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Politica

Fitto in Parlamento sul Pnrr, governo chiede flessibilità

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La scommessa è tutta sulla flessibilità. Per spostare i progetti da una fonte di finanziamento all’altra. Per modificarli. Per tenere conto dei contesti completamente diversi tra quando il Pnrr è stato pensato, in piena pandemia, e quando va trasformato in cantieri e investimenti. Concetti che il governo è “pronto” a spiegare in Parlamento, come assicura il ministro Raffaele Fitto, in prima linea nella gestione del Piano. Il principale compito e il principale cruccio del governo guidato da Giorgia Meloni, stretta tra il negoziato con Bruxelles, le difficoltà pratiche – da ultimo sono stati rinviati a fine anno anche i decreti attuativi della riforma della giustizia – gli attacchi delle opposizioni. E le punzecchiature della Lega.

Matteo Salvini assicura che anche il suo intento è quello di “spendere tutti i fondi e bene”. Anche perché, ironizza un esponente di governo, “sennò che fa, boicotta sé stesso?”, visto che il ministero delle Infrastrutture è titolare di una delle voci più importanti, e più corpose, del Piano. Schermaglie tra alleati, certo. Anche se non è piaciuta in Fdi l’insistenza dei colonnelli leghisti sul fatto che è meglio “non spendere” piuttosto che “spendere male”. Restare ai fatti, è l’input, e non aizzare la polemica. Anche per non interferire con il lavoro di tessitura con Bruxelles che sta portando avanti il ministro Raffaele Fitto, che in mattinata incontra il Commissario Ue per il Bilancio e l’amministrazione, Johannes Hahn e nel pomeriggio si presenta in commissione al Senato dove si discute il decreto che, tra le altre cose, rivede la governance del Pnrr.

Anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti incontra Hahn e invoca quella stessa “flessibilità” indispensabile per tenere conto anche delle “problematiche che il Paese si trova ad affrontare: le spese legate alla gestione dell’immigrazione, dei rifugiati, della guerra impongono risposte comuni da parte dell’Europa”. La volontà di trovare soluzioni c’è anche a Bruxelles, come ribadisce anche il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni che assicura la volontà di “collaborare” con il governo italiano. In ballo in queste settimane oltre alla revisione del Piano con l’inclusione del nuovo capitolo legato al RepowerEu, c’è anche il via libera alla terza tranche che l’esecutivo conta di incassare sciogliendo i dubbi sollevati dagli uffici della commissione. Per sbloccare il recupero dello stadio Franchi di Firenze e il Bosco dello Sport di Venezia, Fitto in mattinata vede anche i due sindaci e il presidente dell’Anci. Le carte, che l’esecutivo presenterà a Bruxelles, contengono “elementi utili” per mantenere i due progetti tra quelli finanziati con i fondi del Recovery. Ma ora la parola spetterà alla Ue.

Nel frattempo si proseguirà con la radiografia all’intero piano da parte di tutte le amministrazioni per individuare quelli da fare migrare ad altre fonti di finanziamento. Un lavoro che Fitto si dice “pronto” a spiegare al Parlamento, dopo le ripetute richieste da parte delle opposizioni di andare a riferire “sui ritardi” del Pnrr. Non ci sono “difficoltà” a farlo, precisa. E, anzi, sarà “una ottima occasione per approfondire e chiarire il merito delle questioni”. Una data per una informativa ancora non è stata individuata ma una prima occasione di confronto ci potrebbe essere già la prossima settimana quando si discuterà in Aula al Senato – e a stretto giro poi anche alla Camera – proprio del decreto Pnrr. Un confronto che arriva a pochi giorni dalla relazione dettagliata che la permier ha fatto al capo dello Stato Sergio Mattarella su questo delicato argomento nella colazione di lavoro al Quirinale di giovedì scorso.

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Zelensky: da Meloni una posizione chiara, la apprezzo

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“Oggi a Roma ho incontrato la Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. Abbiamo discusso dell’importanza delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina e degli sforzi per ripristinare la pace e proteggere le vite umane”. Lo ha scritto su X Volodymyr Zelensky. “46 giorni fa l’Ucraina – scrive – ha accettato un cessate il fuoco completo e incondizionato e per 46 giorni la Russia ha continuato a uccidere il nostro popolo. Pertanto, è stata prestata particolare attenzione all’importanza di esercitare pressioni sulla Russia”. Ed ha aggiunto: “Apprezzo la posizione chiara e di principio di Giorgia Meloni”.

Il leader ucraino ha aggiunto di aver “informato” la premier italiana “degli incontri costruttivi tenuti dalla delegazione ucraina con i rappresentanti di Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania a Parigi e Londra. C’è una posizione comune: un cessate il fuoco incondizionato deve essere il primo passo verso il raggiungimento di una pace sostenibile in Ucraina”.

