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Politica

Meloni vede Draghi: nel report vari spunti importanti

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Questa volta è stata lei a dirgli “benvenuto” a Palazzo Chigi. A quasi due anni da quando Mario Draghi le passò la campanella e le redini del governo, Giorgia Meloni ha ricevuto il suo predecessore per un confronto “approfondito” di oltre un’ora. Sul tavolo il Rapporto sul futuro della competitività europea redatto dallo stesso ex governatore della Bce, ma evidentemente anche gli scenari dell’Unione all’alba della seconda commissione von der Leyen. Se in quella mattinata del 23 ottobre 2022 per la prima premier donna fu soprattutto un momento di emozione, questa volta il tête-à-tête, preceduto da saluti e battute all’insegna della cordialità, è servito per un proficuo e concreto scambio di vedute.

Su due poltroncine, si sono anche concessi qualche impressione sul nuovo esecutivo Ue, in cui è entrato Raffaele Fitto come vicepresidente esecutivo. Nessun accenno, invece, assicurano i bene informati, al precedente faccia a faccia di Draghi con Marina Berlusconi, una settimana fa, la cui notizia ha creato scompiglio anche fra i meloniani. L’incontro è stato sugellato alla fine da una stretta di mano con baci sulle guance fra premier ed ex premier, e da una nota di Palazzo Chigi, in cui si spiega che il report di Draghi “contiene secondo il Governo diversi importanti spunti”.

Vengono elencati “la necessità di un maggiore impulso all’innovazione, la questione demografica, l’approvvigionamento di materie prime critiche e il controllo delle catene del valore e, più in generale, la necessità che l’Europa preveda strumenti adatti a realizzare le sue ambiziose strategie – dal rafforzamento dell’industria della difesa fino alle doppie transizioni – senza escludere aprioristicamente nulla, compresa la possibilità di un nuovo debito comune”. Gli “spunti importanti secondo il governo”, sono quelli su cui si sono più concentrati in questi giorni i commenti positivi di quasi tutte le anime della maggioranza, da Fratelli d’Italia (che vede nel report indicazioni concrete dopo anni di ideologie a Bruxelles) a Forza Italia, passando per Noi moderati. Pochi i commenti leghisti, e decisamente critici verso le ricette (“un pericolo mortale” per dirla con Claudio Borghi”) dell’ex presidente del Consiglio. Lui e Meloni negli anni hanno sviluppato un rapporto di consuetudine e si terranno “in contatto per continuare ad approfondire” le materie del report.

Intanto Draghi prosegue una sorta di tour di visite istituzionali. Parlerà di innovazione al Kilometro Rosso, il distretto dell’innovazione a Bergamo. Il 5 settembre è stato all’Eliseo da Emmanuel Macron. E l’11, due giorni dopo la presentazione del report, ha incontrato Marina Berlusconi e Gianni Letta a Milano: una visita privata emersa solo due giorni dopo, che ha creato una valanga di retropensieri nei palazzi romani della politica, dove le mosse degli eredi del Cavaliere sono osservate con estrema attenzione. E dove, da quando un anno fa esplose nel governo il caso degli extraprofitti delle banche, si rincorrono regolarmente voci di rapporti non facili fra Meloni e Marina Berlusconi, nonché fra la presidente di Mondadori e Antonio Tajani. Le ultime le ha raccolte un articolo di Repubblica, davanti al quale la primogenita di Silvio Berlusconi ha scritto una lettera al quotidiano per smentire (usando gli stessi termini del retroscena) che ci sia da parte della famiglia “disistima” nei confronti della premier e “scontentezza” per quanto fa Tajani alla guida di FI, “quando in entrambi i casi è vero esattamente il contrario”.

“Io non posso continuare a tollerare presunte ricostruzioni che non hanno il minimo contatto con la realtà”, ha affermato la presidente di Mondadori e Fininvest, riferendosi all’articolo in cui l’incontro con Draghi è definita “un dito nell’occhio a Giorgia”. Vengono descritti, ha chiarito, “perfino pensieri e progetti che non ho, né ho mai avuto”, e si arriva “addirittura a deformare il contenuto di incontri che fanno parte del mio ruolo e del mio lavoro, trasformandoli in assurde riunioni carbonare che nasconderebbero trame politiche da fantascienza”

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Politica

La Rai celebra i 100 anni di servizio pubblico a Roma

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Quando qualcuno chiese a Raffaella Carrà la differenza tra la tv e la radio, lei disse che la gente che ascolta la radio “ti vede di meno e ti immagina forse meglio”. Potrebbe essere allora l’essenza di quella fantasia ciò che ancora oggi rende la radio affascinante. Proprio con questo mezzo nacque il servizio pubblico il 6 ottobre 1924, quando la voce della violinista Ines Viviani Donarelli annunciò il concerto di inaugurazione del servizio dell’Unione radiofonica italiana (l’antesignana della Rai). In attesa di ‘Cento’, il programma di Carlo Conti che andrà in onda proprio domani, nel giorno dell’anniversario, stasera la Rai ha celebrato il centenario del servizio pubblico al Palazzo dei Congressi di Roma.

