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Il premier libico da Draghi tra affari e nodo migranti

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A meno di due mesi dalla visita di Mario Draghi a Tripoli, il premier italiano e il suo omologo libico Abdel Hamid Dbeibah tornano a vedersi per un faccia a faccia quasi tutto orientato sul rilancio della partnership economica e sul dossier migranti. Rispetto all’inizio di aprile, qualcosa e’ cambiato sui due fronti. Lo slancio del nuovo governo Dbeibah ha subito un sensibile rallentamento tra nodi politici interni – come l’approvazione del bilancio, non ancora arrivata -, un certo attivismo dei gruppi armati e il rapporto, tutt’altro che risolto, con l’uomo forte della Cirenaica, Khalifa Haftar. Sul fronte migranti, invece, e’ massimo lo sforzo dell’Italia per rendere il dossier soprattutto europeo. E non e’ un caso che due giorni fa Luigi Di Maio si sia recato a Tripoli assieme al collega maltese e al commissario Ue per il Vicinato, Oliver Varhelyi. Proprio di migranti domani nel bilaterale previsto a Palazzo Chigi dopo pranzo Dbeibah e Draghi parleranno a lungo. Si cerchera’, innanzitutto, di integrare le esigenze di due Paesi accomunati dal problema flussi. Per la Libia la priorita’ e’ proteggere i confini meridionali, quelli del Fezzan dove, negli ultimi mesi, l’Italia sta concentrando l’attenzione. E’ una priorita’ anche italiana ed europea, sulla quale Roma sta spingendo per un impegno anche finanziario di Bruxelles. Sul dossier da qualche giorno Draghi puo’ contare sull’asse con Emmanuel Macron, sempre piu’ preoccupato dalla crescente instabilita’ del Sahel, all’origine della partenza di migliaia di profughi. Nei prossimi giorni il titolare della Farnesina si rechera’ proprio in Niger, tra i Paesi che presentano le maggiori criticita’ nella regione. C’e’ poi il dossier sbarchi. Tema posto a Bruxelles lunedi’ scorso dallo stesso Draghi e che sara’ in agenda al Consiglio Ue del 24-25 giugno. L’Italia e’ pronta ad assicurare piena assistenza alla Libia ma spinge, allo stesso tempo, per inserirla in un quadro europeo. Resta poi aperto il nodo della tutela dei diritti umani di chi e’ trattenuto in Libia. In mattinata, dalle pagine di Avvenire, e’ arrivato l’allarme delle agenzie Onu impegnate nel Paese nordafricano. “Non abbiano nessuna possibilita’ di cambiare la situazione rispetto ai diritti umani”, e’ l’avvertimento lanciato da una fonte delle Nazioni Unite, che hanno definito veri e propri lager i siti dove le autorita’ libiche trattengono i migranti bloccati dalla Guardia costiera. “Se domani ci si limitasse da Draghi ancora una volta a ringraziare i delinquenti che organizzano i respingimenti sarebbe un’altra pagina nera per l’Italia”, ha attaccato Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana. La delegazione libica che in serata e’ sbarcata a Ciampino e’ folta e importante: con Dbeibah ci saranno diversi ministri libici, da quello dagli Esteri all’Interno, dai Trasporti all’Economia. Proprio di business nella mattinata di lunedi’ si parlera’ alla Farnesina in un Forum al quale, oltre a Di Maio e alla delegazione di Tripoli, partecipera’ una nutrita rappresentanza di imprese italiane: Snam, Saipem, Terna, Ansaldo Energia, Fincantieri, PSC Group, Italtel, Leonardo, WeBuild, Gruppo Ospedaliero San Donato, Cnh Industrial, Eni. Sul piatto c’e’ innanzitutto la riattivazione di alcuni macro-investimenti italiani in Libia, come la costruzione dell’Autostrada della pace inserita negli accordi siglati da Silvio Berlusconi e Muammar Gheddafi nel 2008. Non meno marginale il tema dei debiti dello Stato libico nei confronti delle aziende italiane. Centrale infine il dossier energetico, con l’Italia che comincia a puntare con decisione sul Fezzan. Tentando, cosi’ di frenare l’influenza economica della Turchia in Tripolitania. Una presenza che Roma spera di arginare ribadendo, al nuovo premier, il suo impegno alla stabilizzazione della Libia.

