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Ambiente

L’aria artica sull’Italia, neve dalle Alpi al Gran Sasso

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E’ una vera e propria sciabolata artica quella che ha colpito l’Italia portando freddo e neve dalle Alpi fino al Gran Sasso e pioggia da Nord a Sud, con un assaggio di quasi inverno e autunno inoltrato. Un “irruento cambiamento”, come lo hanno descritto i meteorologi, che ha regalato insoliti paesaggi imbiancati per metà settembre e provocato ancora una volta disagi e allagamenti in molte zone della Penisola. Un maltempo che ha colto alla sprovvista anche gli escursionisti più esperti. Proprio a causa di una tempesta di neve che ieri si è abbattuta in Val Gardena, ha perso la vita una donna canadese di 57 anni. Il marito 56enne è stato ricoverato in ospedale a Bolzano, dopo una notte all’addiaccio, ma non è in pericolo di vita.

La coppia stava effettuando l’Alta Via 2 delle Dolomiti quando si è verificato il peggio: ormai stremati, a circa due chilometri di cammino piuttosto pianeggiante dal rifugio Puez, a 2475 metri, i due, a causa del buio e delle neve, hanno fatto fatica a trovare il sentiero. Quando la coppia è stata trovata dai soccorritori, la donna aveva ormai perso i sensi e, nonostante i disperati tentativi di rianimazione, è morta sul posto. Altre due escursioniste tedesche, del 1994 e del 1996, sono state soccorse nella tarda mattinata nel gruppo delle Pale di San Martino, sul confine tra Trentino e Veneto, perché in difficoltà a causa della neve sul sentiero che stavano percorrendo, in prossimità del passo dell’Orsa, e del vento, probabilmente dopo aver sbagliato traccia. E’ andata bene anche a due alpinisti americani, padre e figlia, che sono stati sopresi da neve e vento in Val Pusteria.

I due sono stati infatti salvati dal Soccorso alpino dopo aver trascorso una notte all’addiaccio, in una piccola tenda che avevano con loro. I fiocchi di neve sono caduti dalle Dolomiti, in Veneto, con precipitazioni che hanno interessato anche località a quote medie, a 1600 metri, fino al Gran Sasso dove è imbiancato il Rifugio Franchetti a 2433 metri e la località di Campo Imperatore. Temperature in calo e prima spolverata di neve attorno ai 2mila metri anche in Valle d’Aosta dove qualche fiocco è caduto nei paesi di montagna, dalla val di Rhêmes a Cervinia. Allagamenti, frane e black-out hanno invece interessato il Friuli Venezia Giulia, da Trieste a Gorizia dove nella provincia un ristorante è stato evacuato. Vicino a Udine, a Passo Pramollo, oltre dieci tra auto e camper sono rimasti bloccati a causa di oltre 20 centimetri di neve e una frana è caduta su una strada provinciale a Tapiana. E se al Nord si sono posati i primi fiocchi non senza provocare disagi, a causare problemi al Sud sono state ancora le forti piogge. Ieri sera un violento nubifragio ha colpito Torre del Greco, in provincia di Napoli, dove la potenza dell’acqua ha trascinato persino un’auto parcheggiata.

Nella parte alta del paese colate di fango hanno poi invaso le strade, con i residenti che hanno dovuto attendere la fine delle operazioni per fare rientro nelle proprie abitazioni. Sempre in Campania il mare agitato ha reso difficile i collegamenti da Napoli e Pozzuoli per Ischia e Procida. Acquazzoni e temporali anche a Roma dove si sono registrati numerosi allagamenti da un lato all’altro della città: sono stati circa 50 gli interventi effettuati dalla polizia locale a causa anche di rami e alberi caduti o pericolanti. Gli agenti sono infatti intervenuti per la viabilità e la messa in sicurezza in diverse zone della Capitale. Ma dopo il maltempo di questo venerdì e il crollo delle temperature, per il penultimo weekend estivo è previsto un po’ più di sole, specialmente al Nord. Al contrario, il caldo torrido al momento sembra essere archiviato, proprio come l’estate ormai finita, probabilmente, prima del previsto.

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Ambiente

Le Filippine sotto minaccia: il tifone Fung-wong diventa un super tifone

Il tifone Fung-wong ha raggiunto la categoria di super tifone, con venti fino a 230 km/h. Le Filippine si preparano all’impatto dopo giorni di piogge torrenziali e devastazioni causate da un precedente ciclone.

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Il tifone Fung-wong, una delle tempeste più potenti della stagione nel Pacifico occidentale, ha raggiunto lo status di super tifone, minacciando l’intero arcipelago delle Filippine con venti distruttivi e piogge torrenziali.

Secondo il servizio meteorologico statale, la tempesta si sta muovendo verso ovest con venti costanti di 185 km/h e raffiche che toccano i 230 km/h, coprendo con il suo enorme raggio quasi l’intera superficie del Paese.