Un’occasione, intanto, per svelare un’opera donata già a maggio all’azienda da Guido Iannuzzi, artista e dipendente Rai noto per aver esposto al MART di Rovereto, al MAXXI di Roma e in altri contesti nazionali ed internazionali. Si intitola Unum/Omnia (U/O) e rappresenta il pluralismo e la diversità del servizio pubblico. “Prima con la radio, poi con la tv l’Italia si è unita – ha dichiarato durante la presentazione la sottosegretaria alla Cultura, Lucia Borgonzoni – la Rai aiuta a togliere le differenze che ci sono nel nostro Paese”. Poi, ha fatto gli auguri alla “nuova governance”, presente all’evento. “Il mio obiettivo era rappresentare due opposti approcci alla vita – ha detto l’artista, Guido Iannuzzi – quello che guarda da più punti di vista e quello di chi, invece, osserva il mondo da una scatola, da un unico punto di vista”.

Le sculture verranno poi spostate nella sede di Viale Mazzini. Poi, il tappeto blu con tanti nomi del mondo della comunicazione. Prima i vertici Rai, poi i direttori, una serie di conduttori da Pierluigi Diaco a Marco Carrara. Fino ad arrivare a Gianni Letta. Francesca Fialdini, alla conduzione dell’evento nell’auditorium del Palazzo, ha prima letto il messaggio del presidente della Repubblica, già diffuso in giornata, in cui Mattarella ha ricordato che “la Rai continua ad avere come missione quella di operare per la promozione della libera informazione e della cultura. Indipendenza, autorevolezza, pluralità delle opinioni, originalità, professionalità, innovazione, queste le doti che hanno permesso all’azienda, negli anni, di raggiungere prestigiosi risultati e di diventare voce affidabile e ascoltata”.

A seguire, l’intervento del neo-amministratore delegato, Giampaolo Rossi, che ha ricordato che “il 2024 è un anno molto particolare, come una sorta di miscela alchemica in cui si combinano tante ricorrenze insieme”, dai 100 della radio ai 70 della tv, passando dai 40 di televideo, “il primo tentativo di costruire un servizio all-news”, i 30 dell’Orchestra sinfonica, i 150 anni dalla nascita di Marconi, “pioniere della comunicazione globale”, e i 100 da quella di Mike Bongiorno. Ed è stato anche presentato un francobollo dedicato alla ricorrenza, con il ministro Urso che ha dichiarato che “la Rai è ancora la prima industria culturale del’Italia”, e che “più di ogni altro Paese l’impresa in Italia è espressione della cultura, identità, saper fare che si è realizzato nel corso dei secoli”.

Dunque, via alla musica: l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai – diretta dal maestro Steven Mercurio – si è esibita in un concerto dedicato alle sigle storiche dei programmi più memorabili della nostra storia collettiva. Dalla sigla dell’inizio trasmissioni Rai tratta dal Guglielmo Tell di Rossini fino a quelle di Carosello, 90/o minuto, Canzonissima passando anche per Sandokan, Pinocchio e Cacao Meravigliao. In chiusura, la proiezione in anteprima del docufilm di Pupi Avanti ‘Nato il 6 ottobre’. Il maestro ha celebrato il centenario della radio immaginando che quel giorno, alla stessa ora della prima trasmissione, sia nato un bambino in uno dei quartieri popolari di Roma.

Voce narrante della storia, il piccolo Giacomo è ammaliato dalle voci che escono dalla radio, con cui cresce e per amor delle quali scrive persino una lettera. Anche attraverso immagini e documenti sonori originali, si tratta di un viaggio che inizia nel secolo scorso per raggiungere quello in cui viviamo.

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Consiglio Stato ribadisce, validi i test di Medicina

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Il Consiglio di Stato, con una sentenza emessa ieri, ha disposto l’annullamento del pronunciamento del Tar del Lazio che a gennaio aveva demolito i test di ingresso a Medicina, Odontoiatria e Veterinaria per l’anno accademico 2023/2024 mettendo a rischio l’immatricolazione di migliaia di studenti per l’anno successivo. La sentenza del Tar aveva stabilito che è illegittimo il criterio di attribuzione del punteggio previsto dalla normativa concorsuale, cosiddetto “equalizzato” perché produttivo di distorsioni, nella misura in cui non era con esso assicurata una valutazione omogenea delle prove e dunque una selezione dei concorrenti secondo criteri di merito. A rendere noto, con soddisfazione, l’annullamento del pronunciamento del Tar è lo studio Police & Partners che ha assistito una serie di ricorrenti.

