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Gli studenti di Ischia in piazza a Napoli: basta prenderci in giro, vogliamo scuole dignitose

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I ragazzi nella foto sono gli studenti dell’isola d’Ischia.  Sono giovani battaglieri che hanno voglia di studiare e vorrebbero farlo in strutture decenti, non tuguri. Vorrebbero farlo con strumenti didattici non avveniristici ma almeno decenti. Questi ragazzi per invocare decenza delle istituzioni nei loro confronti sono andati a Napoli per manifestare fuori il palazzone della Città Metropolitana di Napoli. Non hanno fatto filone a scuola. No, si sono svegliati prima del solito. Hanno comprato un biglietto di andata e ritorno Ischia-Napoli-Ischia. Per andare sotto gli uffici della città metropolitana di Napoli a Piazza Matteotti. E per dire al sindaco metropolitano Luigi de Magistris, ai consiglieri della Città Metropolitana di Napoli, ai funzionari e ai burocrati che “noi studenti e studentesse  dell’isola d’Ischia non siamo più disposti a farci prendere in giro come accade da decenni su un tema tanto importante come l’edilizia scolastica. Tutte le scuole hanno i loro problemi, il tempo passa e la situazione non fa che peggiorare”. Così scrivono in una nota per i media dove provano a riassumere i mille problemi che soffrono e per reclamare un po’ di attenzione.

Al Liceo Statale Ischia la situazione è paradossale. A causa della mancanza di manutenzione ordinaria della sede di Lacco Ameno, i liceali si sono ritrovati a dover fare un orario compattato con alcune classi obbligate a dover usufruire dell’ospitalità della vicina scuola media “Scotti”.E’ una situazione assurda visto che proprio al Polifunzionale di Via delle Ginestre c’è la cosiddetta “Verticale”, un’ala quasi completamente inutilizzata dello stabile proprietà del Comune di Ischia che, se acquistata dalla città metropolitana e messa in condizione di essere utilizzata, risolverebbe per sempre tutti i problemi dei liceali mettendo tutti i ragazzi sotto lo stesso tetto e mettendo a disposizione di altri la sede di Lacco Ameno in Via Lacco-Fango.La soluzione quindi appare molto semplice eppure l’iter d’acquisto della Verticale non sembra mai sbloccarsi definitivamente lasciando i ragazzi nel disagio e nell’incertezza. Ed ecco una scheda tecnica, pulita, lineare, senza chiacchiere inutili, che i giovani hanno reso noto e consegnato agli uffici della città metropolitana di Napoli in un documento:

All’IPS “V.Telese” gli studenti sono a doppio turno da più di vent’anni ormai. Mancano 24 aule all’appello, esattamente la metà delle aule che occorrerebbero per soddisfare una platea studentesca ogni anno più numerosa.Molte classi presentano inoltre numerose macchie di muffe e segni d’umidità e perfino i bagni sono ridotti in una condizione pietosa ma la cosa pare di non interessare molto a chi di dovere.

L’IIS “C. Mennella” dopo tanti anni passati a girovagare tra una sede di fortuna ed un’altra ha ottenuto l’ex liceo in via Michele Mazzella però anche qui la situazione è tuut’altro che rosea.Se infatti alla nuova sede sono stati effettuati da poco dei lavori per il miglioramento dell’impiantistica appare invece ben più problematica la situazione delle altre due sedi del Mennella situate a Forio d’Ischia.Mentre a farla da padrone nella sede del nautico di Forio sono muffe ed infiltrazioni la sede occupata dall’indirizzo del turistico rappresenta un esempio perfetto di cosa non dovrebbe essere una scuola: cavi scoperti, scale pericolanti, classi mal divise, laboratori non funzionanti: tutto questo in una meravigliosa struttura in affitto che era un ex convento di monache.

 Su questi problemi, i giovani che hanno protestato e che protesteranno ancora, hanno spiegato che sono sono già disposti a continuare ad aspettare in silenzio che qualcosa cambi. Non sono più disposti a non parlare “di fronte alla negazione per noi tutti di una scuola sicura e dignitosa”. I ragazzi e le ragazze di Ischia sono andati a Napoli, fuori al palazzone del potere della defunta Provincia di Napoli “per far capire a tutti che non esistono cittadini di serie B. Siamo Isolani ma non saremo isolati!”.

