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il Milan irrompe in zona Europa, a Brescia decide Rebic

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Milan irrompe in zona Europa, a Brescia decide Rebic I rossoneri rischiano, ma alla fine risolve ancora il croato Con fatica, tanta fatica, un modesto Milan non entusiasmante ma concreto passa a Brescia e conquista per la prima volta in questo campionato la terza vittoria consecutiva, che vale la zona Europa col momentaneo sesto posto: prima la squadra di Pioli vede i sorci verdi, rischiando piu’ volte di capitolare poi pero’ ci pensa ancora Ante Rebic, piu’ che mai uomo della provvidenza, dopo essere gia’ stato giustiziere dell’Udinese. Dall’altra parte, piange lacrime sempre piu’ amare il Brescia che langue nelle zone bassissime e che avrebbe meritato addirittura il successo. Parte forte il Milan che, con una conclusione di Kessie’, trova un angolo. Le proteste di Ibrahomvic per un presunto fallo di mano in area di Dessena si sciolgono nella decisione (corretta) dell’arbitro di lasciare proseguire e dopo che Torregrossa costringe al fallo da giallo Kjaer – preferito a Musacchio – il Brescia prova a farsi vedere prima con una punizione di Tonali sulla quale Cistana non trova la deviazione, poi con un cross basso di Sabelli sul quale Donnarumma esce con i pugni. E’ un buon momento per la squadra di casa, ma comunque il Milan a fare la partita e al 19′ c’e’ una grande occasione per Ibrahimovic che, di testa, su cross, prova metterla all’incrocio: ottimo intervento di Joronen. Partita equilibrata.

Che si scuote alla mezz’ora per le proteste del Brescia per un mancato giallo a Kjaer (gia’ ammonito) per un altro fallo su Torregrossa lanciato in contropiede, per una palla gol capitata a Torregrossa di testa su corner di Tonali (palla fuori di poco) e per una parata di Donnarumma che salva letteralmente sulla linea di porta una zuccata di Aye’ sul secondo palo. Ma ha del clamoroso il gol che si mangia Ibra che dalla linea dell’area piccola, indisturbato, calcia fuori su cross di Hernandez. Finisce dopo 1′ di recupero un primo tempo che ha regalato emozioni a uno stadio in sold out per la prima volta in stagione. La ripresa vede il Brescia partire fortissimo e al 7′ Torregrossa va vicino al gol con una prodezza in semirovesciata su sponda aerea di Aye’: la palla finisce fuori di pochi centimetri. E’ sempre Brescia, che al 9′ si vede annullare un gol per fuorigioco: gran parata di Gigi Donnarumma su conclusione di Bisoli, sulla respinta del portiere palla a Tonali che fa partire un tiro deviato in rete da Torregrossa, in off side appunto. Milan alle corde e al 13′ Tonali sfiora il palo. Pioli prova a cambiare a cambiare qualcosa, fuori Leao dentro Rebic, ma e’ un Milan piccolo quello che vede Gigi Donnarumma essere decisivo altre due volte, tra il 14′ e il 16′, su Torregrossa. Passa la buriana, i rossoneri ricominciano a respirare e al 19′ un diagonale di Calanhoglu termina sul fondo. Una boccata d’ossigeno che al 26′ porta al gol partita: lancio di Calhanoglu per Ibrahimovic, cross basso dello svedese e in area colpisce Rebic. Il Brescia sembra accusare il colpo ma al 30′ trova un nuovo guizzo: stavolta con Ndoj che peroo’ si fa parare una sorta di rigore in movimento. Il tempo di vedere una rete di Castillejo annullata per fuorigioco di Ibrahimovic e una traversa di Hernandez e arrivano i titoli di coda: il Milan non e’ un gran Milan, ma va.