(la foto in evidenzaè di Imagoeconomica)

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Fratelli d’Italia risale nei sondaggi: cala il Pd, stabile il M5S

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Ad aprile, la politica internazionale ha fortemente influenzato l’opinione pubblica italiana. Gli avvenimenti chiave sono stati l’avvio dei dazi da parte degli Stati Uniti, gli incontri della premier Giorgia Meloni con Donald Trump e il vicepresidente americano Vance, la guerra in Ucraina e la crisi a Gaza, oltre alla scomparsa di papa Francesco. Questi eventi hanno oscurato le vicende della politica interna, come il congresso della Lega, il decreto Sicurezza e il dibattito sul terzo mandato per i governatori.

Ripresa di Fratelli d’Italia e consolidamento del centrodestra

Secondo il sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, Fratelli d’Italia torna a crescere, attestandosi al 27,7%, oltre un punto in più rispetto al mese precedente. Il recupero è legato all’eco positiva degli incontri internazionali della premier e alla riduzione delle tensioni interne alla maggioranza. Forza Italia si mantiene stabile all’8,2%, mentre la Lega scende all’8,2% (-0,8%).

Nel complesso, il centrodestra si rafforza leggermente, mentre le coalizioni di centrosinistra e il Campo largo registrano piccoli cali.

Opposizione in difficoltà: Pd in calo, M5S stabile

Il Partito Democratico cala ancora, arrivando al 21,1%, il punto più basso dell’ultimo anno, penalizzato da divisioni interne soprattutto sulla politica estera. Il Movimento 5 Stelle, invece, resta stabile al 13,9%, grazie al chiaro posizionamento pacifista.

Le altre forze di opposizione non mostrano variazioni rilevanti rispetto al mese precedente.

Governo e premier in lieve ripresa

Anche il gradimento per l’esecutivo cresce di un punto, raggiungendo il 41%, mentre Giorgia Meloni si attesta al 42%. Sono segnali deboli ma indicativi di un possibile arresto dell’erosione di consensi degli ultimi mesi.

I leader politici: lieve crescita per Conte e Renzi

Tra i leader, Antonio Tajani registra il peggior risultato di sempre (indice di 28), mentre Giuseppe Conte cresce di un punto, raggiungendolo. Piccoli cali si registrano anche per Elly Schlein e Riccardo Magi. In lieve risalita di un punto anche Matteo Renzi, che resta comunque in fondo alla classifica.

Più partecipazione elettorale

Un dato interessante riguarda la crescita della partecipazione: l’area grigia degli astensionisti e indecisi si riduce di tre punti. Resta da vedere se sarà un fenomeno duraturo o temporaneo.

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Andrea Vianello lascia la Rai dopo 35 anni: “Una magnifica cavalcata, grazie a tutti”

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Dopo 35 anni di giornalismo, programmi, dirette e incarichi di vertice, Andrea Vianello (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato il suo addio alla Rai. L’annuncio è arrivato con un messaggio pubblicato su X, nel quale il giornalista ha comunicato di aver lasciato l’azienda con un «accordo consensuale».

Una lunga carriera tra radio, tv e direzioni

Nato a Roma il 25 aprile 1961, Vianello entra in Rai nel 1990 tramite concorso, dopo anni di collaborazione con quotidiani e riviste. Inizia al Gr1 con Livio Zanetti, poi al Giornale Radio Unificato, raccontando da inviato alcuni dei momenti più drammatici della cronaca italiana: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio al caso del piccolo Faruk Kassam.

Nel 1998 approda a Radio anch’io, e successivamente a Tele anch’io su Rai2. Tra il 2001 e il 2003 è autore e conduttore di Enigma su Rai3, per poi guidare Mi manda Rai3 fino al 2010. Dopo l’esperienza ad Agorà, nel 2012 diventa direttore di Rai3.

Nel 2020 pubblica “Ogni parola che sapevo”, un racconto toccante della sua battaglia contro un’ischemia cerebrale che gli aveva tolto temporaneamente la parola, poi recuperata con grande determinazione.

Negli ultimi anni ha diretto Rai News 24, Rai Radio 1, Radio1 Sport, il Giornale Radio Rai e Rai Gr Parlamento. Nel 2023 viene nominato direttore generale di San Marino RTV, ma si dimette dopo dieci mesi. Di recente si parlava di un suo possibile approdo alla guida di Radio Tre.

Le parole d’addio: “Sempre con me il senso del servizio pubblico”

«Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia Rai’», scrive Vianello. «Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico».

Il Cdr del Tg3: “Un altro addio che pesa”

Dura la reazione del Comitato di redazione del Tg3: «Anche Andrea Vianello è stato messo nelle condizioni di dover lasciare la Rai», scrivono i rappresentanti sindacali, parlando apertamente di “motivi politici”. «È l’ennesimo collega di grande livello messo ai margini in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». E concludono con un appello: «Auspichiamo che questa emorragia si arresti, e che la Rai possa recuperare la sua centralità informativa e culturale».

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