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Pichetto Fratin: col nucleare risparmieremo 34 mld l’anno

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Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin annuncia, in una intervista alla Stampa, che varerà entro l’anno un disegno di legge per il rilancio del nucleare. Così “il nostro Paese risparmierà fino a 34 miliardi di euro l’anno” e nel 2030 si passerà “dalla sperimentazione alla produzione dei nuovi moduli nucleari”. Sul Green Deal Ue “la posizione dell’Italia è sempre stata chiara: non abbiamo mai messo in dubbio gli obiettivi finali, cioè di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, ma gli strumenti imposti per farlo. Abbiamo invitato a abbandonare l’ambientalismo ideologico che per tanti anni è stato alla base di molte scelte europee. Più realismo e meno idealismo”.

Su auto e case green “il governo lavorerà, soprattutto con la nuova Commissione e il nuovo Parlamento europeo, per raggiungere gli obiettivi comuni proponendo un percorso compatibile con le politiche economiche e sociali del nostro Paese. Chiediamo di poterlo raggiungere difendendo gli interessi delle famiglie e delle imprese italiane”. Per il costo dell’energia “l’unica soluzione è il nucleare di nuova generazione da affiancare all’energia prodotta dalle rinnovabili tradizionali. Noi stiamo lavorando, senza alcun ritardo, per consentire all’Italia di farsi trovare pronta e preparata. Con il 22% di nucleare nel nostro futuro mix energetico nazionale, potremo far risparmiare al nostro Paese fino a 34 miliardi l’anno”. Le scorie? “Le vecchie potremmo lasciarle ancora in Francia e in Inghilterra, continuando a pagare un affitto. Il vero problema sono i rifiuti di bassa e media intensità, soprattutto di origine sanitaria, che produciamo quotidianamente. Per quelli abbiamo il dovere di trovare la soluzione con uno o più depositi nazionali”.

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Ronzulli: no alle porte aperte a chi insultava Berlusconi

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“Sulle adesioni al partito vorrei ci fosse più attenzione. Va bene aprire le porte, ma senza svenderci. Soprattutto per chi fino a un minuto prima ci attaccava e infangava il nome di Berlusconi”. Così al Tempo la vicepresidente del Senato Licia Ronzulli (FI). Sull’ipotesi di accogliere i delusi di Azione, ha detto: “Far parte di questa famiglia non può essere una scappatoia per chi vuole garantirsi un futuro politico. Non penso che chi è andato via sognasse un’alternativa al bipolarismo, perché non c’erano le condizioni allora e non ci sono nemmeno oggi”. Carfagna e Gelmini “non sono uscite proprio in punta di piedi da FI ma in pieno dissenso dalle scelte fatte da Berlusconi.E la notizia di un loro eventuale ritorno nel nostro partito, che non difetta del vizio della memoria, stava facendo rumore. E anche loro lo sanno bene”.

Il fallimento del Terzo Polo “l’ho preannunciato nel 2022, appena nacque. Era solo questione di tempo. Quando nascono, i cartelli elettorali hanno un solo obiettivo: ottenere posti in Parlamento. A unire è solo la prospettiva di una poltrona. Una volta che l’hanno portata a casa, Renzi e Calenda hanno subito cominciato a litigare”. “Tutte le idee servono ad arricchire il dibattito, a dare contributi che possono rivelarsi vincenti – ha detto poi – Fin dalla sua nascita, FI è stata la casa che ha accolto chi proveniva da esperienze politiche diverse. Per fare in modo che questo accada però è necessario che ci sia uno spazio reale di confronto, per fare sintesi e arrivare a una proposta unitaria. Altrimenti rischiamo di diventare una Torre di Babele”.