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Napoli bello, Roma fortunata: è pari al Maradona

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– Napoli e Roma si annullano nella sfida valevole per la 34 giornata di Serie A. Al Maradona finisce 2-2 una bella sfida, accesa ed emozionante soprattutto nella ripresa: apre Dybala su rigore, Olivera e Osimhen (altro rigore) la ribaltano, poi nel finale il prezioso ritorno al gol di Abraham permette ai giallorossi di tornare a casa con un punto abbastanza importante per la corsa alla Champions League. La squadra di De Rossi sale a 59 punti restando a -4 dal Bologna, ma vede accorciare l’Atalanta che ora e’ dietro di sole due lunghezze e con una gara da recuperare. Amaro in bocca invece per gli uomini di Calzona, che scivolano a -5 dal settimo posto della Lazio.

La prima nitida occasione del match capita al 6′ in favore dei giallorossi (sara’ l’unica del primo tempo), quando da corner del solito Dybala arriva una sponda area di Mancini che pesca Pellegrini, il cui colpo di testa termina di poco alto sopra la traversa. Dopo una prima parte di gara giocata a ritmi bassi da ambo le squadre, i partenopei provano a crescere dalla mezz’ora: Osimhen tenta da posizione defilata trovando la respinta di Svilar, graziato invece poco piu’ tardi da Anguissa che sbaglia tutto a tu per tu.

Al 40′ si fa vedere Kvaratskhelia con il suo classico destro a giro, deviato in tuffo ancora da un attento Svilar, mentre a pochi istanti dal riposo un colpo di testa di Di Lorenzo sfila di poco a lato. Nella ripresa il Napoli continua nella propria produzione offensiva, ma al 56′ e’ ancora decisivo un intervento di Svilar ad evitare il possibile vantaggio di Lobotka. Passano un paio di minuti e, dall’altra parte, e’ invece la Roma a trovare l’episodio per sbloccare: Azmoun va giu’ in area a contatto con Jesus, l’arbitro fischia il penalty e Dybala lo trasforma alla perfezione nell’1-0 ospite.

Gli azzurri non ci stanno e al 64′, grazie ad un pizzico di fortuna, la pareggiano con Olivera: l’esterno calcia di mancino da fuori area, Kristensen devia e di fatto mette fuori causa Svilar che stavolta non puo’ nulla. Il match prende ritmo e i partenopei in particolare ritrovano morale, sfiorando il vantaggio al 73′ con Osimhen, che svernicia Mancini in velocita’ ma trova un miracoloso Svilar davanti a se’. Nel finale succede di tutto: Osimhen porta avanti il Napoli grazie ad un calcio di rigore fischiato dopo un contatto tra Renato Sanches e Kvaratskhelia (decisivo intervento del Var), poi all’88’ la Roma trova il nuovo pari con un colpo di testa di Abraham, che segna dopo una sponda aerea da corner di Ndicka ed esulta dopo un altro intervento del Var (gol inizialmente annullato per offside).

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30 anni senza Ayrton Senna, nel mondo saudade senza fine per un mito dell’automobilismo

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“Un giorno che non sarà mai dimenticato dai brasiliani” titolava ‘O Globo’. E non era per celebrare la vittoria in uno dei cinque mondiali conquistati dalla nazionale del paese dove il futebol’ è un’autentica religione. No, era riferito al prossimo 1 maggio, quando saranno 30 anni dalla scomparsa, quel tragico giorno del 1994 a Imola, di Ayrton Senna. Un idolo nel suo paese, ma una icona mondiale il cui mito vive anche nelle generazioni che i prodigi del pilota non hanno potuto ammirare. Per capire cosa significhi tuttora per i suoi connazionali il ‘tricampeao’ del mondo della formula uno, morto a soli 34 anni, basta andare al cimitero di Morumbi (il quartiere dell’alta borghesia di San Paolo, di cui Senna faceva parte) dove è sepolto.

