’Italia che riceverà la fetta maggiore grazie al suo consenso del 30%, ottenendo circa 20 milioni. Lega e Forza Italia, con il 10% ciascuno, riceveranno 10 milioni a testa. Gli altri partiti centristi si divideranno il resto.

L’interessante svolta sta nell’approccio scientifico alla distribuzione di fondi, seguendo una logica simile a quella di un manuale Cencelli, che può essere interpretato come un metodo dettagliato e ponderato di assegnazione. Questo approccio mira a mantenere l’equilibrio e la coesione all’interno della maggioranza, evitando tensioni e richieste esose.

Un punto chiave della riunione è stato il chiaro messaggio di Giorgia Meloni agli alleati: nessuna richiesta né emendamento alla Finanziaria, perché non ci sono risorse finanziarie disponibili. Questa posizione dura ha portato alla chiusura su temi come il Superbonus e le pensioni, con Forza Italia che sembra non essere incline a scatenare conflitti all’interno del governo.

La discussione si è spostata anche sulle micro-norme, note come “legge mancia” o una risoluzione da 100 milioni collegata alla Manovra, destinate alle esigenze dei parlamentari. Sebbene l’idea sia stata discussa, rimane da determinare lo strumento specifico per distribuire questi fondi. Due opzioni sono sul tavolo: un disegno di legge richiederebbe tempi più lunghi, mentre una risoluzione collegata alla Manovra potrebbe essere la via più rapida e meno complicata.

La giornata si è conclusa con un chiaro messaggio del governo: nessuna richiesta eccessiva sarà accettata, poiché non ci sono risorse finanziarie aggiuntive. La trattativa si concentrerà sugli emendamenti dell’esecutivo e dei relatori, che, secondo Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia, devono essere a “saldi invariati”, ovvero senza richieste di coperture aggiuntive.

L’evoluzione di questa situazione sarà interessante da seguire, poiché il governo cerca di bilanciare le esigenze delle varie fazioni all’interno della maggioranza, mantenendo al contempo il controllo sulle spese e garantendo la sostenibilità finanziaria. La prossima settimana si prevede un nuovo vertice per approfondire i temi, compresa la possibile modifica riguardante la Sanità.

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Andrea Vianello lascia la Rai dopo 35 anni: “Una magnifica cavalcata, grazie a tutti”

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Dopo 35 anni di giornalismo, programmi, dirette e incarichi di vertice, Andrea Vianello (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato il suo addio alla Rai. L’annuncio è arrivato con un messaggio pubblicato su X, nel quale il giornalista ha comunicato di aver lasciato l’azienda con un «accordo consensuale».

Una lunga carriera tra radio, tv e direzioni

Nato a Roma il 25 aprile 1961, Vianello entra in Rai nel 1990 tramite concorso, dopo anni di collaborazione con quotidiani e riviste. Inizia al Gr1 con Livio Zanetti, poi al Giornale Radio Unificato, raccontando da inviato alcuni dei momenti più drammatici della cronaca italiana: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio al caso del piccolo Faruk Kassam.

Nel 1998 approda a Radio anch’io, e successivamente a Tele anch’io su Rai2. Tra il 2001 e il 2003 è autore e conduttore di Enigma su Rai3, per poi guidare Mi manda Rai3 fino al 2010. Dopo l’esperienza ad Agorà, nel 2012 diventa direttore di Rai3.

Nel 2020 pubblica “Ogni parola che sapevo”, un racconto toccante della sua battaglia contro un’ischemia cerebrale che gli aveva tolto temporaneamente la parola, poi recuperata con grande determinazione.

Negli ultimi anni ha diretto Rai News 24, Rai Radio 1, Radio1 Sport, il Giornale Radio Rai e Rai Gr Parlamento. Nel 2023 viene nominato direttore generale di San Marino RTV, ma si dimette dopo dieci mesi. Di recente si parlava di un suo possibile approdo alla guida di Radio Tre.

Le parole d’addio: “Sempre con me il senso del servizio pubblico”

«Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia Rai’», scrive Vianello. «Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico».

Il Cdr del Tg3: “Un altro addio che pesa”

Dura la reazione del Comitato di redazione del Tg3: «Anche Andrea Vianello è stato messo nelle condizioni di dover lasciare la Rai», scrivono i rappresentanti sindacali, parlando apertamente di “motivi politici”. «È l’ennesimo collega di grande livello messo ai margini in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». E concludono con un appello: «Auspichiamo che questa emorragia si arresti, e che la Rai possa recuperare la sua centralità informativa e culturale».

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Esteri

Mosca: generale ucciso in attacco terroristico

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La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato come “un attacco terroristico” l’attentato in cui è morto oggi vicino a Mosca il generale Yaroslav Moskalik, ucciso dall’esplosione di un ordigno posto sulla sua auto. “La questione principale – ha detto Zakharova, citata dall’agenzia Tass – è come fermare la guerra nel cuore dell’Europa e del mondo. Vediamo così tante vittime ogni giorno. Anche oggi, un militare russo è stato ucciso in un attacco terroristico a Mosca”. (

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Esteri

‘Usa offriranno pacchetto di armi da 100 miliardi a Riad’

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Gli Stati Uniti sono pronti a offrire all’Arabia Saudita un pacchetto di armi del valore di ben oltre 100 miliardi di dollari: lo riferisce la Reuters sul proprio sito citando sei fonti a conoscenza diretta della questione e aggiungendo che la proposta dovrebbe essere annunciata durante la visita di Donald Trump nel regno a maggio. Il pacchetto offerto arriva dopo che l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden ha tentato senza successo di finalizzare un patto di difesa con Riad nell’ambito di un accordo più ampio che prevedeva la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele.

La proposta di Biden offriva l’accesso ad armamenti statunitensi più avanzati in cambio del blocco degli acquisti di armi cinesi e della limitazione degli investimenti di Pechino nel Paese. La Reuters non è riuscita a stabilire se la proposta dell’amministrazione Trump includa requisiti simili.

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