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Vannacci: un partito? Ora Lega ma mai dire mai

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Circa 300 sostenitori lo aspettano nell’audiotorium dell’hotel Salus Terme di Viterbo. In molti, nell’attesa, non escludono che l’eurodeputato Roberto Vannacci possa dar vita a un nuovo soggetto politico. Anzi, sono pronti. Il generale arriva e prova a non deludere nessuno. Un partito da lui fondato? “È un’altra invenzione della stampa di sinistra”, dice. Anche se poi aggiunge: “non ho mai detto che farò un partito, ma io non escludo mai nulla”. “Io non lo escludo, – prosegue – perché nel novero di quello che può succedere nel futuro non vedo perché debba escludere un’opportunità. Ma oggi non è questo il discorso”. Insomma, mai dire mai. Di sicuro, però, non è questo il giorno. E una sorta di rassicurazione, l’europarlamentare vuole darla anche al partito con cui è stato eletto a Bruxelles: “oggi sono nella Lega, chi si conglomera attorno a me è perché condivide il fatto che io stia nella Lega”. All’associazione ‘Noi con Vannacci’, che ha organizzato a Viterbo la sua prima festa, il generale strizza l’occhio. “Da oggi – dice – parte probabilmente una serie di altre riunioni di tutti quelli che si conglomerano attorno a quello che io diffondo e propongo”. E sulle polemiche legate alle poche presenze registrate nel primo giorno di kermesse, risponde sul palco, attaccando ancora una volta i “giornalisti di sinistra”, citati con nomi e cognomi.

“Grazie alle tante persone che sono qui a questa manifestazione, il flop è una falsificazione della stampa”, taglia corto. L’eurodeputato rilancia quindi i suoi cavalli di battaglia. Dalla contrarietà alla Ius Scholae, all’impegno pacifista e contro l’uso delle armi da parte dell’Ucraina in territorio russo. E si difende dall’etichetta di “estremista”, rinnovando il suo supporto al partito tedesco AfD. Sulla sospensione del suo ruolo da vicecapogruppo dei Patrioti al Parlamento Europeo, non lascia spazio a interpretazioni. “Mi sospendano – dichiara – la mia vita non cambia, non mi rattrista. M’hanno bocciato, e vabbè”. La platea non smette di applaudirlo. Quando la giornalista che dialoga con Vannacci chiede se la platea è pronta al nuovo partito, la risposta è all’unisono: “sì”. In prima fila i vertici di ‘Noi con Vannacci’ e quelli dell’associazione ‘Il mondo al contrario’. Da una parte e dall’altra si rigetta la competizione interna. Da entrambi i lati, però, nessuno esclude un nuovo soggetto politico alle porte. Sul palco, si alternano negli interventi. Tra i corridoi dell’hotel parte una girandola di incontri e dichiarazioni. Ci sono gli ex leghisti Edouard Ballaman, Giuseppe Bellachioma e Vito Comencini. “Abbiamo dato il via a una grande chat – dice Comencini – ma siamo ancora a una fase embrionale”. A chi gli chiede del partito, lui non nega e aggiunge: “è sempre più difficile che Vannacci possa rimanere nel sentiero stretto della Lega”. Gli ex leghisti, vicini a ‘Noi con Vannacci’, sembrano già pronti al partito. Vorrebbero un Vannacci “slegato”. L’ex senatore Umberto Fusco, animatore della kermesse, rimane più abbottonato. Il gruppo del ‘Mondo al contrario’ rivendica un protagonismo politico. “Il primo gennaio diventiamo associazione politica, ma il nome non l’abbiamo ancora deciso”, dice il colonnello Fabio Filomeni. “Ci stiamo trasformando in realtà politica”, fa eco Bruno Spatara. Entrambi si siedono al tavolino con Gianni Alemanno del Movimento Indipendenza, che spiega: “Vannacci sta riempendo un vuoto nel centrodestra, ma nessuno vuole tirargli la giacca”. Non mancano rappresentanti della galassia dell’estrema destra come Rinascita Nazionale. Tra i gadget dei partecipanti, spiccano quelli della X Mas. Il sindaco di Pennabilli mostra il suo ciondolo e dice: “sono nato e morirò con la camicia nera”.

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