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Gianni Bugno, due vite in fuga: in bici e in elicottero ho cercato libertà e senso. Ora studio come salvare i ciclisti

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«Da piccolo ero timido e introverso: parlavo poco, giocavo da solo. I bambini sognano il futuro, io ne avevo tre. Pilota d’aereo per salvare vite, ciclista per vincere corse, camionista. Due li ho realizzati». Così Gianni Bugno (foto sotto e foto in evidenza sono di Imagoeconomica), leggenda del ciclismo italiano, si racconta in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera. Un dialogo intimo, dove il campione che dominò il Giro d’Italia 1990 e vinse due Mondiali consecutivi, svela sogni, cadute, vittorie e rinascite.

Bugno, oggi 61 anni, ha vinto tutto: Sanremo, Lombardia, Giro e un’infinità di corse. Poi ha appeso la bici al chiodo e ha salvato vite come pilota di elicottero, per oltre cinquemila ore di volo in missioni del 118, in montagna, su autostrade, su piattaforme offshore. Una seconda carriera vissuta con lo stesso rigore e la stessa determinazione. Fino a quando, nel 2020, un malore a terra gli ha portato via il brevetto. «Un periodo nero – ammette – dove mi sono sentito abbandonato da tutti, anche dalla Federazione Ciclistica. Mi ha salvato Claudio Chiappucci, il mio antico rivale».

GIANNI BUGNO, EX CICLISTA PROFESSIONISTA

«Non volevo togliere spazio al vincitore»

Bugno ha sempre schivato i riflettori. Anche il giorno dell’addio al ciclismo, nel 1998 al Giro di Lombardia, scomparve per una stradina secondaria, zaino in spalla, lasciando tutti a guardare il traguardo. «Odio le cerimonie. Quando mostrano i video delle mie vittorie abbasso la testa e mi tappo le orecchie». Un uomo schivo, che da ragazzo nascondeva i trofei nei sacchetti della spesa per non attirare invidia. E che ancora oggi, pur studiando la sicurezza dei ciclisti nelle gare, preferisce non parlare della sua situazione sentimentale. «Due volte non sono stato un buon marito. Come padre ero piuttosto assente. Ma ho due figli e due nipoti a cui voglio bene. Ricambiato, credo».

«In elicottero come in corsa: se segui le regole, sopravvivi»

La sua seconda vita, da pilota di soccorso, lo ha visto protagonista nelle situazioni più delicate. «Atterrare sulle piattaforme in mare o su un’autostrada è un’impresa. Se sbagli, rischi di portare via la vita dell’equipaggio e di chi devi salvare». L’amore per il volo nasce guardando l’elicottero della Rai nelle tappe del Giro. Ma per realizzare il sogno, Bugno si è diplomato da privatista, tra un allenamento e l’altro, e poi ha studiato come un ossesso per superare gli esami di volo. «Avevo sempre due trolley: uno per la gara, l’altro per i libri».

«Mi sono sempre sentito uno normale»

Lontano dai riflettori, Bugno oggi collabora con le giurie delle grandi gare ciclistiche, proponendo soluzioni per migliorare la sicurezza dei corridori. «Ancora troppi rischi inutili. Bisogna intervenire». Lo fa con la stessa dedizione con cui ha vissuto le sue due vite. Rimpianti? Forse uno: «Mi manca realizzare il sogno del camionista. Ma ho le patenti: se serve, sono pronto a guidare».

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Sci, muore la giovane promessa francese Margot Simond: aveva 18 anni

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Tragedia in Val d’Isère durante un allenamento. La procura di Albertville apre un’indagine Una nuova tragedia ha sconvolto il mondo dello sci internazionale: Margot Simond, 18 anni, giovane talento della nazionale francese, è morta ieri in allenamento sulla pista di Val d’Isère, in Savoia. La ragazza, campionessa francese Under 18 di slalom, è caduta rovinosamente durante un esercizio ad alta velocità. I soccorsi sono stati immediati, ma ogni tentativo di rianimarla è stato inutile.

L’incidente durante la preparazione al trofeo Red Bull

Margot si stava preparando per il trofeo “Red Bull Alpine Park”, organizzato con la collaborazione del campione di slalom Clément Noël. La sciatrice, associata allo Ski Club di Les Saisies e originaria di Aillons Margeriaz, era una delle atlete più promettenti del panorama francese. Nel marzo scorso aveva vinto il titolo nazionale giovanile nello slalom a Les Menuires, e in stagione aveva già debuttato in Coppa Europa e preso parte ai Mondiali Juniores a Tarvisio, classificandosi al ventesimo posto.

Secondo quanto riportato da L’Équipe, la caduta è avvenuta poco dopo un tratto di zig-zag tra le porte, attorno alle ore 13. Il medico di pista è intervenuto immediatamente, ma ha confermato: «Non è stato possibile rianimarla».

Indaga la procura di Albertville

La dinamica dell’incidente è ora al vaglio della procura di Albertville, che ha aperto un’indagine per accertare le cause della morte. La comunità sportiva francese è sotto choc. «I nostri pensieri sono con la Francia e con tutta la comunità dello sci sconvolta per la perdita di Margot», ha scritto in un messaggio la Federazione francese di sci.

Una stagione nera per lo sci internazionale

La morte di Margot arriva pochi mesi dopo quella di Matilde Lorenzi, 20enne azzurra caduta durante un allenamento in Val Senales lo scorso ottobre. E tra questi due tragici eventi, lo sci piange anche Marco Degli Uomini, promessa 18enne del SuperG italiano, morto lo scorso 10 marzo sullo Zoncolan dopo un salto di 40 metri.