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Fassino denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino, informativa in Procura

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Arriverà nelle prossime ore in Procura una prima informativa su Piero Fassino, denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino. Gli investigatori della Polaria hanno raccolto tutti gli elementi – comprese le immagini registrate dalle telecamere del sistema di videosorveglianza – e le trasmetteranno all’autorità giudiziaria competente, quella di Civitavecchia, che valuterà come procedere. Fassino, in quanto parlamentare, non è stato ascoltato ma – spiegano fonti investigative – se vorrà potrà rilasciare dichiarazioni spontanee.

Già ieri il deputato del Pd – parlamentare per 7 legislature, ex ministro della Giustizia dal 2000 al 2001, poi segretario dem fino al 2007 e sindaco di Torino per cinque anni dal 2011 al 2016 – ha fornito la sua versione sostenendo di aver già chiarito con i responsabili del duty free la questione: “volevo comprare il profumo per mia moglie, ma avendo il trolley in mano e il cellulare nell’altra, non avendo ancora tre mani, ho semplicemente appoggiato la confezione di profumo nella tasca del giaccone, in attesa di andare alle casse”. In quel momento, ha aggiunto, “si è avvicinato un funzionario della vigilanza che mi ha contestato quell’atto segnalandolo ad un agente di polizia.

Certo non intendevo appropriarmi indebitamente di una boccettina di profumo”. Fassino ha anche sostenuto che si era offerto subito di pagarla e di comprarne non una ma due, proprio per dimostrare la sua buona fede, ma i responsabili hanno comunque deciso di sporgere denuncia. Al parlamentare del Pd, dopo quella espressa ieri dal deputato di Forza Italia Ugo Cappellacci, è arrivata la solidarietà del coordinatore di Fratelli d’Italia in Piemonte Fabrizio Comba. “Conosco l’uomo e il politico integerrimo, il tritacarne mediatico in cui è stato infilato è indecoroso per la sua storia personale e, quindi, anche per la storia del nostro paese. E’ un avversario politico – ha concluso Comba – ma non per questo mi permetto di dubitare della sua integrità, convinto delle sue straordinarie qualità morali”.

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Nozze d’argento boss in chiesa con le spoglie di Falcone

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Lui abito scuro, con gilet, pochette e cravatta color madreperla, lei abito bianco scollato lavorato con tessuto di pizzo e bouquet di rose rosse. La coppia d’oro delle famiglie mafiose palermitane, Tommaso Lo Presti, detto “il grosso”, per distinguerlo dall’omonimo detto “il lungo”, e la moglie Teresa Marino, ha festeggiato in grande stile, con amici e familiari l’anniversario dei 25 anni di matrimonio il 15 aprile scorso.

La coppia, lui è stato scarcerato da poco dopo anni di detenzione per mafia ed estorsioni, lei pure condannata per mafia, ha scelto per la cerimonia religiosa in cui rinnovare la promessa d’amore un luogo simbolico, la chiesa di San Domenico, che si trova in una delle piazze più belle di Palermo e che è nel cuore del mandamento mafioso di cui Lo Presti era al vertice. Nel complesso in cui è inserita la chiesa c’è anche il pantheon dei siciliani illustri, da Giuseppe Pitrè a Giacomo Serpotta, in cui sorge anche la tomba monumentale che ha accolto, dal 2015, le spoglie di Giovanni Falcone. I mafiosi quindi sono stati accolti dai frati, che gestiscono il complesso, per celebrare la benedizione delle nozze d’argento.

Padre Sergio Catalano, frate priore della chiesa, afferma di aver saputo chi fosse l’elegante coppia solo leggendo le notizie del sito d’informazione Palermotoday che ha pubblicato la notizia alcuni giorni dopo la cerimonia. “Le verifiche non spettano a noi – aggiunge – ci sono organi istituzionali che devono farlo”. Ma la coppia della cosca di Portanuova, lui è sorvegliato speciale e deve rientrare in casa entro una certa ora, poteva tranquillamente far celebrare la cerimonia in qualsiasi posto. La valutazione dell’opportunità di ospitare due mafiosi di questo calibro nel complesso dove ci sono le spoglie del magistrato ucciso dalla mafia spetterebbe a chi ha la responsabilità di quei luoghi.