Un Paese già devastato da un altro tifone

Il nuovo ciclone arriva a pochi giorni di distanza da un altro tifone che ha già messo in ginocchio molte regioni delle Filippine, provocando inondazioni, frane e migliaia di sfollati.

Le autorità hanno lanciato un massiccio piano di evacuazione preventiva nelle aree costiere e nelle province centrali, dove si teme l’impatto più violento.

“La tempesta è di proporzioni eccezionali e potrebbe colpire con forza mai vista quest’anno”, hanno dichiarato i meteorologi di Manila.


Evacuazioni e allerta massima

Nelle province di Luzon e Samar, centinaia di famiglie sono già state trasferite in centri di evacuazione. Le scuole sono state chiuse, i voli cancellati e i collegamenti marittimi sospesi in gran parte del Paese.

Le autorità temono che il passaggio di Fung-wong possa aggravare la situazione in aree già fragili, dove i fiumi sono ai limiti e i terreni saturi d’acqua rischiano di cedere.


Allerta umanitaria e rischio blackout

Oltre ai danni strutturali, si temono interruzioni della rete elettrica e idrica, oltre a blocchi nelle comunicazioni. Le squadre della Protezione civile e della Croce Rossa filippina sono in stato di massima allerta per intervenire appena le condizioni lo permetteranno.

Il landfall – l’approdo del tifone sulla terraferma – è previsto in tarda notte, con i venti e le piogge che potrebbero intensificarsi ulteriormente nelle ore successive.

Fung-wong si prepara così a diventare una delle peggiori tempeste tropicali dell’anno, in un Paese che ogni stagione affronta con coraggio ma anche con crescente fatica la furia del mare e del cielo.

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Ambiente

Cop30, Lula: “Spendiamo il doppio in armi rispetto al clima, così apriamo la strada all’apocalisse ambientale”

Alla Cop30 di Belém, Lula da Silva lancia un duro monito: “Il mondo spende il doppio in armi rispetto alle azioni per il clima”. Dalla conferenza emerge un nuovo fondo per la transizione energetica e una coalizione globale per la tariffazione del carbonio.

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Alla Cop30 di Belém, Lula da Silva lancia un duro monito: “Il mondo spende il doppio in armi rispetto alle azioni per il clima”. Dalla conferenza emerge un nuovo fondo per la transizione energetica e una coalizione globale per la tariffazione del carbonio.

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Un’inquadratura panoramica della conferenza di Belém con Lula, Ursula von der Leyen e Antonio Guterres sul palco e lo slogan della Cop30 sullo sfondo.


Cop30, Lula: “Spendiamo il doppio in armi rispetto al clima, così apriamo la strada all’apocalisse ambientale”

La seconda giornata del vertice dei leader alla Cop30 di Belém, in Brasile, si è aperta con un monito durissimo del presidente Luiz Inácio Lula da Silva:

“Spendere in armi il doppio di quanto investiamo per il clima spiana la strada a un’apocalisse ambientale”.

Parole che hanno subito segnato il tono di una conferenza ribattezzata la “Cop della verità”, in cui decine di capi di Stato e di governo si sono riuniti per affrontare i temi cruciali della transizione energetica, dei finanziamenti per l’adattamento climatico e del superamento dei combustibili fossili.

Lula: “Non ci sarà sicurezza energetica in un mondo in fiamme”

Il presidente brasiliano, padrone di casa del vertice, ha accusato la guerra in Ucraina di aver “vanificato anni di sforzi” per ridurre le emissioni di gas serra, ribadendo che “non ci sarà sicurezza energetica in un mondo in fiamme”.

Lula ha annunciato la creazione di un fondo nazionale che destinerà alla transizione energetica una parte dei proventi derivanti dallo sfruttamento del petrolio, una misura simbolica e concreta per avviare la trasformazione del modello produttivo del Paese.

Guterres e von der Leyen: “Serve più velocità nella transizione”

Dal palco di Belém, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha rilanciato il messaggio: “L’era dei combustibili fossili sta finendo, ma dobbiamo procedere molto più velocemente”.

Sulla stessa linea la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha ricordato i progressi raggiunti: “Il 95% della nuova capacità energetica mondiale del 2024 è rinnovabile. Dobbiamo mantenere lo slancio per triplicare le rinnovabili e raddoppiare l’efficienza entro il 2030”.

Con lei anche Antonio Costa, rappresentante del Consiglio europeo, a confermare l’impegno dell’Unione nella leadership climatica globale.

Le nuove iniziative internazionali

Da Belém è partita anche una spinta verso nuove alleanze globali. Brasile e Unione europea hanno annunciato una Coalizione per la tariffazione del carbonio, modellata sul sistema europeo ETS, mentre oltre cinquanta Paesi hanno firmato la Dichiarazione di lancio del Fondo per le foreste tropicali per sempre, già dotato di 5,5 miliardi di dollari.

