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A Napoli giurano 700 infermieri

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Settecento infermieri neolaureati formuleranno domani il tradizionale “Giuramento di Florence Nightngale” nel corso di una cerimonia che si terrà alle 17 nella Sala Ischia del Palacongressi (Mostra d’Oltremare), alla presenza del governatore Vincenzo De Luca, dell’assessore alla Salute del Comune di Napoli Vincenzo Santagada, dei rettori Lorito e Nicoletti, dei presidenti delle Scuole di Medicina e Chirurgia dei due atenei, Triassi (Federico ll) e Catapano (Luigi Vanvitelli). Si tratta dell’evento che sancisce l’avvio alla professione per infermieri e infermieri pediatrici neo iscritti ai rispettivi Albi presso l’Ordine delle professioni infermieristiche di Napoli.

Nel corso della serata saranno consegnati premi e attestati al merito. In particolare, il “Premio Michela Rizzello” per la miglior tesi di Laurea, il “Premio Anna Palumbo” per la miglior tesi di Laurea magistrale, il “Premio Emila Rossi” per il miglior progetto nazionale di ricerca infermieristica, il “Premio Giovanni Sicignano” per il miglior progetto di ricerca infermieristica. Menzione speciale per gli infermieri impegnati ad Ischia. “Il giuramento – osserva Teresa Rea, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Napoli – legittima il professionista all’esercizio di un ideale di servizio, base deontologica essenziale alla sua futura vita professionale e rinnova il patto tacito che l’infermiere stringe con i cittadini, con le persone fragili, con chiunque abbia bisogno di cure e assistenza sanitaria, senza distinzione di razza, sesso, religione e condizione sociale”.

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Incassi, in vetta Zendaya tennista e il doc sul Napoli campione

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Una vetta spumeggiante di sport al botteghino italiano in questo week end. Al primo posto si conferma “solida” per il terzo settimana di fila Zendaya in versione tennista per Challengers con Mike Faist e Josh O’Connor.

Il film di Luca Guadagnino, seppur in calo del 37%, ha incassato altri 792mila euro con una media di 1.410 euro su 562 sale superando i 3 milioni complessivi e avviandosi a superare presto Chiamami col tuo nome (3.180.790 euro totali). Ma è il grande calcio di serie A il protagonista del secondo posto a un soffio dal vincitore: ‘Sarò con te’, il film che a un anno di distanza celebra il terzo scudetto del Napoli, diretto da Andrea Bosello e prodotto da Filmauro di Luigi e Aurelio De Laurentiis, ha guadagnato 770 mila euro in soli due giorni con la media stellare di 5.135 euro in 150 cinema.

Al terzo posto il blockbuster The Fall Guy con Ryan Gosling e Emily Blunt che ha ottenuto quasi 669mila euro nel week end che diventano 1 milione 196mila grazie anche alle anteprime del 26 aprile e del 1 maggio. La media è stata di 1.818 euro su 368 sale.

Al quarto posto c’è invece Garfield – Una missione gustosa, che mette in cascina 562mila (1.255 di media su 448 sale) con un totale di 1 milione 257mila nei 5 giorni e con il 1 maggio. Scivola dalla seconda alla quinta piazza Confidenza di Daniele Luchetti con Elio Germano che ha guadagnato 287mila euro (per un totale di 1 milione 390mila), poi il biopic Back to Black su Amy Winehouse con Marisa Abela che ne ha incassati 165mila (in complesso 2 milione 106mila) e settimo Civil War con Kirsten Dunst che ne ha ottenuti quasi 159mila. Debutta ottavo il documentario di Wim Wenders, Anselm, che ha incassato 134mila euro (256mila in 6 giorni). Chiudono la top ten il pungente Cattiverie a domicilio di Thea Sharrock con Olivia Colman (131 mila nel week end e 1.066.938 totali) e il quarto capitolo di Ghostbusters, Minaccia Glaciale (123mila nel fine settimane e 2 milioni 720mila complessivi). Gli incassi totali sono stati di quasi 4 milioni 485mila in calo del 23.9% sullo stesso periodo dello scorso anno e del 28% sullo scorso week end.

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Putin: esercitazioni nucleari a truppe vicino a Ucraina

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Il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato esercitazioni nucleari che coinvolgono truppe posizionate vicino all’Ucraina: lo ha reso noto l’esercito.

Le esercitazioni coinvolgono la Marina e le truppe di base vicino all’Ucraina, ha affermato oggi il ministero della Difesa russo. “Durante le esercitazioni verranno adottate una serie di misure per esercitarsi nella preparazione e nell’uso di armi nucleari non strategiche”, secondo il ministero.