Alla chiesa Lo Presti ha lasciato anche un’offerta che padre Catalano dice “servirà a fare del bene a chi ne ha bisogno”. Dopo la cerimonia a san Domenico la coppia ha festeggiato, nei limiti temporali concessi al sorvegliato speciale, in una villetta allietata anche dalle canzoni di due noti neomelodici. Dopo l’arresto di Lo Presti, 48 anni, nell’operazione Iago nel 2014, gli investigatori scoprirono il ruolo della moglie che il giudice che l’ha condannata descrive così: “Teresa Marino durante il periodo della sua detenzione domiciliare (in concomitanza con quella carceraria del marito), riceveva presso la sua abitazione tutti gli esponenti di spicco del mandamento mafioso di Porta Nuova e impartiva loro indicazioni e direttive proprie e del marito, condividendone le strategie criminali. I sodali mafiosi dell’organizzazione, inoltre, si rivolgevano alla donna anche per dirimere questioni e tensioni interne al sodalizio”.

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Sindaci Ue rivendicano diritto a imporre limiti velocità

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Imporre i limiti di velocità sia una prerogativa di città e regioni. A chiederlo sono i 13 firmatari tra sindaci e vicesindaci di città europee che dalle colonne del Financial Times criticano alcune iniziative promosse in Italia, con la riforma del codice della strada, e nel Regno Unito che potrebbero impedire a città e comuni di attuare misure per la sicurezza stradale, come l’introduzione di limiti di velocità più bassi e telecamere per il controllo del traffico. Da Bologna a Firenze e Milano, passando anche da Amsterdam, Bruxelles e Helsinki. Tra i firmatari italiani Matteo Lepore e Dario Nardella, sindaci di Bologna e Firenze e la vice sindaca e assessora alla mobilità di Milano, Arianna Censi.

La lettera fa esplicito riferimento al disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso settembre per riformare il codice della strada, criticato anche in Italia da varie associazioni perché ritenuto svantaggioso per i pedoni. Per sindaci e vice le nuove norme ostacolerebbero “gravemente” la capacità delle autorità locali di creare zone a traffico limitato, installare autovelox e fissare limiti di velocità inferiori che invece sono fondamentali per abbattere le emissioni e rendere anche le strade più sicure. Nella missiva non si fa riferimento solo all’Italia. I firmatari prendono di mira anche il “piano per i conducenti” nel Regno Unito che punta a introdurre misure altrettanto restrittive e alle resistenze in Germania, dove il governo ha finora resistito agli sforzi di oltre 1.000 comuni che vogliono un maggiore controllo sui limiti di velocità locali.

“Politiche nazionali come queste, basate non sulla scienza ma sull’opportunità politica, danneggiano la capacità delle autorità locali di prendere decisioni sul miglioramento della sicurezza e della salute dei propri cittadini”, accusano i rappresentanti locali. Sottolineando l’importanza di limiti di velocità più bassi nelle aree urbane – si legge ancora nel testo – che “stanno prevenendo le morti e migliorando la vita oggi nelle città di tutta Europa”. Non “si tratta di limitare la libertà degli automobilisti, ma di rendere le strade più sicure per tutti, ridurre il rumore e l’inquinamento e rendere la città più invitante per coloro che scelgono forme di trasporto più salutari come camminare e andare in bicicletta”. Insieme ai tre rappresentanti italiani la lettera è siglata anche da Alison Lowe, vicesindaco di West Yorkshire; Thomas Dienberg, vicesindaco di Lipsia; Frauke Burgdorff responsabile della pianificazione di Aquisgrana; Philippe Close, sindaco di Bruxelles; Mathias De Clerq, sindaco di Gand; Melanie Van der Horst, vicesindaco, di Amsterdam; Vincent Karremans, vicesindaco di Rotterdam; Karin Pleijel vicesindaco di Göteborg; Andréas Schönström vicesindaco di Malmö; Juhana Vartiainen, sindaco di Helsinki.

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