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Esteri

Iran, la crudeltà del regime delgli ayatollah: altre 11 condanne a morte di manifestanti

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Un’altra giornata di orrore nella guerra degli ayatollah contro il popolo iraniano che punta a fare terra bruciata attorno alla protesta. Dopo l’impiccagione di Mohsen Shekari, l’8 dicembre, e di Majidreza Rahnavard, ieri, la magistratura ha dichiarato di aver emesso altre 11 condanne capitali contro altrettanti ragazzi scesi in strada per manifestare dopo la morte di Mahsa Amini. Un numero che secondo gli attivisti è inferiore a quello effettivo, valutato in almeno il doppio. Ma il pugno di ferro del regime di Teheran si è abbattuto anche su altri tre detenuti accusati di reati comuni. Secondo l’agenzia di stampa iraniana degli attivisti per i diritti umani, ieri sono stati giustiziati nella prigione di Qazvin, nell’Iran nord-occidentale, Abbas Hosseini e Ali Seyyedkhani, due detenuti per reati legati alla droga.

E l’8 dicembre era stato impiccato un altro detenuto, Shayan Hassanpour, 23 anni, accusato di omicidio. Tutti e tre erano stati arrestati e condannati a morte tre anni fa e sono stati giustiziati nonostante la promessa della Corte che la condanna non sarebbe stata eseguita, hanno denunciato gli attivisti, secondo i quali “nessuna delle fonti ufficiali e dei media iraniani ha riportato queste esecuzioni”. Potrebbe essere imminente, secondo Amnesty International, anche l’esecuzione della condanna a morte nei confronti di Saman Seydi, giovane rapper noto come ‘Yasin’, arrestato durante le proteste per aver sparato in aria e colpevole, secondo gli ayatollah, anche di aver sostenuto le rivolte con messaggi sui social oltre che di aver criticato la repubblica islamica con le sue canzoni.

Ma la brutalità del regime infierisce anche dopo la morte, e dopo aver dettato regole rigide per i funerali di Shekari e Rahnavard costringendo le famiglie a piangerli praticamente in clandestinità, oggi è stata attaccata e danneggiata la casa dei parenti del giovane impiccato ieri. Tra le migliaia di persone finite in carcere per il loro coinvolgimento nelle proteste, almeno 400 sono state condannate a pene detentive fino a dieci anni, a quanto riferito dal capo della magistratura di Teheran Ali Alghasi-Mehr. I giornalisti arrestati sono una settantina, denuncia l’Associazione dei reporter iraniani, e almeno 35 sono ancora in prigione. Tragico il bilancio complessivo dei morti.

Le persone uccise dagli apparati di sicurezza dall’inizio delle proteste sono oltre 400, una sessantina i minori. Incalcolabile il numero dei feriti. Ma gli spietati interpreti della Sharia, che hanno accusato di ‘moharebeh’ (‘inimicizia contro Dio’) i ragazzi impiccati, promettono di non fermarsi ai confini nazionali e di braccare ovunque dissidenti e potenziali rivoltosi. Chiunque ha un ruolo nelle attuali “rivolte” in Iran e ha danneggiato il Paese, verrà punito in qualsiasi luogo del mondo, anche se vive all’estero, è la minaccia del ministro dell’Intelligence Esmail Khatib.

Intanto dall’estero si intensificano le reazioni. “L’uso della forza contro dimostranti pacifici, contro le donne è ingiustificabile e soprattutto inaccettabile. Questo governo sarà sempre impegnato per la difesa e il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali”, ha detto alla Camera la premier Giorgia Meloni chiedendo l’inserimento nelle conclusioni del Consiglio europeo di un segnale di condanna nei confronti di Teheran. Dai radicali e dalla vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno è arrivata la richiesta al ministro degli Esteri Antonio Tajani a convocare al più presto l’ambasciatore iraniano. Una decisione che la Francia ha già preso con la convocazione, da parte della ministra degli Esteri Catherine Colonna, dell’incaricato d’affari di Teheran.

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Economia

Corte russa sequestra 463 milioni beni a Unicredit Russia

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Una Corte di San Pietroburgo ha posto sotto sequestro conti e proprietà di Unicredit in Russia per un valore di quasi 463 milioni di euro. La decisione è stata presa su istanza della Ruskhimalyans, un’impresa per la produzione di gas liquido partecipata di Gazprom, nell’ambito di un contenzioso. Lo riferiscono le agenzie russe. La misura riguarda Unicredit Russia e Unicredit Ag, la banca tedesca del gruppo che controlla la filiale russa.

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Esteri

Seattle, uccide figlio di 9 mesi mentre dorme e incolpa i demoni

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Dion Lamont Montgomery, un uomo di 35 anni di Seattle, è stato arrestato e accusato di omicidio di primo grado per aver sparato al figlio di 9 mesi mentre stava dormendo. L’uomo e’ rinchiuso nel carcere di King County con una cauzione di 5 milioni di dollari. Montgomery ha detto che aveva assunto una droga che può causare allucinazioni, deliri ed estrema agitazione, e ha incolpato i demoni di quanto successo. Come riportano i media Usa, la polizia è stata chiamata per una sparatoria intorno alle 18.30 di mercoledi’ in un’abitazione del quartiere Magnolia, e una volta sul posto una donna ha detto loro che suo figlio era stato colpito. Il bambino è stato dichiarato morto sul posto, e dai documenti del tribunale emerge che dopo la sparatoria Montgomery ha sparato a due persone e poi e’ scappato, ma nessuno è rimasto ferito. L’uomo ha detto agli inquirenti di aver fatto uso di fenciclidina, una sostanza allucinogena di sintesi a base di piperidina, mentre la madre del bimbo (arrestata e poi rilasciata), ha dichiarato che si trovava in bagno quando ha sentito gli spari.

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Esteri

Ucraina: immagini satellite confermano, distrutti 3 caccia russi

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Nuove immagini satellitari che mostrano le conseguenze di un attacco ucraino alla base aerea di Belbek, nella Crimea occupata, hanno confermato la distruzione di tre caccia russi, oltre ai danni subiti da un quarto velivolo da combattimento: le immagini, riporta Ukrinform, sono state pubblicate su X dal giornalista investigativo del New York Times, Christiaan Triebert. “Nelle immagini di Maxar, due MiG-31 e un Su-27 sono stati completamente distrutti e un MiG -29 è stato danneggiato nella base aerea di Belbek dell’Aeronautica russa nella Crimea occupata – ha scritto Triebert -. Anche un deposito di carburante vicino alla pista principale della base aerea è stato distrutto e i detriti hanno continuato a bruciare” dopo l’attacco avvenuto nella notte tra mercoledì e giovedì.

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