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Esteri

Israele spegne Al Jazeera, fumata nera sulla tregua

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Israele spegne Al Jazeera nel Paese mentre una nuova fumata nera al Cairo allontana l’agognata tregua a Gaza, nonostante l’ottimismo dei giorni scorsi, e avvicina invece l’operazione a Rafah, nel sud della Striscia. Da oggi l’emittente del Qatar non è più visibile in Israele. Il governo Netanyahu ha infatti votato la chiusura delle attività e la confisca delle attrezzature della tv, accusata di essere “il megafono” di Hamas a Gaza e di “istigare” contro Israele. Una decisione respinta da Al Jazeera, che l’ha definita “criminale”. L’approvazione da parte del governo è avvenuta all’unanimità, con qualche mal di pancia – per la concomitanza con le trattative in Egitto – dei ministri centristi del gabinetto di guerra, Benny Gantz e Gadi Eisenkot.

Lo scorso primo aprile la Knesset ha varato una legge per bandire le “emittenti straniere che danneggiano la sicurezza dello stato”. Il ministro delle Comunicazioni Shlomo Karhi ha quindi firmato i provvedimenti che comprendono “la chiusura degli uffici, la confisca delle attrezzature del canale, compresi possibilmente i cellulari, e il blocco dell’accesso al sito web della tv”. Il capo del network in Israele e nei Territori Walid Omary ha preannunciato un possibile ricorso in tribunale. Hamas ha accusato Israele di voler così “nascondere la verità” sulla guerra, mentre l’Onu ha chiesto che il provvedimento sia ritirato. Frattanto la trattativa tra Israele e Hamas si è consumata in un muro contro muro, sebbene sul tavolo – secondo una fonte araba – ci fosse “la migliore bozza di accordo” elaborata finora.

I colloqui in serata sono stati dichiarati conclusi e la delegazione di Hamas – dopo aver fornito la sua riposta ai mediatori di Egitto e Qatar – è tornata a Doha “per consultazioni con la leadership” del movimento. Secondo i media egiziani, tornerà però martedì prossimo al Cairo per riprendere i negoziati mentre a Doha è arrivato in tutta fretta il direttore della Cia William Burns per spingere di nuovo alla ricerca di un’intesa prima che tutto “collassi”. Le posizioni continuano tuttavia a rimanere lontanissime. Il nodo è sempre lo stesso: Hamas insiste sulla fine definitiva del conflitto nella Striscia e il ritiro “totale” dell’Idf da Gaza. Condizioni che il premier Benyamin Netanyahu ha seccamente bocciato, liquidandole come diktat inaccettabili. E’ stato lo stesso leader della fazione islamica palestinese Ismail Haniyeh a ribadire la linea.

“Hamas – ha detto da Doha – vuole raggiungere un’intesa globale che ponga fine all’aggressione, garantisca il ritiro dell’esercito e raggiunga un serio scambio di prigionieri. Che senso ha un accordo se il cessate il fuoco non è il primo risultato?”. “E’ Hamas che impedisce un accordo per il rilascio degli ostaggi”, ha replicato Netanyahu, aggiungendo che “Israele era ed è tuttora pronto a concludere una tregua per liberare gli ostaggi”. Ma “le richieste estreme” di Hamas, ha aggiunto il primo ministro, “significano la resa” di Israele, che “invece continuerà a combattere fino al raggiungimento di tutti i suoi obiettivi”. Per questo ora l’operazione a Rafah, dove ci sono un milione e mezzo di sfollati palestinesi, sembra più vicina: “Comincerà molto presto”, ha assicurato il ministro della Difesa Yoav Gallant. “Ho affrontato la questione intensamente nell’ultima settimana, compreso oggi”, ha spiegato. La comunità internazionale, Stati Uniti in testa, è fortemente contraria.

E forse non è un caso che per la prima volta dal 7 ottobre l’amministrazione Biden la scorsa settimana abbia deciso di bloccare una spedizione di munizioni in Israele, come riferisce Barak Ravid di Axios. Il presidente Usa si trova ad affrontare aspre critiche in patria da chi si oppone al suo sostegno incondizionato allo Stato ebraico. A febbraio la Casa Bianca ha chiesto di fornire garanzie che le armi Usa fossero utilizzate dall’esercito israeliano a Gaza in conformità col diritto internazionale, con Israele che ha fornito una lettera di assicurazioni a marzo. Al 212esimo giorno di guerra intanto, Hamas ha rivendicato il lancio di almeno 10 razzi nell’area del valico di Kerem Shalom, quello da dove transitano i camion degli aiuti umanitari, con il motivo che sul posto “si erano radunati soldati”. Per tutta risposta lo Stato ebraico ha chiuso il valico, dove ci sono stati almeno 10 israeliani feriti. Secondo l’Idf, Hamas ha lanciato razzi da Rafah “a circa 300 metri da un’area usata come rifugio dagli sfollati”. Gli scontri proseguono anche al confine nord di Israele: Hezbollah ha rivendicato il lancio di “decine di razzi dopo la morte di tre civili a seguito di un attacco israeliano nel sud del Libano”.

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