Caro Ayrton, un libro di Anna Maria Chiariello a 25 anni dalla scomparsa del grande Senna

Lì, vicino alla lapide coperta dai fiori, c’è un albero che ‘custodisce’ le testimonianze lasciate dai visitatori in onore del loro idolo scomparso tragicamente e troppo presto, ci sono anche pezzi di carta con preghiere e invocazioni, quasi degli ex voto con scritto “proteggimi” o “fammi trovare un lavoro”. Proprio così, perché Senna per tanti è una divinità, e non è certo un’esagerazione il detto secondo cui non esiste brasiliano dai 40 anni in poi che non si ricordi cosa stesse facendo in quel momento, quando da Imola arrivò la terribile notizia. Ayrton Senna è un sentimento, non solo saudade ma fede, amore, qualcosa, anzi qualcuno, che non potrà mai essere dimenticato, e in Brasile ancora oggi le sue 161 gare disputate vengono analizzate una per una, per capire quale fosse il suo segreto, oltre al talento che Dio, nel quale Ayrton credeva fortemente, gli aveva donato.

Sono giorni che a Rio, San Paolo, Porto Alegre e in ogni altro angolo del Brasile si parla e si scrive di Senna, non solo dei 30 anni dalla sua morte, ma anche, è successo a marzo, dei 40 anni dal suo esordio in F1 con la Toleman, e subito “fu l’inizio di un amore – hanno scritto i giornali locali – e della sua consacrazione”. I grandi network nazionali hanno ricordato che Senna è stato il modello di Lewis Hamilton, sette volte campione del mondo, che non ha mai nascosto l’amore per il Brasile e per quel fenomenale campione di cui possiede un casco, mentre il fenomeno di oggi, Max Verstappen ha ricordato che “le vetture di allora erano molto differenti, e sono certo che se Senna corresse oggi guiderebbe in modo diverso. Ma vincerebbe ugualmente”.

Al Corinthians, squadra del cuore del pilota è stato chiesto, in vista del trentennale di Imola, per onorare le memoria del suo tifoso così speciale di riutilizzare la maglia di qualche stagione fa, quando al posto della scritta dello sponsor sul petto dei giocatori del ‘Timao’ era stato stampato l’autografo di Senna. Intanto alcuni facoltosi appassionati stanno partecipando all’asta per acquistare la Honda NSX che Ayrton utilizzava per spostarsi nei periodi che trascorreva in Portogallo.

Apparteneva ad una persona di nazionalità britannica, di cui non si è fatto il nome, che ora l’ha messa in vendita, al prezzo base di 500mila sterline, circa 580mila euro. In Brasile non se la vogliono far sfuggire, e sarà una sfida all’ultimo real. Intanto, e soprattutto, rimane quel volto che è anche su tanti murales, amato da tutti e sinonimo di 41 gran premi vinti e tre titoli mondiali. Una striscia che avrebbe potuto continuare chissà fino a quando, ma il destino ha deciso diversamente. Di sicuro Ayrton Senna continua a vincere nei cuori della gente.

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Tifosi del Napoli in silenzio 17′: poi cori contro De Laurentiis, Calzona e squadra

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Un’atmosfera insolita ha avvolto lo stadio Diego Armando Maradona durante l’ultimo incontro di Serie A tra il Napoli e la Roma. I tifosi del Napoli, in particolare quelli delle curve, hanno scelto una forma di protesta silenziosa per esprimere il loro dissenso verso la direzione del club in una stagione che si sta rivelando particolarmente difficile.

L’incontro è iniziato in questo clima quasi surreale. Il Napoli, attualmente ottavo in classifica, sta vivendo una delle sue stagioni più turbolente, segnata da risultati deludenti come l’ultima sconfitta contro l’Empoli. La scelta di non cantare è stata un modo per i tifosi di evidenziare il loro malcontento e la loro insoddisfazione per come le cose stanno procedendo sia sul campo sia fuori.

Il silenzio dei tifosi è stato interrotto solo al 17esimo minuto, quando è scaturito un coro contro il presidente Aurelio De Laurentiis.Questo tipo di manifestazione pacifica, ma estremamente eloquente, evidenzia la frattura crescente tra la base dei tifosi e la leadership del Napoli.

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