Un passo concreto per la tutela delle aree verdi più sensibili del pianeta e per finanziare azioni di conservazione permanente dell’Amazzonia.

Il messaggio di Papa Francesco: “Se volete la pace, abbiate cura del creato”

Dal Vaticano è arrivato anche un forte appello morale. Il messaggio di Papa Francesco, letto dal cardinale Pietro Parolin, ha invitato i leader mondiali a una riflessione profonda:

“Se volete coltivare la pace, abbiate cura del creato”.

Il segretario di Stato ha inoltre sottolineato la necessità di rilanciare il multilateralismo, oggi in crisi, ricordando che la crisi climatica causa ormai più sfollati dei conflitti armati.

Incontri bilaterali e impegni futuri

A margine dei lavori, Lula ha incontrato i leader Emmanuel Macron, Keir Starmer e Friedrich Merz, mentre in Italia il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha annunciato che la prima parte del Dl Energia arriverà in Consiglio dei ministri la prossima settimana, con un nuovo intervento sui prezzi dell’energia entro fine anno.

Il vertice di Belém, che anticipa la Conferenza Onu sul clima dal 10 al 21 novembre, si chiude con un messaggio chiaro: il tempo delle parole è finito, ora servono azioni concrete per salvare il pianeta.

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Ambiente

Vertice di Belém, Lula e von der Leyen rilanciano la sfida climatica: “La transizione è irreversibile”

A Belém, alle porte dell’Amazzonia, i leader mondiali rilanciano l’impegno contro i cambiamenti climatici. Lula: “Sia la Cop della verità”. Von der Leyen: “L’Europa arriva con obiettivi chiari e solidarietà globale”.

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Gradi, percentuali e obiettivi concreti: a dieci anni dall’accordo di Parigi, la lotta globale ai cambiamenti climatici torna al centro del dibattito internazionale. È Belém, alle porte dell’Amazzonia, la sede simbolica scelta per tracciare un nuovo bilancio e aprire la strada alla Cop30, la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima che si terrà dal 10 al 21 novembre.

Lula: “La Cop della verità, non delle promesse”

Il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ha accolto i leader di oltre cinquanta Paesi, tra cui Emmanuel Macron, Friedrich Merz e Keir Starmer, chiedendo “meno parole e più impegni concreti”.
“La transizione è irreversibile”, ha detto Lula, denunciando “le forze estremiste impegnate nella fabbricazione di menzogne per ottenere vantaggi elettorali a danno dell’ambiente”.

Sul vertice pesa l’assenza dei leader di Stati Uniti e Cina, Donald Trump e Xi Jinping, responsabili insieme di oltre il 40% delle emissioni globali.

L’Europa in prima linea

A colmare il vuoto di leadership punta l’Unione europea, che arriva a Belém con un nuovo accordo sui target climatici: riduzione del 90% delle emissioni entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990.
Faremo di tutto perché questa Cop sia un successo”, ha assicurato Ursula von der Leyen, sottolineando che “l’Europa arriva a Belém con obiettivi chiari e solidarietà verso i soggetti più a rischio”.

Secondo i dati della Commissione europea, nel 2024 l’Ue ha ridotto le emissioni nette del 2,5% rispetto all’anno precedente, mentre a livello globale sono aumentate fino a 53,2 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente.

Von der Leyen ribadirà la necessità di mantenere l’obiettivo di contenere il riscaldamento globale entro 1,5°C, soglia che, secondo l’Onu, il mondo rischia di superare se non cambia rotta.

Tajani: “Transizione come opportunità, non come vincolo”

Per l’Italia ha parlato il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha invitato a considerare l’agenda verde “un’opportunità e non un vincolo”.
“La risposta al cambiamento climatico deve creare sviluppo, crescita e posti di lavoro. Le politiche ambientali devono tenere la persona al centro”, ha dichiarato.

Le nuove alleanze e le tensioni europee

L’Ue spingerà a Belém per una coalizione globale sulla tassazione del carbonio, insieme a Canada, Cina e Brasile, mentre il governo brasiliano lancerà un fondo per la protezione delle foreste tropicali e un programma per aumentare la produzione di carburanti sostenibili.

Nel frattempo, Bruxelles resta divisa sulla propria agenda verde: le nuove direttive sulla due diligence ambientale e il voto sui target 2040 rischiano di spaccare la maggioranza che sostiene la Commissione.

Mentre a Belém il mondo tenta di mostrarsi unito, l’Europa continua a fare i conti con le sue contraddizioni interne. E la Cop30, la “Cop della verità” invocata da Lula, si annuncia come un banco di prova decisivo per la credibilità della lotta climatica globale.

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