Viene quindi ribadito dal Consiglio di Stato quanto aveva già deciso i primi di agosto in una sentenza emessa in occasione del ricorso di altri candidati. Dal ministero dell’Università si fa sapere che questa pronuncia del Consiglio di Stato é la conferma della assoluta legittimità dell’operato del Mur poiché sancisce che le procedure concorsuali si sono svolte correttamente, nel rispetto della legalità, risultando quindi pienamente valide. La pronuncia conferma anche il pieno diritto dei quartini, con punteggio utile ai test del 2023, ad entrare nelle graduatorie 2024-25, come stabilito dall’originario bando Mur e poi successivamente confermato dal legislatore su proposta del ministero guidato da Anna Maria Bernini.

Soddisfazione viene espressa anche dal Cisia, il Consorzio interuniversitario che aveva predisposto le prove: “è una sentenza importantissima per il sistema universitario ma anche per il sistema delle pubbliche selezioni”, commenta Andrea Stella, presidente Cisia. “La decisione del Consiglio di Stato conferma la piena legittimità dell’immatricolazione dei candidati che hanno già conseguito nel 2023 i risultati al test e restituisce la serenità agli studenti che nelle more hanno conseguito l’immatricolazione. Allo stesso tempo la decisione ribadisce la piena legittimità dei Test OnLine Cisia (Tolc) e segna un nuovo punto di confronto per il Mistero che proprio in queste settimane discute misure per il superamento del numero chiuso anche nelle facoltà di Medicina”, commentano gli avvocati Aristide Police e Paul Simon Falzini.

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“Mi ricandido, chi ci sta ci sta”, De Luca sfida Pd

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Non è dato sapere se la tripla uscita sia stata concordata ma il no al terzo mandato del presidente della Campania, Vincenzo De Luca, espresso con nettezza in poche ore da tre dirigenti del Pd, ritenuti vicini alla segretaria Elly Schlein, ha scatenato la dura ed immediata reazione del governatore. Che non lascia adito a dubbi. Lui si ricandiderà: “Io vado avanti a prescindere, mi ricandido. Chi ci sta ci sta. Chi non ci sta non ci sta” a dispetto “dell’imbecillità di qualche esponente del Pd”.

A chi si riferisse non lo ha specificato. In poche ore hanno preso posizione in maniera inequivocabile il deputato e responsabile Sud della segreteria nazionale Pd Marco Sarracino, Sandro Ruotolo, europarlamentare e responsabile Informazione nella segreteria nazionale del Pd e Antonio Misiani, commissario Pd in Campania. A riaccendere tensioni mai sopite tra il governatore campano e il nuovo corso dei dem le vicende giudiziarie che hanno coinvolto nelle ultime ore uomini legati politicamente a De Luca con l’arresto del sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia di Salerno, Alfieri, e il coinvolgimento in un’inchiesta del consigliere regionale del gruppo De Luca Presidente, Zannini, che risulta indagato.

Così, intervistato dal Fatto Quotidiano, Ruotolo dice: “a me dispiace di dover parlare del bisogno di rinnovamento quando interviene la magistratura, il nostro obiettivo è intervenire prima. Da quanto tempo De Luca è nelle istituzioni? C’è un problema di qualità del consenso. Se si costruisce con le fritture di pesce e le famose ambulanze (citando alcuni degli episodi che hanno visto coinvolto Alfieri, ndr), bisogna porre il problema del ricambio delle classi dirigenti”. “Vogliamo – aggiunge Ruotolo – un Pd plurale, non un sistema di potere. Clientelismo, cacicchi e nepotismo sono fenomeni che poco hanno a che fare con un partito moderno di sinistra. Se da più di un anno è sospesa la vita democratica in Campania, evidentemente c’è ancora bisogno di questo, bisogna rimuovere le cause di questa situazione. Al di là di come procederà la magistratura, noi dobbiamo procedere con un partito nuovo. Basta fritture”. Dal canto suo, Sarracino sottolinea, intervistato da Repubblica, che sul tema del terzo mandato “la direzione nazionale si è già espressa chiaramente.

Il voto in Parlamento è stata la conseguenza della scelta compiuta nel partito”. E a suo giudizio il Pd doveva ”escludere certi iscritti come abbiamo fatto in passato”. Per Antonio Misiani, componente della segreteria nazionale e commissario del partito in Campania, la strada del terzo mandato “non è percorribile”. De Luca, intervenuto al centro orafo Tarì di Marcianise, non ha perso tempo per ribadire con nettezza la sua posizione. “Non so più come dirlo. Io vado avanti a prescindere, mi ricandido. Chi ci sta ci sta. Chi non ci sta non ci sta”. “Io – ha aggiunto De Luca rivolgendosi agli imprenditori – vado avanti a prescindere, anche se c’è sempre qualcuno che fa domande sulla base dell’imbecillità di qualche esponente del Pd. Non so più come dirlo. Io vado avanti a prescindere, mi ricandido. Chi ci sta ci sta. Chi non ci sta non ci sta. L’importante è che ci stiate voi, perché se questo lavoro si ferma, la Campania precipita”.

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