Tre lutti in meno di sei mesi che riaccendono i riflettori sulla sicurezza degli allenamenti e delle piste. Intanto, il mondo dello sport piange un’altra giovane vita spezzata troppo presto.

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Lecce, il fisioterapista Graziano Fiorita muore in ritiro prima del match con Atalanta: gara rinviata

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Un risveglio drammatico per tutto il mondo giallorosso. L’US Lecce piange la scomparsa improvvisa di Graziano Fiorita, storico massofisioterapista della squadra, scomparso a soli 47 anni. A comunicarlo è stata la stessa società salentina con una nota ufficiale intrisa di dolore: «L’Us Lecce, profondamente sconvolta, comunica che è venuto a mancare improvvisamente Graziano Fiorita».

La tragedia si è consumata nella camera d’albergo di Coccaglio, in provincia di Brescia, sede del ritiro scelto dal Lecce per preparare la sfida di campionato contro l’Atalanta, poi rinviata a domenica alle 20.45. Non vedendolo arrivare al consueto appuntamento mattutino, i membri dello staff hanno cercato Fiorita, trovandolo senza vita nella sua stanza.

Professionista stimato e figura storica del club, Graziano era legato al Lecce da oltre vent’anni, seguendo le orme del padre Fernando, anch’egli fisioterapista e scomparso due anni fa. Lascia la moglie Azzurra e i figli Carolina, Davide, Nicolò e Riccardo, oltre alla madre Francesca e a una comunità intera che oggi si stringe attorno alla sua famiglia.

«In questo momento di dolore profondo e di totale incredulità – prosegue la nota del Lecce – il club può solo stringersi intorno alla sua famiglia».

Anche l’Atalanta ha voluto esprimere il proprio cordoglio con una nota ufficiale. Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis e Antonio Conte, tecnico partenopeo e leccese di nascita, hanno inviato messaggi di vicinanza e solidarietà alla famiglia Fiorita e al club.

Graziano Fiorita resterà per sempre nel cuore di chi ha condiviso con lui la passione per il calcio, il lavoro dietro le quinte, la dedizione silenziosa e costante a una maglia che amava come una seconda pelle.

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Coppa Italia: Il Bologna torna in finale dopo 51 anni

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A 51 anni di distanza dall’ultima volta, il Bologna torna in finale di Coppa Italia: Fabbian e Dallinga aprono e chiudono la sfida che vede i rossoblù piegare l’Empoli anche al ritorno, dopo il 3-0 del Castellani, confermando il Dall’Ara un fortino inespugnabile: Kovalenko non basta ai toscani. Vincenzo Italiano e i suoi ragazzi scrivono una pagina di storia del club rossoblù, pagina che il tecnico già conosce essendo alla seconda finale negli ultimi 4 anni, dopo quella disputata e persa con la Fiorentina. Dopo le finali perse di Coppa Italia e Conference (2) con la viola, il tecnico avrà la possibilità di regalare e regalarsi un epilogo diverso e voltare pagina il 14 maggio a Roma, contro il Milan, in un match che metterà in palio un posto in Europa League. Nell’attesa, il Bologna corre anche e nuovamente per la Champions.

Italiano, però preferisce non badarci e non si fida neppure dei tre gol di vantaggio e dello 0-3 con cui i rossoblù avevano espugnato Empoli nella semifinale di andata. Il tecnico opta per un turn over ragionato, ma conferna la spina dorsale della sua squadra con Beukema e Lucumi al centro della difesa, Freuler in mediana e Dallinga di punta, con Orsolini, Cambiaghi e Fabbian a sostegno. E’ Bologna vero contro un Empoli rimaneggiato, con un D’Avesa che offre spazio a giocatori reduci da infortunio e in cerca di condizione, risparmiando titolari per il campionato e la Fiorentina. E allora i rossoblù possono mettere in chiaro le cose fin dal principio: passano al 7′, con Moro che offre a Fabbian il cross dell’1-0. Terza rete dell’ex Inter all’Empoli e quarta stagionale, che arriva dopo un inizio arrembante che vede Dallinga sprecare sotto porta e pure Lykogiannis chiamare Seghetti all’intervento, ma pure Marianucci recuperare in extremis su Dallinga.

Dopo un quarto d’ora di spinta e il vantaggio, il Bologna amministra i ritmi e l’Empoli trova campo e capacità di reagire con l’esuberanza di Sambia e Solbakken. Il primo inventa, Konate rifinisce, Solbakken si presenta tre volte a tu per tu con Ravaglia: la prima spara fuori, la seconda debolmente, la terza chiama il portiere rossoblù alla grande parata che trova Kovalenko pronto al tap in vincente: è 1-1 al 32′. A inizio ripresa arrivano i cambi su ambo i fronti, con i tecnici che dimostrano di ragionare anche in chiave campionato. Il Bologna riprende campo e ritmo e sfiora il nuovo vantaggio Cambiaghi e Fabbian. Dominguez, Dallinga e Moro si divorano tre occasionissime per la vittoria tra il ventesimo e il 37′ e il successo è nell’aria. Lo firma Dallinga con un colpo di testa a tre minuti dal triplice fischio, su cross di Lykogiannis. Il Bologna si giocherà un trofeo 51 anni dopo l’ultima vittoria.

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